A LEGGERE IL DECRETO SEMPLIFICAZIONE SI SCOPRONO STUDI DI FATTIBILITÀ, NON IL VIA AI LAVORI;
La SS 106

GLI ANNUNCI IN GRANDE, I CANTIERI FORSE
IL GOVERNO BEFFA DI NUOVO LA CALABRIA

di SANTO STRATI – Cosa ci sia di “semplificazione” nel decreto varato a tarda notte dal Governo non è chiaro, né “semplice” da capire. S’intuisce solo che siamo di buovo davanti alla solita presa in giro riservata al Mezzogiorno e, in particolar modo, alla Calabria. Tanti annunci, roboanti, da riempirsi la bocca di miliardi e di opere, poi a leggere tra le righe si scopre che si tratta di semplici annunci, più che altro relativi a studi di fattibilità, ma di apertura di cantieri al Sud non se ne parla. Anzi, no. Un cantiere ci sarà, anzi c’è, visto che è aperto dal 2014 previsto dalla Legge Obiettivo, ma riguarda l’asse ferroviario Napoli-Bari. E finisce lì. Il resto sono le solite parole al vento con cui vantare una presunta “invidiabile” operatività di questo governo che se le studia di notte (ma quando, visto che di notte firmano le carte?), ma è sempre e unicamente fuffa. Il Mezzogiorno, checché ne dica il buon Presidente Giuseppe Conte affiancato nella sua origine meridionale dal ministro per il Sud Peppe Provenzano che lo immaginiamo alquanto imbarazzato di fronte alle improbabili cifre lanciate a caso da un governo che vive di “annuncite” acuta, ma non risolve, non produce, non fa. Ovvero, qualcosa fa, ma a solo vantaggio del ricco e e opulento Nord flagellato dal covid, nei confronti del quale hanno persino provato a rosicchiare la quota di riserva degli investimenti per il Mezzogiorno che una legge ha fissato al 34%.

Adesso, sarebbe il caso di capire se il governo ci è o ci fa. Giacché ogni volta che si lancia in importanti annunci per il Paese, fa di tutto per non nascondere la propria inadeguatezza e l’incapacità dei suoi componenti (in conflittualità permanente) di realizzare qualcosa di concreto. Di Ponte sullo Stretto, ovviamente, non se parla proprio e l’elenco delle infrastrutture da mettere in cantiere non fa altro che mettere chiaramente in luce il divario sempre più crescente tra Sud e resto del Paese. Le infrastrutture che alla Calabria servono come il pane quotidiano restano ben descritte in un ipotetico libro dei sogni: progetti illustrati a parole, idee, suggestioni. Cantieri, prossimamente, e, soprattutto, forse. Peccato che i calabresi hanno smesso da un bel po’ di sognare e sono davvero stufi. Anche per gli interventi più piccoli la burocrazia allunga i tempi a dismisura: basti pensare ai quattro km per l’intermodlaità del Porto di Gioia Tauro. Sono passati 20 anni senza che se ne facesse niente. A febbraio la presidente Jole ha proclamato finalmente lo sblocco (c’era uno stupidissimo problema di competenze tra Regione e Rfi), siamo a luglio e ancora non hanno girato una vite. Sono i tempi della meravigliosa burocrazia che il Governo dice di voler semplificare. Del retso abbiamo atteso 20 anni, qualche mese in più di attesa – visto che stavolta si fa sul serio – ci può anche stare.

Ha, dunque, un bel dire il presidente Conte che “abbiamo snellito le procedure” i bandi, le gare di appalto. Ma di cosa stiamo parlando? Miliardi a go-go ma dove sono i cantieri? Tutti al Nord, certo, e le poche opere cantierabili al Sud devono prima superare studi di fattibilità (vedi l’alta velocità). Basta un dato, sul quale non si può dare colpe all’attuale esecutivo: il fondo di coesione e sviluppo europeo  2014-2020 aveva messo a disposizione 53 miliardi per realizzare infrastrutture. Bene, sono stati impegnati appena 15 di quei 53 miliardi e se ne è effettivamente spesa poco più della metà (8 miliardi). In questo quinquennio, praticamente gli esecutivi in carica (Renzi da febbraio 2014 a dicembre 2016, Gentiloni da dicembre 2016 a giugno 2018, Conte da giugno 2018 a oggi) non stati stati in grado di utilizzare le risorse disponibili, e neanche a spendere quelle impegnate.

L’idea di prendere ad esempio il ponte di Genova, ricostruito in un batter d’occhio, grazia a un commissario è sicuramente una strada percorribile, in grado di risolvere gran parte die problemi legati alla complessità della macchina burocratica. Il fatto è che nell’elenco delle opere da commissariare c’è un generico riferimento alla statale 106 (con i megalotti ancora bloccati), un altrettanto generico accenno alle opere infrastrutturali della ferrovia Salerno-Reggio e altrettanto generiche indicazioni riferire all’edilizia statale (nell’area reggina). E l’elettrificazione della linea ferroviaria jonica da Melito Porto Salvo a Catanzaro Lido? E quando si indicano, in modo generico, interventi relativi agli accessi autostradali  si parla di svincoli o delle strade che conducono agli svincoli? Belle domande alle quali nessuna saprà rispondere. Meno che meno se si tenta di chiede “quando”? Beh, su questo possiamo anticipare la presumibile risposta del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti: presto. Che tradotto dal burocratese significa, ne riparliamo in autunno. Auguri, povera Calabria e poveri calabresi. (s)