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IDEE & OPINIONI / Il latifondismo finanziario e i valori della giustizia per i lavoratori

di CORRADO TOCCI – La storia ci ha insegnato che il processo produttivo è stato sempre adattato alle esigenze della persona e alle sue forme di vita. Per la comunicazione il popolo, come veniva chiamato fino alla società fordista, non esiste più, oggi esiste la “società dei consumi”. In questa società liquida, il popolo dovrebbe trovare il coraggio di agire e adoperarsi con coraggio per andare oltre il modello di ordine sociale oggi prevalente, trasformandolo dall’interno.

In un contesto sociale dove “tutto è mercato” il popolo deve chiedere al mercato non solo di essere efficiente nella produzione di ricchezza e nell’assicurare una crescita sostenibile, ma anche di porsi al servizio dello sviluppo umano integrale. Ma coloro che gestiscono le politiche “chiamate mercato” sono interessati allo sviluppo umano integrale? A costoro interessano valori fondamentali come la democrazia, la giustizia, la libertà, la famiglia, il creato? Oppure sono proprio questi valori che la cultura che sottintende la formula “tutto è mercato” vuole prima debilitare e poi far dimenticare?

La forza del latifondo, sia esso immobiliare o finanziario, risiede nella sua grande capacità di controllare la forza lavoro, grazie all’autocrazia delle multinazionali e allo squilibrio permanente del mercato del lavoro, nel quale l’offerta rimane di molto inferiore alla domanda che proviene da crescenti masse di disoccupati, soprattutto giovani. Il potere latifondista può, ulteriormente, contare sul potere repressivo del gigantismo della burocrazia e sulla gestione delle politiche per il reclutamento della manodopera “a tempo determinato” attraverso nuove forme di caporalato autorizzato giuridicamente.

Le rendite finanziarie del latifondismo rappresentano una ricchezza che porta miseria al popolo.

I comportamenti di questa classe sociale appartenente al latifondismo finanziario rappresentano il vero volto dell’oligarchia come espressione di un potere di minoranze, una forma di dominazione politico-economica di piccoli gruppi d’individui sull’intera collettività, che trova il suo fondamento nella ricchezza materiale capace di condizionare i sistemi di vita di intere popolazioni.

In questo tipo di società liquida le oligarchie si stanno trasformando in plutocrazie.

Stanno scomparendo le élite che fondavano la loro supremazia sulle capacità di interpretare il nuovo, è sufficiente vedere coloro che vengono premiati annualmente in economia, con teorie funzionali alle “plutocrazie”. Si sta passando da un predominio del pensiero a quello assoluto della ricchezza, non esiste più la politica come strumento di mediazione sociale, il predominio politico passa nelle mani di grandi finanzieri, banchieri, e simili.

La liquefazione delle élite.

Nei due secoli passati, anche prima dell’avvento delle società democratiche a suffragio universale, poche categorie di persone avevano un potere sproporzionato rispetto al resto della popolazione, questo potere si manifestava in forme diverse e con diversi effetti, la più importante era quella degli oligarchi un grado di influenzare la politica grazie ad una enorme ricchezza personale; un ruolo altrettanto importante lo rivestivano le élite, il cui potere non era rappresentato dalla ricchezza personale ma dal ruolo che ricoprivano come interlocutori istituzionali o sociali di alto livello. Gli appartenenti alle élite erano potenti perché occupavano cariche in particolari strutture gerarchiche, pubbliche, private, laiche, religiose, o perché potevano controllare il dibattito ideologico e mobilitare un gran numero di persone, o perché avevano a disposizione l’uso di mezzi coercitivi potenti, oppure perché godevano di uno status politico e sociale privilegiato.

In questa società liquida senza confini e senza una identità precisa dove tutto è apparenza, le élite si stanno liquefacendo all’interno della società e diventano sempre più strumento delle politiche di mercato, con la conseguenza che da contraltare alle oligarchie divengono strumento di consenso per i grandi affari, l’etica non è più la stella polare delle élite, valori fondamentali come la democrazia, la giustizia, la libertà, la famiglia, il creato sono reminiscenze di altre epoche, l’unica stella polare è rappresentata dal denaro e dall’apparire in contesti che “contano”.

I fili che muovono il cambiamento.

Da una attenta analisi degli avvenimenti emerge che i princìpi figli della rivoluzione francese e i valori della società liberale, che per due secoli hanno sostenuto la democrazia, la giustizia, la libertà, la famiglia, il creato, vengono erosi piano piano in forma sistematica. E’ vitale cercare di capire le modalità con cui questo processo avviene.

Si possono cogliere comportamenti diversi, attuati a “macchia di leopardo”, che variano a seconda delle situazioni e delle capacità culturali e non degli interlocutori.

Coloro che pensano che la politica si possa fare come ai tempi di Alcide De Gasperi, di Pietro Nenni o di Palmiro Togliatti debbono prendere atto che per le plutocrazie l’onestà e la sincerità, grandi qualità umane, oggi diventano vizi in politica. La regola guida è “qualunque mezzo di forza ed ipocrisia”.

Qualche volta ci sono dei Governi che vogliono contrastare questo tipo di politiche, come tentò di fare Hollande all’inizio del suo mandato, ma poi debbono essere in grado di capire che la forza sarà lo strumento principale che verrà usato contro di loro, accompagnata da astuzie e ipocrisie nei rapporti bilaterali. Queste plutocrazie sono rimaste alla concezione che il male è uno strumento valido per raggiungere il bene.

Una delle grandi conquiste della società liberale è stata quella di aver favorito una proprietà diffusa che ha permesso a milioni di famiglie di pianificare la propria vita e quella dei figli. Ma in questa società liquida le popolazioni che non si sottometteranno alla società dei consumi corrono il rischio che la politica favorirà la confisca delle proprietà senza alcuna esitazione, attraverso procedure rese legali.

Il nemico più acerrimo di questo tipo di cultura è rappresentato dalla parola libertà, la libertà porta la società a lottare contro la potenza delle oligarchie, ecco la necessità di attenuare il significato della parola libertà relegandola a comportamenti funzionali alla società dei consumi, attraverso strumenti che abbassano il livello di reattività sociale, annullando la capacità delle popolazioni di ribellarsi, la parola libertà mette paura, essa è in grado di trasformare milioni di persone e renderle capaci di capovolgere tutte condizioni storiche che voglio asservirle. Per raggiungere più facilmente gli obiettivi prefissati è necessario togliere dal tessuto sociale nazionale tutte quelle generazioni, ora in pensione, che hanno lottato, anche se in forme ideologiche, per la libertà, mettendone parte in condizioni di non avere i mezzi economici per vivere dignitosamente ed obbligandole ad emigrare in altri Paesi, dove con la misera pensione percepita è più facile campare. Costoro rappresentano una minaccia per le oligarchie perché sono stati abituati a vivere nella libertà e hanno la capacità di analizzare le ingiustizie e di dar vita ad iniziative sociali collettive, occorre evitare che queste persone, che hanno anche molto tempo a disposizione entrino in contatto con le nuove generazioni e le sveglino da quel torpore sociale in cui il sistema è riuscito a circoscriverle.

Tutto quello che può “agitare lo stagno” deve essere “sterilizzato”.

L’astuzia e l’ipocrisia come regole base nei rapporti.

Lo strumento principe di questo tipo di politiche si fonda sulla disinformazione scientifica dell’opinione pubblica: a scuola, nei media e sulla carta stampata, senza dimenticare i nuovi media. Il grande rischio che corre la democrazia è rappresentato dalla incapacità del popolo di capire “i segni dei tempi”, perché se dovesse accorgersene quando le plutocrazie si sono già impossessate del potere, il popolo non avrà più la possibilità di partecipare alle decisioni politiche. Molte forze sperano che i cittadini presi dallo sgomento rincomincino a comportarsi come i servi della gleba, chiudere gli occhi su tutto ed aspettare pazientemente lo svolgersi di ulteriori avvenimenti con la speranza che siano più favorevoli.

In quella fase storica la libertà sarà vincolata a quello che le nuove leggi, approvate da un parlamento non eletto dal popolo, permetteranno di fare, verrà permesso solo quello che conviene al sistema guida. In quel momento “l’emergenza informazione” raggiungerà il suo massimo stadio di crisi, dato che nessuna informazione giungerà al pubblico senza essere stata prima controllata, con l’aggravante che nei sistemi totalitari dei secoli passati i cittadini erano coscienti della manipolazione essendo unica la fonte di informazione, oggi con la presenza di più fonti di informazione il cittadino rischia di abbassare il livello di analisi di ciò che viene raccontato.

Questa strategia delle plutocrazie calpesta i diritti soggettivi delle persone e delle comunità, quali il diritto alla vita, alla libertà, alla salvaguardia dell’ambiente e della pace. Lo Stato, ancora una volta, appare debole coi forti, ma prepotente con coloro che non lo possono ricattare col denaro o con la violenza. E così, le ragioni della politica non sempre coincidono con le ragioni del bene comune e non sempre salvaguardano i più poveri e indifesi.

Come combattere il latifondismo finanziario?

In questi anni abbiamo assistito a continui tracolli finanziari che hanno reso più poveri i cittadini, sia per i risparmi svaniti, sia per le grandi risorse del bilancio pubblico che vengono destinate per coprire le crisi finanziarie, che in forma sistematica si sono presentate in questi ultimi dieci anni.

Come cittadini dobbiamo prendere atto che questo disordine finanziario, che arricchisce pochi e impoverisce le classi più deboli, è equivalente al problema della mafia come veniva trattato negli anni ’80, allora Giovanni Falcone ebbe il coraggio di chiedere una modifica alla legge e l’istituzione di una procura antimafia, oggi il disordine finanziario richiede l’istituzione di una procura specifica per i reati finanziari.

Non è possibile “mettere in croce” anni dopo una procura perché non aveva il personale specializzato a capire fino in fondo la complessità dei raggiri attuati, queste forme mediatiche sono pura demagogia e servono come “oppio al popolo”. (ct)