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Il Trenino della Sila

Il trenino della Sila, ultimo incanto di un patrimonio incontaminato

di FILIPPO VELTRI – Neanche il Covid ha fermato questa estate il treno della Sila, gioiello di ingegneria ferroviaria che da Moccone e Camigliatello sbuffa fino alla stazione più alta d’Europa passando per i boschi e i prati di Sculca, croce di Magara, Righio per arrivare a San Nicola, oltre 1400 metri sul livello del mare. Un successo enorme, vagoni presi d’ assalto e pieni ad ogni viaggio, quasi 200 persone, nel  rispetto delle regole Covid. Il lavoro del personale delle ferrovie della Calabria ha reso possibile partire dal 16 agosto, bonificando la linea ferrata e rendendola praticabile. Ora si andrà avanti per tutti i week end di settembre e poi nei 4 mesi invernali, in un paesaggio da favola western.

Quando la locomotiva – targata Germania,  risale al 1926 – si deve fermare per il carico d’acqua in una stazione intermedia, allora davvero è un trionfo stile Vecchio Frontiera. Tutti a terra a fotografare e a farsi riprendere con gli eroici ferrovieri di un mondo antico e che si pensava scomparso. Purtroppo il proseguimento della linea da San Nicola fino a San Giovanni in Fiore, già programmato da anni, è bloccato da vicende finanziarie, e un altro ostacolo è una frana  verso sud, all’altezza di Redipiano. Sarebbe bello rivedere il treno della Sila nel suo percorso completo, da Cosenza a San Giovanni; per il momento ci si deve accontentare di un sogno ridotto, che sbuffa tra pini faggi e campi coltivati a grano e patate.

Certo, un pezzo di Germania trapiantato in Calabria 94 anni addietro fa un po’ impressione. La Borsig FCL 353 che traina il convoglio è una locomotiva a vapore dalle inconfondibili forme teutoniche che in passato ha fatto la storia della trazione a vapore in Calabria, in Puglia e Basilicata. Negli anni Ottanta dello scorso secolo questa bellissima motrice fu revisionata in tutte le sue parti e ricominciò a sbuffare; con alterne vicende, e con momenti di intenso utilizzo, la 353 è giunta a noi perfettamente funzionante, nello splendore dei suoi 800 cavalli.

Dal 2016 anche la vecchia linea della Sila di Ferrovie della Calabria è tornata a vedere treni. Pochi chilometri di binari rimessi a nuovo, completamente isolati dalla restante rete FC, che nella bella stagione registrano centinaia di visitatori a bordo del treno a vapore. Nei fine settimana e non solo. Svago per i passeggeri ma un lavoro impegnativo per i ferrovieri. Dall’uscita della 353 dalla piccola rimessa di Camigliatello Silano vengono eseguite le operazioni di pulizia, manutenzione e lubrificazione della locomotiva a vapore, bisognosa oggi come allora di tante cure prima di ogni viaggio. Seguono le manovre di composizione del convoglio, costituito dalle centenarie carrozze a terrazzini un tempo delle Ferrovie Calabro Lucane, poi l‘ invio dei mezzi fino alla stazioncina di Moccone e la partenza del treno a vapore verso San Nicola Silvana Mansio, la stazione più alta d’Italia a scartamento ridotto.

A metà viaggio, in attesa del ritorno, la locomotiva viene girata manualmente, rifornita d’acqua e nuovamente lubrificata. Poi il tragitto all’indietro e alla fine, dopo l’arrivo a Moccone e il ricovero a Camigliatello Silano, nuovamente un po’ di riposo per la vecchia e gloriosa combattente della Sila. (fv)

Fotografia di Filippo Veltri

FILIPPO VELTRI (Cosenza, 1954)è stato caposervizio ed inviato all’Unità, all’Ansa responsabile della sede della Calabria, collaboratore di Repubblica e Sole 24 ore. Ha scritto diversi libri, tra cui Braccianti in Calabria ed Elezioni, come nascono le candidature.