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TOronto processione del Venerdì Santo

Il Venerdì Santo dei calabresi di Toronto

di PINO NANO – La processione più bella della Settimana Santa di tutto il Nord America, è sempre stata la celeberrima Via Crucis che da più di mezzo secolo si organizza nella Chiesa di San Francesco d’Assisi a Toronto. Almeno 200 mila persone, nel pomeriggio del Venerdì Santo, si riversavano per le strade della parte più vecchia di Toronto City, il quartiere storico di College Street, per seguire con grande partecipazione la “grande processione italiana” che si snoda dietro la bara del Cristo morto.

«Sarà così anche quest’anno – dice il giornalista Nicola Pirone, che sull’emigrazione dei calabresi nel mondo è diventato oggi uno dei punti di riferimento più informati e attendibili, e che in nome di questa sua passione per il mondo dell’emigrazione ha messo in piedi insieme al professore Giuseppe Cinquegrana il Museo dell’emigrazione di San Nicola da Crissa, in provincia di Vibo Valentia». Il suo ultimo libro dedicato appunto al Sogno Americano è già alla sua terza edizione.

– Nicola, che rapporto esiste oggi tra emigrazione e pietà popolare tra i nostri emigrati?

«L’emigrazione ha portato con se e ha trasferito oltre oceano anche le nostre tradizioni popolari più antiche, e tra queste ci sono i riti del Venerdì Santo che in Canada, rito questo che in Canada è diventata addirittura festa nazionale».

-In che modo si svolge la Settimana Santa dei Calabresi nel mondo?

«La Pasqua è uno dei momenti più intensi della vita religiosa dei Cristiani, è il Periodo più importante dell’anno soprattutto per i nostri emigrati. La Settimana Santa è appunto una festa che ogni calabrese nel mondo vive con molta intensità nella preghiera e in famiglia. Da Buenos Aires a New York, da Toronto a Sydney, il mondo cristiiano celebra la Pasqua ma per noi calabresi il fulcro della Pasqua all’estero rimane il Venerdì Santo».

– C’è una festa in particolare che può essere definita “tradizione calabrese” in senso assoluto?

«La processione del Venerdì Santo a Toronto è certamente il triondo della calabresità d’America. Qui si consuma una storia che arriverà ai giorni nostri, e che coinvolge varie associazioni di tutto il mondo cristiano».

– Come inizia questa tradizione?

«Siamo nel 1961, e a Toronto la Settimana Santa veniva vissuta con sporadici momenti di preghiera dalla comunità cattolica italiana nelle varie parrocchie della City. I fedeli si radunavano nella chiesa di Sant’Agnese, su Grace street nel cuore della Little Italy, dove già da qualche anno era attivo un gruppo di Azione cattolica a maggioranza sannicolese. Era la comunità calabrese che negli anni si era trasferita da San Nicola da Crissa in Ontario».

– Un nome per tutti?

«Di quel primo gruppo facevano parte in tanti: Rosario Iori, Toto Martino, Nicola Iori, Michele Sgrò, Michele Galati e Nicola Pirone, ex priore della confraternita del Santissimo Crocifisso di San Nicola, oltre a Vito Telesa che della chiesa era il factotum. Ma indimenticabile rimarrà il ruolo e il lavoro del cavaliere Giuseppe Simonetta che alla Processione del Venerdì Santo in College Street ha dedicato tutta la sua vita.Con lui anche i fratelli Riganelli, Felice Ferri, Tony Priorello, Salvatore Ceniti padre Primo Piscitelli, e tante altre persone che purtroppo non ci sono più».

– Come incominciarono?

«Nel 1961, appunto, Vito Telesa trovò in uno scantinato la statua della Pietà e informò il parroco del tempo, un certo Padre Cristoforo di Fiore, di origine napoletana. Che ne facciamo?. Da li nacque l’idea di riproporre la processione del Venerdì Santo che ognuno di loro faceva in Calabria prima di partire direttamente a Toronto, nel cuore più antico della città. Cosa che puntualmente poi si ripetè l’anno seguente. Prima, in forma ridotta, ma man mano che gli anni passavano la processione diventava sempre di più un vero e proprio fenomeno di massa».

-È vero che c’è chi la chiama la Processione dei calabresi?

«La verità è che il Venerdì Santo di Toronto è nato proprio dalla voglia e dalla tenacia  di alcuni emigrati calabresi di San Nicola da Crissa. È grazie ai calabresi che nasce questa tradizione oggi così imponente e così amata dal popolo canadese. La processsione del Venerdì santo non può non essere considerata la Processione dei Calabresi».

– È ancora cosi oggi, 2023?

«Oggi più che mai. Oggi questa processione è la più importante del Canada, dove tutte le associazioni presenti a Toronto partecipano e sfilano in corteo lungo le strade della Little Italy. A volte anche 200 mila persone, otto chilometri di percorso, decine di bande musicali e migliaia di attori e figuranti. Persino decine di cavalli e di marshall.

– È vero che tutto è pronto per la Processione di quest’anno?

«La processione di quest’anno sarà ancora più solenne e più partecipata del solito, anche perché la tradizione si era fermata per via della pandemia che ha colpito il mondo».

– Ma non c’è solo la processione di Toronto mi pare di capire?

«Si è vero, non solo a Toronto il venerdì Santo è la festa dei Calabresi. Lo è anche A Marrickeville, sobborgo a est di Sydney, in Australia, dove i Calabresi dal 1967 partecipano alla processione che fu ideata da padre Raffaele Tresca, un Passionista, nella parrocchia di Santa Brigida, da veri protagonisti. Meno imponente e più sobria la processione che si svolge a New York, la bellissima processione della Santa Croce che arriva fino a Broadway dalla St. Andrew Catholic Church. Mentre invece è più sentita a Baltimore, dove nella Little Italy si svolge la Preghiera della Passione del Signore, seguita dalla Via Crucis all’aperto, allestita in vari ristoranti e nelle case dei residenti. E’ una processione di quartiere del clero e dei parrocchiani che segue il Corpus di Gesù per le strade e si ferma in ogni stazione per la preghiera e la riflessione».

– E in America Latina?

«In Argentina tra le comunità più attive nella celebrazione del venerdì Santo c’è quella di Longobucco, in particolare il Venerdì Santo della confraternita Maria Santissima Addolorata che ha sede nella parrocchia di Maria Ausiliatrice nel nord di Buenos Aires. Qui il Venerdì Santo dopo la celebrazione della Passione, le immagini del Cristo nella Vara e della Madonna Addolorata, escono in processione al suono della Tocca, per accompagnare la Via Crucis per le strade. Le funzioni in onore dell’Addolorata, qui davvero si celebrano come accadeva un tempo nei nostri paesi più interni.Ti ripeto, al suono della “tocca” che in Calabria credo non esista più».

– E la processione più caratteristica d’Argentina?

È quella che organizza la comunità di Vallelonga il Venerdì Santo a Buenos Aires. I calabresi si ritrovano nella cappella eretta in onore della Madonna di Monserrato e dopo le preghiere dei misteri, esce in processione con la statua della Vergine bardata di nero per una piccola Via Crucis.Anche qui ti parlo di un vero e proprio bagno di folla».

– Anche qui, solo calabresi?

«A queste processioni, spesso non partecipano solamente sodalizi religiosi che richiamano il Cristo e l’Addolorata, ma tanti altri gruppi cattolici.Non solo calabresi, dunque, ma con gli anni ai calabresi so sono aggiunti e aggregati altri popoli e altre etnie. C’è anche da dire che oggi in tutti questi paesi dei quali abbiamo parlato, il Venerdì Santo è giorno festivo, scuole chiuse e non si lavora».

– Da Buenos Aires a Sidney?

«Non ci sono dubbi. Pensa, per esempio, che in Australia sono molto attive e operative le associazioni del Santissimo Crocifisso di Terranova e di Grotteria,così come a Toronto con il Crocifisso e l’Addolorata celebrate dalla comunità di San Nicola da Crissa. Si tratta di comunità che a titolo personale partecipano alle attività religiose promosse dalla loro chiesa e dalla propria parrocchia, per mantenere viva la fede e tradizione».

– Parliamo solo di tradizioni religiose?

«La Settimana Santa tra gli emigranti Calabresi nel mondo, non è legata solamente ai riti della chiesa, ma anche alle tradizioni culinarie. In casa, infatti si continuano a preparare i taralli, le Cuzzupe, il pane con l’uovo. Si continua a rispettare il divieto di mangiare la carne al venerdì e qualcuno aggiunge anche io mercoledì. Alcune comunità, nell’emigrazione hanno portato con sé anche le pupazze de la Corajisima, che espongono nella loro casa tra la felicità di nipoti e amici provenienti da altre culture.Una festa e una tradizione che va letta sotto varie angolature diverse, e comunque una festa che all’estero a volte è più sentita e meglio vissuta di quanto non accada più oggi in Calabria». ν