di PINO NANO – Ieri solenne cerimonia di ricordo e di commemorazione al Consiglio Regionale della Calabria per due giornalisti Rai che, ormai, non sono più tra di noi, e che con il loro lavoro quotidiano hanno segnato e attraversato la vita e la storia della redazione giornalistica Rai della Calabria.
Si tratta dei giornalisti Franco Bruno e Pino Anfuso, morti ancora molto giovani e mentre erano ancora in servizio, due pilastri della redazione giornalistica RAI calabrese, soprattutto della redazione di Reggio Calabria, e che per le loro diverse specificità hanno raccontato magistralmente bene un pezzo fondamentale della storia di questa nostra regione, quasi 30 anni di cronache, di inchieste filmate, di dossier spinosissimi, di denunce pubbliche e di resoconti politici da una delle realtà periferiche più difficili e complesse del Paese.
Per il Presidente del Consiglio Regionale Filippo Mancuso è un giorno solenne, perché «qui oggi – dice il Presidente – vogliamo ricordare due testimoni del nostro tempo, e due cronisti che hanno dedicato al giornalismo la loro vita sacrificando affetti e interessi personali».
Il vero padrone di casa qui in Consiglio Regionale oggi è però il Capo della redazione giornalistica della Sede calabrese della Rai, Riccardo Giacoia, è partita infatti da lui la proposta di intitolare due spazi diversi, due stanze, ai due colleghi reggini, dopo che nei mesi scorsi il Consiglio Regionale aveva già ricordato anche un altro giovane collega giornalista, Pietro Bellantoni, anche lui devastato in giovanissima età dal cancro poco dopo la sua assunzione in RAI.
«Tre diverse storie – dice Riccardo Giacoia – tre diverse tragedie, tre diversi percorsi di vita, ma tutti e tre figli di questa grande azienda pubblica che è ancora la Rai. E a cui oggi tutti noi diciamo ancora una volta Grazie per tutto quello che avete dato a questa terra e alla sua gente».
Commovente e appassionato il ricordo che dei colleghi scomparsi fa qui in Consiglio Regionale Roberta Serdoz, Vice Direttore della Testata Giornalistica Regionale Rai, in rappresentanza del management aziendale: «Colleghi che io ho conosciuto, che ho avuto modo di apprezzare nell’esercizio delle loro funzioni, e che ho soprattutto stimato e seguito per il rigore del loro impegno professionale e quotidiano al servizio dell’informazione regionale e nazionale».
Da lontano arriva il messaggio di saluto del direttore di Sede Massimo Fedele, lui al seguito del Presidente dell’Albania nei paesi di lingua arbereshe. In sala, invece, per la festa generale ci sono i familiari di Franco Bruno e di Pino Anfuso, ci sono i colleghi di Reggio Calabria andati in pensione, Lello Malito, Orazio Cipriani, Giovanni Scarinci, Tonino Raffa, Mario Meliadò, ci sono i vertici del sindacato, Carlo Parisi per la FIGEC Cisal, e Daniele Macheda per l’USIGRAI, ci sono amici comuni di Franco e Pino che con loro hanno condiviso intere stagioni di racconti e di esperienze giornalistiche. Ci sono Pippo Praticò, Franco Cufari, Carlo Macrì e naturalmente il portavoce del Consiglio regionale della Calabria, Romano Pitaro. Fisicamente assente per motivi di lavoro, Giusy Utano, che ha lavorato fianco a fianco con Pino Anfuso, ha voluto essere presente con un mazzo di fiori, alla sua maniera di sempre.
«Ho conosciuto Franco Bruno nella Sala Stampa del Comune di Reggio Calabria – racconta Carlo Parisi – quando, alle prime armi, ho iniziato a scrivere per Il Giornale di Calabria. Con Pippo Praticò e Orazio Cipriani, qui presenti, ascoltavamo i suoi racconti sulla Rivolta del 1970, la ’ndrangheta, i sequestri, il malaffare sfociato nella Tangentopoli reggina e soprattutto i retroscena di tante pagine importanti della politica. Un signore del giornalismo. Pino Anfuso, invece, quasi mio coetaneo, invece, è stato l’amico al quale chiedere consiglio per la risoluzione dei problemi tecnici più difficili. Era un mago della fotografia, delle riprese e del montaggio, come bene ha ricordato Riccardo Giacoia, che in pochi istanti, addirittura in auto, riusciva a montare un servizio e renderlo pronto per la messa in onda. Ma Pino era soprattutto un gigante buono dall’eterno sorriso».
Daniele Macheda ricorda il suo rapporto viscerale e personale soprattutto con Pino Anfuso: «abbiamo partecipato allo stesso concorso di assunzione in Rai e le nostre vite per molto tempo sono state parallele, sono qui anche per testimoniare questo mio grande amore per i miei compagni di lavoro e di vita». Ma lo stesso Carlo Parisi racconta qui un aneddoto che solo in pochi forse conoscono, e che da giovane lui e Daniele Macheda giocavano a calcio insieme, «quando nessuno dei due avrebbe mai immaginato di diventare da grande leader sindacale di altissimo prestigio e profilo».
Ma, alla fine, queste cerimonie sono importanti e belle anche per questo, perché anche i grandi “guerrieri” per un attimo “depongono le armi” per onorare la memoria e l’amicizia che ognuno di noi ha costruito cementato e coltivato sul suo posto di lavoro.
Ma questo è il bello della vita. (pn)