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La Festa del Ritorno di Carmine Abate ora è un film

La Festa del Ritorno di Carmine Abate ora è un film

di PINO NANO – La Festa del Ritorno, è il titolo del film tratto dall’omonimo romanzo di Carmine Abate, finalista alla selezione Campiello, per la regia di Lorenzo Adorisio, e una Coproduzione Italia/ Francia tra Alba Produzioni e le società Francesi Gorilla Group e Leon Film. Il film è stato girato a maggio 2022 tra la Calabria e Parigi e ora arriva a Cosenza per il suo primo lancio nazionale.

Il 12 novembre l’anteprima nazionale a Cosenza, al cinema San Nicola, ore 16, alla presenza dello scrittore Carmine Abate e quella degli attori che sono tutti calabresi

La storia del film è bellissima, Carmine Abate aveva già scritto un libro incantato, ma ora la magia del cinema ha trasformato il suo romanzo in un film di grande impatto mediatico, pieno di emozioni e di calore umano, dove primeggiano i colori dei campi calabresi che in primavera sono tra i più belli d’Europa.

La Festa del Ritorno – ci dice Carmine Abate – «è un racconto di formazione che racchiude in sé il rapporto tra padre e figlio, sospeso tra assenze e ritorni e l’incanto che nasce dallo sguardo di un bambino. Una preziosa testimonianza sulla nostra emigrazione». 

Il cast artistico del film è costituito prevalentemente da attori Calabresi: Alessio Praticò, Carlo Gallo, Anna Maria De Luca, Annalisa Insardà, Federica Sottile e per la prima volta sullo schermo il bambino Daniele Procopio.

La sceneggiatura è di Gualtiero Rosella, Annalisa Ruoppolo e Manuela Tovo. Il film, girato in Calabria nelle località di Cirò, Melissa, Carfizzi, Crucoli e Verzino, è una coproduzione italo-francese, ed è realizzato da Alba Produzioni per l’Italia, Gorilla Group e Leon Film per la Francia, in collaborazione con il Ministero della Cultura, Fondazione Calabria Film Commission, Lazio International e con il patrocinio dei Comuni di Carfizzi e Cirò. 

«Il romanzo di Carmine Abate – dice il regista Lorenzo Adorisio – ha tutti gli elementi utili che mi hanno sempre affascinato per raccontare una storia di una terra apparentemente lontana, ma che mi appartiene per tradizione e cultura. Carmine Abate con il suo romanzo ha magistralmente costruito, probabilmente anche lui attraverso un percorso autobiografico, un quadro familiare da contemplare, su cui riflettere. I temi universali trattati sono molti: l’emigrazione, il lavoro, il sentimento di abbandono, la mancanza, la rabbia, il rapporto con la natura, il ritorno, la crescita, la famiglia e la complessità della sua sussistenza. Tutti questi temi s’intrecciano e saranno raccontati attraverso lo sguardo e le emozioni di Marco, un ragazzino di dodici anni il protagonista della storia. La sua identità sarà messa in crisi più volte dagli eventi ed è proprio attraverso le sue emozioni, il suo sguardo vigile ma ingenuo che riusciremo a comprendere meglio la complessità e la difficoltà di crescere, ma anche la fortuna di vivere a stretto contatto con la natura». 

Il film di Lorenzo Adorisio racconta di un piccolo paese “arbëreshë” immerso nella campagna calabrese, dove gli uomini sono costretti a partire per trovare lavoro e mantenere le loro famiglie. È qui che vive Marco dodici anni, in una famiglia di sole donne, il racconto che ne fa Carmine Abate riconferma la statura dello scrittore calabrese. C’è sua nonna, sua madre Francesca, ed Elisa, sua sorella, 20 anni, studentessa all’Università di Cosenza. Il padre Tullio vive in Francia, come dicono dalle sue parti. Lavora in miniera e al paese torna solo per le feste. Marco cresce solo, libero. Passa le sue giornate tra la scuola, gli amici e i vagabondaggi in quel paesino fermo nel tempo, con il suo fedele cane, Spertina.

«È la natura – aggiunge ancora Lorenzo Adorisio – l’altra protagonista della storia. Natura intesa non come forma bucolica ma come forza motrice della vita, fonte inesauribile e di conoscenza e mistero che, purtroppo oggi stiamo sempre di più allontanando dalla nostra esistenza, ignorandola e negandole tutti gli insegnamenti che è in grado di darci. La natura incontaminata, che avvolge il paese dove è nato Marco, sarà ripresa sempre con dei quadri di ampio respiro, sia visivo che sonoro. Sarà la natura stessa a guidarmi nelle inquadrature che ospiteranno i nostri personaggi. Un approccio antropologico rispetterà il dialetto e l’intonazione arbereshe, ma non credo, se non in limitati casi, ci sarà bisogno dei sottotitoli. Troverò Marco e gli altri ruoli di ragazzi disposti a fare gli attori lì sul luogo, mentre per le altre figure mi appoggerò ad attori professionisti. Sono certo con questo film di rispettare i concetti fondamentali dell’opera letteraria di Carmine Abate, riuscire con la cinepresa ad amplificarli e magari a portare alcuni di quei ragazzi anche nelle sale cinematografiche di Roma. Perché no?».

Un figlio e un padre, dunque, protagonisti assoluti di questa pellicola che già si preannuncia un successo scontato.

Un ragazzino che, suo malgrado, decide di crescere in fretta, e prendere il suo posto, per difendere sua sorella. Un’infanzia vissuta libera e impetuosa. Un uomo costretto a emigrare per dare un po’ di benessere alla sua famiglia. Un amore vissuto lontano dal proprio paese, con un segreto da nascondere. La comunità degli albanesi d’Italia, con la loro lingua, e le loro tradizioni. Un paese del sud, immerso in una natura selvaggia, tra la montagna e il mare, dove crescere nella meraviglia di una terra dal carattere forte, piena di sapori, di struggimento e di rabbia. Infine, all’improvviso, uno sparo per rimettere in ordine il caos. Da lì a poco però, gli eventi, spingeranno Marco ad un gesto inconsapevole pur di salvare sua sorella…

Un film bellissimo, struggente, corale, che racconta in maniera superba e magistrale la grande tradizione arberesche in Calabria, ed è quanto basta per consacrare Carmine Abate tra gli scrittori moderni più famosi del momento. (pn)