“Il cercatore di Luce” di Carmine Abate vince il Premio della Montagna Cortina

Il cercatore di luce di Carmine Abate ha vinto il Premio della Montagna Cortina d’Ampezzo.

A decretare la vittoria del romanzo di Carmine Abate è stata una giuria di eccellenza, presieduta da Marina Valensise, insieme ad Angela Alberti, Francesco Chiamulera, Marco Ghedina, Roberto Santachiara, la Famiglia Sovilla, Clelia Tabacchi Sabella.

La serata di consegna del Premio è fissata per sabato 27 agosto 2022, alle ore 18, presso l’Alexander Girardi Hall di Cortina d’Ampezzo.

Il romanzo, edito da Mondadori, è la ricostruzione della vita del pittore Giovanni Segantini attraverso l’iniziale punto di vista di un ragazzo, Carlo, che trascorre le vacanze estive in Scanuppia, montagna del Trentino. Ma è anche la trama intima e collettiva di un intero secolo, l’amore tra l’artista e Bice Bugatti, donna carismatica e compagna fedele.

In un romanzo epico e visionario, Carmine Abate intreccia con maestria la straordinaria avventura esistenziale e artistica di uno dei nostri più grandi pittori, muovendosi in luoghi lontani ma dalla identica, struggente meraviglia: dalle montagne del Trentino alle altezze sublimi di Maloja, all’altopiano della Sila, monumento alla bellezza nel cuore del Mediterraneo.

Noi lazzaroni di Saverio Strati (nuova edizione Rubbettino)

di MIMMO NUNNARI – Torna in libreria Saverio Strati con Noi lazzaroni (Rubbettino editore, pagine 235, euro 16) romanzo pubblicato la prima volta nel 1972, con cui lo scrittore di Sant’Agata del Bianco, scomparso a Scandicci in Toscana, il 6 aprile 2014, raccontò in parallelo l’emigrante, la sua terra d’origine, la Calabria dei baroni, e il Paese dov’era emigrato, la Svizzera, terra ricca e senz’anima.

È lo Strati migliore, indignato, appassionato, che spunta da questo romanzo, con una scrittura potente, a volte dura, ma rivelatrice di condizioni umane, nel microcosmo calabrese, ai più sconosciute: povertà insopportabili, angherie dei padroni, sottomissioni umilianti, rapporti umani e familiari lacerati, vita in case “piene di sospiri e lamenti”, quando l’uomo parte.

Mastro Turi, protagonista del romanzo, racconta: “Ero uomo. Ma che uomo sei se ti manca il lavoro e il mondo si rifiuta di darti una mano?”.

Noi lazzaroni, come tanti altri racconti di Strati, è romanzo sociale. Descrive la vita e la mentalità delle classe meno abbienti e svolge anche un ruolo di denuncia.

La particolarità, di queste narrazioni di Strati, rispetto al filone letterario del “sociale”, che in Italia ha padri come Giovanni Verga – che con il verismo il sociale lo ha anticipato – o Francesco Jovine (Le terre del sacramento), Ignazio Silone (Fontamara) e all’estero Charles Dickens (Oliver Twist) in Inghilterra e Emile Zola in Francia ( “Germinal”) è che generalmente l’autore è esterno al racconto, non si identifica con nessun personaggio, mentre lo scrittore di Sant’Agata è in presa diretta, un tutt’uno tra la storia, il protagonista, il contesto degli emarginati, degli sconfitti, che sognano di migliorarsi e vanno incontro a un destino oscuro. Anche quando scrive del lavoro dei muratori, di regoli, livella, squadra cazzuole, punteruoli, mazzuoli e martelli Strati parla della sua esperienza diretta, della vita che precede quella del futuro romanziere, dell’ex lazzarone che faticava a stare col berretto in mano davanti al padrone.

I lazzaroni erano i sudditi nel paese di mastro Turi: “Siete degli stramaledetti lazzaroni che mi andate contro appena potete… ma state attenti che vi taglio i viveri”.

C’è molto di letteratura meridionale naturalmente in “Noi lazzaroni”, ma c’è quello che Giacomo De Benedetti (maestro di Strati) diceva che era la caratteristica dello scrittore: quell’obiettivo di informare, denunciare, fare emergere situazioni umane nascoste, dimenticate, contrastate per l’avidità dei “padroni”.

Strati è il migliore interprete di questo tipo di letteratura, che gli appartiene, e  non è imitabile, anche perché nel frattempo le condizioni sociali sono cambiate.

In un certo senso i suoi romanzi assumono una valore storico rilevante. Il mastro Costanzo della “Teda” risorge in mastro Turi, emigrato in Svizzera, che torna al paese vent’anni dopo e riaccende il filo della memoria, ma senza molto sforzo, perché tutto sembra essere rimasto come prima. Attraversa l’epoca fascista e la seconda guerra mondiale il racconto: “S’invocava il cielo perché la guerra finisse presto”.

I vecchi, gli indomiti, gli idealisti, che si riunivano in casa di Turi, al paese, esclamavano: “Maledetta Italia pidocchiosa! Guerra, quanto ci impieghi a chiudere la partita!”, e sognavano l’arrivo degli Americani. Strati è uno e due in “Noi lazzaroni”. Dà vita al mondo contadino, che conosce per esperienza personale, e racconta il dopo della vita di emigrato (“la valigia è a portata di mano”) in terre che non accolgono, ma vogliono solo le braccia del meridionale, dell’emigrato, considerato un semplice “strumento” per la crescita e lo sviluppo e nient’altro. Quest’edizione di Noi lazzaroni che ritorna per merito dell’editore Rubbettino che, sta, con una grande operazione editoriale e culturale ripubblicando tutto Strati, ha la prefazione di Carmine Abate.

NOI LAZZARONI
di Saverio Strati
Rubbettino Editore, ISBN 9788849870510

Il libro “Il cercatore di luce” di Carmine Abate vince il Premio Itas

Il libro Il cercatore di luce di Carmine Abate, è tra i cinque vincitori del Premio Itas del Libro di Montagna, per la sezione Vita e storie di montagna.

La prestigiosa giuria del Premio Itas, formata da Enrico Brizzi, Paolo Cognetti, Lorenzo Carpanè, Gian Mario Villalta, Leonardo Bizzaro, Danilo Zanoni, Linda Cottino, Claudio Bassetti, e Luana Bisesti, lo ha scelto tra le 149 opere pervenute da 70 case editrici.

«Nel libro – si legge nella motivazione – viene raccontata un’appassionante storia familiare, a cui l’autore affianca la straordinaria avventura esistenziale e artistica di uno dei nostri più grandi pittori: Giovanni Segantini. Al centro della vicenda vi sono poi tre differenti e suggestive montagne: dal Trentino di Arco e della Scanuppia, paradiso naturale degli urogalli, alle altezze sublimi di Maloja nel Canton Grigioni, all’altopiano della Sila, monumento alla bellezza nel cuore del Mediterraneo».

La cerimonia di premiazione si terrà il 30 aprile, nella Sala rappresentanza del Comune di Trento. (rrm)

“Il cercatore di luce” di Carmine Abate candidato al Premio Strega

Il libro Il cercatore di luce dello scrittore calabrese Carmine Abate è tra i primi libri proposti alla 76esima edizione del Premio Strega.

La candidatura è stata avanzata dal critico d’arte, giornalista e segretario della Fondazione Dante Alighieri, Alessandro Masi, perché «con Il cercatore di luce Carmine Abate conferma – si legge sul sito del prestigioso Premio – la piena maturità espressiva di un ormai lungo percorso nella narrativa italiana di alta qualità letteraria e di ininterrotto riscontro da parte del pubblico dei lettori e della critica».

«Si tratta – si legge ancora nella motivazione – di un romanzo storico, romanzo di formazione, storia famigliare e di impegno civile, in cui l’autore sintetizza diverse modalità di genere narrativo e le scardina tutte dando origine a un modello romanzesco originale e fortemente coinvolgente. Il libro ritorna sui temi che hanno caratterizzato da sempre la sua poetica (e in particolare su quel “vivere per addizione” che sintetizza l’approccio all’emigrazione che Abate ha vissuto sulla sua pelle e ha messo in scena in tanti romanzi) su cui l’autore innesta inedite esplorazioni verso nuove frontiere dove approfondisce i rapporti fra arte, natura, parola e esistenza».

«Per raccontare – si legge ancora – la breve vita abbagliante del maestro del Divisionismo Giovanni Segantini, Abate ne segue le tracce in tutti i suoi febbrili spostamenti alla ricerca spasmodica della luce, alimento indispensabile di una vita e di un’esperienza artistica all’insegna del senso di apertura, di liberazione e di respiro che sulla pagina viene restituita con limpida e coinvolgente partecipazione. Al servizio di temi tanto decisivi e affascinanti l’autore mette una tecnica narrativa consapevole e sicura che gli permette di costruire un meccanismo di precisione in grado di guidare il lettore nei diversi livelli temporali (l’Ottocento, il tardo Novecento, il Ventennio fascista) e geografici (il Trentino, l’Engadina, la Sila calabrese, Milano) in cui si svolge la vicenda. Di particolare rilievo le figure femminili, la Moma calabrese, memoria storica della famiglia dell’io narrante e Bice Bugatti compagna di tutta una vita che con Segantini ha costruito una straordinaria storia d’amore. La lingua di Abate è calda e trasparente, piana e ricchissima, precisa e poetica come la pittura di Segantini».

Prosegue, dunque, il successo del “Cercatore di luce”, che è stato accolto con entusiasmo dalla critica e dal pubblico, arrivando a pochi mesi dall’uscita alla terza edizione. (rrm)

Carmine Abate alla ‘Settimana del Libro italiano” in Austria

C’è anche la Calabria alla Settimana del Libro Italiano, grazie alla partecipazione dello scrittore calabrese Carmine Abate che, nella giornata di domani, in diretta streaming dalla pagina FB dell’istituto Dante Alighieri di Innsbruck, alle 18, parlerà dei suoi libri.

Nello specifico, de Il ballo tondo, ripubblicato negli Oscar Mondadori in questi mesi e del suo libro più recente, L’albero della fortuna (Aboca Edizioni), due libri uniti dal tema della memoria e del rapporto con la Calabria, molto caro all’autore. Presenta Sara Covelli(rrm)

Trent’anni fa il romanzo sugli albanesi di Calabria di Carmine Abate: nuova edizione

Compie trent’anni il primo bellissimo romanzo dello scrittore calabrese Carmine Abate. Quando uscì Il ballo tondo, nel 1991, venne accolto con entusiasmo dalla critica: «Carmine Abate è soprattutto una piacevole sorpresa letteraria. Il suo bel romanzo, Il ballo tondo, racconta per la prima volta la storia degli albanesi di Calabria, e lo fa con lo stesso realismo magico di un Marquez e dei grandi sudamericani». (Bruno Ventavoli, La Stampa, TuttoLibri).
Il ballo tondo, pubblicato da Marietti, sarebbe poi stato rilanciato con successo da Fazi Editore, vincendo il Premio internazionale Arge Alp. Scelto tra i 100 migliori romanzi del Novecento, è da pochi mesi in libreria in una nuova edizione degli Oscar Mondadori e, dopo essere stato tradotto in Germania, Francia, Albania, Portogallo, Kosovo, entro l’estate di questo anno uscirà anche negli Stati Uniti.

Un libro che non finisce di sorprendere, a trent’anni esatti dalla prima uscita: è affascinante il racconto degli arbëreshë di Calabria (Abate fa orgogliosamente parte di questa straordinaria comunità) e permette di conoscere una realtà ancora oggi poco conosciuta, con un racconto pieno di suggestione e di grande respiro. (dl)

Premiata l’edizione inglese del “Banchetto di nozze” di Carmine Abate

Il libro Banchetto di nozze e altri sapori di Carmine Abate, che è stato tradotto in inglese, è stato premiato con uno dei premi del Mibact per le traduzioni dedicate alla diffusione della lingua italiana all’estero.

The wedding Banquet, infatti, ha ottenuto il riconoscimento perché «tra la Calabria delle comunità di lingua Arbërëshe e la Germania e il Trentino si snoda il racconto di Abate, organizzato intorno a una serie di vividi ricordi gastronomici fortemente legati al tema della migrazione e a una delle lingue cosiddette minoritarie che arricchiscono la vita culturale e linguistica dell’Italia».

Il libro, poi, è stato tradotto anche in giapponese, e sta ricevendo un’ottima accoglienza, ricevendo le lodi da parte della scrittrice giapponese Yang Li, che lo ha definito un «libro indimenticabile». (rrm)

REGGIO – Carmine Abate stasera al CircoloTennis col Rhegium Julii

Appuntamento da non mancare questa sera, lunedì 10 agosto, al Circolo del Tennis “Rocco Polimeni” per i Caffè Letterari del Circolo Rhegium Julii: ospite lo scrittore Carmine Abate (già Premio Rhegium Julii nel 2002 e Premio Campiello nel 2012). L’autore presenterà al pubblico la sua ultima opera: l’Albero della Fortuna (Aboca Edizioni).

Partendo dall’albero, afferma Abate in una recente intervista, ho raccontato una storia di formazione, in sintonia con la collana, che si chiama ‘Il bosco degli scrittori’. È stato affidato a diversi scrittori italiani il compito di raccontare il proprio mondo attraverso un albero ed io ho scelto il mio albero del cuore: il fico. (rrc)

La collina del vento di Carmine Abate

Un bel romanzo La collina del vento di Carmine Abate, che ha vinto il 50° Premio Campiello. Racconta del Rossarco, leggendaria, enigmatica altura a pochi chilometri dal mar Jonio. Il vento scuote gli olivi secolari e gli arbusti odorosi, ulula nel buio, canta di un antico segreto sepolto e fa danzare le foglie come ricordi dimenticati. Proprio i ricordi condivisi sulla “collina del vento” costituiscono le radici profonde della famiglia Arcuri, che da generazioni considera il Rossarco non solo luogo sacro delle origini, ma anche simbolo di una terra vitale che non si arrende ai soprusi e tempio all’aria aperta di una dirittura etica forte quanto una fede. Così, quando il celebre archeologo trentino Paolo Orsi sale sulla collina alla ricerca della mitica città di Krimisa e la campagna di scavi si tinge di giallo, gli Arcuri cominciano a scontrarsi con l’invidia violenta degli uomini, la prepotenza del latifondista locale e le intimidazioni mafiose. Testimone fin da bambino di questa straordinaria resistenza dei suoi familiari è Michelangelo Arcuri, che molti anni dopo diventerà il custode della collina e dei suoi inconfessabili segreti.
Ma spetterà a Rino, il più giovane degli Arcuri, di onorare una promessa fatta al padre e ricostruire, pezzo per pezzo, quasi un secolo di storia familiare che s’intreccia con la grande storia d’Italia. Dal primo conflitto mondiale agli anni cupi del fascismo, dalla liberazione alla rinascita di una nazione nel sogno di un benessere illusorio – da Alberto, il patriarca, agli inizi del Novecento, passando per i suoi tre figli soldati nella Grande Guerra e per tutte le sue donne forti e sensuali, fino all’affascinante Torinèsia e all’ultimo degli Arcuri, uomo dei nostri giorni che sceglie di andare lontano, La collina del vento è la saga appassionante e commovente, epica ed eroica di una famiglia che nessuna avversità riesce a piegare, che nessun vento potrà mai domare.

Il romanzo esce domani in edicola allegato a Io Donna del Corriere della Sera e a Oggi., nella collana “Saghe familiari”. (dl)

LA COLLINA DEL VENTO
di Carmine Abate
Mondadori/Solferino

Carmine Abate, l’autore calabrese da “Oscar 451 Mondadori”

Sono due i romanzi dell’autore calabrese Carmine Abate che, nella nuova edizione, sono stati inserite nella collana Oscar 451 della Mondadori.

Le rughe del sorrisoSi tratta de Le rughe del sorriso Tra due Mari. Il primo – la cui nuova edizione è nelle librerie dal 26 maggio – racconta di Sahra, una giovane somala che vive nel centro di seconda accoglienza di un paese in Calabria. Finché un giorno sparisce. A mettersi sulle tracce di lei è il suo insegnante di italiano Antonio Cerasa che, mentre la cerca, ne ricostruisce la storia segreta e avvincente, drammatica e attualissima: da un villaggio di orfani alla violenza di Mogadiscio, dall’inferno del deserto e delle carceri libiche fino all’accoglienza in Calabria.

Tra due mariIl secondo, invece, in vendita dall’8 giugno, narra di Giorgio Bellusci, il cui sogno è quello di ricostruire il Fondaco del Fico, una locanda in uno sperduto paese della Calabria in cui si era fermato Alexandre Dumas. Nel secondo dopoguerra, in questa stessa Calabria remota, arriva Hans Heumann, giovane fotografo tedesco in cerca di luce, di paesaggi, di nutrimento per la sua arte. Sarà proprio Giorgio, suo coetaneo, ad accompagnarlo nelle esplorazioni e nella scoperta. Il loro rapporto resisterà alla lontananza, al tempo e al destino. Finché la figlia di Giorgio sposerà il figlio di Hans, e dalla loro unione nascerà Florian, ragazzo diviso tra due mondi e due culture… (rrm)