PRIVILEGIATI I PORTI DI GENOVA E TRIESTE, MENTRE QUELLO CALABRESE, STRATEGICO, RESTA A GUARDARE;
Xi Jinping

La Via della Seta non passerà da Gioia Tauro. È un’altra occasione mancata per la Calabria

di SANTO STRATI – Un’altra mancata occasione di sviluppo per la Calabria: la “Via della Seta” che la visita del presidente cinese Xi Jinping ha ratificato non prevede l’utilizzazione del porto di Gioia Tauro, che sarebbe stato strategicamente il più indicato vista la sua potenzialità di carico, ma soprattutto per la posizione di centralità nel Mediterraneo. Sono stati privilegiati, invece, quelli di Genova e Trieste per i corridoio commerciale che collegherà la Cina e il Mediterraneo, attraverso l’Oceano Indiano e il Canale di Suez. La potenzialità di Gioia non è stato nemmeno presa in considerazione e questa è la conferma che non esiste né una politica del Mezzogiorno (ma dove sono i nostri parlamentari?) né una politica per il Mezzogiorno. C’è giusto un ministro del Sud (Barbara Lezzi) del cui ministero, però, ancora si attende di vedere qualche dichiarazione di esistenza in vita…

Saremmo, comunque, in torto a dare colpa all’attuale Governo della mancata indicazione della possibile soluzione calabrese (la scelta di Genova e Trieste va ascritta all’esecutivo guidato da Gentiloni), ma il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte – che ha annunciato di voler fare una riunione del Governo proprio a Calabria, forse a Gioia – qualcosa ancora la può fare. Riconsiderare il grande Porto di Gioia Tauro e farlo inserire nel progetto che è appena delineato e ancora deve prendere consistenza. Se si considera il prossimo avvio della Zona Economica Speciale (ZES) proprio a Gioia, il Porto potrebbe costituire davvero il volano della crescita di tutta la Piana, propulsore di ulteriori iniziative di crescita di cui beneficerebbe tutta la regione.

Indubbiamente, va considerato che l’attuale Governo ha le idee confuse in merito alla riorganizzazione marittima del Mediterraneo, visto che ha assegnato a Messina e Milazzo l’Autorità di gestione dei porti di Reggio, Villa e Gioia Tauro, dimenticando l’adozione della ZES e trascurando la concreta ipotesi di una conflittualità permanente tra un’area amministrata con caratteristiche economiche “speciali” e una Regione Sicilia che è di per sé autonoma. Un piccolo-grande garbuglio amministrativo su cui ci sarebbero vedute diverse sulle prospettive di sviluppo e sull’attribuzione definitiva del potere di scelta. Per fare un esempio, se la ZES di Gioia (che arriva fino a Reggio) prevederà particolari incentivi per i porti, perché dovrebbe essere un’Autorità siciliana a deciderne l’eventuale applicabilità su quelli di Villa, Reggio o Gioia?. Vogliamo ricordare che sulla questione Autorità portuale dello Stretto (di cui Calabria.Live si è già occupata con un’intervista al sindaco metropolitano di Reggio, Giuseppe Falcomatà, e a quello di Villa San Giovanni, Giovanni Siclari), dovranno comunque pronunciarsi le due regioni, ma la persistente miopia dei deputati calabresi pentastellati (a favore dei colleghi siciliani) non aiuta a dirimere un contenzioso di cui la Calabria avrebbe fatto volentieri a meno.

Torniamo alla Via della Seta. È di ieri un appello firmato da professionisti dell’Unical capeggiati dal prof. Francesco Aiello (che è Componente del Comitato di indirizzo della ZES) inviato proprio al presidente Conte e al presidente cinese perché riconsiderino l’ipotesi Gioia Tauro per il transhipment nel Mediterraneo. Nel documento il prof. Aiello sottolinea la valenza strategica di Gioia per la capacità di carico che non ha uguali nel sistema della portualità italiana, oltre ad avere una posizione centrale nel Mediterraneo. «Gioia – scrive il prof. Aiello – occupa da anni una posizione cruciale nel traffico containerizzato da e per l’Estremo Oriente e, in quanto tale, un suo potenziamento potrà essere fontedi ulteriori vantaggi sia per i due Paesi sia per tutti i nodi portuali collocati sulle rotte di navigazione dall’Estremo Oriente verso l’Europa».

Come ha ribadito il presidente Mattarella nel corso del suo primo incontro con Xi Jinping – fa notare il prof. Aiello – «se “la Via della Seta è un percorso a doppio senso e lungo di essa devono transitare non solo commerci, ma talenti, idee e conoscenze”, allora collocare Gioia Tauro nel progetto One Belt One Road rappresenterebbe anche la migliore strategia per contribuire ad accelerare la modernizzazione socio-economica dell’intero Mezzogiorno d’Italia. E la rivisitazione di strutturate relazioni economiche con la Cina darebbe più slancio anche alla Zona Economica Speciale della Calabria, il cui baricentro è collocato nell’area portuale di Gioia Tauro».

Un appello che non necessita di commenti e che potrebbe, senza difficoltà, essere recepito dal Presidente del Consiglio. Pechino guarda all’Europa e, ovviamente, sa poco o niente della Calabria, ma non ignora il Porto di Gioia. Il memorandum d’intesa è un documento che dovrà essere perfezionato e codificato secondo regole ancora da scrivere, c’è il tempo e l’opportunità per coinvolgere la Calabria e il grande porto di Gioia. Che, ricordiamolo, nel 2016 ha movimentato 2,8 milioni di container e risultava (prima dell’attuale processo di downgrading dovuto alle liti tra i due gestori, che ha fatto perdere il 6% di traffico) il primo in Italia e il sesto nel Mediterraneo per il transshipment. I container, nel caso di Gioia, vengono stoccati e trasferiti su navi più piccole per la consegna finale, mentre altri porti europei affidano alla ferrovia il loro trasporto. Gioia, al centro del Mediterraneo, dovrebbe vedere costruita una rete ferroviaria per il trasporto merci collegata al porto e diventare una seria antagonista (anche economica per gli operatori stranieri che spediscono i container) di Amburgo e Rotterdam. Una scelta strategica che rimetterebbe in moto gli investimenti infrastrutturali di tutto il Mezzogiorno.

C’è un “ma”, grande quanto un macigno: «Il Governo – ha scritto sul Quotidiano del Sud  Innocenza Giannuzzi presidente dei Consorzi Blu Calabria e Agricoop Italia – non investe né sul porto di Gioia Tauro né sulla rete ferroviaria calabrese». La “Via della Seta” può essere l’occasione, l’opportunità per avviare, finalmente, una seria politica per il Sud. Ci pensi, presidente Conte. (s).