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L'Archeoclub di Vibo alla Borsa Mediterranea del Turismo di Paestum

L’Archeoclub di Vibo alla Borsa Mediterranea del Turismo di Paestum

Da un paio di settimane ha chiuso i battenti la BMTA (Borsa Mediterranea Turismo Archeologico) di Paestum, che ha registrato quest’anno un grande successo di pubblico trattandosi della più importante kermesse legata al mondo dell’archeologia e a quello del turismo culturale. Il fondatore e direttore della Borsa è Ugo Picarelli, che si propone vari obiettivi, non ultimo quello di favorire il dialogo interculturale.

Quest’anno la Borsa ha avuto luogo nel Tabacchificio Capassi dal 27 al 30 ottobre ed ha visto l’organizzazione di ben sedici eventi tutti all’interno di un unico contenitore culturale: ArcheoExperience (Laboratori di archeologia sperimentale), ArcheoIncoming (Tour operator italiani specialisti delle desinazioni archeologiche nel Salone espositivo), ArcheoIncontri (Incontri di archeologia),  ArcheoLavoro (Sessione per l’orientamento post diploma e post laurea),  ArcheoStartUp (Presentazione di imprese per l’innovazione nel turismo culturale e nella valorizzazione dei beni culturali in collaborazione con l’Associazione Startup Turismo),  ArcheoVirtual (Mostra e Workshop di archeologia virtuale), Conferenze, Incontri con i protagonisti dell’archeologia.

Premio “Antonella Fiammenghi” (La migliore tesi di Laurea sul turismo archeologico), International Archaeological Discovery Award “Khaled al- Asaad” (Dedicato alla memoria dell’Archeologo siriano e destinato alla migliore scoperta archeologica dell’anno precedente), Premio “Paestum Mario Napoli” (Premio assegnato a personalità e organismi che contribuiscono, con il loro impegno, al dialogo interculturale, alla valorizzazione del patrimonio culturale e alla promozione del turismo archeologico), Premio Internazionale di Archeologia Subacquea “Sebastiano Tusa” (Premio alla memoria del grande archeologo, studioso e amico della Borsa), Salone Espositivo (Il primo e il più grande dedicato al turismo archeologico).

Targa alla memoria di “Claudio Mocchegiani Carpano” (Riconoscimento riservato agli studenti universitari che hanno svolto la migliore tesi di laurea sull’archeologia subacquea), Visite guidate gratuite per relatori, giornalisti e visitatori a Paestum e Velia e Workshop tra domanda e offerta (Incontro dedicato al turismo archeologico e svolto in collaborazione con l’Enit).

Anche l’Archeoclub è stato significativamente presente a Paestum con spazi ed eventi importanti. All’interno del salone un piccolo, ma ben strutturato stand ha permesso all’Associazione di avere una visibilità tra il pubblico dei visitatori, ma anche un luogo di incontro tra i soci delle varie sedi; qui è stato possibile esporre le pubblicazioni realizzate negli ultimi anni dalle sedi locali e qui si è svolto un importante incontro con la sede di Ragusa, il cui Presidente Enzo Piazzese insieme all’archeologo Di Stefano ha presentato alcuni siti archeologici ricadenti nell’area di Ragusa e offerto a tutti i presenti una degustazione del famoso cioccolato di Modica nelle varie “profumazioni”.

Il 29 pomeriggio l’Associazione a partire dalle 15,30 si è ritrovata all’interno della Basilica (antistante l’area archeologica) per la sua assemblea dei soci a cui hanno preso parte delegazioni dei soci di un buon numero di sedi; è stato un momento di confronto molto importante e stimolante in cui il presidente, Dott. Rosario Santanastasio ha illustrato i risultati raggiunti e le prospettive future dell’Associazione puntando la sua attenzione su evento eccezionale avuto luogo qualche giorno prima dell’avvio della Borsa, la consegna presso la Guardia di Finanza di Pozzallo di una motovela sloop modello “Oceanis 473 Clipper” (sequestrata ad alcuni scafisti) in custodia giudiziale alla sede nazionale di Archeoclub d’Italia aps.

L’evento clou ha avuto luogo domenica 30 ottobre in sala Velia dove si è svolto “Archeolibro”, manifestazione Nazionale dell’Archeoclub d’Italia per la divulgazione culturale e la promozione turistica dei territori locali. In questa ’occasione sono stati presentati al pubblico nove libri curati dalle sedi locali dell’Archeoclub d’Italia e pubblicati negli ultimi anni (Guide/Itinerari/Manuali/Atlanti/Fumetti; Libri di Archeologia/Storia/Arte/Tradizioni/Ambiente).

Tra i libri presentati segnaliamo quello della Sede di Vibo Valentia – A cura di Anna Maria Rotella e Michele Antonio Romano – “Il mare e le sue genti. Atti del primo festival dell’archeologia e del turismo culturale e premio Khaled –all-Asaad” – Ed. Diemmecom (2021) – Ha presentato il volume la Dott.ssa Francesca Romano, socia e attivista della sede locale di Vibo Valentia

Il libro “Il mare e le sue genti”, edito nel 2021, raccoglie gli atti del primo Festival dell’archeologia, tenutosi a Vibo Valentia nel 2019 su iniziativa dell’Archeoclub della sede di Vibo Valentia. Sia il Festival che il libro sono stati dedicati a Khaled al Assad, l’archeologo ucciso per aver tentato di difendere i beni culturali del suo paese. 

Il tema prescelto è stato il mare ed in particolare il Mediterraneo e la Calabria nel Mediterraneo. L’evento ha coinvolto moltissimi istituti scolastici, associazioni, istituzioni ed esperti, e basta scorrere l’indice degli interventi per rendersene conto. Perché un festival dell’archeologia e perché dedicato a Khaled al Assad? Sono le domande che pone subito la prefazione del libro e che si muovono nell’ottica del valore sociale dell’archeologia. Pensiamo che la risposta nasca dalla dedica a Khaled al Assad, che illumina l’impostazione e il senso del festival e ne determina anche la sua peculiarità.

Khaled al Assad ha pagato con la vita il tentativo di salvare il patrimonio culturale del suo paese; ha compiuto cioè un gesto di impegno civile e civico, da studioso che conosce il valore di quelle testimonianze e che sa che esso non è appannaggio degli studiosi, ma deve diventare acquisizione comune; che deve cioè crescere la consapevolezza che quelle testimonianze non sono roba morta, di un tempo che non ci appartiene, ma sono i segni di un percorso che ci ha portati ad essere quelli che siamo e attraverso il quale ci identifichiamo e possiamo riconoscerci.

Questa consapevolezza nasce con la conoscenza; e qui si innesta l’intelligenza del percorso seguito nello svolgimento del festival e nell’amplissimo coinvolgimento di tantissime realtà del territorio, anche di quelle che, apparentemente, nulla avrebbero a che spartire con l’archeologia. Ricordiamo AO Vibo WWF Italia, Associazione Italiana di Cultura Classica, Associazione Medexperience, Associazione pro Fondazione Antonino Murmura, Associazione Veipocam, Club Unesco Vibo Valentia, Comitato pro Mura Greche, Forum delle Associazioni Vibonesi, Museo Archeologico Nazionale Vito Capialbi; e ancora gli istituti Liceo Capialbi, Liceo Scientifico Berto, Liceo Classico Artistico Morelli-Colao, Istituto Professionale per i Servizi Alberghieri.

Come si vede, moltissime le scuole, cioè i ragazzi che hanno partecipato: preparando e presentando direttamente un saggio sulla vita e la figura di Khaled al Assad, realizzando un piatto artigianale di ispirazione magno-greca da donare come premio alla Memoria dell’archeologo Sebastiano Tusa, preparando un buffet secondo le ricette degli antichi romani. Fatti, tutti, che hanno reso evidenza della continuità del nostro presente con quel “passato”. Ma certamente nuovo e dirompente è il coinvolgimento e la partecipazione di associazioni di cittadinanza attiva, che nei loro interventi hanno ribadito che il patrimonio culturale ha natura di bene comune, la cui difesa è affidata a tutti perché tutti ne siamo titolari.

Tutte queste attività hanno portato ad una maggiore conoscenza dei segni materiali rimasti sul nostro territorio; e al contempo alla consapevolezza del loro valore, ossia dell’attualità della loro relazione con ciò che siamo, con quella che chiamiamo identità. Chi ha organizzato il festival ha avuto però presente le distorsioni cui si presta il concetto di identità, come bene viene messo in rilievo anche dal testo di Franco Fabbro Identità culturale e violenza; a una tale possibile ambiguità ha subito posto argine con la scelta del tema: il mare, simbolo per eccellenza della ricerca e dell’andare per altri lidi, con la sua storia di perenni migrazioni e attraversamenti, e oggi invece divenuto frontiera, luogo di respingimento, di un genocidio silenzioso e terribile, negazione della nostra stessa storia.

Un tema che ci avverte che l’identità non è una conquista immutabile, ma è il frutto di un percorso con altri, che dobbiamo continuare a condurre, auspicabilmente in modo paritario, per arricchirci e crescere. 

Questo è dunque l’arco attraverso cui il festival si è sviluppato; questo il suo respiro e il suo orizzonte; e questo è il messaggio che i curatori del volume e gli ideatori del festival vogliono lasciare.  (Anna Murmura e Francesca Romano)