L'ING. ENZO SIVIERO, RETTORE DI E-CAMPUS, GRANDE ESPERTO DI PONTI, RIAFFERMA LA VALIDITÀ DEL PROGETTO;
Il rendering del Ponte sullo Stretto

LE FANDONIE SUL PONTE DELLO STRETTO
DESTRA O SINISTRA, LA MUSICA È LA STESSA

di PIETRO MASSIMO BUSETTA – Il ponte sullo stretto di Messina è nel programma elettorale del centrodestra, che ne ha fatto uno dei punti chiave, mentre è totalmente assente nel programma di centro sinistra, con un’incertezza e molti dubbi nel PD, con un’esclusione ideologica determinata da parte dei Cinque Stelle e una mezza adesione da parte del cosiddetto Terzo Polo.

Che si possa scegliere di essere favorevoli ad un’opera pubblica, che sia un’autostrada, una linea di alta velocità ferroviaria, un rigassificatore o un inceneritore è assolutamente legittimo, anzi su questi temi è normale che le forze politiche si dividano.

Quello che invece non è accettabile è quello che è accaduto e continua a verificarsi per  il progetto del Ponte sullo Stretto.

Perché per quanto attiene tale infrastruttura, Mario Monti l’ha cancellata ed ha bloccato la sua realizzazione non perché il progetto non fosse realizzabile da un punto di vista tecnico, ma con la motivazione che le risorse, in un momento così difficile come quello in cui lui si era insediato, dovevano essere invece dirottate  verso progetti più immediatamente utili al Paese.

Invece da quando la ministra De Micheli ed il ministro Giovannini hanno ripreso in mano la pratica del Ponte quello che è venuto fuori è il dubbio sulla realizzabilità tecnica del manufatto. Con tali motivazioni vi è stata la ripresa del tunnel, poi del tunnel subalveo come se tutto questo non fosse stato già studiato in lunghe fasi  da parte dei massimi esponenti scientifici della comunità internazionale ed escluso.

Infatti la commissione nominata dalla De Micheli lasciò in piedi solo l’alternativa del ponte a campata unica di 3300 km e quella con due campate e con piloni da posizionare nello Stretto. 

Ma è impensabile che la sesta potenza industriale del mondo, la seconda manifattura d’Europa, non sia in condizione di mettere una parola definitiva di certezza su un progetto che sta diventando lo zimbello di tutti ricercatori internazionali del settore che, nelle riunioni scientifiche mondiali, chiedono ai nostri professori notizie della storia infinita di un progetto sempre in sospeso. 

In tutto questo l’azienda che aveva vinto l’appalto, non un aziendina qualunque ma una nostra impresa che costruisce in tutto il mondo opere d’avanguardia, dichiara che in quattro anni con il progetto esistente è in condizioni di terminare l’opera.

Non dimentichiamo poi la dichiarazione della comunità scientifica internazionale che qualche anno fa affermò con un manifesto l’esigenza che su quel progetto si andasse avanti. 

«Il ponte sullo Stretto di Messina non è una storia di sprechi, ma al contrario è un’impresa che ha portato all’Italia ed alla comunità scientifica internazionale uno straordinario bagaglio di specifiche conoscenze multidisciplinari». 

«Siamo consapevoli – prosegue l’appello – che non spetta alla Scienza e all’Ingegneria stabilire se costruire un ponte o meno, ma compete loro difendere un progetto se infondatamente bistrattato con conseguenze che potrebbero determinare la dissipazione di un grande patrimonio ingegneristico, scientifico e socioeconomico ad oggi consolidato in un progetto definitivo». 

Al riguardo sottolineano che lo straordinario lavoro svolto da un grande team internazionale, a guida italiana, al quale hanno partecipato studiosi ed istituzioni scientifiche tra i più autorevoli del mondo, nonché leader mondiali nella progettazione di ponti sospesi e nella realizzazione di grandi opere, oggi rischia di essere definitivamente perso.

Sulla base di ciò ribadiscono che: «I più autorevoli ambienti scientifici internazionali hanno riconosciuto che il progetto del Ponte ha saputo conseguire tutti gli obiettivi prefissati, in particolare quelli relativi a sicurezza, efficienza e continuità di servizio, durabilità, e ricadute socio-economiche. 

Tra i protagonisti dell’appello figurano, tra gli altri, l’architetto Daniel Libeskind, che ha progettato l’avveniristico centro direzionale alla base del ponte, il Professor Giulio Ballio già Rettore Politecnico di Milano e autorevole esperto internazionale di costruzioni in acciaio, il professor Fabio Brancaleoni Ordinario di Scienza delle Costruzioni Università “Roma Tre” e primario esperto italiano in ponti sospesi, il Professor Giorgio Diana, Direttore della galleria del vento del Politecnico di Milano e uno dei massimi esperti in aerodinamica, il professor Niels J. Gimsing Emerito della Technical University of Denmark riconosciuto tra i massimi progettisti europei di ponti sospesi, il professor Michele Jamiolkowski Emerito di Geotecnica Politecnico di Torino tra i più autorevoli specialisti in campo internazionale di geotecnica, Klaus H. Ostenfeld, Peter Sluszka e Kenneth Serzan massimi esperti di ponti sospesi appartenenti a tre giganti dell’ingegneria mondiale Cowi, Ammann & Whitney e Parsons, Yasutsugu Yamasaki, Roberto Zucchetti del CERTeT-Università Bocconi che coordina l’area Economia dei Trasporti. 

Qualcuno sostiene che alcune autorizzazioni non state ancora date e che il progetto non rispettava alcune normative, ma in casi del genere sono le normative che vanno adottate non il progetto che va cambiato. Nei giorni scorsi Enzo Siviero, esperto riconosciuto nel panorama internazionale, ha riunito le massime autorità  del settore per riaffermare la validità del progetto.

Che tutto questo possa essere messo in discussione senza che ci sia qualcuno che paghi, né che ci sia un danno erariale che venga in qualche modo richiamato, ma che si continuino a finanziare studi e ricerche con milioni e milioni dei contribuenti italiani sa veramente dell’incredibile. 

L’esigenza che si faccia chiarezza e ormai un “must” che deve riguardare anche la magistratura, perché non può essere pensabile né accettabile che con le risorse messe in campo dai contribuenti italiani si possa giocare ad un gioco dell’oca nel quale si ritorni sempre alla prima casella e che nessuno paghi per questo. 

Meglio una dichiarazione in cui si dica che “questo ponte non sa da fare”, perché rompe alcuni meccanismi italiani ed europei consolidati piuttosto che essere presi in giro con faglie che si spostano, con i terremoti pericolosi, con la chiusura per mesi per il vento, che sono assolutamente un’offesa per l’intelligenza di tanti. (pmb)