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Giacomo Battaglia

L’OPINIONE / Il ricordo di Giacomo Battaglia di Eduardo Lamberti Castronuovo

di EDUARDO LAMBERTI CASTRONUOVO – L’eterno conflitto tra il bene ed il male, tra il giusto e l’ingiusto, trova una filosofica motivazione nell’essenza della vita. Se non ci fosse l’uno, non ci sarebbe l’altro. Una sorta di bilancio tra entrate e uscite. Talvolta prevalgono le prime, tal altra le seconde. Non bisogna trovare contraddizioni in tutto questo per giustificare elucubrazioni o dibattiti di convenienza.
Ciò che invece desta o dovrebbe destare, contraddizioni e riflessioni ,è un fatto sotto gli occhi di tutti ,che trova un’amara conferma, addirittura nelle sacre scritture, laddove si trae il più volte citato aforisma, “nemo profeta in patria”. Questa diventa una specie di giustificazione apodittica,secondo la quale è giusto che nessuno sia apprezzato nella sua terra. una sorta di esterofilia incontestabile.
Il fatto è che, giustificazione o no, chiunque valga non trova quell’apprezzamento al quale avrebbe certamente diritto, se questa regola irrazionale, non avesse modo di essere , spesso inconsapevolmente, applicata.
Come in tutte le discrasie del nostro vivere comune, esistono degli antidoti, ma sono come i farmaci che vengono somministrati al paziente, quando ormai è troppo tardi.
Tutti sanno, o credono di sapere, quanti talenti artistici e professionali esistano nella nostra amata città. Ma altrettanti valicano i confini territoriali, alla ricerca di talenti che parlino con un accento differente. Ciò accade anche nella difesa della propria salute, applicando l’erroneo concetto che, raggiungendo strutture sanitarie al di sopra della linea gotica, si potranno ottenere prestazioni salvifiche, quasi miracolose. È vero che anche Cristo si è fermato ad Eboli, ma ciò non toglie che anche al sud ….i miracoli possano avvenire. In realtà non si tratta di eventi soprannaturali ,ma di semplici supposizioni legate ad un pregiudizio positivo o negativo ,a seconda delle coordinate geografiche.
Reggio non fa eccezione. Anzi.
Pensate che qualche sera fa, nella suggestiva cornice di piazza Castello Aragonese, tre figli di questa città , con una caparbietà tipica della nostra testa dura, hanno voluto ricordare la bella figura di Giacomo Battaglia, un artista dei nostri, recentemente e prematuramente scomparso. Un attore nato. Solo a parlargli avresti capito, non conoscendolo, che avevi di fronte un giovane che amava la propria origine calabrese più di ogni altra cosa. Allegro, vivace, intelligente e intuitivo, sapeva rendere il colloquio assai piacevole, trasmettendo un ottimismo, spesso sconsiderato. Eppure questa nostra Città ha dovuto attendere la sua dipartita per valorizzarlo per quanto in effetti meritava e avrebbe, vieppiù, meritato in vita. Avrebbe voluto sollevare le sorti del nostro Teatro, ma glielo hanno sempre impedito. Mi consta personalmente. Forse perché qui vale il detto che la cultura non dia da mangiare. Affermazione ridicola quanto falsa. Fatto sta che la splendida serata patrocinata, postuma, da una politica ritardataria, aveva un grande assente : Giacomo Battaglia.
Meravigliosi gli sforzi della sorella Angela, dell’amico di sempre Gigi Miseferi e del maestro Alessandro Tirotta che hanno, di fatto, restituito alla memoria del grande reggino quella notorietà che pur aveva, ma non commisurata alla sua bravura.
Gigi si è superato. Ha recitato per due, moltiplicandosi. Ma le sue lacrime lo hanno tradito. Più volte.
Una scaletta stupenda, coinvolgente che ci ha tenuti appiccicati alle sedie, per più di tre ore, senza che nessuno degli astanti manifestasse il benchè minimo segno di stanchezza. Una serata emozionante, dove i numerosi artisti, quasi tutti del Bagaglino di Roma, palcoscenico preferito dal duo Miseferi/Battaglia, hanno onorato la memoria di Giacomo, dando ognuno il meglio di sè.
L’ho voluto ricordare oggi. Giorno dedicato alla Madonna della Consolazione, alla quale, il nostro amico di sempre, era particolarmente legato, quale portatore convinto della pesantissima vara.
La lezione che Giacomo e chi ha organizzato magistralmente la serata hanno impartito è quella che vorrebbe che i talenti, in ogni settore, artistico e non, vengano osannati in vita e non si aspetti la morte perché risaltino. Abbiamo bisogno di sentire l’orgoglio di essere nati in una terra stupenda, che non ha nulla da invidiare alle altre più osannate.
Giacomo ci avrà seguiti da lassù e, col suo solito sorriso, avrà finito la serata con una considerazione, tratta da una delle sue più belle interpretazioni : a’ livella del grande Totò.
“nui simmu seri… appartenimmu a’ morti !”. (elc)
[courtesy ReggioTv]