IDEE / Eduardo Lamberti Castronuovo: Reggio, panorama desolante

di EDUARDO LAMBERTI CASTRONUOVO – Battuta d’arresto? No. Fragilità umana. Una fisiologica convalescenza post intervento di  neurochirurgia, coerentemente affidato a mani locali, mi ha tenuto lontano da lavoro, attività sociali, giornalistiche, ma non certo dal rendermi edotto su quanto continua ad accadere in città.

Partiamo da una constatazione piuttosto ripetitiva. La vita a Reggio è appetibile?

Risposta forte e chiara: NO. Senza se e senza  ma.

Va da sé la seconda domanda: ma Reggio vuole cambiare?

E qui la risposta è meno semplice. Differenziata. C’è una buona parte di cittadini che vorrebbe vivere in un luogo normale, un’altra che gode del caos esistente, perché spudoratamente, ne approfitta. Sta di fatto che nessuno fa nulla, se non qualche voce clamante nel deserto che, paradossalmente, invece di cogliere approvazione, colleziona menzogne, improperi e opposizione immotivata. Se a questo irrazionale atteggiamento, aggiungiamo l’attività incessante degli odiatori di professione, il conto è presto fatto!

Questo, in estrema sintesi, il panorama desolante che non rappresenta l’ opinione di chi scrive, ma ciò che tutti abbiamo sotto gli occhi.

La città,  bella e gentile,  fino agli anni 70, assiste inebetita ad una continua spoliazione, maledettamente ordita da personaggi di potere, la maggior parte dei quali non vanta certamente origini locali. La qualcosa assume valore negativo inaccettabile. Mercenari potenti, pro tempore, ma che determinano danni al patrimonio cittadino, con difficile possibilità di risarcimento morale e materiale .

Quel che risulta indigeribile è che anche la Santa Madre Chiesa sembrerebbe rispondere a questa logica, per esempio, con la chiusura a breve del Seminario Arcivescovile, con trasferimento a Catanzaro, asso pigliatutto! Da non credere.

A questa ulteriore inspiegabile spoliazione, va ad aggiungersi la grottesca, se non delinquenziale, intenzione dei Palazzi di alienare l’università Dante Alighieri a favore di maneggioni del commercio della cultura, facendola diventare on line, con tutto ciò che ne deriva e di cui dirò più avanti.

Io non entro nel merito di chi ci sia dietro e delle qualità morali degli aspiranti accademici, non certo per paura di offendere qualcuno, ma perché difendo a spada tratta il patrimonio della mia Città, da chiunque aggredita. Una cosa sarebbe il potenziare l’Ateneo con importanti investimenti, anche privati ma non sotto forma di acquisti, altra è quella di snaturare questa pubblica – e tale deve rimanere – università che dell’online non ne vuole proprio sapere. L’apprendimento accademico  nasce dal contatto diretto con lo studente, dal collegio docenti che si raccorda, dalla vita trascorsa entro le mura di una Scuola superiore, non solo dalle nozioni elargite da piatti e freddi monitor, in qualunque ora del giorno, senza regole, senza quel tempo che viene scandito dalle lezioni, dalle sessione d’esame e da quant’altro forma oggetto di una vita di comunità accademica. Certo, è fin troppo comodo non dover frequentare, studiare quanto basta, non avere scadenze, potersi iscrivere in qualunque momento ma… è vero insegnamento ?  Ricordate la scuola peripatetica di Aristotele… cosi facendo, siamo riusciti ad abbreviare la parola, basta togliere le prime quattro lettere!

E la città: Quale sarebbe il vantaggio? Nessuno. magari ci saranno dieci, centomila iscritti, ma di Reggio non avranno mai contezza, probabilmente non sapranno mai neppure dove si trovi! Tanto è tutto on line.

L’odore di bruciato lo avvertono anche i bambini, come scrive Peppe Caridi su Strettoweb, cui va dato il merito di aver affrontato con coraggio tutta la vicenda. Così come ha fatto Piero Gaeta, una conferma,  su Gazzetta, allorquando ha scritto del Seminario senza fare sconti a nessuno. Neppure ai vertici ecclesiastici. Su queste due citazioni, cui si aggiungono molti altri scritti di professionisti della penna, compresi quelli di RTV e di altre reti,c’è finalmente di che stare un po’ più sereni: la stampa a Reggio comincia ad essere più libera, senza timori reverenziali: è più credibile. Bene. L’odore di bruciato, dunque, aleggia sul mancato contributo dovuto dai palazzi delle istituzioni per anni e anni, al secondo ateneo reggino. È stato un po’ come affamare un individuo, per poi offrirgli un tozzo di pane a caro prezzo. Eh no.! Qui siamo un popolo assurdo, ma se vogliamo insorgiamo.

Bisogna sostenere l’UniDA. Prima di tutto procedendo nel percorso che il Presidente Aloi ha tracciato, assieme al rettore della Mediterranea, ed in secondo luogo chiamando  a raccolta Confindustria, Camera di Commercio e i singoli imprenditori, quelli stessi che si sono detti favorevoli al salvataggio della Reggina calcio, per poi essere messi fuori da un intrigo di palazzo, che non ha precedenti! Anche qui, io ci sono per la mia città e non voglio nulla. Sia esplicito per stoppare i soliti odiatori.

La soluzione c’è e non è quella della cessione allo straniero di un gioiello, di cui andare orgogliosi.

Mentre scrivo mi giunge la notizia che anche la pallavolo dovrà chiudere i battenti per volontà del facente “finzioni” al comune !  Sogno o son desto? Approfondirò.

In conclusione Reggini, di che ci lamentiamo, alla città mancano i teatri, i luoghi della cultura ,le piazze, l’acqua, l’igiene , la dogana, l’aeroporto, ora anche il Seminario,, l’università, il baseball, la pallavolo. E qual’è il problema.?  Otello avrebbe cantato: qui si campa d’aria!

Riflessione finale.

È vero bisogna ribellarsi.

In un paese democratico, come il nostro, la Giustizia è amministrata in nome del Popolo, ma non dal Popolo.

A buon intenditor… (elc)

Bronzi-50 a Riace il Convegno di chiusura delle celebrazioni a cura di Telemia

L’evento, patrocinato dalla Presidenza del Consiglio regionale della Calabria, promosso dall’amministrazione comunale di Riace e trasmesso in diretta televisiva da TeleMia, ha visto il coinvolgimento di una delegazione delle locali istituzioni scolastiche, impegnate in un concorso culturale finalizzato alla realizzazione di un elaborato presentato ai partecipanti, alcune associazioni presenti sul territorio e una delegazione di amministratori locali. La conduttrice Maria Teresa Criniti, nell’avviare l’iniziativa, ha chiesto al Sindaco di formulare un saluto ai convenuti, circostanza nella quale si aggiunto anche un breve bilancio consuntivo delle attività svolte durante il 2022. Ai lavori hanno presenziato: il Consigliere regionale Salvatore Cirillo, in rappresentanza del Presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso; il Consigliere regionale Domenico Giannetta; il Prof. Daniele Castrizio; il Dr. Eduardo Lamberti Castronuovo; il Prof. Giuseppe Braghò e il Presidente di Jonica Holiday Maurizio Baggetta.

A margine dell’iniziativa, Calabria.Live ha intervistato il Consigliere Cirillo.

– Consigliere Cirillo, era il 10 luglio 2022 quando in un suo intervento, qui a Riace, preannunciava qualcosa di straordinario per celebrare i 50 anni del ritrovamento dei Bronzi oltre a quanto già era stato programmato. Ripartiamo da quella sua affermazione.

«Sono state realizzate numerose iniziative per celebrare il ritrovamento dei Bronzi di Riace, circostanza avvenuta per caso il 16 agosto del 1972. Come accaduto in passato, a mia memoria, dei due guerrieri si è parlato tantissimo e numerosi sono stati gli studiosi che hanno approfondito l’argomento. Tutto ciò però è avvenuto quasi sempre lontano dal territorio nel quale sono stati rinvenute le due maestose opere. Sarà quell’abitudine che ormai ha conquistato la realtà locale, motivo per il quale a casa propria non si possono ottenere glorie, oppure perché l’interesse non è stato dovutamente posizionato sull’importanza storica e artistica del ritrovamento stesso, da ampliare anche ad un fatto culturale e turistico. Sulla scorta di queste e altre circostanze analoghe, da Cittadino di questo territorio e da Consigliere regionale, ho espresso il desiderio di lavorare nel rispetto di quanto sino ad ora è stato compiuto cercando però di dare un senso dinamico all’argomento. Parlando dei Bronzi di Riace, iniziamo la narrazione dal luogo del ritrovamento, dalle persone di Riace, dal mare e dalla spiaggia e da tutta la cultura che in questo luogo può essere messa a sistema per rendere possibile anche l’attrazione di una platea di persone che ricercano queste storie e accanto ad esse vorrebbero poter conoscere da vicino una realtà che per molto tempo è stata messa da parte, forse perché essendo i Bronzi custoditi nel Museo di Reggio Calabria si avvertiva una certa “perdita” di possesso. Tutto ciò dobbiamo dimostrarlo con i fatti e con le azioni che in buona parte non è vero. I Bronzi è giusto che stiano al loro posto nel Museo nazionale di Reggio Calabria. Ma da Riace deve partire una rivendicazione culturale di origine e di appartenenza a quell’area della Magna Grecia che ha diffuso cultura e sapere in Italia e nel Mondo. A luglio ho espresso un desiderio. Dopo qualche giorno quel desiderio l’ho illustrato al Presidente del Consiglio regionale, che saluto e ringrazio per la sua fiducia e per la sua amicizia, ricevendo immediatamente una straordinaria disponibilità nel realizzare questa iniziativa. Il Sindaco Trifoli è stato felicissimo di quanto illustrato e oggi, grazie alla professionalità dei relatori e della vostra emittente televisiva, immortaliamo un momento che vorrei definire storico perché finalmente, dal territorio partono risposte culturali importantissimi che saranno veicolate in tutto il mondo».

– Il turismo, la cultura, lo sviluppo socioeconomico per la nostra Calabria potranno un giorno essere il valore aggiunto per la nostra terra?

«La mia non è una memoria storica molto ampia. Ho soltanto 28 anni. Sul passato potrei dire poco. Vorrei però soffermarmi sul presente e sul futuro. Il presente, insieme al Presidente Occhiuto, alla sua Giunta e a tutta la maggioranza, è un continuo sviluppo di attività che ci vedono ora dopo ora e giorno dopo giorno impegnati a recuperare il tempo perduto e guadagnare opportunità future. Per fare ciò vi sono alcune priorità da affrontare e poi c’è una straordinaria programmazione da mettere a sistema. La sanità, naturalmente, è la madre di tutte le priorità.  Da qualche giorno i medici giunti da Cuba hanno preso servizio negli ospedali calabresi. Sono arrivati anche all’ospedale di Locri. Un anno addietro, al cospetto dell’emergenza sanitaria per la quale si era costretti a ricorrere all’impiego di medici pagati a gettone orario, impiegando immense quantità di soldi, chi avrebbe osato immaginare una fase transitoria e funzionale come quella messa a sistema dal Presidente Occhiuto che, tra l’altro, è riuscito a ottenere dal Governo anche la nomina a Commissario straordinario della Sanità Calabrese, lasciata per 11 anni in mano a gestioni Commissariali che nella loro visione, per sanare il debito bisognava tagliare i servizi? Vi sono poi altri temi importanti quali l’ambiente, i trasporti, lo sviluppo economico. Non dirò il dato, ma riporto semplicemente l’esempio: la balneabilità dei nostri mari, la scorsa estate, è stata oggetto di immense lamentele come in passato oppure abbiamo avuto migliori riscontri qualitativi? Gli incendi che in passato massacravano le nostre montagne, nel corso dell’ultima estate, che è stata forse tra le più calde degli ultimi cento anni, che bilancio ha avuto? Per quanto riguarda i trasporti e lo sviluppo economico: i finanziamenti ottenuti per la 106, per l’aereoporto di Reggio Calabria, per l’ammodernamento della rete ferroviaria sono o non sono un dato dal quale partire per poter iniziare ad avere maggiore fiducia nel futuro? Nello specifico, per l’ambito del turismo, si lavorerà per concorrere a un miglioramento dei servizi perché dobbiamo iniziare a comprendere chi sono i nostri competitor e cosa offrono. Noi possiamo partire dall’aria, dal mare e dalla montagna. In questi tre indicatori, siamo o non siamo più avanti di tanti altri paesi?

«Vi sono poi da superare quei limiti atavici che spesso molti imprenditori del settore non sono portati a considerare indispensabili: mi riferisco alla formazione e alla qualità. Se tutto ciò al momento viene visto come un costo, vorrei sperare che in futuro tutto ciò diventi un investimento capace di far quintuplicare le prenotazioni e le permanenze nel nostro territorio, provando ad immaginare una stagione che inizi ad aprile e si concluda a novembre, contrariamente alle attuali stagioni che durano circa 15-20 giorni ad agosto. Per raggiungere questi obiettivi bisogna sapersi mettere in gioco. Occorre vedere le istituzioni come alleati e non come avversari. Occorre dialogare con le scuole presenti sul territorio e dove possibile ingaggiare studenti e studentesse per far loro vivere esperienze di lavoro e non circostanze che le convincano a fare le valigie e andare via perché dopo un mese di lavoro portano a casa 700-800 euro.

È una grande scommessa culturale prima che politica. Per questo motivo, il vostro lavoro è funzionale al mio.

Vista la qualità dei contenuti affrontati questa sera, cosa chiede all’Amministrazione comunale di Riace?

«Il Sindaco Trifoli e la sua amministrazione possono vantarsi di essere custodi di un tesoro. Occorre però che la bellezza di questo tesoro sia veicolata il più possibile e nel miglior modo possibile. Penso principalmente all’entusiasmo e alla fantasia dei giovani. Occorre coinvolgere le scuole e con esse il territorio. I Bronzi di Riace sono un patrimonio dell’umanità che hanno portato il nome di un Comune della costiera Jonica in tutto il mondo. Occorre costruire un marchio, su quel marchio far volare la bellezza dei sogni che moltissimi nostri cittadini, spesso, hanno anche timore di raccontare per paura di svegliarsi da un incubo oppure per essere additati come pazzi. Come ho già detto in passato e come ripeto quotidianamente, il mio agire politico è principalmente svolto sul territorio. In tale circostanza mi è possibile conoscere e vivere il territorio ponendomi accanto agli amministratori e vicino ai Cittadini apprendendo e conoscendo da vicino quelle dinamiche e quelle problematiche riportate poi nelle sedi istituzionali per essere affrontate. Per migliorare la nostra realtà dovremmo smetterla di farci la guerra per poi rimanere tutti al buio. La cultura e il sapere, nelle vignette, da sempre sono state rappresentate come una lampadina accesa. Anche noi dovremo accedere la luce della ragione e lavorare, nel rispetto delle proprie appartenenze politiche e ideologiche, ad un progetto che possa essere valido per i prossimi 50-70 anni. La ragione al nostro operato saranno i posteri a fornircela e non la vanità del momento».   (rrc)

A GUARIRE L’ANTICO MALESSERE DI REGGIO
BASTERÀ LA CURA DEL MEDICO LAMBERTI?

di SANTO STRATI – Il grande malessere di Reggio ha radici antiche, almeno dalla nascita delle regioni, più di 50 anni fa, con la breve parentesi della Primavera di Italo Falcomatà. La città è malata (non “morta” come sostenuto nei cartelli di una affollata manifestazione dello scorso sabato), richiede quindi una terapia drastica, ma può guarire. Basterà un medico?

Il noto e apprezzato professionista reggino Eduardo Lamberti Castronuovo ha annunciato la sua disponibilità a candidarsi a futuro sindaco: mancano tre anni, ma un sussulto di dignità da parte degli attuali amministratori potrebbe portare a nuove elezioni. E allora Lamberti Castronuovo, l’editore di Reggio Tv, stimato reumatologo e direttore di uno dei più avveniristici istituti di diagnostica medica del Mezzogiorno, rompe gli indugi, con largo anticipo, e fa sapere di essere pronto a mettersi in gioco e a candidarsi per Palazzo San Giorgio.

«Offro ai miei concittadini – ha detto – la possibilità di approfittare della mia esperienza, della mia passione, per tentare di restituire alla città quanto le hanno tolto. Compresa la dignità». 

Lamberti Castronuovo, in un’intervista a Piero Gaeta della Gazzetta del Sud, ha esposto la sua amareggiata riflessione: «C’è bisogno di un nuovo Umanesimo, che pensi alla qualità della vita dei cittadini. La nuova compagine amministrativa dovrà avere ciò che la manifestazione di sabato ha gridato: una città viva, persone valide e disinteressate a prebende personali, scevra da vicinanze discutibili e disposta a rinunciare a ogni compenso. La politica è passione e impone la gratuità del servizio. Ma è la città nel suo insieme che deve scegliere da chi vuole essere am-ministrata liberamente, senza condizionamenti o peggio, imposizioni».

Con ammirevole umiltà, il dott. Lamberti precisa che «non significa che farò il sindaco» ma sottolinea che in tantissimi chiedono il suo coinvolgimento: «mi sono giunte oltre 23mila mail negli ultimi due anni». Il che, sia ben chiaro, non equivale a 23mila voti certi, è semmai il segnale che una parte della città condivide la sua amarezza e la voglia di riscatto.

Il problema è appunto la città: Reggio ha bisogno di un sindaco forte, autorevole, capace, indipendente, svincolato da logiche partitiche, non condizionabile dalle lusinghe del potere, di sani principi e, soprattutto, di specchiata moralità (detto meglio, incorruttibile). Senza voler sembrare parteggiare per Lamberti Castronuovo, per onestà intellettuale occorre dire che è un profilo che si attaglia perfettamente al medico reggino. Il suo amore per la città è smisurato, Lamberti Castronuovo è ricco di suo (e non ha bisogno di arricchirsi  con i classici compromessi che, per fortuna, mandano spesso in galera amministratori poco onesti) e ha, inoltre, mostrato con le sue attività di sapere come si amministra un’azienda. Non è uno sprovveduto dal punto di vista dell’esperienza manageriale (e Reggio ha bisogno di un sindaco manager), ha una vasta e invidiabilissima cultura e lo si è visto negli anni in cui alla Provincia faceva l’assessore proprio alla Cultura e non gli mancano né competenza né capacità. Bene, fosse così semplice, andrebbe eletto per acclamazione, con la città in festa per aver trovato il sindaco giusto. Ma, purtroppo le complicazioni ci sono e sono tante.

Le elezioni amministrative prossime venture non cambiano pelle: non è una questione di rituale politico-partitico da rispettare, bensì il risultato è la somma di uno o più compromessi, è bene dirlo, checché  sia indigeribile.

Non basta il consenso popolare (che comunque porta voti), serve che venga messo in moto l’apparato politico di ogni elezione, con la conta dei probabili (e sperabili) consensi, secondo il classico schema destra-sinistra-centro. Uno schema, che, in realtà, non esiste più, perché è desueta la classificazione destra-sinistra, almeno se la si guarda dal punto di vista ideologico-partitico, e gli schieramenti sono sempre da costruire. Si guardi a cosa è successo a Catanzaro per l’elezione del sindaco, con l’imprevedibile vittoria di Fiorita (sinistra) contro il presunto supervincente Donato (area centro-destra).

Così la prima domanda che bisogna porsi è dove si colloca Lamberti Castronuovo? Non a sinistra, né a destra, né a centro (secondo il vecchio schema di cui sopra): è un civico atipico che raccoglie il malcontento dei cittadini e se ne fa portavoce, con idee e programmi (merce rara nelle passate amministrazioni) e ha buone probabilità di consenso. Ma gli mancano i numeri.

Già, perché mezza città (per invidia e gelosia) non lo ama e non lo voterà mai, salvo che non sia “costretta” da indicazioni di area politica-partitica. E ritorniamo alla casella del via: da solo Lamberti Castronuovo, pur con la simpatia e gli apprezzamenti dell’alta metà della città che non gli è contro (sempre per gelosia e invidia sociale), non ce la può fare. Gli servono i voti, che l’apparato (di destra o di sinistra) è in grado di gestire (nel senso più democratico e onesto del termine).

Lamberti Castronuovo ha l’entusiasmo (sogna di fare il sindaco da quando aveva i calzoni corti) e le capacità, ma non ha la macchina che raccoglie i voti, cosa che solo i partiti (pur nella loro evanescenza) riescono ancora a raggranellare per far eleggere i propri fidi rappresentanti. 

Chi appoggerebbe Lamberti Castronuovo? Francesco Cannizzaro, deputato di Forza Italia, che alle passate elezioni per il sindaco gli aveva promesso mari e monti per poi cedere alle logiche (suicide) imposte da Salvini? Abbiamo qualche dubbio. Il simpatico parlamentare reggino cova da tempo l’idea di candidarsi direttamente a sindaco di Reggio, ma non è sufficientemente convinto di lasciare Montecitorio. In assenza di un candidato forzista (e dove sta?) potrebbe, in buona sostanza avere un’illuminazione e schierare le sue truppe (e soprattutto l’apparato) a sostegno di Lamberti Castronuovo, sempre che Fratelli d’Italia non torni alla carica con l’ipotesi femminile (l’avv. Giovanna Cusumano sta affilando i coltelli contro eventuali concorrenti di genere), e lì sono dolori. Perché nemmeno la destra dei fratelli di Giorgia ha i numeri – da sola – per conquistare Palazzo San Giorgio (e, naturalmente la Città Metropolitana). 

Dalla sinistra, del resto, ci sono tiepide reazioni alla discesa in campo di Lamberti Castronuovo e pur in assenza di un candidato “forte” (non ce l’ha) la sinistra reggina ha piena coscienza che saranno elezioni a sconfitta piena.

E allora? Permetteteci un sogno. A Reggio serve un’intesa trasversale che vada oltre i simboli partitici e riesca a combinare una squadra di uomini e donne che abbiano un solo obiettivo, quello della rinascita della città e del bene comune. Una grosse koalition alla tedesca che superi gli steccati ideologici e lavori esclusivamente per riportare il sorriso sui volti dei reggini, risolvendo problemi antichi e trovando soluzioni adeguate alle tante opportunità che l’Europa (ancora per poco) continua a offrirci. 

Una coalizione che metta insieme persone perbene, anche di diversa estrazione partitica, e lavori con una guida autorevole e capace. Il regista non può essere un avventizio che prima faceva il datore di luci (scusate l’esempio banale, ma rende l’idea) né un consumato protagonista della politica, condizionabile per gli ovvi legami di partito o di area. 

Serve un personaggio al di sopra delle parti che abbia voglia (e capacità) di prendersi quest’ambascia. Lamberti Castronuovo sarebbe un ottimo sindaco, ma la sua campagna elettorale deve partire col piede giusto.

Servono risorse umane, prima di tutto per formare una squadra che i cittadini possano valutare per tempo come probabile giunta comunale), e serve organizzazione (con cospicuo investimento di denaro, non si scappa) con professionisti in grado di sezionare il territorio e far cambiare idea a quanti – per le su indicate ragioni, tipicamente reggine, di invidia – non amano Lamberti Castronuovo.

Le sue dichiarazioni sono ammirevoli e la sua visione di futuro dovrebbe essere guardata con ottimismo e fiducia dai reggini, ma il consenso a parole e l’impegno di voto non bastano. Torniamo sempre lì: servono i numeri e questo solo un’adeguata e super professionale organizzazione di management elettorale potrà essere in grado di produrle.

Fatte queste premesse, ci permettiamo qualche gratuito suggerimento a Lamberti Castronuovo: si rilegga Il Principe di Machiavelli e prenda atto che per “regnare” bene il principe ha bisogno di collaboratori capaci oltre che fedeli, quindi si deve circondare di una squadra di persone competenti che sappiano cosa fare: senza di loro il “regno” non funziona proprio. 

Non si fermi alla dichiarazione di disponibilità a candidarsi, riunisca le teste pensanti della città – indipendentemente dalla loro appartenenza politica – e proponga un’insolita coalizione trasversale, da presentare anzitempo alla città e registrare le reazioni. Ci sono personaggi di alto spessore mesi da parte che aspettano solo di poter offrire il loro contributo (disinteressato) alla città. Superi le antipatie personali (che, inevitabilmente, non mancheranno) e giochi d’anticipo sui tradizionali giochi di potere dei partiti che tenteranno di prendersi (o riprendersi) Reggio.

Questa città non è amministrata: basta guardarsi in giro e non è che proponendo 100 eventi natalizi si risolvono le criticità che sono sotto gli occhi di tutti. L’amministrazione attuale non è “facente funzione” (con tutto il rispetto per i sindaci Versace e Brunetti) è piuttosto – scusate il termine – fancazzista. E i risultati si vedono ogni giorno. Abbiano la dignità di andare tutti a casa: le dimissioni non si annunciano, si danno (a cominciare dal sindaco sospeso Falcomatà che da quest’orecchio non ci sente proprio) per il bene della città, se davvero la si ama. 

Purtroppo, aveva ragione il poeta dialettale reggino Nicola Giunta (molto apprezzato da Lamberti Castronuovo): «Nani su’ iddi e vonnu a tutti nani». Lamberti lo sa e la sua irriducibile battaglia sarà contro questi “nani”: non è impossibile castigarli e costringerli ad apprezzare chi è capace o chi sa cosa fare, ma non è facile. Tutt’altro e non basta solo auspicare che crepi l’invidia. (s)

Piazza De Nava Reggio: incontro sulla sua storia e il suo futuro

Organizzato e promosso dalla Fondazione Mediterranea si è tenuto al Circolo di Società di Reggio un incontro su “Piazza De Nava, la sua storia e il suo futuro”. 

Dal confronto cui hanno partecipato il presidente della Fondazione Mediterranea prof. Vincenzo Vitale, il dr Eduardo Lamberti Castronuovo e l’ing. Vincenzo Ziparo, è emersa la forte richiesta di un democratico coinvolgimento popolare nelle decisioni che stravolgono l’assetto urbanistico della Città. In particolare, si raccoglie un sentiment  di rifiuto della “devastazione” della piazza molto cara ai reggini, in nome di un restyling molto discutibile, che prevede demolizioni e stravolgimento dell’idea originaria della piazza.

È stata un’analisi oggettiva, ma non fredda, dell’iter progettuale di “demolizione” di Piazza De Nava che la Soprintendenza reggina sta portando avanti, affermando di avere le “carte a posto”, nonostante  che si siano dimostrate contrarie o fortemente perplesse tutte le maggiori associazioni ambientaliste a base nazionale (Fai, Legambiente, ecc.), l’assoluta maggioranza delle associazioni culturali reggine (Amici del Museo, Fondazione Mediterranea, ecc.), la quasi totalità dei reggini (oltre il 90%) che hanno potuto esprimere tramite i social la loro opinione, le organizzazioni professionali e accademiche degli urbanisti e, last but not least, il Consiglio Comunale nella sua interezza e unanimità nella seduta plenaria del 31 gennaio 2022. 

Ad aprire i lavori Vincenzo Vitale, presidente della Fondazione Mediterranea, che ha “spersonalizzato” tutta la questione riportando un insieme di fatti e inoppugnabili documenti su come la Soprintendenza reggina, ottenuti i relativi nulla osta ed effettuata la gara per l’affidamento dei lavori impropriamente definiti di restauro, stia portando avanti un progetto di trasformazione urbanistica della piazza antistante il museo archeologico e delle zone limitrofe. Citando tra l’altro il verbale n. 5 della Conferenza dei Servizi e riportando i qualificati giudizi di Alessandro Bianchi, Urbanista già Rettore dell’Università Mediterranea, e di Salvatore Settis, presidente del Comitato scientifico del museo del Louvre, Vitale ha posto l’accento sulla “fragilità” scientifica ed estetica del progetto della nuova piazza e sulla mancata dovuta trasparenza dell’iter progettuale, affermando l’ineludibilità di una consultazione popolare sul tema.

Sul nuovo assetto di piazza De Nava, che non avrà nulla che si riporti a quello attuale e che dovrebbe divenire nelle intenzioni dei progettisti uno “spazio ampio” in cui effettuare “mostre ed eventi folkloristici”, si è polarizzato l’intervento di Eduardo Lamberti Castronuovo, direttore di ReggioTV. La proiezione del filmato del rendering progettuale ha reso tra l’altro evidentissima la mutilazione della base del monumento a Giuseppe de Nava che, secondo il rendering, perderebbe le due fontane in stile liberty alla sua base. Questo pesantissimo intervento nel centro storico della città, con lavori della durata dichiara di tre anni e durata presunta di almeno cinque, anche per il fatto che la popolazione reggina non è stata dovutamente informata e non ha avuto modo di esprimere democraticamente la sua opinione, secondo Lamberti Castronuovo andrebbe bloccato e ridiscusso con opportune modifiche che lo rendano rispettoso dell’identità dei luoghi e della memoria cittadina. 

Ed è appunto sul vulnus storico ed estetico che hanno sostanzialmente parlato gli storici Pasquale Amato e Franco Arillotta che, ognuno secondo i propri studi e sensibilità politica, hanno evidenziato come la demolizione di una piazza in pieno centro cittadino, caso unico in Italia ed Europa, comporterebbe la completa perdita di un pezzo di storia cittadina e come si possa parlare quantomeno di mancato rispetto da parte della Soprintendenza della sua specifica mission di conservazione e tutela.

Alberto Ziparo, urbanista dell’Università di Firenze, affrontato il tema dal punto di vista tecnico e architettonico, ha sottolineato quanto dichiarato dal prof. Salvatore Settis: l’ineludibilità del coinvolgimento popolare in decisioni che comportino la modifica, nel nostro caso stravolgimento, dell’ambiente urbano in cui la cittadinanza si riconosce e la necessità del coinvolgimento delle organizzazioni professionali, come peraltro a suo tempo assicurato dalla Soprintendenza all’epoca del progetto Prosperetti / Di Battista.    

Da registrare gli interventi preordinati di Lidia Liotta, Francesco Suraci, Giuseppe Cantarella, Antonella Postorino e Mario Dito. Secondo le proprie esperienze professionali e la loro visione politica hanno portato il contributo all’incontro di studio, dal quale è emersa una “verità” difficilmente contestabile dagli organi amministrativi reggini e dalle articolazioni periferiche dello Stato: la forte richiesta di un democratico coinvolgimento popolare e della concretizzazione dei deliberati del Consiglio Comunale del 31 gennaio del 2022 che, nella sua interezza e unanimità, si è espresso per il “rispetto della storia cittadina e dell’identità dei luoghi”. 

L’OPINIONE / Eduardo Lamberti Castronuovo: tra impudenza e falsa cultura

di EDUARDO LAMBERTI CASTRONUOVO – Non sono un vittimista né tantomeno mi innamoro delle mie tesi. Le discuto e se, quelle opposte , sono razionali, mi adeguo.

Le dichiarazioni di Sgarbi, rilasciate al Corriere Fiorentino, non solo non mi convincono per nulla, ma alimentano fortemente quello che è stato il pieno convincimento del Comitato per la tutela dei Bronzi, costituito nel 2009, e mai disciolto. Appunto. L’operazione ordita da un certo numero di “mercanti d’arte” sotto le mentite spoglie di studiosi, è sin troppo evidente: appropriarsi dei nostri Bronzi per farli girovagare per il mondo al fine solo di essere invitati come testimonial e lucrare prebende alla faccia dei calabresi! Meglio dei Reggini!

Le dichiarazioni di Daverio, oggi scomparso e mi spiace, andavano in questo senso e, allorquando  disse che la Città non meritava di detenere le statue di 2500 anni orsono, fu contestato dall’allora assessore alla cultura della Provincia di Reggio Calabria in diretta Rai.  La stampa nazionale il giorno dopo titolò’ : La Caporetto di Daverio”

Oggi, ma non è il solo, riprende il tema Vittorio Sgarbi, lasciandosi andare a dichiarazioni non solo risibili ma destituite d’ogni fondamento tecnico, oltre che sociale. Insiste, il maestro di turpiloquio, col dire che i Bronzi sarebbero sequestrati nel Museo di Reggio Calabria e che, addirittura, dovrebbero essere esposti sempre, nella Città Capitale d’Italia. Non solo, ma dovrebbero fare i commessi viaggiatori dell’arte e della cultura italiana, trasportandoli in ogni parte del mondo. Addirittura in Russia, ora, magari, visto che regna la pace!

Il Vittorio del vaf ignora o finge di ignorare, due cose: la prima è che i Bronzi sono magistralmente esposti nel Museo della Magna Grecia di Reggio e sono liberi di essere ammirati da ogni cittadino del mondo, con un costo simbolico quasi ridicolo. Basti pensare che vedere Tiziano a Milano, costa cifre astronomiche ed in Romania ti chiedono cinquanta euro per visitare il castello nientemeno che di…. Dracula. La seconda è che il Comitato Scientifico Nazionale designato dal ministero, si è espresso a chiare lettere, circa l’assoluta inamovibilità dei Bronzi dal luogo dove si trovano!

Perché insistere?

Perché fa scena. Perché maramaldeggiare su una Città priva di spina dorsale, è facile: e direi anche redditizio. Chiediamo di sapere quanto sia stato pagato il grande esperto per essersi recato in Versilia a far da padrino al nulla! Due copie immerse in mare per studiare che? Beh, forse fra 2500 anni lo sapremo! Ma allora ne saranno passati 5000 dalla scoperta degli originali… e sarà difficile fare un paragone! Anzi impossibile.

Quella di Sgarbi, che definisce l’operazione di Marina di Pietrasanta, intelligente, è un’offesa alla logica, alla città di Reggio, al Museo ed al suo direttore, che non lo merita, e soprattutto all’intelligenza di tutti. Forse vorrebbe passare alla storia quale distruttore dei Bronzi, così come dice Francesco Alì del comitato, o probabilmente è in bolletta e cerca risorse sparandole grosse.

Caro Sgarbi, non sono i Bronzi che devono girovagare, ma sono qui a Reggio ad attendere milioni di visitatori da tutte le parti del mondo: con voli di linea a basso costo, con una città accogliente, pulita, organizzata, con navi da crociera attraccate al porto e visite guidate perché lei sa bene che il Museo della Magna Grecia non contiene solo i bronzi, come elemento rilevante, ma è pieno di reperti archeologici di interesse internazionale: o vuole far girare anche quelli !?.

Allora, abbattiamo i musei e inventiamo il giromuseo alla Sgarbi : guadagno sicuro per  le sue panzane!

Sia serio, almeno una volta, se ci riesce. Noi del Comitato non abbiamo fatto polemiche, abbiamo protestato a chiare lettere contro una spoliazione. Reazione non campanilistica ma altamente culturale: rispetti le nostre rimostranze.

Su una cosa ha ragione e gliela diamo malvolentieri. La città istituzionale, a caccia di poltrone parlamentari, tace. Non hanno una idea di Città e non possono capire cosa significhi una volgare manifestazione, meramente pubblicitaria, non certo per il nostro museo, come qualche miope ha affermato anche dalle nostre parti, ma per la città della Versilia, che non ha certo chiesto il gemellaggio con Reggio, ma ha solo approfittato, questo si, della locale insipienza. 

Chi è causa del suo mal, pianga se stesso.

Reggio dorme perché addormentata da una inefficienza soporifera e non sa neppure che può vantarsi di avere quadri di De Chirico, Migneco, Salvator D’alì, Fontana,  e addirittura due capolavori di Ligabue. Forse non lo sa neppure Sgarbi, altrimenti chiederebbe che girassero per le pinacoteche del mondo (e questo sarebbe bello, in cambio di altre opere da esporre temporaneamente) ma se passi dal Palazzo della Cultura, pensi subito che è stato come mettere la cravatta al collo del maiale! 

Il tutto perché è bello distruggere ciò che è stato fatto da chi ti ha preceduto: è la regola che vige nella città di Giufà, non a caso, così appellata. Ed è facile intuire perché Sgarbi e Compagni si permettono di rilasciare dichiarazioni oscene culturalmente.

Reggio riprenditi quel che ti spetta : il rispetto delle genti. (elc)

Nata la Consulta della Cultura a Reggio per il riscatto della Città

di MARIA BOETI – Alle 16.00 di sabato pomeriggio, nel Teatro di RTV nella zona industriale di Campo Calabro (RC) , capeggiava gigantesca una slide dove vi era scritto: CONSULTA DELLA CULTURA – Durata di ogni intervento 5 minuti/ Non si fanno lamentele, rivendicazioni o polemiche/ Niente partiti politici/ Chiunque può intervenire/ Proposte da mettere ai voti/ Niente ringraziamenti agli organizzatori/. E, mentre i numerosi iscritti prendevano posto, sul palco a fare gli onori di casa il dottor Eduardo Lamberti Castronuovo, ideatore e promotore della suddetta Associazione. Consulta della Cultura che nasce dall’esigenza di riappropriarsi della cultura ormai in stato comatoso. 

«Basta pensare – ha affermato il dott. Lamberti – ai “jaddinari” (piccole casupole a forma di pollai adibiti per vendere il gelato) che sono disseminati su alcune vie importati della città di Reggio: la mia proposta sarebbe quella di fare nascere su Via Marina la Via del Gelato>. 

Altro imperativo categorico su cui l’ideatore della Consulta si è visto irremovibile è stato quello dei teatri. 

«Negli anni passati, intorno agli anni ’50, avevamo il teatro Garibaldi, il Margherita, il Siracusa, l’Orchidea, l’Arena Lido, l’Odeon, il Moderno e non ultimo il Cilea». 

E, riguardo quest’ultimo ha annunciato che il 17 dicembre prossimo vi sarà rappresentata una Commedia tutta in vernacolo calabrese di altissimo spessore.

Da qui, ha preso piede l’elezione di due delegate elette democraticamente fra il pubblico attraverso un sorteggio per far parte del Gruppo di pressione, dato che la Consulta della Cultura al suo interno non ha Presidenti, né Segretari, tanto meno Tesorieri. Il motto e soprattutto l’obiettivo è quello di fare riemergere Reggio dal buio culturale in cui è scivolata cercando di trainare la città dello Stretto verso la luce che fin ora sembra essersi spenta per cecità politica. Cultura che deve nascere dal basso – secondo il metro di misura che la Consulta si è riproposto – anche se la massiccia presenza era rappresentata dalla Reggio-bene, dalla Reggio delle associazioni, dalla Reggio delle istituzioni, dalla Reggio che deve guardare alle esigenze di un popolo che merita il massimo.

Ogni singolo intervento della durata di 5 minuti, scalato a 3 minuti, per dare spazio a tutti coloro che si erano prenotati, circa 35, di poter prendere la parola. Ciascuna proposta è stata messa ai voti e accettata o respinta con la controprova di chi era contrario e/o di chi si è astenuto. Lancio di proposte rivolte sia al miglioramento strutturale che quello culturale: il Piano Strutturale e Piano del colore, l’Archeologia a braccetto con la Toponomastica, la rivalutazione dei Monumenti, Aree e Quartieri da rivalutare, l’ Università Popolare, il Teatro, la Poesia, il Dialetto, etc.

Dunque, una serata più che riuscita che ha tenuto a battesimo quest’idea di Lamberti, divenuta realtà trovando appoggio nella presenza degli iscritti. I semi sono stati gettati, con la speranza che il continuum dia i suoi frutti. (mb)

«ORGANIZZARE, CONTROLLARE, IMPEDIRE»
GLI IMPERATIVI DELLA SANITÀ CALABRESE

di EDUARDO LAMBERTI CASTRONUOVO  – Se una medaglia o una moneta hanno un valore, sarà eguale, quale che sia la faccia che stai guardando.  La sanità pubblica e privata sono due facce della stessa medaglia. Lo si voglia ammettere o no. È chiaro come il sole che strumentalmente questo concetto non passa, pur nella sua evidenza assoluta. Non passa per la semplice motivazione che il privato accreditato non è un soggetto vulnerabile al clientelismo. Da qui scaturisce il problema che comporta una battaglia continua, con dispersione di risorse anche erariali, per il riconoscimento di due diritti: quello al lavoro sia di chi imprende legittimamente, che di chi opera nel settore, e quello all’accesso alla diagnosi e alle cure dei cittadini. Almeno per il Livelli essenziali di Assistenza (LEA) , in Calabria assolutamente negati. 

Paradossalmente viene chiamata la Magistratura a decidere quando, una attenta gestione del settore, eviterebbe perdite di tempo, denaro e soprattutto l’emigrazione della salute. Proprio cosi. Il cittadino che qui si vede opporre un diniego dalla struttura privata per budget esaurito (si badi che quest’ultimo cerca una soluzione al  suo problema medico  e non distingue se, chi è in condizioni di risolverglielo, è pubblico o privato)non trova altra soluzione che rivolgersi fuori confini: lui non pagherà nulla, la Regione sì.

È così che ben 350 milioni di euro vengono spesi dalla Calabria a favore delle strutture sanitarie del Nord. Una forma di spreco che riduce le capacità di offrire servizi sempre migliori ai calabresi, li allontana da casa e riduce la forza lavoro in un settore vitale, nel vero senso della parola. È d’uso operare una specie di classifica che vede le strutture del Nord Italia quasi una sorta di luoghi miracolosi divisi per organo o patologia. Cosi Genova è la Lourdes dei bambini, Pisa quella della tiroide, Milano del cuore e via via cosi. Queste città, è ben vero, ospitano eccellenze – spesso provenienti dai nostri ranghi sudisti – ma in nulla differiscono da quelli delle nostre parti. La grande differenza deriva che le prime godono dei copiosi proventi calabresi potendosi cosi assicurare accoglienze di tipo alberghiero a cinque e più stelle. Denegata al Sud. Ora è tempo di cambiare le cose. Tre sono i verbi da coniugare: organizzare, controllare, impedire.

Nella nostra Regione è fin troppo evidente la mancata governance della sanità affidata, per oltre un decennio, a commissari, per nulla preparati, che avrebbero dovuto ripianare i debiti, li hanno solo aumentati. Qualità del servizio, diminuita. Organizzare significa ricostruire in tempi brevi una rete ospedaliera ed accreditata che copra l’intero territorio, assicurando tutte le prestazioni in modo uniforme. Un piano strategico condiviso con le categorie sanitarie può essere redatto in poco tempo: tutti conosciamo pregi e difetti. Una autorità reale, quale un assessore regionale qualificato, si impone.

Controllare. Significa verificare la reale qualità delle prestazioni sia pubbliche che private. Con rigore e potere di chiudere senza appello quelle fatiscenti che non garantiscano per uomini, mezzi e risultati la qualità assoluta. Oggi si può. Basta mettere al bando il clientelismo. La sanità privata accreditata non può non essere considerata parte integrante e non può essere sottoposta a limitazioni, se ha le potenzialità. È la fiducia della gente la cartina al tornasole. Non il budget. Niente più magistratura che, anche recentemente, ha ricusato le apodittiche tesi di parte pubblica, ridando spazio alla privata. Il Consiglio di Stato ha dovuto bacchettare fortemente i detentori del potere sanitario, che armati solo di penne, hanno tagliato, senza scrupoli, le possibilità di curarsi sul territorio per via del blocco dei budget.

Impedire. Che la gente debba ricorrere ai mezzi di locomozione per raggiungere le mete sanitarie fuori regione. In due modi: arginando il ricorso alla fuoruscita dal territorio, se non motivato realmente. Basterebbe una commissione medica seria. Non possiamo sostenere, talvolta, i capricci di chi va “fuori” solo perché ritiene sia “meglio”. Garantendo la qualità ad alto livello del servizio, lasciando che una sana e positiva concorrenza, sostenga il settore. (elc)

L’OPINIONE / Il ricordo di Giacomo Battaglia di Eduardo Lamberti Castronuovo

di EDUARDO LAMBERTI CASTRONUOVO – L’eterno conflitto tra il bene ed il male, tra il giusto e l’ingiusto, trova una filosofica motivazione nell’essenza della vita. Se non ci fosse l’uno, non ci sarebbe l’altro. Una sorta di bilancio tra entrate e uscite. Talvolta prevalgono le prime, tal altra le seconde. Non bisogna trovare contraddizioni in tutto questo per giustificare elucubrazioni o dibattiti di convenienza.
Ciò che invece desta o dovrebbe destare, contraddizioni e riflessioni ,è un fatto sotto gli occhi di tutti ,che trova un’amara conferma, addirittura nelle sacre scritture, laddove si trae il più volte citato aforisma, “nemo profeta in patria”. Questa diventa una specie di giustificazione apodittica,secondo la quale è giusto che nessuno sia apprezzato nella sua terra. una sorta di esterofilia incontestabile.
Il fatto è che, giustificazione o no, chiunque valga non trova quell’apprezzamento al quale avrebbe certamente diritto, se questa regola irrazionale, non avesse modo di essere , spesso inconsapevolmente, applicata.
Come in tutte le discrasie del nostro vivere comune, esistono degli antidoti, ma sono come i farmaci che vengono somministrati al paziente, quando ormai è troppo tardi.
Tutti sanno, o credono di sapere, quanti talenti artistici e professionali esistano nella nostra amata città. Ma altrettanti valicano i confini territoriali, alla ricerca di talenti che parlino con un accento differente. Ciò accade anche nella difesa della propria salute, applicando l’erroneo concetto che, raggiungendo strutture sanitarie al di sopra della linea gotica, si potranno ottenere prestazioni salvifiche, quasi miracolose. È vero che anche Cristo si è fermato ad Eboli, ma ciò non toglie che anche al sud ….i miracoli possano avvenire. In realtà non si tratta di eventi soprannaturali ,ma di semplici supposizioni legate ad un pregiudizio positivo o negativo ,a seconda delle coordinate geografiche.
Reggio non fa eccezione. Anzi.
Pensate che qualche sera fa, nella suggestiva cornice di piazza Castello Aragonese, tre figli di questa città , con una caparbietà tipica della nostra testa dura, hanno voluto ricordare la bella figura di Giacomo Battaglia, un artista dei nostri, recentemente e prematuramente scomparso. Un attore nato. Solo a parlargli avresti capito, non conoscendolo, che avevi di fronte un giovane che amava la propria origine calabrese più di ogni altra cosa. Allegro, vivace, intelligente e intuitivo, sapeva rendere il colloquio assai piacevole, trasmettendo un ottimismo, spesso sconsiderato. Eppure questa nostra Città ha dovuto attendere la sua dipartita per valorizzarlo per quanto in effetti meritava e avrebbe, vieppiù, meritato in vita. Avrebbe voluto sollevare le sorti del nostro Teatro, ma glielo hanno sempre impedito. Mi consta personalmente. Forse perché qui vale il detto che la cultura non dia da mangiare. Affermazione ridicola quanto falsa. Fatto sta che la splendida serata patrocinata, postuma, da una politica ritardataria, aveva un grande assente : Giacomo Battaglia.
Meravigliosi gli sforzi della sorella Angela, dell’amico di sempre Gigi Miseferi e del maestro Alessandro Tirotta che hanno, di fatto, restituito alla memoria del grande reggino quella notorietà che pur aveva, ma non commisurata alla sua bravura.
Gigi si è superato. Ha recitato per due, moltiplicandosi. Ma le sue lacrime lo hanno tradito. Più volte.
Una scaletta stupenda, coinvolgente che ci ha tenuti appiccicati alle sedie, per più di tre ore, senza che nessuno degli astanti manifestasse il benchè minimo segno di stanchezza. Una serata emozionante, dove i numerosi artisti, quasi tutti del Bagaglino di Roma, palcoscenico preferito dal duo Miseferi/Battaglia, hanno onorato la memoria di Giacomo, dando ognuno il meglio di sè.
L’ho voluto ricordare oggi. Giorno dedicato alla Madonna della Consolazione, alla quale, il nostro amico di sempre, era particolarmente legato, quale portatore convinto della pesantissima vara.
La lezione che Giacomo e chi ha organizzato magistralmente la serata hanno impartito è quella che vorrebbe che i talenti, in ogni settore, artistico e non, vengano osannati in vita e non si aspetti la morte perché risaltino. Abbiamo bisogno di sentire l’orgoglio di essere nati in una terra stupenda, che non ha nulla da invidiare alle altre più osannate.
Giacomo ci avrà seguiti da lassù e, col suo solito sorriso, avrà finito la serata con una considerazione, tratta da una delle sue più belle interpretazioni : a’ livella del grande Totò.
“nui simmu seri… appartenimmu a’ morti !”. (elc)
[courtesy ReggioTv]

Vaccinazioni: l’offerta inascoltata della struttura clinica di Eduardo Lamberti Castronuovo

Dopo le criticità registrate in Calabria e, più specificamente a Reggio, nella somministrazione dei vaccini, il dottor Eduardo Lamberti Castronuovo, direttore dell’Istituto clinico De Blasi di Reggio ha messo a disposizione – a titolo completamente gratuito – la propria struttura, incluso il personale medico e infermieristico per la somministrazione delle vaccinazioni antiCovid. Il medico reggino ha inviato la comunicazione di disponibilità della struttura lo scorso 25 febbraio, con una lettera spedita al Presidente del Consiglio Mario Draghi, al ministro della Salute Roberto Speranza, al presidente ff della Regione Calabria Nino Spirlì, al dirigente generale del Dipartimento salute Francesco Bevere, al prefetto di Reggio Massimo Mariani, al sindaco Giuseppe Falcomatà, e al direttore dell’Asp Sandro Giuffrida, attuale responsabile del reparto vaccinazioni.

Nella sua lettera il dott. Lamberti Castronuovo ha tenuto a specificare che la sua struttura, come peraltro noto al Dipartimento Salute, è in possesso dei requisiti necessari, tra cui anche la disponibilità di un congelatore a -80° di adeguate dimensioni.

In qualsiasi altro posto del posto l’offerta, ripetiamo a titolo gratuito, di una struttura adeguata e attrezzata per le vaccinazione, sarebbe stata accolto nel giro di pochi istanti: a Reggio sono già passati sei giorni e nessuno ha sentito il dovere di farsi sentire, anche soltanto per dire “non ci interessa” (e in questo caso sarebbe il caso di domandare “perché?”).

C’è una strana gestione della cosa pubblica in Calabria: sempre più spesso, purtroppo, si registra, continuano a prevalere rivalità, simpatie e antipatie, utilizzando la regola del dispetto personale. È semplicemente scandaloso che in una fase emergenziale come quella attuale, nessuno senta il dovere di accogliere la disponibilità – gratuita! – di una struttura clinica pronta all’uso e, sicuramente, utile per snellire le somministrazioni del siero.

Il sindaco Falcomatà, nei giorni scorsi, ha fatto un sopralluogo al CeDir dove sarà attrezzata un’ala da destinare alle vaccinazioni, ma evidentemente preferisce ignorare l’opzione di utilizzo immediato che Eduardo Lamberti Castronuovo ha offerto per amore della città.

Ma per il piano vaccinale si è pensato alle altre opportunità di locali disponibili in città? Tanto per fare un esempio, il Teatro Comunale, che ha un ampio foyer, ed è al centro della città, visto che è inutilizzato, potrebbe diventare un centro vaccinale. Come si può pensare – al di là della disponibilità delle dosi – di vaccinare il 70% della popolazione, quando la disorganizzazione è totale e non si affronta con determinazione il problema delle somministrazioni? A pensar male si fa peccato – diceva Andreotti – ma spesso ci s’azzecca… (s)

 

L’OPINIONE / Eduardo Lamberti Castronuovo: I conti si fanno sulle scale

di EDUARDO LAMBERTI CASTRONUOVO – Fermo restando che secondo un vecchio detto popolare “i conti si fanno sulle scale”, una breve riflessione sulle ventilate ipotesi dei risultati elettorali comunali, va fatta. Immediatamente ci soccorre Tomasi di Lampedusa, ma non per la celeberrima filosofia del Gattopardo, che potrebbe pure essere evocata, quanto per il non meno noto aforisma, secondo il quale, “per comandare gli altri, è necessario saper ingannare se stessi”!

E non v’è dubbio che questa necessità è stata molto presente in tutti i candidati a sindaco della Città. Consapevolmente o meno, questo lo giudicherà il lettore.

Quale di essi, per carità tutte garbate persone, ha pensato di sottoporsi anticipatamente al giudizio dell’elettorato? Tutti avranno pensato di incontrare quel mondo della protesta che, di fatto, aleggiava in città. Autoingannandosi hanno ritenuto di avere i requisiti della popolarità, della capacità riconosciuta, in estrema sintesi, del consenso.

E quel che è peggio lo hanno fatto armandosi e partendo, senza esercito. Magari ritenendo di averlo, per grazia ricevuta. Il risultato, se sarà confermato, è deprimente. Nessuna scelta chiara. Il tutto sotto l’egida di una Legge elettorale ignobile che non passa per il vaglio del popolo ed impedisce a chi ha i numeri, secondo la gente, di potersi cimentare nella tenzone ,dopo aver avuto una investitura democratica invece che una imposizione, venuta da chi, di fatto, esercita il potere anche attraverso quei vassalli locali che hanno ancora nel DNA il gene del servilismo puro e che in cambio di un piatto di lenticchie , venderebbero anche l’onore. Ammesso ancora esista nella sua accezione civica.

In tutto questo il popolo è disorientato. Non sceglie, ma avalla o meno le decisioni altrui. Spesso rivolgendo il suo consenso “al meno peggio”. Scagli la prima pietra chi non ha sentito durante questa campagna questa frase.

Cosa vuol dire? Che si è presentato il peggio? Ma no! Tutt’altro. Il fatto è che si è andati avanti senza una scelta a monte, presentando programmi bellissimi nella forma e nel contenuto, ma privi di pragmatismo, senza cioè aver mai delineato le caratteristiche del soggetto che avrebbe saputo e dovuto attuare i buoni propositi di ciascuno. Il bello è che la gente continuava a invocare “ i programmi” incalzando chi non aveva predisposto quel quasi ridicolo libro dei sogni che, anche i candidati alla presidenza del condominio ormai trovano, stereotipati, anche sul web! Ma la gente li invocava quasi a volerli usare come esimente per trovare la scusa per non dare il consenso al solito parente o compare di turno che andava, più o meno, a pietirlo.

Quanti hanno votato convintamente? Quanti, con questo stramaledetto sistema elettorale, possono dire di averlo fatto o di poterlo fare?

Fintantoché voteremo con queste regole non regole, le cose non potranno cambiare. Fino a quando il potere dei cosidetti partiti, sotto le cui mentite spoglie, si nasconde il subdolo, non sarà svuotato dai mediatori di consensi, non potremo votare per chi vale davvero. E certamente fra i nove ve ne erano, ma non sono stati premiati da un voto, evidentemente polverizzato e pilotato dai vecchi , logori e abbandonati altrove, sistemi clientelari.

Adesso vedremo come andrà a finire. Si preannuncia un ballottaggio dove le variabili dipendenti saranno maggiori di quelle indipendenti.

Dipendenti dal giudizio che si potrà dare sui due contendenti. Su che basi?

Sul passato, sul futuro? Sulle qualità personali? Davvero molto difficile, perché il mestiere più arduo è quello di giudicare. Personalmente, credo che avrei potuto fare qualunque mestiere, da quello del calzolaio a quello che esercito, ma giammai avrei scelto quello di giudicare chicchessia. Ponzio Pilato? no! Persona libera, anche dalla possibilità di ingannare se stesso!

Certo, alla fine dovrò anche io scegliere e lo farò, liberamente, pensando alla mia Città che, con fatti, non con parole, ho servito con umiltà, che magari, non appare, ma c’è. Profonda. (elc)