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Pasquale Amato

L’OPINIONE / Pasquale Amato: Serve campagna super partes per passare funzioni e ruoli a Metrocity RC

di PASQUALE AMATO – Anche io mi sento da sempre “Cittadino dello Stretto”. Ma ritengo che, innanzitutto, occorre una campagna super partes affinché la Regione Straniera passi funzioni e ruoli alla Città Metropolitana di Reggio.

Da quando il nuovo Ente è entrato in attività nell’estate del 2016 la Regione (con tutti i presidenti da Oliverio a Occhiuto) non ha trasferito tutte le funzioni e competenze, facendo sì che Reggio Metropolitana partisse azzoppata e continua a tenerla in condizioni di dipendenza. Lo scippo dell’Aeroporto alla Sogas e l’imposizione della Sacal come gestore per affossarlo fatto da Oliverio è stato continuato dai successori, dimostrando che nell’azione di ridimensionamento e di affossamento esiste un’alleanza trasversale delle altre Calabrie contro Reggio che supera partiti, schieramenti e alleanze.

Il secondo scoglio da affrontare senza sotterfugi ma con un confronto aperto e leale è la posizione dei messinesi. Con loro ci sono due nodi da sciogliere.

1. Il nome dello Stretto. Loro lo chiamano Stretto di Messina, termine che i reggini non digeriscono e sorpassano usando soltanto la parola Stretto. Ma è una soluzione assurda perché ci sono tanti Stretti nel mondo. Un’Area Metropolitana non si potrà chiamare dello Stretto senza cognome. Quindi occorre proporre con determinazione la denominazione “Stretto di Scilla e Cariddi”, che comporterebbe due vantaggi: il riferimento a uno dei miti più diffusi della storia dell’umanità e il rispetto delle due sponde, quella messinese e quella reggina;

2. La diversa appartenenza giuridica delle due città metropolitane. Reggio fa parte di una Regione a statuto ordinario e Messina fa parte della Regione Sicilia a Statuto Speciale. Non si può chiedere a Messina di uscire dalla Regione Sicilia con tutti i suoi vantaggi, a meno che non si riesca a ottenere che l’auspicata Regione dello Stretto di Scilla e Cariddi sia retta da uno Statuto Speciale.

Come si può arguire, il cammino non sarebbe una passeggiata e richiederebbe passi graduali e condivisi anche dalla Città sorella perché un matrimonio si fa in due e non fra chi lo vuole e chi è assalito da mille dubbi. E richiederebbe anche un impegno straordinario di élites politiche, culturali, economiche e sociali delle due aree pienamente convinte dell’obiettivo comune e pronte a sacrificarsi in una tenzone di grande respiro contro le rispettive classi dominanti delle due Regioni.

Pertanto – per restare con i piedi per terra – il cammino nel breve periodo è quello di non fare fughe in avanti destinate a fallire, ma l’impegno su due piani: l’ottenimento di tutte le funzioni della Città Metropolitana di Reggio e una serie di accordi di cooperazione tra le due Aree Metropolitane in tutti i settori della vita politica, culturale, economica, civile e sociale. Agendo così, faremo consistenti passi avanti, favoriti dalla forte affinità tra le due comunità generata da millenni di storia comune. (pa)