IL BEL RISULTATO FRUTTO DELLA DIREZIONE DI CARMELO MALACRINO CHE HA MOTIVATO UN MAGNIFICO STAFF ;
Il Kouros al Museo dei Bronzi di Reggio

Museo dei Bronzi, 227mila visitatori nel 2019. Un grande record che merita di raddoppiare

di MARIA CRISTINA GULLÍ – Il direttore Carmelo Malacrino snocciola i numeri del 2019 delle presenze al Museo Archeologico Nazionale di Reggio – quello che custodisce i Bronzi, oltre a una straordinaria testimonianza della Magna Grecia e della Calabria preistorica – ed è visibilmente soddisfatto: 227mila visitatori nel 2019. Un bel numero, un grande piccolo record (nel 2018 erano stati 220mila) significativo del positivo percorso che il MArRC ha intrapreso con l’arch. Malacrino, che vive praticamente in simbiosi col “suo” museo e ha dato lo sprint giusto a uno staff motivato, ma che diventa eclatante se si considerano una serie di fattori che di certo non favoriscono l’afflusso che il museo meriterebbe. Basti pensare, infatti, che questo bel risultato è stato ottenuto nonostante la raccogliticcia politica del turismo (non di Reggio, ma dell’intera regione) che non solo non offre particolari opportunità a quanti avrebbero il desiderio di «vedere i Bronzi», ma penalizza, in assenza di offerte di mobilità intelligente, l’attrattiva che il MArRC potrebbe costituire.

Il numero dei visitatori va considerato in termini, dunque, positivi, visto che non ci sono flussi turistici significativamente rilevanti. Certo, fa sorridere di fronte alle cifre delle altre “capitali” della cultura, ma spicca nei confronti delle altre istituzioni museali del Mezzogiorno, con l’eccezione di Napoli (quasi 10 milioni nel 2018) evidenziando che c’è un vasto potenziale di crescita, al quale dovrà, decisamente, provvedere il nuovo governo regionale con una politica del turismo e della cultura degna di tale nome. Se 227mila visitatori possono sembrare tanti (in realtà l’incremento è modestissimo rispetto al 2018), occorre considerare che Palazzo Piacentini costituisce un attrattore di prim’ordine per il cosiddetto turismo culturale, ma è necessario rimodulare in maniera diversa l’offerta e trasformare radicalmente la comunicazione.

Carmelo Malacrino
Il direttore del Museo Archeologico Nazionale di Reggio, arch. Carmelo Malacrino

In altri termini, chi viene a Reggio a visitare i Bronzi se l’Aeroporto dello Stretto (forse sarebbe il caso di cambiargli nome…) sta diventando uno scalo fantasma e i costi di un biglietto da Roma o Milano (gli unici voli disponibili) costano più di una rotta transoceanica? Chi viene a Reggio se manca un’offerta turistica integrata, in grado di offrire adeguata ospitalità e, soprattutto, servizi per i visitatori? E questo è il primo dei problemi. Eppure, c’è materia prima ineguagliabile e unica, ma nessuno pensa di costruirci intorno un’offerta adeguata, tenendo presente che le poche strutture ricettive (di livello) sono comunque di ottima qualità ed esistono degli ottimi B&B in grado di soddisfare e farsi apprezzare dal turismo non di lusso, quello – per intenderci – che fa i numeri, e ultima ma non meno importante cosa, c’è un’offerta gastronomica di qualità in città di altissimo livello, con prodotti del territorio e percorsi esperienziali di gusto che non hanno nulla da invidiare ad altre più rinomate località del turismo gastronomico.

La domanda è: ma Reggio è una città di turismo? La risposta, ahimé, meglio non darla: poche e insignificanti le iniziative di un’amministrazione (costretta a non disporre dei quattrini necessari) che risponde male alle opportunità da cogliere, una mentalità poco aperta nei confronti del visitatori (che si scontra peraltro con un’abitudine all’accoglienza che, a volte, imbarazza persino per il suo calore e la sua spontaneità) e l’assenza di una rete in grado di coordinare l’offerta dei servizi e stimolare la nascita di proposte e iniziative.

Per questa ragione i numeri del Museo archeologico hanno del miracoloso. Andassero i nostri amministratori locali, metropolitani, regionali a confrontarsi con quelli di Matera che con l’occasione della sua elezione a Capitale europea della Cultura hanno fatto, come si suol dire, i fuochi d’artificio con uno straordinario boom di presenze e di visitatori.

C’è, del resto, un’altra considerazione da tenere presente: quanti conoscono la Calabria? quanti conoscono i bronzi? quanti sanno che sono ospitati al Museo di Reggio? Non fermiamoci ai dati regionali o italiani, viviamo in piena globalizzazione e il turismo smuove svariate centinaia di milioni di persone in tutto il mondo (58 milioni di arrivi internazionali nel 2019 in Italia), con destinazioni anche insolite, stravaganti o con la sola nomea di “meraviglia dell’universo”: manca una politica reputazionale sui Bronzi (oltre che sulla Calabria), manca una strategia che faccia scoprire al mondo (cominciando dagli italiani) la Magna Grecia e i suoi tesori e indichi il Museo di Reggio come una tappa imperdibile dell’esperienza turistica italiana (non solo calabrese). Facile a dirsi, ma la realtà, fino ad oggi, si è tradotta in qualche depliant e qualche (inutilmente costoso) stand alle manifestazioni di settore. Va, dunque, completamente ripensata la strategia della comunicazione e rivitalizzata l’offerta dell’accoglienza turistica, possibilmente a 360 gradi. Non solo promozione (importantissima e a livello mondiale), ma anche pacchetti di un’offerta turistica appetibile e stuzzicante, con servizi adeguati e soluzioni di mobilità adeguate. Insomma una politica del turismo che diventi, finalmente, la prima risorsa del territorio calabrese.

Un piccolo esempio. Nella dirimpettaia Messina ci sono circa 170 scali all’anno di navi da crociera, con oltre 400mila passeggeri: intercettare anche solo il 10% dei crocieristi offrendo un pacchetto completo (trasferimento da Messina, visita al Museo, pranzo caratteristico e ritorno per l’imbarco) sarebbe una cattiva idea? Le pochissime navi che hanno attraccato a Reggio hanno mandato i propri crocieristi al Museo (con il meritorio intervento dell’Amministrazione comunale, per la verità), ma sono numeri piccoli piccoli. Occorre far sapere (si chiama marketing territoriale) che ad appena venti minuti di traghetto c’è una delle più belle e suggestive testimonianze della culla della civiltà, la Magna Grecia, di cui i Bronzi sono il simbolo per eccellenza. E che dovrebbero – se qualcuno si sveglia – diventare patrimonio Unesco dell’umanità. Se lo segni in agenda anche il futuro governatore della Calabria. (mcg)