di UGO BIANCO – Con la legge di Bilancio 2025, numero 207/2024, articolo 1 comma 161, è stato potenziato l’incentivo rivolto ai lavoratori dipendenti che, pur avendo maturato i requisiti per la pensione anticipata, scelgono di proseguire volontariamente l’attività lavorativa. La misura, introdotta nel 2023, è stata estesa e resa più vantaggiosa per favorire la permanenza al lavoro dei soggetti prossimi al pensionamento. È consentito, a determinate condizioni, di rinunciare ai contributi previdenziali a proprio carico e ricevere in busta paga la quota corrispondente, esentasse. L’importo del bonus corrisponde al 9,19 % della retribuzione pensionabile. A chiarirne i dettagli applicativi è intervenuto l’INPS con la circolare n. 102 del 16 giugno 2025, che fornisce le istruzioni operative per tutti i settori, compresi il lavoro domestico, agricolo e pubblico impiego.
L’incentivo prima e dopo la legge di Bilancio 2025.
Per comprendere appieno il cambiamento introdotto, è utile confrontare la disciplina vigente prima e dopo l’entrata in vigore della nuova legge.
Cosa cambia per i lavoratori?
L’estensione della platea;
Con la modifica normativa, possono accedere all’incentivo i lavoratori che maturano entro il 31 dicembre 2025 i requisiti per Quota 103 (62 anni + 41 anni di contributi) oppure per la pensione anticipata ordinaria (42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne). In precedenza, l’accesso era limitato ai soli titolari del diritto a Quota 103;
Più soldi in busta paga, con meno tasse.
La rinuncia alla contribuzione IVS a proprio carico comporta che la relativa quota viene interamente restituita dal datore di lavoro al dipendente, sotto forma di importo netto in busta paga, non soggetto a tassazione. Si tratta, in sostanza, di un aumento dello stipendio mensile, senza aggravio per l’azienda e senza penalizzazioni fiscali;
Nessuna penalizzazione sulla pensione
La pensione anticipata, flessibile o ordinaria, maturata al momento della rinuncia, resta intatta. La quota di contribuzione a carico del datore di lavoro, pari al 23,81 %, continua a essere versata regolarmente: dunque, il lavoratore mantiene copertura previdenziale durante il periodo di prolungamento dell’attività.
Quali sono i vincoli?
La rinuncia può essere esercitata una sola volta nella vita lavorativa. Non può beneficiarne chi è già titolare di pensione diretta (salvo assegno ordinario di invalidità), oppure ha raggiunto l’età per la pensione di vecchiaia. Inoltre, può essere revocata una sola volta, con effetti dal mese successivo.
L’incentivo al posticipo del pensionamento, in questo caso, rafforza la flessibilità in uscita e riconosce un premio concreto a chi decide di rimanere al lavoro pur avendo maturato il diritto alla pensione. È una misura che guarda alla sostenibilità del sistema previdenziale e, al tempo stesso, tutela la libertà individuale. In pratica, si trasforma un obbligo contributivo in un bonus fiscale, senza costi aggiuntivi per il datore di lavoro e con un beneficio tangibile per il lavoratore. Una scelta da valutare attentamente, soprattutto per chi, avendo già maturato il diritto alla pensione, non ha fretta di uscire e desidera capitalizzare un periodo in più di attività. (ub)
[Dr. Ugo Bianco, Presidente dell’Associazione Nazionale Sociologi – Dipartimento Calabria]