PRIMO CONFRONTO TRA ESPERTI PER LA TRASFORMAZIONE URBANA GIÀ AVVIATA DALLA RIVA DELLO STRETTO;
La nuova pineta di Reggio

REGGIO, CITTÀ DI MARE: COL WATERFRONT
RIPARTIRÀ LA “RIGENERAZIONE” POSSIBILE

di SANTO STRATI – Trasformare Reggio da città “sul” mare a città di mare è un obiettivo ambizioso ma non di difficile realizzazione. Il sindaco Giuseppe Falcomatà ne è convinto e non sta risparmiando energie per quella che sarà la seconda trasformazione della città, dopo quella di suo padre, l’indimenticato Italo: dal lungomare al fronte-mare (vezzosamente inglesizzato in waterfront). Un’impresa che non è solo fatta di cemento, verde e soluzioni architettoniche, ma racchiude un’idea. Fondamentalmente, quella di dare un respiro diverso a una città che potrebbe vivere di turismo e, soprattutto, di cultura. Il richiamo dei Bronzi, in vista dell’anno prossimo che celebrerà i cinquant’anni dal loro rinvenimento in fondo alle acque di Riace, offre una irripetibile attrazione a quanti vorrebbero scoprire la Città dello Stretto, il suo meraviglioso museo, i suoi straordinari  paesaggi, la sua inimitabile cucina e pasticceria, la sua gente. La suggestione della ricchezza archeologica di Reggio, a partire dai Bronzi fino ai siti (ad oggi colpevolmente trascurati e lasciati all’incuria) che la città custodisce e vorrebbe condividere con un turismo non di massa ma d’élite, ossia fatto di gente che viene a vedere, scoprire, e restare affascinata. Chi viene a conoscere la Calabria se ne innamora a primo colpo: nel caso di Reggio, le tentazioni per una liason di lungo termine ci sono tutte, difficile sottrarsi al fascino di un Lungomare che andrebbe, comunque, rivitalizzato (nel post-pandemia, ovviamente) e di un fronte mare come ce ne sono pochi nel mondo, con la Sicilia che sembra chiudere, come in un lago, questa porzione di Jonio. Difficile sottrarsi al profumo del bergamotto (che è solo di Reggio Calabria) e agli odori (prima e post spazzatura per le strade) della città, al tepore del suo clima mediterraneo che conosce raramente il rigore dell’inverno, alla contagiosa allegria dei suoi abitanti (pur in presenza di problemi atavici relativi a sviluppo e occupazione per i giovani).

I reggini, orgogliosi della loro regginità, si sentono figli del Mediterraneo più che dello Stretto cui Messina ha dato il nome (quanto sarebbe bello se venisse indicato come Stretto di Scilla e Cariddi) e hanno un rapporto stretto, strettissimo con il mare. Solo che fino ad oggi Reggio non è mai stata considerata una città di mare, tutt’al più “sul” mare, con le evidenti rinunce a una vitalità portuale che avrebbe, di certo, cambiato non poco la fisionomia cittadina, animato il commercio, attratto le grandi navi da crociera, gestito e canalizzato un (mancato) flusso aggiuntivo di “gente di mare”.

C’è sempre la possibilità di correggere gli errori del passato, programmare un futuro diverso, dare vita a un sogno che vede al centro una lunga, sterminata, meravigliosa camminata fronte mare che comincia dal porto e, attraversato il centro cittadino, finisce molto più a sud, quasi fino all’aeroporto. In una “promenade” unica, all’ombra di Mongibello, l’Etna dirimpettaia che brontola e fuma, con l’odore del mare, l’abbraccio del sole, gli sbuffi del vento. Il sogno sta cominciando a prendere forma di realtà e, quando sarà realizzato il grandioso progetto del museo del mare firmato dall’archistar Zaha Hadid, avrà anche un simbolo da spendere nei confronti di un mondo la cui mobilità la pandemia ha interrotto, ma che cercherà, speriamo il prima possibile, nuovi punti di interesse, nuove mete, tentando di recuperare la forzata asocialità e i viaggi del turismo anche culturale.

Falcomatà, si diceva, sta giocando le sue carte, in modo intelligente, guardando al futuro della Città. All’incontro tematico che sabato mattina si è svolto al Centro di ricerca sulle energie rinnovabili dell’Università Mediterranea, il sindaco con l’assessore all’Urbanistica Mariangela Cama ha parlato dei suoi progetti di rigenerazione urbana. Una parola sempre più spesso ascoltata, rigenerazione, soprattutto nel Mezzogiorno (si pensi a Mario Occhiuto sindaco di Cosenza, che ha dato un forte impulso alla trasformazione di una città spenta e sonnolenta in una piccola metropoli urbanisticamente all’avanguardia e culturalmente avanti), ma non bastano le parole per il cambiamento. Servono capacità di fronteggiare gli inevitabili stop della politica e il vizio del localismo di chi pensa solo in piccolo, e il coraggio di affrontare scelte anche non facili, che una città tradizionalmente “ingessata” come Reggio (pur avendo vitalità da vendere) sarà sicuramente restia a digerire.

La trasformazione non può essere, però, a senso unico, finita l’emergenza rifiuti (?), andranno studiati interventi a 360 gradi per rivitalizzare il centro storico, senza dimenticarsi delle periferie vero polmone pulsante di qualunque città, troppo a lungo dimenticate o, peggio, trascurate. Bisognerà tracciare precise priorità (non ci si azzardi a ripetere la vergognosa débacle del Lido Comunale dello corso anno) e rendere partecipe il territorio, coinvolgendo, in modo trasversale, amministratori di ogni parte politica nell’obiettivo di un bene comune che non si può più sottrarre alla Città. Per questo, ci vuole anche il coraggio di amministrare ascoltando la minoranza e condividendo progetti e idee, per garantire il successo di qualsiasi iniziativa.

Falcomatà ha detto cose condivisibili, nel suo intervento: «Nell’idea della ricostruzione, della rigenerazione urbana e della rivoluzione della città attraverso le risorse del Recovery fund per i prossimi 30 anni, vogliamo coinvolgere le risorse del nostro territorio, come l’Università, e le nostre eccellenze rappresentate dagli architetti, dagli ingegneri e da tutti coloro i quali possano offrire una visione di futuro sulla nostra città. In questa occasione, abbiamo chiamato a raccolta le più grandi eccellenze nel campo dell’Architettura, dell’Urbanistica e della Rigenerazione urbana predisponendo un parterre di incredibile valore ed indiscutibile spessore per far capire che il Waterfront è soltanto un tassello di un puzzle più ampio che, pian piano, sta prendendo sempre più forma».

È il sintomo di un modo nuovo di intendere la mission di Sindaco, in una città “difficile” ma non per questo meno affascinante e la cosa non può che far piacere. Il Waterfront (come piace chiamare il progetto a Falcomatà) è appena un tassello, di sicuro importante, di una grande piano di rinascita urbana. Soprattutto se, romanticamente, si ripensa all’appellativo che accompagnava Reggio circa 100 anni fa, “bella e gentile”. È un sentimento che dovrebbe essere il comune sentire di chiunque abbia a cuore questa città, che, purtroppo, negli ultimi trent’anni, ha dimenticato la gentilezza e ha visto, per colpa di predoni spesso impuniti, appassire la sua antica bellezza. È una bella sfida, ma merita di essere affrontata. Auguri, sindaco. (s)