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Vitrioli

REGGIO – La mostra dedicata al poeta reggino Diego Vitrioli

Questo pomeriggio, a Reggio, alle 17.30, nella Piazza Paolo Orsi del Museo Archeologico Nazionale, s’inaugura la mostra Diego Vitrioli. Un raffinato collezionista nella Calabria dell’Ottocento.

La mostra, organizzata in collaborazione con l’Associazione Culturale Vitrioli per celebrare il bicentenario della nascita dell’illustre poeta e letterato reggino, è curata da Carmelo Malacrino, direttore del MArRC.

Al taglio del nastro, il sindaco Giuseppe Falcomatà.

«L’idea di questa mostra – ha spiegato il direttore Malacrino – è nata proprio dalla presenza di questo vaso nei depositi del Museo, individuato durante le attività di riordino. La collezione archeologica di Vitrioli, documentata da numerose immagini e lettere, è centrale nel percorso espositivo che proponiamo, che vuole ricordare questa illustre personalità calabrese in un ritratto culturale a tutto tondo».

Vitrioli ebbe la medaglia d’oro per la poesia e Papa Leone XIII lo definì il “principe dei letterati”, tanto da istituire appositamente per lui una cattedra in Vaticano. Privilegiava nelle sue opere il tema delle “piccole cose” del quotidiano. Molte delle sue poesie sono dedicate al mistero seducente dello Stretto di Messina, a partire dal poemetto “Xiphias” con cui vinse a soli 25 anni il prestigioso Certamen poeticum Hoeufftianum, raccontando le emozioni della pesca del pescespada. Tra gli oggetti esposti in mostra, per esempio, ci sono un intenso e commovente ritratto su carta di Vitrioli, di proprietà della famiglia, e la medaglia d’oro ricevuta proprio in premio per il Certamen.

Vitrioli vantava una ricca collezione archeologica, in particolare di vasi figurati, insieme ad altri reperti, come statuine in terracotta, lucerne fittili e perfino qualche lacerto di mosaico inserito nei pavimenti delle stanze del palazzo. Poco si sa delle vicende di questo eccezionale patrimonio dopo la sua morte. Molti vasi andarono perduti insieme al palazzo che li ospitava nel grande terremoto del 1908 che distrusse Reggio e Messina. Della ricca collezione resta solo uno splendido cratere a campana a figure rosse, databile IV secolo a.C., custodito al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria ed esposto in questa occasione per la prima volta.

Il cratere presenta, su un lato, una scena con una menade vestita di chitone a balza e un giovane nudo seduto su una roccia. Sul lato opposto sono raffigurati due giovani scalzi che indossano un mantello, in posizione speculare, l’uno proteso verso l’altro. (rrc)