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REGGIO – Le Muse, incontro con Mons. Giacomo D’Anna

Domani pomeriggio, a Reggio, alle 18.00, nella sede de Le Muse, la presentazione del libro Una Voce da dentro di mons. Giacomo D’Anna, parroco della chiesa di San Paolo alla Rotonda.

L’evento rientra nell’ambito degli eventi organizzati da Le Muse in occasione del Ventennale.

Alla conversazione partecipano mons. Giacomo D’Anna, parroco San Paolo alla Rotonda e Cappellano del Carcere,  Giuseppe Cartella, neuropsichiatra e primario Neurologia Policlinico Madonna della Consolazione Reggio Calabria, Emilio Campolo, responsabile Area Pedagogica Casa Circondariale di Reggio Calabria.

I testi verranno letti dai componenti del Laboratorio di Lettura Clara Condello, Marcella Falcone.

Ad arricchire l’evento, la collettiva d’arte Corde e Legami, una collettiva degli artisti delle Muse e di Arte Club Accademia di Catanzaro con la partecipazione degli artisti: Marisa Scicchitano, Mirella Bruni, Ileana Mauro, Ornella Cicuto, Lia Antonini, Mimma Gallelli, Santina Milardi, Francesco Logoteta, Grazia Papalia, Pierfilippo Bucca, Manuela Lugara’, Daniela Campicelli, Antonella Laganà, Adele Leanza, Maria Teresa Cereto, Gabriele Marsico, Rossella Marra, Cristina Benedetto.

La mostra si potrà visitare per tutto il mese di novembre il martedì e il giovedì la mattina, mentre negli altri giorni il pomeriggio.

Il testo vede una introduzione di Vittorio Mondello, arcivescovo emerito di Reggio Calabria – Bova, che, sin dalla prima pagina, ribadisce, come spesso si parla delle carceri ma come strutture fatiscenti, cattive situazioni di vita dei carcerati, legittimità delle pene in attuazione delle leggi dello stato, della carenza di personale.

Questo libro, invece, tende al raccordo tra legge e misericordia e di come sia importante la figura del cappellano che dedica il suo tempo a dialoghi, incontri, conferenze e mette in pratica l’insegnamento di Gesù «ero carcerato e mi avete visitato».

«Uno scritto dal grande valore umano – ha dichiarato Giuseppe Livoti, presidente de Le Muse – perché ci si può imbattere anche nella lettura di elaborati, in cui, oltre alle varie testimonianze di operatori ed esperti, vi sono confessioni di cuore, di coloro i quali non hanno un nome o cognome ma, vivono attraverso una nomenclatura legata solo al numero della cella». (rrc)