ANCORA TENSIONE ALLA CAMERA DURANTE GLI EMENDAMENTI PER L'APPROVAZIONE DEL DECRETO;
Enza Bruno Bossio

Sanità Calabria: sostituita la relatrice Nesci. Meno soldi ai commissari, una prima vittoria

Alla fine l’on. Dalila Nesci (M5S), relatrice del Decreto Sanità Calabria, ha lasciato l’incarico, tra imbarazzi e sospetti di conflitto d’interessi sulle nomine nella Sanità in Calabria. La maratona sugli emendamenti sul contestato decreto ha disseminato qualche “maceria” e creato qualche danno d’immagine non solo al Movimento 5 Stelle, durante attaccato dalle opposizioni, ma soprattutto sull’incolpevole protagonista della vicenda, il dirigente Gianluigi Scaffidi, che, pur avendo un curriculum di tutto rispetto, si è trovato coinvolto nella goffa gestione pentastellata delle nomine. La Calabria, alla fine, dovrà fare a meno di Scaffidi, un ottimo manager della sanità: la sua nomina è stata proposta in una situazione decisamente imbarazzante per lo stesso dirigente e la relatrice Nesci, di cui è stato collaboratore.

Il decreto ha avuto 240 voti su 316 votanti, con 76 voti contrari e adesso passa al Senato con gli emendamenti proposti dal deputati pd Antonio Viscomi, di Fratelli d’Italia Wanda Ferro e di Forza Italia Jole Santelli. Con gli emendamenti scompaiono le indennità di trasferta (20 mila euro) destinate ai commissari, mentre il “premio” di 50mila euro aggiuntivo al compenso previsto sarà legato ai risultati raggiunti.

In buona sostanza, un decreto che distribuisce incarichi e stipendi, ma che, a detta di molti, non risolve i problemi della sanità in Calabria e soprattutto non aiuta i calabresi costretti al cosiddetto esodo sanitario per curarsi in altre regioni. Acido il commento dell’on. Enza Bruno Bossio che aveva rivelato l’inaccettabile “liasion” tra la relatrice del decreto (nominante) e il nominando. «Sul decreto Calabria si infrangono tutti i sogni di gloria dei 5stelle. L’onorevole Nesci si è dovuta inevitabilmente dimettere da relatrice del provvedimento. La responsabilità è stata affidata alla presidente della commissione affari sociali».

«La Camera – ha detto la parlamentare dem – ha sollevato un evidente e macroscopico conflitto d’interessi. La ministra alla Salute Grillo ha dovuto ritirare dall’elenco dei papabili commissari delle Aziende calabresi il nome del collaboratore della Nesci. Due giorni di discussione parlamentare dedicata al decreto Calabria hanno portato allo scoperto tutti i lati oscuri di un provvedimento spacciato come l’unica cura possibile per la sanità calabrese ma, nei fatti, funzionale solo agli interessi di tipo privatistico dei 5stelle. La efficace opposizione in aula del Pd ha avuto il merito di mettere a nudo tutte le opacità e le anomalie normative, nonché l’evidente profilo incostituzionale del provvedimento. Questa vicenda è esemplificativa della reale natura del Movimento 5 Stelle, intransigente e giustizialista con i nemici politici, ipocrita e bugiardo nella propria azione quotidiana di potere”.

La dichiarazione di voto (contrario) dell’on. Wanda Ferro (FdI) è ugualmente al vetriolo nei confornti della compagine governativa. «Se certo c’è la necessità di tutelare i livelli essenziali di assistenza e di garantire il fondamentale diritto alla salute dei calabresi mediante la risoluzione delle gravi inadempienze amministrative e gestionali, – ha detto – non si può dimenticare che la sanità in Calabria è commissariata dal governo da ben 10 anni con effetti distorsivi che ricadono su tutti i pazienti. Soprattutto non si può sottacere che nella realtà il decreto legge non interviene con misure mirate per risolvere le valide e condivisibili motivazioni in premessa, ma rappresenta un modo per consegnare al governo tutti i poteri di nomina per assumere il controllo delle strutture sanitarie calabresi. Altro che attenzione per l’interesse dei cittadini calabresi e della loro salute. I Cinque stelle in Calabria hanno attaccato per anni la gestione commissariale, ritenendola inadeguata a risolvere i reali problemi della sanità. Oggi che sono al governo si comportano come i loro predecessori, anzi in maniera ancora più arrogante.  I nomi indicati dal commissario Cotticelli per la guida delle aziende sanitarie e ospedaliere sono la cartina al tornasole che rivela la volontà del governo di occupare le postazioni di potere. Al di là delle competenze professionali e gestionali dei manager designati, che non mettiamo in discussione, colpisce non poco la circostanza che provengano tutti, tranne uno, da fuori regione. Si tratta di un’operazione tutta politica di occupazione di potere, pagata a caro prezzo dai cittadini, in cui l’attuale governo si distingue per particolare sfacciataggine. Difficile credere che i nuovi commissari straordinari, provenienti da altri contesti professionali e profumatamente pagati, potranno fare molto prima di capire la situazione e ritornare da dove sono venuti.  Abbiamo già evidenziato, in sede di esame delle questioni pregiudiziali, che questo decreto non affronta i problemi urgenti e necessari per la salute dei cittadini calabresi, costretti quotidianamente ad affrontare inefficienze e carenze strutturali nonché una dolorosa emigrazione sanitaria. Infatti il provvedimento viola l’autonomia della Regione Calabria – che verrebbe completamente esautorata delle sue competenze – andando a pregiudicare, definitivamente, la leale collaborazione che la Costituzione impone tra le diverse componenti dello Stato i cui poteri e le cui funzioni sono fissati e garantiti, giova ricordarlo, dalla medesima Carta costituzionale.  Abbiamo presentato una serie di emendamenti al decreto, il più rilevante dei quali ha riguardato l’immediato sblocco del turn-over del personale delle aziende sanitarie ed ospedaliere. È infatti incredibile che il governo, dichiarando di volere affrontare le criticità della sanità in Calabria, non abbia valutato come prioritario il tema di dotare le aziende sanitarie e ospedaliere del necessario personale medico e sanitario, dopo ben otto anni di blocco delle assunzioni che hanno mandato al collasso i reparti e soprattutto creato un vuoto gravissimo nel prezioso processo di trasferimento delle competenze tra i medici più anziani e quelli più giovani, decretando la morte di quelle ‘scuole di medicina’ che per decenni sono stati una risorsa preziosa per la qualità dell’assistenza. Dopo che le opposizioni hanno chiesto con forza al governo di correggere questa evidente stortura, la maggioranza ha acconsentito ad emendare il testo al fine di sbloccare il turn-over».

Wanda Ferro
Wanda Ferro (FdI)

La deputata di Fratelli d’Italia dopo aver dato atto alla maggioranza «di non essersi incaponita, questa volta, su una norma che avrebbe avuto effetti devastanti per la sanità calabrese, ma di avere recepito questa modifica del decreto che consentirà di procedere alle necessarie assunzioni» ha evidenziato come «per una volta siamo riusciti a dialogare e a confrontarci per fare l’interesse dei cittadini». Abbiamo proposto – ha detto la Ferro – «due emendamenti approvati in commissione, il primo sulla necessità del Commissario ad acta di confrontarsi con il rettore nelle nomine dei commissari delle aziende ospedaliero-universitarie, il secondo che pone limiti ai compensi dei Commissari straordinari. È la prova che la nostra non è una posizione pregiudiziale, ma un impegno diretto a migliorare le norme nell’interesse dei cittadini».

«In aula – ha detto infine l’on. Ferro – sono poi stati approvati alcuni emendamenti presentati insieme alla collega Maria Teresa Bellucci, come quello che condiziona la corresponsione del compenso aggiuntivo ai commissari alla valutazione positiva della loro attività, quello che elimina il rimborso delle spese documentate per i commissari residenti fuori regione, e quello che aumenta il periodo dopo il quale deve essere fatta la verifica dei commissari. Purtroppo decine di emendamenti non sono stati presi in considerazione, in particolare avremmo voluto rendere più trasparenti e rispondenti a criteri meritocratici le nomine, ma soprattutto ridurre gli emolumenti per i commissari straordinari, l’unica voce di spesa che sembra stare realmente a cuore al governo. Mentre si spendono soldi per pagare le indennità ai commissari che arrivano da fuori regione, come se in Calabria non fosse possibile individuare personalità oneste e competenti, si lasciano le briciole per l’indispensabile ammodernamento tecnologico delle strutture, mentre si è addirittura ignorato il tema della carenza di personale. Per non parlare poi del disprezzo manifestato dalla maggioranza nei confronti della Stazione Unica Appaltante calabrese che, in maniera preconcetta e ingiustificata, è stata estromessa dalla gestione dell’approvvigionamento dei servizi e delle forniture per le aziende ospedaliere calabresi. Insomma secondo il governo basta riservarsi la scelta dei commissari e pagarli profumatamente per risolvere i problemi di una sanità disastrata, ridurre le liste di attesa, porre rimedio alle gravissime carenze infrastrutturali. E purtroppo sono i calabresi a pagare il prezzo dello spot politico 5 stelle: grazie al Governo, ai tanti Commissari governativi che si sono succeduti e anche alla Regione, i calabresi subiranno l’incremento delle aliquote fiscali di Irap e l’addizionale regionale all’Irpef. Giudichiamo positivamente, invece, la previsione della collaborazione con la Guardia di Finanza, fiduciosi che questo non sia solo uno specchietto per le allodole ma che ci sia la volontà di affidare realmente le funzioni di controllo amministrativo ad un corpo investigativo specializzato, per porre un freno alle voragini di risorse pubbliche, alle irregolarità amministrative e alle infiltrazioni criminali». (rrm)