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Sanità, Occhiuto: Intervenire su retribuzione e reclutamento medici

«A noi mancano medici specialisti che occorrono nelle corsie degli ospedali», per questo si deve intervenire sulla loro retribuzione e sul loro reclutamento. È quanto ha dichiarato il presidente della Regione e commissario ad acta, Roberto Occhiuto, a Mattino 5.

«Vado spesso negli ospedali perché governo la sanità in Calabria come commissario, e nella mia Regione i problemi che ci sono nel resto del Paese sono ancora più acuiti da tanti anni di commissariamento», ha spiegato Occhiuto, sottolineando come «in Italia paghiamo il fatto che la sanità non è stata mai considerata dai governi degli ultimi decenni un Ministero di seria A, per cui le scelte sono state spesso sbagliate in termini di programmazione».

«Questo è un Paese – ha proseguito – nel quale fino a qualche tempo fa si diceva che c’erano troppi medici. Oggi dobbiamo prendere i medici dall’estero. È un Paese che non si è mai occupato della retribuzione dei medici che oggi vanno all’estero perché sono meglio pagati.
È un Paese che non ha mai investito sull’assistenza territoriale, per cui oggi tutto si riversa sui pronto soccorso. I medici di medicina generale non sono più quelli di un tempo. Quando ero ragazzo si chiamava il medico e veniva a casa, oggi il medico di medicina generale manda subito il paziente al pronto soccorso e, mancando anche le guardie mediche, i pronto soccorso stanno scoppiando.
Poi ci sono i clamorosi errori di programmazione anche in ordine alle specializzazioni».

«Per tanti anni – ha detto ancora – l’Ordine dei medici ha detto che in Italia c’erano troppi medici. Oggi invece si discute, giustamente, della mancanza dei medici».

Il Governatore, poi, ha messo l’accento sul fatto che «il saldo tra medici importati ed esportati in Calabria è chiaramente negativo. La nostra Regione ha uno dei sistemi sanitari meno attrattivi. Si pensi ad un giovane medico specializzato che ha mercato in tutti gli ospedali d’Italia: se deve scegliere se andare a lavorare in una struttura meglio attrezzata del Paese oppure a Polistena, a Locri, o a Melito Porto Salvo, io suppongo che non opterà per questi ultimi ospedali».

«Per questo motivo, qualche mese fa – ha illustrato – ho fatto un accordo per avere a disposizione un contingente di medici cubani. Sono stato attaccato da tutti, ma ora tutti vorrebbero prendere i medici cubani. Credo di essere stato peraltro uno dei primi a denunciare la stortura dei medici a gettone negli ospedali».

«Nella mia Regione – ha detto ancora – ho scoperto che alcune aziende sanitarie erano costrette a pagare 150 euro ad ora ai gettonisti. Succedeva dunque che medici incardinati nel sistema sanitario nazionale pubblico, che costavano massimo 7mila euro al mese, tra netto, contributi e oneri previdenziali, una volta che andavano a lavorare nelle cooperative private, costavano, invece, per le stesse ore di lavoro, anche 50mila euro al mese: dunque, 43mila euro venivano sottratti alla cura dei pazienti».

«In questo Paese – ha evidenziato ancora – si è privatizzato il sistema delle professioni sanitarie perché non c’è stata programmazione e sono contento che il ministro Schillaci abbia messo un freno all’uso delle cooperative dei medici a gettone. Un fenomeno che inoltre crea delle sperequazioni a livello territoriale, perché il Nord può pagare questi medici a differenza delle Regioni meridionali».

Per Occhiuto, poi, «la centralizzazione della sanità in Calabria non ha funzionato». Lo dimostrano i 12 anni di commissariamento, in cui il sistema sanitario veniva gestito dal Governo attraverso un commissario e non dalla Regione stessa.

«I problemi legati alla retribuzione dei medici, ad esempio – ha spiegato – dipendono da scelte nazionali e non da scelte regionali.
Negli ultimi decenni, ogni volta che si forma un governo tutti si chiedono chi mandare al Ministero degli Interni o della Difesa, ma non al Ministero della Salute degli italiani che è, invece, un Ministero centrale. Oggi ci stiamo rendendo conto di quanto sia importante governare la sanità in maniera tale da assicurare il diritto alla cura». (rrm)