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Giuditta Levato

SELLIA MARINA (CZ) – La Cgil Area Vasta ricorda Giuditta Levato

Nella giornata di oggi, a Sellia Marina, si è ricordata la figura di Giuditta Levato, simbolo delle lotte agrarie e per il diritto al lavoro in Calabria. Un evento organizzato dalla Cgil Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo, e che è cominciato con la deposizione di una corona di fiori nel luogo in cui ha vissuto, alla presenza del nipote Antonio Scumaci, dei dirigenti della Cgil, tra cui il segretario nazionale della categoria Flai, Davide Fiatti, oltre che al segretario generale dell’Area Vasta, Raffaele Mammoliti, e il sindaco di Sellia Marina, Francesco Mauro.

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Alla commemorazione ha partecipato anche Raffaele Falbo, sindaco di Melissa (Crotone), il comune teatro, 70 anni, fa dell’eccidio di tre giovani contadini: «C’è un filo rosso che ci unisce con Sellia Marina e che ci deve spronare a fare rete, dalle istituzioni come il governo e la Regione agli amministratori e sindacati e tutti parti sociali, per garantire un futuro migliore alla Calabria».

Al termine della commemorazione, il dibattito nella sala consiliare del Municipio di Sellia Maria – sul tema L’Agricoltura oggi per una nuova stagione dei diritti e contro il caporalato. Ai lavori, presieduti da Elsa Bonazza, segretaria CGIL Area Vasta, ha partecipato anche Battista Platì, segretario generale Flai Area Vasta.

«La storia di Giuditta Levato – ha dichiarato il segretario Raffaele Mammoliti – che ricordiamo oggi nel giorno del 73esimo anniversario della sua tragica fine, non può essere relegata solo alla memoria e alla tradizione orale, ma deve essere scolpita nella conoscenza, perché è una storia ancora attuale».

«Informandomi sulla storia di questa lavoratrice – ha dichiarato il segretario nazionale della categoria Flai, Davide Fiatti – ho scoperto una cosa simbolica che è anche un segnale concreto: a Ciampino, grande Comune vicino Roma, la strada intitolata a Giuditta Levato è parallela quella intitolata a Placido Rizzotto. Questo significa che la Levato è un patrimonio non solo calabrese, che quello che è successo qui è esemplificativo di quello che è successo altrove e che i problemi della Calabria sono i problemi di tutt’Italia. Dovete e dobbiamo essere fieri di una figura e di una storia come quella di Giuditta Levato».

Secondo Raffaele Mammoliti, «la lotta per la coltivazione della terra e la rivendicazione del sacrosanto diritto al lavoro rappresentano il filo rosso che da sempre lega l’eccidio di Melissa e l’eccidio di Fragalà, dove rimasero uccisi tre giovani e che abbiamo ricordato in occasione del 73esimo anniversario dalla scomparsa».

Il lavoro resta una emergenza del Mezzogiorno e della Calabria: «C’è bisogno di un risveglio civico e democratico – dice il segretario generale dell’Area Vasta – anche perché mai come in questo momento abbiamo avuto strumenti e risorse per mettere in campo azioni concrete volte al superamento delle criticità che frenano lo sviluppo e superare i problemi del lavoro».

«La storia di Giuditta Levato – ha proseguito Mammoliti – non può essere relegata solo alla memoria e alla tradizione orale, ma deve essere scolpita nella conoscenza, perché è una storia ancora attuale».

«Il sacrificio della Levato – ha dichiarato il sindaco Mauro – deve sollecitare tutti a mettere al centro la dignità delle persone attraverso il lavoro. È nostro dovere di istituzioni creare le condizioni affinché i nostri giovani restino qui a lavorare. Giuditta, alla quale è stata dedicata la sala conferenze del Museo Musmi e una sala del Consiglio regionale, rappresenta un esempio di coraggio e di determinazione nella difesa di questo diritto».

«La legge contro il caporalato di cui si è dotato il nostro Paese – ha aggiunto Battista Platì – è una norma importante e fondamentale  dal momento della entrata in vigore sta dando risultati importantissimi e a maggior ragione deve essere fatta funzionare completamente. Va spezzato il legame malato e illegale tra caporali e imprese e tra caporali e lavoratori perché per troppo tempo si è considerato questo ambito come il settore della intermediazione del lavoro, ma a farne le spese sono stati i lavoratori». (rcz)