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Mome Festival

SIMERI CRICHI (CZ) – Presentata la terza edizione del Mome Festival

È stata presentata, a Simeri Crichi, la terza edizione del Mome Festival – Momenti di Memoria, promosso dal Comune di Simeri Crichi e co-finanziato dal Pac Calabria 2014-2020 (azione 1, tipologia 1.3, annualità 2019), in partenariato con l’associazione culturale Confine Incerto che cura il progetto fin dal 2018 nei suoi aspetti artistici e organizzativi.

Il progetto multi-culturale – che mette insieme strettamente appuntamenti dedicati alla ricerca e formazione, musica, teatro, street art, trekking archeologico e performativo il coinvolgimento delle associazioni e dei produttori locali – è stato presentato  alla presenza del vicesindaco Eugenio Grande, del direttore artistico Emanuela Bianchi e del co-direttore artistico, Giorgia Boccuzzi.

23 giorni di programma che partirà già domani con l’avvio dei lavori del murales che sarà inaugurato domenica 27 giugno, mentre entrerà nel vivo dei laboratori giovedì 10 giugno.

Si torna in presenza senza filtri virtuali, «sulla soglia delle nostra pelle che è l’unico strato sottile che ci separa dal mondo», ha sottolineato il direttore artistico Emi Bianchi, preceduta dai saluti del vice sindaco Grande, e dall’introduzione del co-direttore Giorgia Boccuzzi. Il vice sindaco ha rimarcato l’importante collaborazione avviata con Confine incerto, e la necessità di arrivare alla storicizzazione di un evento che ha saputo coinvolgere la comunità “formandola” alla ricerca della propria identità culturale.

«Siamo giunti alla terza edizione del MoMe – ha detto Giorgia Boccuzzi – quello che è il nostro giro di boa. Nel 2017 infatti è iniziato il percorso che ci ha portati fin qui. Un cammino iniziato grazie alla Giunta regionale guidata dal presidente Mario Oliverio che con questi bandi ha dato l’opportunità anche a delle piccole realtà, associazioni e comuni, di realizzare qualcosa di importante per le comunità.  All’epoca si era stabilito che, raggiunta la terza annualità, si sarebbe potuto accedere a bandi più corposi: fare “il salto di qualità”. Bene, cambiata l’amministrazione regionale questa possibilità è venuta a sfumare. Non sappiamo perciò se il Comune di Simeri Crichi avrà la volontà e la forza economica soprattutto di finanziare una quarta edizione ma sappiamo per certo che l’associazione ‘Confine Incerto’, grazie anche alla sinergia creata con questo Comune, è sempre stata lontana dalla logica dei grandi numeri e dei grandi eventi perché crediamo fermamente nella cultura di prossimità, nella cultura accessibile a tutti».

«Per questo motivo – ha aggiunto – quando nel 2020 si era paventata la possibilità di fare il Festival in streaming abbiamo rinunciato: non abbiamo voluto avallare quella che per noi sarebbe stata una deriva umana, non abbiamo voluto svilire un progetto che è nato sulla base del rapporto reale con il territorio e quindi con i suoi abitanti. Ed è per questo che, da sempre, il MoMe ha improntato la sua programmazione sulla formazione prima che sullo spettacolo, al quale comunque è dedicata l’ultima parte del nostro programma. Perché crediamo sia importante formare un pubblico che abbia coscienza critica e consapevolezza. E perché, ora più che mai, sappiamo che è solo  negli  altri che vi è salvezza e crescita, umana e professionale».

La direttrice artistica, Emi Bianchi, ha prima di tutto voluto ringraziare il sindaco di Simeri Crichi Piero Mancuso, il vicesindaco Eugenio Grande, Don Francesco Cristofaro, che ha messo a disposizione la Collegiata, l’assessore comunale alla Cultura, Caterina Zangari, Maria Rubino, l’avvocato Giulino, la Regione Calabria e tutti i partner di progetto.

«La terza edizione del MoMe Festival come potrete immaginare avrebbe dovuto svolgersi nel 2020, nessuno poteva immaginare cosa poi sarebbe successo – ha affermato Emi Bianchi –. Il tema che avevamo scelto era ed è la memoria del corpo, e dopo più di un anno di assenze e riduzioni della presenza e della prossimità riteniamo questo tema di grande attualità: il corpo come luogo della memoria, e narratore di memorie. Il corpo e la presenza sono al centro del nostro sguardo con le sue molteplici declinazioni».

I laboratori

«Ci avviciniamo al tema con tante domande a cui ognuno è chiamato a trovare risposte – ha spiegato ancora la direttrice artistica, che è entrata nel dettaglio del programma: iniziamo, quindi, con un cantiere sull’identità e gli stereotipi a cura di Anna Macrì. Quante cose dice un corpo? Il laboratorio attraverso una metodologia ludico creativa, come di consueto in tutti i nostri cantieri di formazione, indaga le forme di identità e gli stereotipi legati al “corpo visibile”, Quanto sono profondi e inconsci gli stereotipi associati a ciò che “vediamo” più che a ciò che sappiamo, e come rendere coscienti questi trabocchetti del nostro sistema bioculturale”».

Come di consueto il Festival in buona parte si rivolge al pubblico più importante per “Confine Incerto” : i bambini. «A loro – ha spiegato ancora Bianchi – rivolgiamo il cantiere di linguaggio non verbale a cura della associazione “Conimieiocchi” (con Francesco Votano e Maria Grazia Bisurgi) qui il fulcro è il corpo parlante, con i suoi significati che non hanno bisogno di parole. Sempre per bambini abbiamo previsto il trekking archeologico a cura dell’archeologo Lorenzo Chiricò di Aps Asperitas, sul sentiero che porta alle grotte di San Bartolomeo. Ci sembra molto importante questa esperienza che vede il corpo muoversi all’interno di un luogo sacro e al contempo misterioso come le grotte, un modo per esorcizzare e riscrivere la memoria delle Grotte in cui siamo stati confinati durante questo anno per necessità. Ma anche Memorie da eremita per giovani del futuro, il corpo nella solitudine della grotta, come nella solitudine della casa, nel grembo della natura, a risignificare quindi il confinamento con me esperienza non solo negativa».

Per i bambini, ma anche per i genitori, quindi per le famiglie, è in programma il cantiere di “Body percussion” a cura di Peppe Costa in arte Yosonu.

Da sottolineare, anche, l’appuntamento con il corpo nella sua effimera essenza catturato dalla luce del sole nel cantiere di cianotipia, a cura di Fosca Democrito, il 21 e 22 giugno.

«L’idea di viaggio lento e quindi di un pensiero lento che osserva se stesso nel luogo in cui è, assaporandone tutta l’essenza e facendo scaturire memorie, ricordi e sogni, è invece al centro del trekking artistico a cura degli “Instabili vaganti” – ha spiegato ancora Bianchi – che con la loro performance “Follow the Angel” ci trasporteranno in due itinerari molto suggestivi, si svolgeranno infatti domenica 20 uno all’alba sul litorale di Simeri e l’altro al tramonto nel borgo di Simeri, due scenari diversi e due esperienze diverse».

L’opera scultorea e itinerante dell’artista Giuseppe Nisticò visitabile durante il trekking performativo “Follow the Angel” giorno 20 Giugno nel Borgo di Simeri.

Nel corso del festival, potrà essere visitata anche la mostra del signor Chirico, un curatore della memoria, che da solo negli anni, ha avuto la cura e la meticolosità di raccogliere cimeli e oggetti del periodo storico della Grande guerra, “ogni oggetto – spiega ancora Emi Bianchi – è una memoria, è una storia, è una vita, è l’assenza del corpo che lascia traccia in ciò che ha usato,in ciò che è stato vissuto”.

Il 27 giugno la chiusura

Domenica 27 giugno il festival si conclude nel borgo di Simeri Crichi con l’inaugurazione alle ore 19 del murale a cura dell’Associazione “Ilorazepam”; alle ore 21 nella splendida cornice della collegiata si assisterà allo spettacolo teatrale “Dietro il Sud” di e con Emi Bianchi. “Un monologo, una biografia emotiva, un’esigenza di narrare la partenza necessaria, quasi obbligata, di un corpo e di confrontarsi con una problematica atavica del nostro territorio: l’emigrazione”, ha illustrato Giorgia Boccuzzi.

Alle ore 22.30 sarà poi la volta del concerto dal vivo di Gianluca De Rubertis. Leccese di nascita, nel 2001 fonda il gruppo  Studiodavoli e dal 2007 inizia a collaborare con Alessandra Contini con la quale forma il suo Il Genio. Nel 2012 De Rubertis lancia il proprio progetto solista. Tante sono le collaborazioni in questi anni, da Roberta Dell’Era a Enrico Gabrielli, dai Diaframma a Mauro Ermanno Giovanardi(rcz)