SIMERI CRICHI (CZ) – Chiusa con successo la terza edizione del Mome Festival

È con lo spettacolo di Emi BianchiDietro il Sud e il concerto di Alex Ricci che si è chiusa la terza edizione del Mome – Festival della Memoria, promosso dal Comune di Simeri Crichi e co-finanziato dal Pac Calabria 2014-2020 (azione 1, tipologia 1.3, annualità 2019), in partenariato con l’associazione culturale Confine Incerto che cura il progetto fin dal 2018 nei suoi aspetti artistici e organizzativi, grazie al direttore artistico Emi Bianchi e al co-direttore artistico, Giorgia Boccuzzi, affiancate da Anna Macrì.

Dietro il sud è una biografia emotiva che nasce dall’esigenza di confrontarsi con una problematica storica del nostro territorio: l’emigrazione, con il vissuto emotivo che accompagna tutti i migranti del mondo. La necessità di conoscenza, di lavoro, di gratificazione, di affetto, di riscatto, di coraggio, la saudaji, la nostalgia intesa come passione del ritorno, la necessità di raccontare.

Emi Bianchi, con la sua espressività coinvolgente, misura lo spazio con falcate leggere che richiamano l’attenzione del pubblico come una calamita e trattiene gli occhi sul filo emotivo. Racconta e richiama muovendosi tra valige e cappelli: è un’emigrata spinta dai suoi stessi concittadini ad andare altrove alla ricerca di realizzazione. Così come hanno fatto i suoi amici, zii e cugini prima di lei. Una scelta obbligata, come un’usanza che non si può rompere. Nel viaggio ritornano i momenti più significativi dell’esistenza per quanto quotidianamente vissuta: partenze, distacchi, funerali, feste, innamoramenti; storie narrate da chi è già partito e mai più tornato e da chi invece ha deciso di narrare la “restanza” benché tanto legata al viaggio lontano dei cari.

La protagonista è portatrice di uno sguardo alterato dal ricordo, un continuo rimando alla propria terra. Si tratteggia infine una figura di migrante inteso come qualsiasi persona che si trovi a vivere una condizione di estraneità: là dove non hai diritto, dove non ti è concesso di entrare, dove il potere è un’estorsione, si è sempre migranti, in quanto espropriati del diritto di scegliere, e questo, può succedere ovunque, qui come altrove. La differenza è andare per lottare contro una condizione o restare per lottare contro una condizione.

Al termine dello spettacolo, Emi Bianchi ha voluto ringraziare – oltre che don Francesco Cristofaro per la disponibilità e il Comune di Simeri Crichi, in particolare il sindaco Piero Mancuso, il vicesindaco Eugenio Grande, l’assessore alla Cultura Caterina Zangari e la consigliera Maria Rubino – tutta la squadra del Mome, chiamando sul palco la co-direttrice Giorgia Boccuzzi e Anna Macrì, sottolineando quanto è stato importante per gli operatori dello spettacolo poter tornare a recitare dal vivo, dopo mesi di sacrifici che hanno visto sacrificato in maniera questo settore.

A seguire, il concerto di Alex Ricci, chitarrista, cantautore, compositore e autore,, considerato uno tra i migliori chitarristi blues italiani. Nel 2004 partecipa al Pistoia Blues Festival. Nel 2006 ha suonato con Dywane Thomas(padre di MonoNeon). Dal 2007 è il chitarrista degli Après la Classe, lavora a quattro album e ai tour in Italia e all’estero (USA, EU). Nel 2008 ha ricevuto il “Premio Lorenzo Vecchiato” come migliore artista blues. Nel 2013 presenta il primo album, “Gonna Rossa”, 11 canzoni blues/rock/pop. Nel 2014 è nata Idea Sonica la sua Scuola di Chitarra a Giulianova (Te).

Nel 2015 si è aggiudicato il 2° posto come miglior chitarrista della scena indipendente. Nel 2018 ha collaborato con il Bluesman Corey Harris.

Il 15 gennaio 2021 è uscito “Stanotte ritorno da te“ primo singolo con la discografica FreeComMusic/Cosmica, il 16 aprile 2021 “Cambierà” feat Carmine Tundo (La Municipal), il 18 giugno 2021 “Portami Via” una vera e propria bomba solare.

La Verità” verrà pubblicato nel 2021. È un album composto da undici canzoni inedite fra il pop e il folk. Featuring come Erica Mou, Après La Classe, Corey Harris, Carmine Tundo (La Municipal), 2Moellers danno un grande contributo artistico ad un album fatto bene.

Ieri pomeriggio, infine nel borgo di Simeri Crichi è stato anche inaugurato il murale a cura dell’associazione “Ilorazepam”. Nel corso del festival è stata allestita e visitata anche la mostra del signor Chirico, un curatore della memoria, che da solo negli anni, ha avuto la cura e la meticolosità di raccogliere cimeli e oggetti del periodo storico della Grande guerra. (rcz)

SIMERI CRICHI (CZ) – Domenica lo spettacolo “Dietro il Sud” di Emi Bianchi

Domenica 27 giugno, alle 21, a Simeri Crichi, nella Collegiata, è in programma lo spettacolo Dietro Sud di Emi Bianchi.

L’evento rientra nell’ambito del Mome Festival – Festival della Memoria, promosso dal Comune di Simeri Crichi e co-finanziato dal Pac Calabria 2014-2020 (azione 1, tipologia 1.3, annualità 2019), in partenariato con l’Associazione culturale Confine Incerto e con la direzione artistica di Emi Bianchi. Co-direttore è Giorgia Boccuzzi.

Dopo l’affascinante camminata performativa Follow the angel, che ha catturato l’attenzione e coinvolto tanti appassionati di trekking – che ha consentito agli appassionati di immergersi nella natura, grazie al viaggio condotto da “Instabili vaganti”, viaggiamo verso l’appuntamento con lo spettacolo di e con Emi Bianchi, prodotto da “Confine Incerto”, Dietro il Sud.

Parliamo di una biografia emotiva che nasce dall’esigenza di confrontarsi con una problematica storica del nostro territorio: l’emigrazione, con il vissuto emotivo che accompagna tutti i migranti del mondo. La necessità di conoscenza, di lavoro, di gratificazione, di affetto, di riscatto, di coraggio, la saudaji, la nostalgia intesa come passione del ritorno, la necessità di raccontare. Lo spettacolo ruota intorno ai racconti di un’emigrata spinta dai suoi stessi concittadini ad andare altrove alla ricerca di realizzazione. Così come hanno fatto i suoi amici, zii e cugini prima di lei. Una scelta obbligata , come un’usanza che non si può rompere. Nel viaggio ritornano i momenti più significativi dell’esistenza per quanto quotidianamente vissuta: partenze, distacchi, funerali, feste, innamoramenti; storie narrate da chi è già partito e mai più tornato e da chi invece ha deciso di narrare la “restanza” benché tanto legata al viaggio lontano dei cari. L’appuntamento è domenica 27 giugno alle 21 nella Collegiata di Simeri.

Concluso nei giorni scorsi, invece, il laboratorio di Cianotipia, a cura di Fosca Democrito, dalle 15 alle 19 nel Policentro di Simeri Crichi.

Il workshop ha visto una introduzione teorica sulla storia di questo antico metodo di stampa e di come possa adattarsi perfettamente a diverse tipologie di supporto e di riproduzione delle immagini e proseguirà quindi con la preparazione di una base in carta emulsionata manualmente con la soluzione chimica fotosensibile. I partecipanti sono stati guidati nella realizzazione della soluzione e nella successiva applicazione su carta/tessuto.

E la magia della stampa arriva attraverso l’esposizione alla luce solare. Ma chi è Fosca Democrito? Catanzarese, classe 1985, dopo gli studi di recitazione frequenta l’indirizzo di Arte Fotografica alla Westminster University di Londra. Conseguita la laurea, assiste il professor Fabio Amerio presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Nel 2012 si trasferisce sulle Dolomiti dove raggiunge la natura e sviluppa un approccio più intimo e artigianale con il suo lavoro fotografico, esplora una varietà di temi tra cui il mondo onirico, la natura, la femminilità, nonché l’inconscio e il concetto di intento. Stilisticamente, le sue immagini sono sempre sospese tra la veglia e il sogno; la tecnica del cianotipo facilita con le sue pennellate di blu di Prussia a creare questa atmosfera onirica. Lavora principalmente in Sicilia e a Roma. (rcz)

SIMERI CRICHI (CZ) – Mome Festival, l’evento “Follow the angel”

Domani, a Simeri Crichi, nell’ambito della terza edizione del Mome Festival – Momenti di Memoria, promosso dal Comune di Simeri Crichi e co-finanziato dal Pac Calabria 2014-2020, in partenariato con l’Associazione culturale Confine Incerto, è in programma Follow the angel, a cura di Instabili Vaganti.

Si tratta di una camminata performativa, un’esperienza sensoriale che permette al pubblico di attraversare un paesaggio, o un luogo che si intende valorizzare, con un ritmo lento, in silenzio, in ascolto, per riscoprire la dimensione contemplativa del viaggio, il cui obiettivo è quello di connettere l’arte al paesaggio naturale, contribuendo a svelare luoghi nascosti ed allo stesso tempo preziosi di un territorio, ma anche e soprattutto quello di generare una riflessione sui ritmi frenetici che caratterizzano il nostro vivere quotidiano, al fine di riscoprire un tempo armonico, che permette di riconciliarsi con la natura.

Ma i particolari vanno vissuti, non raccontati, per questo l’invito è quello di prenotare la partecipazione contattando il 392 02 40 274, oppure scrivendo a  segreteriamomefest@gmail.com (o ancora sulla pagina Facebook del MoMe).

Intanto, si è chiuso il cantiere spettacolo sul tema il clown e la poetica del fallimento, laboratorio teatrale a cura di ConimieiOcchi con Maria Grazia Bisurgi e Francesco Votano che si è svolto martedì 15 e mercoledì 16 giugno nel Policentro di Simeri Crichi.

Nel corso del cantiere a cura di ConimieiOcchi, Maria Grazia Bisurgi e Francesco Votano si sono soffermati sulla poetica del fallimento che abita la figura del Clown, ne è la sua natura: tutto il suo gioco vitale si muove intorno all’incapacità di “potere nel mondo”. Il Clown abita la follia in modo affascinante dandoci la possibilità di deliziarci in rappresentazioni non eroiche – hanno spiegato ai partecipanti – gioca con i suoi fallimenti facendo di essi la propria forza e la propria espressione: è sproporzionato nei modi e maniere, assente nell’ordine tra corpo e mente, ma ha la capacità di scivolare attraverso la vita con sicure franchezza e grazia, dandoci la possibilità di rinunciare ad un po’ della nostra “presa mortale sul controllo”.

Il laboratorio è stato condotto dai docenti attraverso la metodologia della docente americana Merry Conway: dopo una prima fase di formazione del gruppo, esercizi di riscaldamento e preparazione del corpo; la prima tappa è stata rappresentata dall’approccio  al travestimento e alla creazione del proprio costume “clown”. La seconda fase è stata strettamente legata all’esperienza sulla “poetica del fallimento” attraverso l’esercizio del cerchio di fuoco, definizione costume e relazione con il “naso”, la maschera del clown. (rcz)

SIMERI CRICHI (CZ) – Mome Festival, al via il cantiere teatrale “Identità e stereotipi”

Nell’ambito del Mome Festival – Momenti di Memoria, in corso a Simeri Crichi,  il festival diretto da Emi Bianchi affiancata da Giorgia Boccuzzi e promosso dal comune di Simeri Crichi e co-finanziato dal Pac Calabria 2014-2020 (azione 1, tipologia 1.3, annualità 2019), in partenariato con l’associazione culturale Confine Incerto che cura il progetto fin dal 2018 nei suoi aspetti artistici e organizzativi.

Il primo appuntamento – che ha visto la prima tappa ieri e continuerà sempre questo pomeriggio dalle 17 alle 20 nel Parco Giochi di Simeri Mare – ha visto una sentita partecipazione: un laboratorio finalizzato a scandagliare il senso della propria identità e di come si sviluppa attraverso le relazioni affettive e sociali con il riconoscimento del proprio essere, del proprio corpo e l’accettazione verso se stessi e il riconoscimento sociale della propria identità passa proprio attraverso il corpo identitario. Nella costruzione della propria identità e nello sviluppo di momenti critici di tale costruzione, gli stereotipi di genere e la cultura del pregiudizio hanno un peso non indifferente e possono operare un danno enorme, complicando fino allo sfinimento la possibilità di autorealizzazione del singolo.

Il laboratorio di Confine Incerto, Cantiere identità e stereotipi, mira a dimostrare, come attraverso l’opera didattica teatrale sull’azione del corpo e nella sua consapevolezza, si può scoprire l’esistenza di una serie di forme alternative per dare spazio ad una cultura delle differenze in tutti i contesti, offre la possibilità di rivedere il concetto di categoria e i relativi giudizi di valore.

Questo pomeriggio parte anche il Cantiere per bambini sul linguaggio non verbale, a cura di Francesco Votano e Maria Grazia Bisurgi.

Il Laboratorio teatrale – che si terrà dalle 15.30 alle 18.30 nel Policentro di Simeri Crichi – si struttura su una plot con tematica sociale (accoglienza ed emarginazione) indagata attraverso la comicità. I ragazzi saranno condotti grazie ad una serie di giochi/esercizio e feedback alla strutturazione di un vero e proprio spettacolo teatrale.

Cantiere per bambini sul linguaggio non verbale si terrà anche domani, sabato 12 giugno dalle 11 alle 13, e domenica 13 giugno, dalle 15.30 alle 18.30 sempre al Policentro di Simeri Crichi.

Domani e domenica, dalle 18 alle 20 al Parco giochi di Simeri Mare, invece, è in programma il Cantiere per adulti e bambini  “Body percussion”  a cura di Giuseppe Costa, in arte Yosonu. Il laboratorio si struttura in un percorso di propedeutica musicale nel quale i partecipanti imparano a riconosce, codificare ed acquisire senso ritmico, tramite l’uso del corpo e di piccole percussioni.

Domenica 13 giugno sarà la volta anche del Trekking archeologico per bambini a cura di Aps Asperitas con Lorenzo Chirico (appuntamento alle 9.30 al Borgo di Simeri Crichi). (rcz)

In copertina, foto di Claudia Olivadese e Vincenzo Lazzaro

SIMERI CRICHI (CZ) – Al via la terza edizione del Mome Festival

È con il Cantiere Teatrale “Identità e Stereotipi” a cura di Anna Macrì che si apre, a Simeri Crichi, la terza edizione del Mome Festival – Momenti di Memoria,  il festival promosso dal comune di Simeri Crichi e co-finanziato dal PAC Calabria 2014-2020 (azione 1, tipologia 1.3, annualità 2019), in partenariato con l’associazione culturale Confine Incerto che cura il progetto fin dal 2018 nei suoi aspetti artistici e organizzativi.

Il progetto multi-culturale – che mette insieme strettamente appuntamenti dedicati alla ricerca e formazione, musica, teatro, street art, trekking archeologico e performativo il coinvolgimento delle associazioni e dei produttori locali – vede la direzione artistica di Emanuela Bianchi e del co-direttore artistico Giorgia Boccuzzi.

I laboratori si svolgeranno anche venerdì 11 giugno dalle 17 alle 20 nel parco giochi di Simeri Mare. Da dove partiamo? Dal concetto di  “genere” che indica sia la percezione che ciascuno ha di sé in quanto maschio o femmina (cioè l’identità di genere), ma anche il sistema socialmente costruito intorno a quelle stesse identità (cioè il ruolo di genere). Al di là dell’orientamento sessuale, che prescinde dal genere in cui ci si riconosce, la propria identità si sviluppa attraverso le relazioni affettive e sociali con il riconoscimento del proprio essere, del proprio corpo e l’accettazione verso se stessi e il riconoscimento sociale della propria identità passa proprio attraverso il corpo identitario. Nella costruzione della propria identità e nello sviluppo di momenti critici di tale costruzione, gli stereotipi di genere e la cultura del pregiudizio hanno un peso non indifferente e possono operare un danno enorme, complicando fino allo sfinimento la possibilità di autorealizzazione del singolo.

Il laboratorio di Confine Incerto, “Cantiere identità e stereotipi”, mira a dimostrare, attraverso l’opera didattica teatrale mirata soprattutto sull’azione del corpo e la sua consapevolezza, che esistono una serie di forme alternative per dare spazio ad una cultura delle differenze in tutti i contesti, offre la possibilità di rivedere il concetto di categoria e i relativi giudizi di valore.

L’11, 12 e 13 giugno, a cura di Conimieiocchi e con Francesco VotanoMaria Grazia Bisurgi, è in programma il Cantiere per bambini sul linguaggio non verbale, mentre il 12 e 13 giugno è in programma il Cantiere per adulti e bambini “Body Percussion” a cura di Giuseppe Costa.

Il 13 giugno, è in programma il trekking archeologico per bambini a cura di Aps Asperitas con Lorenzo Chiricò, mentre il 15 e 16 giugno, al Policentro di Simeri, è in programma il cantiere-spettacolo Il clown e la poetica del fallimento a cura di Conimieiocchi con Francesca Votano e Maria Grazia Bisurgi.

Il 20 giugno, il trekking artistico con azione performativa itinerante Follow the angel, a cura di Instabili Vaganti,  e un’opera scultorea a cura di Giuseppe Nisticò. Il 21 e 22 giugno, al Policentro, il Laboratorio di Cianotipia a cura di Fosca Democrito.

Dal 21 al 26 giugno, sono in programma diversi talk e la mostra sui cimeli antichi, a cura di Giuseppe Chirico, mentre il 27 giugno, nel borgo di Simeri, è in programma l’inaugurazione del murale a cura di iLorazepam. Nella stessa giornata, alle 21. lo spettacolo teatrale Dietro il Sud, di e con Emi Bianchi e alle 22.30 il concerto di Gianluca De Rubertis(rcz)

SIMERI CRICHI (CZ) – Presentata la terza edizione del Mome Festival

È stata presentata, a Simeri Crichi, la terza edizione del Mome Festival – Momenti di Memoria, promosso dal Comune di Simeri Crichi e co-finanziato dal Pac Calabria 2014-2020 (azione 1, tipologia 1.3, annualità 2019), in partenariato con l’associazione culturale Confine Incerto che cura il progetto fin dal 2018 nei suoi aspetti artistici e organizzativi.

Il progetto multi-culturale – che mette insieme strettamente appuntamenti dedicati alla ricerca e formazione, musica, teatro, street art, trekking archeologico e performativo il coinvolgimento delle associazioni e dei produttori locali – è stato presentato  alla presenza del vicesindaco Eugenio Grande, del direttore artistico Emanuela Bianchi e del co-direttore artistico, Giorgia Boccuzzi.

23 giorni di programma che partirà già domani con l’avvio dei lavori del murales che sarà inaugurato domenica 27 giugno, mentre entrerà nel vivo dei laboratori giovedì 10 giugno.

Si torna in presenza senza filtri virtuali, «sulla soglia delle nostra pelle che è l’unico strato sottile che ci separa dal mondo», ha sottolineato il direttore artistico Emi Bianchi, preceduta dai saluti del vice sindaco Grande, e dall’introduzione del co-direttore Giorgia Boccuzzi. Il vice sindaco ha rimarcato l’importante collaborazione avviata con Confine incerto, e la necessità di arrivare alla storicizzazione di un evento che ha saputo coinvolgere la comunità “formandola” alla ricerca della propria identità culturale.

«Siamo giunti alla terza edizione del MoMe – ha detto Giorgia Boccuzzi – quello che è il nostro giro di boa. Nel 2017 infatti è iniziato il percorso che ci ha portati fin qui. Un cammino iniziato grazie alla Giunta regionale guidata dal presidente Mario Oliverio che con questi bandi ha dato l’opportunità anche a delle piccole realtà, associazioni e comuni, di realizzare qualcosa di importante per le comunità.  All’epoca si era stabilito che, raggiunta la terza annualità, si sarebbe potuto accedere a bandi più corposi: fare “il salto di qualità”. Bene, cambiata l’amministrazione regionale questa possibilità è venuta a sfumare. Non sappiamo perciò se il Comune di Simeri Crichi avrà la volontà e la forza economica soprattutto di finanziare una quarta edizione ma sappiamo per certo che l’associazione ‘Confine Incerto’, grazie anche alla sinergia creata con questo Comune, è sempre stata lontana dalla logica dei grandi numeri e dei grandi eventi perché crediamo fermamente nella cultura di prossimità, nella cultura accessibile a tutti».

«Per questo motivo – ha aggiunto – quando nel 2020 si era paventata la possibilità di fare il Festival in streaming abbiamo rinunciato: non abbiamo voluto avallare quella che per noi sarebbe stata una deriva umana, non abbiamo voluto svilire un progetto che è nato sulla base del rapporto reale con il territorio e quindi con i suoi abitanti. Ed è per questo che, da sempre, il MoMe ha improntato la sua programmazione sulla formazione prima che sullo spettacolo, al quale comunque è dedicata l’ultima parte del nostro programma. Perché crediamo sia importante formare un pubblico che abbia coscienza critica e consapevolezza. E perché, ora più che mai, sappiamo che è solo  negli  altri che vi è salvezza e crescita, umana e professionale».

La direttrice artistica, Emi Bianchi, ha prima di tutto voluto ringraziare il sindaco di Simeri Crichi Piero Mancuso, il vicesindaco Eugenio Grande, Don Francesco Cristofaro, che ha messo a disposizione la Collegiata, l’assessore comunale alla Cultura, Caterina Zangari, Maria Rubino, l’avvocato Giulino, la Regione Calabria e tutti i partner di progetto.

«La terza edizione del MoMe Festival come potrete immaginare avrebbe dovuto svolgersi nel 2020, nessuno poteva immaginare cosa poi sarebbe successo – ha affermato Emi Bianchi –. Il tema che avevamo scelto era ed è la memoria del corpo, e dopo più di un anno di assenze e riduzioni della presenza e della prossimità riteniamo questo tema di grande attualità: il corpo come luogo della memoria, e narratore di memorie. Il corpo e la presenza sono al centro del nostro sguardo con le sue molteplici declinazioni».

I laboratori

«Ci avviciniamo al tema con tante domande a cui ognuno è chiamato a trovare risposte – ha spiegato ancora la direttrice artistica, che è entrata nel dettaglio del programma: iniziamo, quindi, con un cantiere sull’identità e gli stereotipi a cura di Anna Macrì. Quante cose dice un corpo? Il laboratorio attraverso una metodologia ludico creativa, come di consueto in tutti i nostri cantieri di formazione, indaga le forme di identità e gli stereotipi legati al “corpo visibile”, Quanto sono profondi e inconsci gli stereotipi associati a ciò che “vediamo” più che a ciò che sappiamo, e come rendere coscienti questi trabocchetti del nostro sistema bioculturale”».

Come di consueto il Festival in buona parte si rivolge al pubblico più importante per “Confine Incerto” : i bambini. «A loro – ha spiegato ancora Bianchi – rivolgiamo il cantiere di linguaggio non verbale a cura della associazione “Conimieiocchi” (con Francesco Votano e Maria Grazia Bisurgi) qui il fulcro è il corpo parlante, con i suoi significati che non hanno bisogno di parole. Sempre per bambini abbiamo previsto il trekking archeologico a cura dell’archeologo Lorenzo Chiricò di Aps Asperitas, sul sentiero che porta alle grotte di San Bartolomeo. Ci sembra molto importante questa esperienza che vede il corpo muoversi all’interno di un luogo sacro e al contempo misterioso come le grotte, un modo per esorcizzare e riscrivere la memoria delle Grotte in cui siamo stati confinati durante questo anno per necessità. Ma anche Memorie da eremita per giovani del futuro, il corpo nella solitudine della grotta, come nella solitudine della casa, nel grembo della natura, a risignificare quindi il confinamento con me esperienza non solo negativa».

Per i bambini, ma anche per i genitori, quindi per le famiglie, è in programma il cantiere di “Body percussion” a cura di Peppe Costa in arte Yosonu.

Da sottolineare, anche, l’appuntamento con il corpo nella sua effimera essenza catturato dalla luce del sole nel cantiere di cianotipia, a cura di Fosca Democrito, il 21 e 22 giugno.

«L’idea di viaggio lento e quindi di un pensiero lento che osserva se stesso nel luogo in cui è, assaporandone tutta l’essenza e facendo scaturire memorie, ricordi e sogni, è invece al centro del trekking artistico a cura degli “Instabili vaganti” – ha spiegato ancora Bianchi – che con la loro performance “Follow the Angel” ci trasporteranno in due itinerari molto suggestivi, si svolgeranno infatti domenica 20 uno all’alba sul litorale di Simeri e l’altro al tramonto nel borgo di Simeri, due scenari diversi e due esperienze diverse».

L’opera scultorea e itinerante dell’artista Giuseppe Nisticò visitabile durante il trekking performativo “Follow the Angel” giorno 20 Giugno nel Borgo di Simeri.

Nel corso del festival, potrà essere visitata anche la mostra del signor Chirico, un curatore della memoria, che da solo negli anni, ha avuto la cura e la meticolosità di raccogliere cimeli e oggetti del periodo storico della Grande guerra, “ogni oggetto – spiega ancora Emi Bianchi – è una memoria, è una storia, è una vita, è l’assenza del corpo che lascia traccia in ciò che ha usato,in ciò che è stato vissuto”.

Il 27 giugno la chiusura

Domenica 27 giugno il festival si conclude nel borgo di Simeri Crichi con l’inaugurazione alle ore 19 del murale a cura dell’Associazione “Ilorazepam”; alle ore 21 nella splendida cornice della collegiata si assisterà allo spettacolo teatrale “Dietro il Sud” di e con Emi Bianchi. “Un monologo, una biografia emotiva, un’esigenza di narrare la partenza necessaria, quasi obbligata, di un corpo e di confrontarsi con una problematica atavica del nostro territorio: l’emigrazione”, ha illustrato Giorgia Boccuzzi.

Alle ore 22.30 sarà poi la volta del concerto dal vivo di Gianluca De Rubertis. Leccese di nascita, nel 2001 fonda il gruppo  Studiodavoli e dal 2007 inizia a collaborare con Alessandra Contini con la quale forma il suo Il Genio. Nel 2012 De Rubertis lancia il proprio progetto solista. Tante sono le collaborazioni in questi anni, da Roberta Dell’Era a Enrico Gabrielli, dai Diaframma a Mauro Ermanno Giovanardi(rcz)

SIMERI CRICHI (CZ) – Lunedì la presentazione del Mome Festival

Lunedì 7 giugno, a Simeri Crichi, alle 11, nella Sala Consiliare del Comune, è in programma la presentazione della terza edizione del MoMe Festival-Momenti di Memoria, la manifestazione che punta a valorizzare e comunicare l’identità storico-culturale della vallata di Simeri Crichi.

Il festival, promosso dal Comune di Simeri Crichi e co-finanziato dal Pac Calabria 2014-2020 (azione 1, tipologia 1.3, annualità 2019), in partenariato con l’Associazione culturale Confine Incerto che cura il progetto fin dal 2018 nei suoi aspetti artistici e organizzativi, è un progetto multi-culturale che mette insieme strettamente appuntamenti dedicati alla ricerca e formazione, musica, teatro, street art, trekking archeologico e performativo il coinvolgimento delle associazioni e dei produttori locali.

«Dopo più di un anno di assenze e riduzioni della presenza e della prossimità riteniamo questo tema di grande attualità,il corpo come luogo della memoria,e narratore di memorie. Il corpo al centro del nostro sguardo – ha dichiarato il direttore artistico, Emi Bianchi – con le sue molteplici declinazioni, il corpo parlante e musicale nei cantieri di identità, linguaggio non verbale e di body percussion ad esempio, corpo lento e in ascolto con l’ambiente che si riappropria del ritmo della natura nei trekking archeologico e performativi, il corpo nella sua effimera essenza catturato dalla luce del sole nel cantiere di cianotipia, il corpo e i suoi oggetti nella mostra di Chirico, e molto altro. 23 giorni di festival per ritornare in presenza senza filtri virtuali, sulla soglia delle nostra pelle che è l’unico strato sottile che ci separa dal mondo».

«Anche la grafica, curata da Vale Bale – ha aggiunto Giorgia Boccuzzi, codirettore artistico – in linea con il concept di quest’anno, rappresenta una memoria del corpo che abbiamo voluto far rifiorire e riaffiorare da tutti gli abbracci sommersi, mancati, negati».

Il festival partirà il 10 giugno con il primo cantiere – per concludersi martedì 29 giugno – ma il suo entusiasmo e lo spirito vivace degli artisti che lo animeranno porteranno una ventata di colori sul territorio giù da martedì 8 giugno, al lavoro sul murales.

Il programma del Festival “MoMe” sarà presentato lunedì 7 giugno nel corso di una conferenza stampa che si terrà nella Sala Consiliare del Comune di Simeri Crichi, alla presenza del vicesindaco Eugenio Grande, dell’assessora alla Cultura Caterina Zangari, del direttore artistico Emanuela Bianchi e del co-direttore artistico Giorgia Boccuzzi. (rcz)

De Caprio in visita all’ecomostro di Simeri: su questo spazio vogliamo creare il futuro della Calabria

L’assessore regionale all’Ambiente, Sergio De Caprio, ha fatto un sopralluogo, insieme al sindaco di Simeri Crichi, Pietro Mancuso, sul luogo in cui sorge l’opera incompiuta del “Golf resort di Italia turismo”.

«Questo luogo – ha detto De Caprio – questo posto dove crescono le tamerici, è poesia, è la bellezza che tutto il mondo ci deve invidiare. Questo paesaggio non può essere violentato da un ecomostro».

«Su questo spazio – ha aggiunto l’assessore – vogliamo creare il futuro della Calabria. Lo vuole il sindaco, lo vogliono i cittadini di Simeri Crichi. Saremo al loro fianco per arrivare dove altri non sono riusciti ad arrivare. Tutti insieme per il bene comune. Andremo noi a chiedere quello che ci spetta: lavoro, dignità e speranza. Chiederemo all’amministratore di Invitalia di affiancarci in questo percorso».

«Da qui – ha detto infine De Caprio – può partire il riscatto della Calabria, di questa terra che è la bellezza del Mediterraneo. La Regione è qui, insieme a me anche il presidente Jole Santelli, perché crediamo che da questo luogo si possa creare il futuro, la prosperità di una zona bellissima di cui siamo fieri».

Il progetto viene realizzato da Sviluppo Italia nel 2007-2008. Il cantiere parte nel 2009 ma si blocca fino al 2015 a causa di un contenzioso con il general contractor “Proger”. Nello stesso anno, Italia Turismo (società controllata da Invitalia) chiede la proroga dei termini del contratto di programma, nel frattempo scaduto, per poter utilizzare le risorse stanziate e necessarie per completare l’investimento. Il Comune di Simeri Crichi chiede ancora la ripresa del cantiere.

«L’attenzione e la sensibilità dimostrata dell’assessore De Caprio, in questo particolare momento – ha commentato il sindaco Mancuso –, potrebbero mettere quel sale sulla coda necessario per uscire dallo stallo ed eliminare questa eterna incompiuta, che deturpa un bellissimo tratto di macchia mediterranea». (rcz)

In copertina, l’assessore De Caprio e il sindaco Mancuso

D’un chirurgo calabrese l’intuizione ‘eparina’
«Non cura la polmonite, ma salva vite umane»

di SANTO STRATI

Questa è una storia tipicamente italiana: un chirurgo (calabrese) intuisce per primo la probabile principale causa di morte dei positivi al coronavirus, ma nessuno gli dà retta. È la storia del dott. Salvatore Spagnolo, originario di Simeri Crichi (CZ), già primario chirurgo al San Matteo di Genova, poi a Monza, oggi all’Iclas (Istituto Clinico Ligure di Alta Specialità) di Rapallo. Nuovo orgoglio calabrese dopo il (catanzarese) dott. Luigi Camporota che ha curato e guarito Boris Johnson a Londra.

A marzo il dott. Spagnolo, dopo i primi casi e i primi decessi a Codogno, matura un’ipotesi, frutto di anni di esperienza: la polmonite in sé non porta a morte improvvisa, ha un decorso di uno-due mesi, quindi c’è una concausa che provoca i decessi. La risposta si chiama tromboembolia polmonare massiva: il dott. Spagnolo intuisce che il Covid 19, il virus, scatena la formazione di coaguli (trombi) che, impedendo il corretto scambio ossigeno-anidride carbonica, portano a morte improvvisa.

La cura contro l’embolia massiva polmonale (Emp) esiste e viene praticata da anni in tutte le sale operatorie e in tutti gli ospedali: l’eparina, un farmaco anticoagulante, che impedisce la formazione di trombi e la conseguente embolia. Da qui, l’idea di trattare con l’eparina i malati affetti da coronavirus: questo farmaco non cura la polmonite, ma, sicuramente, salva vite umane.

Secondo la prassi della letteratura scientifica, il dott. Spagnolo trascrive questa sua esperienza e traccia con molti dettagli la sua ipotesi relativa all’embolia polmonare come causa principale di morte nel coronavirus, indicando anche la terapia con l’eparina. Scrive all’Aifa, a quasi tutti gli organismi sanitari che si occupano del Covid-19, ma nessuno gli risponde né si preoccupa di valutare l’ipotesi scientifica del dott. Spagnolo: nessuno che dica è “una fesseria” o “potrebbe essere un’ipotesi interessante da approfondire”. Niente.

Nello stesso tempo, a fronte del diniego di pubblicazione del suo studio, il dott. Spagnolo invia negli Stati Uniti il dossier che, dopo un paio di giorni, viene regolarmente pubblicato. È l’atto ufficiale che restituisce al dott. Spagnolo – oggi che sono in tanti a prendersi il merito di aver pensato all’eparina – il giusto riconoscimento al suo lavoro, alla sua passione di medico, al suo impegno nella salvaguardia di quante più vite umane possibili. Un orgoglio calabrese, un altro cervello andato via dalla sua terra, una delle tante eccellenze per le quali la Calabria  detiene il record nell’export. Capacità, competenza e impegno, caratteristiche facili da riscontrare nei tanti medici, scienziati, imprenditori che la Calabria continua, senza soste, a esportare, privandosi di figli preziosi.

Non è campanilismo, è giusto orgoglio di calabresi, lo stesso che anima Salvatore Spagnolo, con cui abbiamo parlato.

– Com’è nata l’intuizione che sta alla base della sua ipotesi di terapia?

«L’andamento clinico di questa patologia, caratterizzata dal fatto che al paziente improvvisamente manca il fiato, si abbassa la concentrazione di ossigeno nel sangue, e spesso si verifica la morte improvvisa, mi ha portato a valutare, sulla scorta della mia esperienza, ipotesi diverse sulle cause della mortalità da Covid-19».

«Osservando i sintomi che avevano i pazienti che si ricoveravano nelle terapie intensive lombarde, ho ipotizzato che la causa di morte non poteva essere una polmonite, perché la polmonite anche se grave, anche se pericolosa e mortale, fa morire nello spazio di un mese, due mesi, non in due giorni. Qui siamo di fronte a pazienti che stanno male, vanno in ospedale e velocemente desaturano il sangue, si abbassa di ossigeno, cominciano ad avere mancamenti di fiato, che molte volte è così grave che necessita l’intubazione, c’è bisogno dell’assistenza di un respiratore. Molte volte il respiratore non è sufficiente e si devono aumentare le pressioni nei polmoni in modo elevato e il più delle volte il paziente muore. L’altra caratteristica è che molti di questi pazienti muoiono di colpo, improvvisamente, senza poter fare niente. Questo con la polmonite non c’entra proprio niente.

«Per questa ragione ho ipotizzato che la causa di morte non può essere la polmonite ma qualcos’altro come l’embolia polmonare massiva. Ovviamente non basta dire che la polmonite non c’entra niente, c’entra l’embolia: bisogna documentarsi, cosa che ho fatto, valutare i dati clinici, studiare le varie situazioni cliniche».

– E, avendo individuato una possibile causa di morte, ha pensato all’eparina, un farmaco di uso comune che può limitare il numero dei decessi, bloccando l’insorgenza dell’embolia…

«Fra le caratteristiche che hanno questi virus c’è quella di avere nella loro membrana superficiale come un sensore, una glicoproteina, che entrata nel sangue lo fa coagulare. Ho trovato la probabile causa: è proprio la tromboembolia venosa disseminata indotta dal virus e non la polmonite responsabile della morte improvvisa. Questi coaguli non sono enormi, tuttavia sono in grado di bloccare la circolazione: non si ha più a livello alveolare lo scambio ossigeno-anidride carbonica.

Se questa possibilità di scambio scende troppo c’è una desaturazione del sangue e se la malattia interessa una estesa zona di polmone s’instaura una ipossia [mancanza di ossigeno, ndr] così grave che poi non risponde a nessuna terapia. E quindi quando la malattia è molto avanzata abbiamo il decesso del paziente per mancanza di ossigeno a livello cellulare».

– Nessuno le ha dato ascolto, si sarebbero potuti evitare tante morti…

«Quando i miei studi mi hanno confermato la bontà della mia intuizione, mi sono subito premunito di mettere per iscritto questa esperienza e mandare via mail il mio studio, ma non ho avuto risposta. Allo stesso tempo  ho diffuso la notizia che la causa di morte potesse essere l’embolia polmonare massiva. Ho mandato anche in America la mia nota scientifica che è stata pubblicata in pochi giorni. Quindi ho un documento che data dal mese di marzo dove espongo chiaramente la mia teoria e cioè che il covid causa una embolia polmonare acuta massiva e che il modo migliore di curarla è quello con l’eparina».

– Adesso l’AIfa ha “autorizzato” l’utilizzo dell’eparina e sono in molti a seguire questo protocollo.

«Le mie ipotesi sono state avvalorate ai primi di aprile da alcuni studi di angiotac polmonare che parlavano di embolia, ovvero veniva messo in evidenza che il 50% dei pazienti aveva un’embolia polmonare. Poi hanno fatto delle autopsie in varie zone d’Italia e anche lì è emerso che i polmoni avevano oltre all’infiammazione anche piccoli coaguli. Quindi la mia ipotesi è avvalorata da dati obiettivi e questo ha spinto i medici delle terapie intensive a iniziare la terapia con eparina che è un medicinale che viene utilizzato in sala operatoria. Per fare un esempio, in caso di flebite si fa questa punturina per evitare la formazione di trombi e il manifestarsi di un’embolia polmonare: chi entra in ospedale, la prima cosa che gli fanno, abitualmente, è una puntura di eparina nella pancia. Qualche anno fa, quando questo farmaco non esisteva era un dramma perché parecchi pazienti che venivano curati alle gambe, che stavano a letto in modo prolungato, venivano operati allo stomaco, morivano per embolia polmonare. Ora questo farmaco lo si dà per precauzione in tutte le sale operatorie, in tutte le fasi di lungodegenza, in caso di flebite, lo si dà comunemente, senza che provochi alcun danno, non ha effetti collaterali, salvo rarissimi casi quando c’è un’emorragia gastrica o un aneurisma al cervello. L’eparina ha due funzioni: quando il polmone è pieno di trombi la sia usa per farli sciogliere e se ne dà a dosaggi alti e in realtà parecchie persone che prima morivano attualmente sono curabili, sono migliorati. Adesso stanno morendo quelli che hanno già questa embolia massiva dentro. L’altro dato qual è? Siccome è il virus che scatena la formazione di questi coaguli quello che cerco di proporre io è che quando comincia a manifestarsi l’influenza, passano tre-quattro giorni e l’influenza non guarisce è un brutto segno: allora s’inizia la terapia con l’eparina per evitare che questo virus possa formare i coaguli. Sembra un ragionamento semplice, persino banale, ma ha trovato ostacoli, tanto che molti medici di famiglia che mi hanno consultato stanno usando di propria iniziativa questa terapia che impedisce la coagulazione.

«E questo utilizzo ha fatto andare molta meno gente in ospedale: attualmente le terapie intensive che erano state approntate per tutte quelle migliaia di persone che si dovevano ricoverare sono poco affollate: si pensi ai posti letto creati all’ex Fiera di Milano: sono vuoti, mentre venti giorni fa si sarebbero riempiti immediatamente.

– Hanno testato questo metodo con l’eparina in qualche centro clinico specializzato?

«Siamo in guerra, la gente muore. Da noi quando si ricovera qualcuno per embolia polmonare la prima cosa che facciamo è l’eparina per sciogliere i coaguli. E dunque, visto che questa patologia si può prevenire, si utilizza nelle cure domiciliari l’eparina a basso peso molecolare che ha l’effetto non di sciogliere i coaguli ma di prevenirne la formazione. Una terapia di questo genere non ha bisogno di test e di dimostrazioni perché esiste già come utilizzazione di farmaco: non bisogna fare una sperimentazione clinica per vedere se l’eparina scioglie il trombo o se quella a basso peso molecolare ne previene la formazione, perché lo sappiamo dall’esperienza di tutti i giorni. Si tratta di accettare questa ipotesi che ho suggerito e metterla in pratica. Una punturina sottocute a livello della parete addominale ha dunque la possibilità di evitare una malattia grave quale l’embolia polmonare. La polmonite è curabile, l’embolia no. È un farmaco a basso costo, usato abitualmente. Toglie la principale causa di morte».

– Ci sono stati errori nella terapia?

«In letteratura è descritto che sono stati trovati trombi nei polmoni dei deceduti per coronavirus; i cinesi l’hanno considerata una complicanza della polmonite, però i pazienti morivano seguendo le linee guida dei cinesi che per primi hanno vissuto l’esperienza del Covid-19. In Italia abbiamo, in un primo tempo, seguito in campo terapeutico le linee guida dei cinesi, sbagliando».

Sono in tanti, adesso, a vantare la primogenitura della terapia con eparina: qualcuno dovrà prima o poi spiegare perché la segnalazione e la cura suggerita dal dott. Spagnolo non abbia trovato ascolto presso le autorità sanitarie.

Dà un giudizio favorevole alle ipotesi scientifiche del dott. Spagnolo, l’ex presidente della Regione Calabria Pino Nisticò, illustre farmacologo di fama internazionale: «È un’osservazione interessante che merita sicuramente approfondimenti e studi adeguati: ai fini di una terapia immediata l’eparina si sta rivelando una cura adeguata quando ci sono fenomeni trombo-embolici. Non è un caso che a mostrare intuito, capacità e competenza sia un catanzarese: la scuola di medicina del capoluogo sta sfornando da anni eccellenze di cui l’Italia può essere largamente fiera. E se si realizzerà uno “Spallanzani” in Calabria – come suggerito dal rettore dell’Università Magna Graecia di Catanzaro Giovambattista De Sarro – sarà l’occasione per creare un centro regionale universitario che coordini gli altri prestigiosi istituti di malattie infettive come quello di Cosenza e di Reggio Calabria, nonché potenzialmente quello di Lamezia Terme. Così, questa rete diffusa su tutto il territorio rappresenterà la modalità migliore per combattere la pandemia da coronavirus e di eventuali future emergenze epidemiologiche, venendo incontro alle esigenze dei pazienti e dei loro familiari».

La Calabria, come sempre, è un passo avanti.  (s)