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Successo al Senato per il convegno dello storico Fulvio Mazza "Il Golpe Borghese"

Successo al Senato per il convegno sul libro dello storico Fulvio Mazza “Il Golpe Borghese”

Grande partecipazione, al Senato, per il convegno sul libro Il Golpe borghese – Quarto grado di giudizio di Fulvio Cama, che ha registrato la partecipazione del presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra, promotore della presentazione del libro, secondo cui «credo sia opportuno valutare la possibilità giuridica di una revoca, sebbene ‘Post mortem’, della nomina a Senatore a vita di Giulio Andreotti».

«Questo – ha spiegato Morra – perché dalle fonti storiche, documentali e testimoniali, emerge che in quel preciso contesto eversivo Andreotti non avrebbe affatto difeso la Costituzione, accettando di fatto la possibilità di guidare l’esecutivo nato dal tentativo insurrezionale guidato da Borghese». 

Ove non si dovesse giuridicamente riuscirci, il senatore Morra ha comunque evidenziato la necessità di effettuare un gesto anche solo politico di ‘revoca etica’ dal forte valore simbolico e democratico.  Sempre a margine del convegno si è fatto notare che, dal punto di vista normativo, l’art. 59, 2º comma della Costituzione recita che possono essere nominati senatori a vita coloro che hanno “illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario”.

Andreotti non aveva i titoli per tal nomina: lo si sapeva ma non si avevano le prove storiche e giudiziarie. Ma ora le abbiamo.

Oggi, con questo libro sul “Golpe Borghese”, sappiamo che non fu solo un soggetto vicino fino al 1980 ad ambienti mafiosi, ma anche un eversore “potenziale” della Repubblica. Ciò in quanto non osteggiò chi tramava contro lo Stato, realizzando, attraverso comportamenti omissivi, scelte che avvantaggiarono ambienti eversivi.

Alla Presentazione hanno partecipato Michelangelo Di Stefano, consulente della Commissione antimafia e lo stesso storico Fulvio Mazza.

«In relazione al Golpe Borghese la verità giudiziaria è stata ben difforme da quella che i ricercatori e gli storici hanno nel tempo disvelato e appurato». Così ha esordito il Presidente Morra, spiegando che una cosa è la verità giudiziaria e un’altra cosa è la verità storica. Sul Golpe Borghese si è svolto un importante processo, concluso con l’assoluzione anche di coloro che avevano confessato. Può sembrare paradossale, ma ciò spiega perché nei manuali in uso nelle scuole c’è difficoltà a far capire come questo Paese abbia vissuto una fase di tentativi di Golpe, oltre che di stragi, di depistaggi e di latitanze.

Questo libro ribalta la nullità emersa dal processo stesso. Dal libro (come hanno rilevato anche, fra gli altri, l’allora Presidente della Commissione parlamentare stragi, Giovanni Pellegrino e il giudice Guido Salvini) emergono le verità nascoste del Golpe. Fra le poche eccezioni evidenziamo quella sul chi impose a Borghese il Contrordine che bloccò il Golpe già avviato. Emergono due tesi, una che riporta a Licio Gelli e un’altra che riconduce a Giulio Andreotti. Si tratta di due personaggi che dal libro emergono come strettamente legati al Golpe stesso.

Lo storico Mazza ha sottolineato comunque che se Borghese emise il Contrordine dopo aver ricevuto una perentoria telefonata dell’uno o dell’altro non cambia – nella sostanza – più di tanto. Entrambi, difatti, erano portatori di una linea politica reazionaria negli obiettivi e collusa con settori delinquenziali nella prassi. Non è per nulla da escludere, peraltro, un coordinamento fra di loro. (rrm)