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Marcello Manna

Sui bisogni essenziali non ci sono né vincitori né vinti: C’è la Calabria

di MARCELLO MANNA – Con l’approvazione da parte del Consiglio Regionale della nuova Legge che interviene sulla governance dei servizi ambientali, sì è di fatto soppresso le precedenti leggi che ne regolamentavano la gestione.
Sebbene sia condivisibile, in linea di principio, l’attività di razionalizzazione di due servizi essenziali per la popolazione, quali il servizio idrico e quello dei rifiuti, si rimane preoccupati sulla reale applicazione fattiva della iniziativa legislativa intrapresa.
È necessario sgomberare il campo in merito alla confusione generata dalla promulgazione della Legge Regionale appena approvata, ma ancora di più dall’interpretazione dei diversi “commentatori” della stessa. I servizi idrici e dei rifiuti prevedono due elementi fondamentali: l’Ente pubblico di governance, la nuova Authority, e l’Ente Gestore che poi organizza e realizza il servizio che, a quanto riportato nella Legge dovrebbe essere la SORICAL S.p.A., una volta che la stessa sarà di nuovo resa pubblica.
La volontà manifesta della Giunta Regionale è quella di creare una Multiutility (ma nulla è detto in merito alla sua configurazione) in grado di sostituirsi ai Comuni nell’esercizio dei servizi ambientali.
Dunque, è lo stesso ente regionale che avoca a sé la riorganizzazione dei servizi, giudicando sommariamente inutile lo sforzo profuso dai Sindaci calabresi, che, in tempi di pandemia e di disastri economici che affliggono pressoché tutti gli Enti Locali, hanno provato ad organizzarsi, con grande coraggio istituzionale, anche senza avere i mezzi economici per sostenere un processo così complesso.
In merito al Servizio Idrico, nonostante l’assenza del supporto istituzionale dell’Ente Regionale, certamente non ascrivibile del tutto a questa Giunta Regionale, l’Assemblea dei Sindaci, dimostrando grande maturità amministrativa, ha tentato, si ribadisce quasi a “mani nude“, di organizzarsi attraverso la costituzione di una società di servizio a completo controllo pubblico, Acque Pubbliche della Calabria, per generare le condizioni di accesso ai fondi.
Il tentativo di accedere ai fondi del React EU è naufragato, come peraltro affermato dal Presidente della Giunta Regionale nei giorni scorsi, formalmente per la mancanza di un allegato di complemento, peraltro inapplicabile al caso calabrese, e non certo per l’assenza del Piano Industriale come qualche politicante afferma a mezzo stampa.
La proposta è stata espunta dal Ministero delle Infrastrutture che ha ritenuto la Società Acque Pubbliche della Calabria, sebbene costituita, non pronta a garantire nell’immediato la sufficiente solidità  economica ed amministrativa per la realizzazione degli investimenti disponibili.
In sostanza, Acque Pubbliche della Calabria, nata dal coraggio dei soli Sindaci Calabresi, mancava di un elemento fondamentale: la partecipazione attiva dell’Ente Regionale, il quale, sebbene sollecitato più e più volte a esserne parte fondamentale, ha sempre e solo ricoperto un ruolo di mero spettatore.
Un sostegno amministrativo, da parte della Regione Calabria, all’iniziativa intrapresa dai Sindaci avrebbe sicuramente rafforzato il processo di accesso ai fondi disponibili.
Appare, quindi, immeritata e superficiale l’egida di “inefficiente” applicata ai Comuni calabresi, i quali, con enormi sforzi

organizzativi, cercano di rendere alla popolazione il miglior servizio possibile.
L’attività dell’Autorità Idrica della Calabria, in meno di due anni e al netto dell’emergenza pandemica nazionale ha recuperato un processo di organizzazione fermo da decenni: si è determinata sulla forma di gestione pubblica del soggetto gestore, ha deliberato l’approvazione del Piano d’Ambito, che era fermo alla versione del 2010, ha realizzato più di 20 Assemblee, ha interloquito con tutti gli Enti sovraordinati, è riuscita ad allineare le tariffe del servizio idrico applicate dai Comuni all’utenza e, dunque, ad evitare ulteriori sanzioni del regolatore nazionale ARERA.
Tutte queste attività, si ribadisce, eseguite in condizioni amministrative proibitive, non collimano con la narrazione di inefficienza degli Enti Locali che circola in questo ultimo periodo.
Lo stesso paradigma è applicabile al servizio di gestione dei rifiuti.
Anche in questo settore i Sindaci hanno dovuto operare in condizioni ancor più proibitive: una per tutte la mancanza di personalità giuridica che affliggeva l’organizzazione degli Ambito Territoriali Ottimali (ATO Rifiuti).
L’attività degli Ambiti Territoriali Ottimali, uno per ogni Provincia calabrese, è iniziata da condizioni differenziate; alcuni ATO hanno ereditato impianti o siti per la realizzazione degli stessi altri hanno dovuto affrontare la difficile scelta dei luoghi dove realizzarli. Anche in questo caso alcuni ATO hanno richiesto il supporto fattivo dell’Ente Regione che è intervenuta nominando commissari che, spesso, non hanno superato le criticità presenti e, comunque, non hanno determinato alcuna soluzione operativa.
L’impegno dei sindaci è testimoniato dalle numerose assemblee d’Ambito svolte e dall’attività continua degli altri organi di governo delle Comunità, tuttavia nelle disponibilità dell’Assemblea rimanevano armi spuntate per riuscire ad operare realmente.
Anche in termini di accesso ai fondi, la mancata piena operatività degli Ambiti non ha impedito ai singoli comuni di produrre richieste di finanziamento a valere sui fondi del PNRR.
Dunque, il nuovo dispositivo di Legge interviene ad annullare completamente ogni sforzo profuso dai Sindaci, accentrando poteri che sono propri degli Enti Locali, così come definito dalle Leggi nazionali, verso l’Ente Regione.
Si è sicuri che le disponibilità economiche della Regione siano uno strumento potente per l’organizzazione dei servizi “a rete”, tuttavia profonde preoccupazioni si manifestano in merito al futuro dell’organizzazione; anche nella certezza che l’Ente Regionale abbia una strategia che, tuttavia, non è dato conoscere.
È la strada migliore quella di annichilire gli sforzi fatti dai Sindaci? O sarebbe stato opportuno rafforzare le attività che i Sindaci hanno posto in essere? Con quali competenze e soprattutto, in quali tempi, sarà creata la nuova Multiutility?
Saranno compatibili tali proiezioni temporali di organizzazione con le tempistiche correlate ai fon di europei?
Il testo di legge prevede un Commissario in sostituzione delle attività democratiche esercitate dalle Assemblee, tuttavia in Calabria, le esperienze commissariali hanno generato problematiche che ancora determinano i loro effetti sia in termini ambientali che economici.
Una nuova narrazione della nostra regione deve parlare la lingua della condivisione ed essere ancorata alle specificità dei territori che gli amministratori locali conoscono a menadito.
Il pluralismo è connotazione che ogni democrazia dovrebbe avere come condicio sine qua non. (mn)