VERTENZA CALABRIA, SPOSATO (CGIL) DÀ
LA SVEGLIA AI PARLAMENTARI CALABRESI

di ANGELO SPOSATO  – Si è svolto l’incontro alla cittadella regionale per le vertenze dei 4000 lavoratori e lavoratrici impegnati nei tirocini di inclusione sociale della Calabria e i mille lavoratori e lavoratrici di Abramo. Con un occhio a quello che sta accadendo a Cutro per la vertenza della centrale a biomasse, del precariato calabrese, degli investimenti.

Vertenze che non posso essere gestite senza una assunzione di responsabilità dell’intera classe dirigente e politica calabrese. In queste ore ci adopereremo con la Prefettura di Catanzaro affinché si possa svolgere un tavolo alla presenza dell’Anci e dei parlamentari calabresi di maggioranza e opposizione perché le due vertenze richiamate devono trovare risposte dal governo e dalle partecipate nazionali.

Un incontro preparatorio a quelli che abbiamo chiesto al Presidente della giunta con il governo ed i ministeri competenti attraverso un apposito tavolo di crisi. Auspichiamo un ruolo attivo della deputazione parlamentare calabrese che ad oggi, sia dalla maggioranza che dall’opposizione, in queste ore non ha mostrato quel giusto interesse a sostegno di migliaia di lavoratori presenti anche nei loro territori di appartenenza. Questo è un fatto che va recuperato al più presto con il giusto impegno nelle prossime settimane prima che si arrivi ai correttivi nel decreto comunemente detto milleproroghe.
Chiediamo un impegno straordinario a tutta la deputazione parlamentare calabrese a sostegno della vertenza Calabria e per le vertenze che si apriranno nelle prossime settimane, così come avvenuto in Consiglio regionale con la risoluzione unitaria di maggioranza e opposizione. Sarà un periodo complesso per la nostra regione sotto il profilo sociale ed occupazionale. La Calabria sta invecchiando velocemente, rischia la desertificazione economica, demografica, con punte alte di emigrazione soprattutto giovanile ed indice di natalità pari allo zero.
Non ci si può permettere di perdere un solo posto di lavoro ed occorre puntare sugli investimenti. Occorre fare attenzione sugli investimenti previsti dal Pnrr e dal fondo di coesione, ultima chiamata per la Calabria. Serve un tavolo di crisi nazionale su alcune vertenze ed una cabina di regia per il monitoraggio degli investimenti con protocolli di tracciabilità che possano favorire la contrattazione d’anticipo sulla qualità della gestione e dell’occupazione.
Occorre altresì, che in taluni casi, li dove sono previsti investimenti privati di una certa qualità e dimensione, dotati di certificazione di compatibilità ambientale e sanitaria, le classi dirigenti, le istituzioni e la politica territoriale assurgono un ruolo alto di responsabilità e competenza, onde evitare atteggiamenti dilatori, ostativi e respingimenti preventivi dettati dalla contingenza elettorale o da interessi corporativi. Auspichiamo, nel rispetto di ruoli e funzioni che ognuno faccia la propria parte. Fino ad ora non è stato così. Il silenzio dei parlamentari sulle vertenze che riguardano migliaia di lavoratori calabresi in queste ultime ore ci preoccupa fortemente.

QUESTIONE SUD: IL LAVORO CREA IL FUTURO
LA CALABRIA SIA AL CENTRO DEGLI IMPEGNI

di ANGELO SPOSATO – Al nostro Paese serve una politica di sviluppo sostenibile che punti ad unificare gli interventi con una visione generale e per il Sud. La Questione Sud non può essere più rinviata sine die, servono interventi immediati sullo sviluppo e lavoro e l’idea della Cgil di riproporre un’agenzia di sviluppo per gli investimenti pubblici è necessaria, ritengo sia necessaria, fondamentale.

Non vi possono essere politiche nelle zone economiche speciali, che in Calabria abbiamo voluto fortemente come sindacato unitario, se non c’è un orientamento pubblico sugli investimenti delle società partecipate pubbliche, che non possono continuare ad ignorare il Sud e la Calabria. Su questo tema il governo, fino ad oggi, non ha dimostrato di avere una proposta e nemmeno ha fatto comprendere la sua visione circa le politiche industriali, la sua visione di sviluppo, di economia, del lavoro e del sociale per tenere unito il Paese negli interventi.

Non si possono richiamare i termini del “patriottismo” e della “Nazione” se poi le priorità diventano l’autonomia differenziata e il presidenzialismo per come viene proposto dalla Lega del Ministro Calderoli. Temi così posti, che dividono il Paese, spaccandolo in due, creando ulteriori diseguaglianze e che sanciscono di fatto due Italie.

Quello dell’autonomia differenziata posta in questi termini, senza un dibattito pubblico e parlamentare è uno strappo costituzionale, è un tema sterile, se vogliamo anche provinciale per una Nazione che vuole concorrere in Europa come Paese protagonista.

Nell’era globale della transizione energetica, ecologica, della dannosa finanziarizzazione dei mercati, dell’inverno demografico, dell’emergenza climatica, dello spopolamento, dei grandi asset della logistica e dei trasporti nell’euro Mediterraneo, pensare di risolvere le questioni del nostro Paese nell’area lombardo veneta guardando alle categorie elettive di un partito è una follia, una miopia, un’idea di federalismo spicciolo, di una visione della società ridotta ed esclusiva. Così facendo, rischiano di consegnare il nord del paese a quelli che invece stanno puntando a nazionalizzare i propri asset strategici diventando di fatto succursali di Francia e Germania.

A noi serve un grande Paese, davvero Europeista, quello ancorato ai valori della nostra costituzione, nata dalla resistenza e dall’antifascismo, che riproponga il tema dell’unità nazionale, che punti all’articolo uno, sul lavoro, e che non metta in discussione l’unità sui temi della salute, dell’istruzione, del lavoro. Noi, come ha ribadito il nostro Segretario generale Maurizio Landini, ci opporremo con tutte le nostre forze e le nostre iniziative di mobilitazione democratica subito dopo questo congresso per una grande campagna a difesa dell’unità nazionale, della nostra costituzione, per il lavoro, contro questo disegno divisivo dell’autonomia di differenziata.

Su questo proponiamo una grande mobilitazione anche in Calabria, con le forze sindacali, con le associazioni, le forze politiche, le forze politiche, con tutto il corpo sano della società civile contro questo progetto divisivo e autoritario. Aver svuotato il dibattito politico a colpi di maggioranza su un tema così delicato, denota una divisione nella stessa maggioranza di governo.

Ed anche le parole del ministro Valditara dei giorni scorsi confermano questo progetto, riproponendo una differenziazione salariale tra insegnanti del nord e del Sud, reintroducendo di fatto le gabbie salariali. Una follia che ci riporta agli anni 70.

Il problema dell’autonomia differenziata sta diventando un fatto ideologico e culturale, un declino del pensiero di unità di un governo che ha grandi contraddizioni nella propria maggioranza e che oggi non ha una visione unitaria dello sviluppo, del lavoro, di quello che ha realmente bisogno il Paese per farlo uscire dal declino.

Un declino che purtroppo ha radici lontane, che è partito con la grande crisi del 2008 e che prosegue inesorabilmente. Il nostro è un Paese che ha dismesso tutte le sue più importanti produzioni, ha svenduto gli asset strategici come quelli della comunicazione, delle reti, della logistica e dei trasporti, del manufatturiero. Bisogna rideterminare una politica per recuperare questi asset, e puntare sull’innovazione, sulle reti digitali, sulle connessioni materiali e immateriali, sul diritto alla connesione.

Servono riforme strutturali che incidano e migliorino la vita dei cittadini.

Il grande assente nelle politiche di questo governo, e la legge di bilancio lo ha confermato, è il Sud.

I dati della Banca d’Italia, della Svimez, del Censis, dell’Istat, ci confermano che nel nostro Paese sono aumentati i divari e il prodotto interno lordo e il reddito pro-capite nel Sud è dimezzato. Il Sud è in grande affanno ed è a rischio la coesione sociale. Un paese non può crescere se non elimina i divari e l’Italia sta diventando un paese non più fondato sul lavoro ma sul pendolarismo.

Gli interventi nel mezzogiorno sono urgenti, non si può assistere alle nuove emigrazioni di giovani, intere famiglie che abbandonano le terre d’origine per lavorare o per avere il diritto alle cure.

Per queste ragioni, serve che la buona politica nel Sud e in Calabria assuma anche in Consiglio regionale una unità di intenti, non una cogestione, ma dei punti di sintesi, mettendo da parte logiche di schieramenti e posizioni individuali e rimetta al centro un’azione collettiva gli interessi generali ed esclusivi dei cittadini. Serve una politica al servizio dei cittadini e non i cittadini al servizio della politica.

Per questa ragione, anche in Calabria, su temi che riguardano il lavoro, la salute e il welfare, gli investimenti nelle Zes, le infrastrutture-logistica-trasporti, l’ambiente e le aree interne, le riforme necessarie, nasceva la Vertenza Calabria, preceduta nei mesi precedenti da iniziative unitarie che hanno portato Cgil Cisl Uil Calabria ad una piattaforma unitaria di rilancio su undici punti, frutto degli esecutivi unitari e presentata il 1° maggio.

Un tentativo di aprire su cinque punti significativi, dopo l’arrivo a Siderno dei Segretari generali di Cgil Cisl Uil Landini, Sbarra, Bombardieri, le priorità della nostra regione e che avrebbe aperto un confronto con la Giunta regionale presieduta dal Presidente Roberto Occhiuto con un successivo confronto a Roma presso la Sede della Giunta regionale calabrese.

I primi obiettivi sono la necessità di affrontare l’emergenza occupazione, nella regione più povera d’Italia e d’Europa, di combattere il lavoro nero, lo sfruttamento, di porre fine al precariato e di attivare un percorso di stabilizzazioni e di assunzioni nel lavoro pubblico, a partire dalla sanità e dagli enti locali, nella giustizia.

Aver definito la vicenda Lsu Lpu con un intervento normativo nazionale proposto dalla Giunta regionale calabrese è stato un fatto importante e di rilievo che deve però trovare riscontro applicativo degli enti locali e delle amministrazioni comunali.

Serve per la Calabria un piano straordinario per il lavoro, che deve essere sostenuto da interventi pubblici e privati. Occorre un grande piano straordinario per la manutenzione del territorio dal dissesto idrogeologico, della erosione costiera, della mitigazione del rischio sismico e per la prevenzione incendi. Serve farlo con un piano di assunzioni mirate e con una governance unitaria pubblica tra Calabria verde, consorzi di bonifica e protezione civile. Un ufficio unico del piano con precisi compiti di missione e governance. Così come occorre rifinanziare il comparto idraulico-forestale e garantire le risorse ad oggi insufficienti per la continuità delle attività che rischiano di bloccarsi e per le quali le federazioni di categorie hanno proclamato lo stato di agitazione dei lavoratori. Su queste questioni occorre fare presto, non c’è più tempo, dagli impegni presi occorre passare ai fatti concreti.

Così come occorre recuperare i nostri beni culturali, storici, archeologici. La Calabria, circondata dal mare e con i suoi 800 chilometri, per sua collocazione naturale, è stata da sempre considerata terra di storia e popoli. Scavare la Calabria significa studiare millenni di storia e recuperare valori, identità, tradizioni. Un grande piano di ripresa di scavi nei siti archeologici da fare con il contributo delle università calabresi, del Ministero dei beni culturali, delle amministrazioni regionali e locali, significherebbe promozione culturale, attrattore e marcatore di identità anche per un turismo di qualità.

Le nostre università devono diventare motori di sviluppo ed essere protagoniste nella promozione sociale, scientifica e culturale dei territori. Per questo siamo favorevoli ad una nuova legislazione regionale sulla università e ricerca che metta a sistema e in rete le nostre università, in tutti i campi. Non servono pregiudiziali di campanile che rappresentano scarsa capacità di visione, diventando elementi di divisione.

Sappiamo bene che il grande limite del PNNR e dei fondi strutturali europei è la scarsa capacità delle amministrazioni locali e regionali nel fare progetti sostenibili e spesa di qualità. Uno dei limiti che ha la Calabria e che abbiamo sempre sottolineato come uno degli elementi dei ritardi è la mancanza di una rete amministrativa regionale, ovvero una batteria a sostegno del dipartimento della programmazione. Altro limite è la frammentazione e la difficoltà dei Comuni nella progettazione e spesa. Il più delle volte occorre fare ricorso a tecnici ed esperti esterni perché le strutture di progettazione e programmazione sono insufficienti o poco performanti.

Ma quello che è mancato nei venti anni di agenda di programmazione alla regione rispetto la spesa dei fondi di coesione è la capacità di avere una visione strategica affiancata alla gestione complementare e sistemica dei potenziali strumenti di spesa, privilegiando l’impiego quantitativo, spesso emergenziale delle risorse, e non il reale impatto qualitativo sui risultati premiali di crescita economica ed occupazionale. Insistiamo, per questo, ad un immediato cambio di passo sui metodi e le modalità nelle relazioni partenariali, già previste e definite, e nelle azioni comuni di verifica e monitoraggio sullo stato dell’arte della programmazione in essere e di quella a venire. Non possiamo permetterci di sprecare i cospicui finanziamenti, in parte già assegnati, con bandi e avvisi, ai soggetti attuatori, pubblici e privati, di cui la Calabria ha dato buona prova nella capacità di realizzare e accreditare.

Inoltre, noi tutti sappiamo che le ingenti risorse POR sono state assoggettate a sistemi fraudolenti, truffe che in molti casi hanno pagato i lavoratori ed il territorio e che la spesa non sia stata mai monitorata, se non a reato consumato.

Non possiamo permetterci di sprecare i cospicui finanziamenti, in parte già assegnati, con bandi e avvisi, ai soggetti attuatori, pubblici e privati, di cui la Calabria ha dato buona prova nella capacità di realizzare e accreditare.

È necessario istituire una Commissione Consiliare Regionale specifica sulla riforma istituzionale, aperta ai contributi di Anci, parti sociali, terzo settore per ridisegnare una nuova Regione anche sotto il profilo istituzionale. La politica deve avere coraggio, non accontentarsi del consenso quotidiano e spiegare ai cittadini Calabresi che con questo regionalismo la Calabria è destinata a soccombere, perdendo nei prossimi 40 anni mezzo milione di abitanti.

Per queste ragioni chiediamo a tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale di farsi carico di una grande stagione riformatrice per un nuovo regionalismo calabrese che dia prospettive ai cittadini, fiducia, speranza, che consegni una visione di futuro alla nostra regione ed alla nostra società. Sono convinto che ci sia una classe dirigente matura per fare questo e invitiamo il Presidente della Giunta regionale e le forze consiliari di maggioranza e opposizione a raccogliere queste sfide di cambiamento necessarie. Le grandi difficoltà che presenta la nostra Regione si possono trasformare in opportunità se mettiamo da parte individualismi, campanilismi, schieramenti ideologici e alziamo il livello di discussione e di intervento politico istituzionale, che devono avere l’interesse collettivo ed un alto profilo politico e che diano valore alla buona politica.

Sposato (Cgil): presidente il suo gesto dona coraggio, fiducia, speranza

Il segretario generale della Cgil Calabria Angelo Sposato ha scritto una lettera al Presidente Mattarella in occasione della sua venuta in Calabria per l’inaugurazione dell’anno scolastico da Pizzo Calabro.

«Egregio Presidente, domani Ella ci darà il privilegio di essere in Calabria, a Pizzo Calabro, per l’apertura del nuovo anno scolastico. Un appuntamento importante per noi calabresi, pieno di significati nell’anno della pandemia, in una terra dalle gravi ferite, ma anche dalle tante opportunità.

La ringraziamo per questo gesto di attenzione e vicinanza che ci dona coraggio, fiducia, speranza.

La Calabria ha bisogno di questo, ne hanno bisogno i giovani, le donne, i disoccupati, i precari, le tante famiglie in difficoltà.

Ne abbiamo bisogno tutti, perché a volte è tanto lo sconforto che assale le nostre coscienze e le nostre azioni, di vedere una terra così bella, unica, bistrattata e maltrattata da classi dirigenti che hanno smarrito la via del bene comune, dell’interesse collettivo, del prendersi cura delle persone, del nostro ambiente, delle persone fragili, degli ultimi.

La scuola, il lavoro, sono gli antidoti per ogni lotta contro le mafie, l’illegalità, la corruzione, e la Calabria ha necessità di partire da questo.

Egregio Presidente, la più grande rivoluzione di cui ha bisogno la Calabria è quella di diventare una Regione normale, dove le ambulanze viaggino con i medici a bordo, gli ospedali ed i pronto soccorso siano sempre aperti, le scuole siano sicure, il lavoro possa diventare dignitoso e non sfruttato e sottopagato.

La Calabria ha bisogno di una rigenerazione culturale, morale, sociale e questo deve essere compito di noi calabresi, ma ha anche bisogno della vicinanza del Governo, delle Istituzioni, con azioni concrete, con investimenti pubblici, lavoro di qualità, perché sovente ci sembra di avvertire un senso di disinteresse e di abbandono.

La Calabria ha bisogno di essere guidata nella gestione delle diverse e numerose misure economiche previste dai fondi pubblici, che negli anni non hanno prodotto alcun ritorno in termini di sviluppo, occupazione, crescita sociale, qualità della vita; viceversa, assistiamo inesorabilmente ad un graduale abbandono e spopolamento delle nostre aree interne. Nei prossimi anni, se non invertiamo da subito la tendenza, assisteremo ad un depauperamento e desertificazione demografica della nostra Regione. Stiamo perdendo i nostri giovani che vanno via alla ricerca di lavoro e di fortuna, e la nostra Regione sta diventando, ancora una volta, terra di emigrazione.

Auspichiamo che la Sua visita, le sue parole, la sua presenza e vicinanza, diano un sussulto alle classi dirigenti calabresi, alle Istituzioni, alla politica, al mondo delle associazioni e della cultura affinché si possa riprendere insieme una strada, un orizzonte, una prospettiva che possa ridare alla Calabria il senso di comunità, l’empatia necessaria per ritrovare insieme le cose che uniscono anziché separino, che faccia capire che occuparsi degli altri non è un problema ma un dovere delle istituzioni e deve diventare anche un tema di ciascuno di noi.

E soprattutto pensare che a fronte di una persona che delinque ce ne sono mille che amano la nostra terra, che operano e lavorano ogni giorno con lealtà, dovere civile, sacrificio, per la crescita sociale e culturale, per combattere la Ndrangheta, la corruzione, per combattere ogni forma di illegalità, convinte che vivere onestamente abbia sempre un sapore fresco, profumato, dignitoso.

Grazie Presidente per la sua presenza domani nella nostra regione. Regali una carezza e un sorriso alla Calabria». (rrm)

LA RICETTA DELLA CGIL PER LA CALABRIA
SPOSATO: SERVONO UNITÀ E BUON GOVERNO

di ANGELO SPOSATO – Nelle settimane piú difficili per la Calabria, divorata da incendi ed emergenze sanitarie, si è avvertito un senso di abbandono istituzionale da parte del governo centrale ed una totale assenza ed inaffidabilità della Giunta regionale. Una giunta regionale che per oltre una settimana ha sottovalutato la portata degli incendi nella totale indifferenza mentre la Calabria bruciava dal Pollino allo Stretto, impegnata a fare campagna elettorale tra lidi balneari, sagre e promozioni dei prodotti locali.

Solo grazie ai numerosi appelli fatti in quelle giornate, dopo una settimana, il facente funzioni Spirlì e la Giunta si sono resi conti della gravità della situazione ed hanno chiesto lo stato di emergenza. Nonostante ciò, con diversi morti, migliaia di ettari di territorio bruciati, aziende agricole in ginocchio, famiglie evacuate, animali morti, anziché istituire un tavolo di crisi emergenziale, il pensiero della giunta regionale era come aprire in anticipo la stagione di caccia. Una scelta incredibile, che sommata alla gestione delle diverse emergenze calabresi, sanitarie, economiche, sociali, ha evidenziato una inettitudine ed una inaffidabilità del facente funzioni Spirli e della sua giunta ad occuparsi della cosa pubblica e dei cittadini calabresi che da mesi si sono sentiti soli, abbandonati, rassegnati.
Angelo Sposato
Angelo Sposato, segretario generale Cgil Calabria
Di fronte a tali fatti, nell’imminenza del voto regionale di ottobre, ci saremmo aspettati nel campo del centrosinistra, dai candidati alla Presidenza, dai partiti nazionali, un gesto di responsabilità per evitare di consegnare nuovamente la Calabria nelle stesse mani, ed offrire in progetto alternativo a quella che rischia di essere una tra le peggiori giunte del regionalismo calabrese ma che rischia di trovarsi nello stesso posto grazie alle tante divisioni e frammentazioni del centrosinistra.
In queste settimane, in queste ore, tanti cittadini comuni ci chiedono il perché di tante divisioni, perché il centrosinistra ha rinunciato sin dall’inizio ad essere unito e competere per vincere e per governare la Calabria, in un momento che può essere irripetibile per il Paese. Sono evidenti tutti i limiti di chi ha gestito in questi anni le diverse fasi politiche calabresi non conoscendo la Calabria, ed oggi, anche la presenza nella coalizione del centrosinistra di personalità e sensibilità diverse, dimostra come sarebbe stato possibile e si siano persi anni per ricomporre un mondo frammentato che aveva bisogno di evitare personalismi e rendite di posizione, di rappresentanza, di rinnovamento, ascolto, dialogo, umiltà.
Riteniamo doveroso fare un appello ai candidati del centrosinistra perchè in queste ore si ritrovino le ragioni per l’unità, è un loro dovere offrire al popolo calabrese un’alternativa valida e concreta, non solo per partecipare ed occupare un posto in Consiglio regionale, ma per tentare di governare una regione che ha bisogno si prospettive, di riforme, lavoro, buona sanità, cura del territorio. In queste ore serve grande umiltà ma serve anche una iniziativa seria, per tentare di dare una speranza ai Calabresi. Per queste ragioni chiediamo ad Enrico Letta, Giuseppe Conte, Roberto Speranza, Amalia Bruni, Luigi De Magistris, Mario Oliverio, di assumere direttamente ogni iniziativa utile per le convergenze necessarie e superare le divisioni che rischiano di danneggiare ulteriormente la Calabria ed i cittadini calabresi. (as)
[Angelo Sposato è segretario regionale della Cgil Calabria]

Incendi / Angelo Sposato (Cgil): serve lo stato di calamità

di ANGELO SPOSATO – La situazione incendi in Calabria come nel resto del Sud sta precipitando, stanno bruciando ettari di patrimonio boschivo che rischiano di mettere in ginocchio definitivamente la regione e le aree interne. Il fuoco continua ad essere una minaccia per le popolazioni come già avvenuto nei giorni scorsi. Servono aiuti immediati, mezzi, strumenti idonei ed interventi economici di ristoro per le attività. La Regione Calabria chieda lo stato di calamità e assuma iniziative verso il Governo per lo stato di emergenza. Serve un tavolo di crisi nazionale per fronteggiare l’emergenza.

[Angelo Sposato è segretario regionale Cgil Calabria]

 

 

Angelo Sposato (Cgil Calabria): Servono infrastrutture e investimenti pubblici certi

Il segretario generale di Cgil CalabriaAngelo Sposato, ha ribadito che in Calabria «servono infrastrutture ed investimenti pubblici certi, politiche industriali, politiche del lavoro serie».

«Bisogna – ha evidenziato – far partire i concorsi ed assumere subito nella pubblica amministrazione, negli enti locali, nell’istruzione, nella cultura, nella sanità. Serve un grande piano per il lavoro nel settore pubblico e privato, stabilizzare il precariato, combattere le disuguaglianze, il lavoro povero. Serve sostenere l’economia reale, il turismo, l’agricoltura, il commercio, la ristorazione».

«Questa del Ponte sullo Stretto, ogni volta da 50 anni – ha concluso – è l’alibi reiterato per deviare l’attenzione e gli interventi su tali questioni. Per non giocare la partita vera si butta come sempre la palla in tribuna ed intanto passano altri cinque anni a prendere in giro le persone. Siamo seri, perfavore». (rrm)