L’Università delle Generazioni: Urge un censimento degli scrittori e degli artisti calabresi all’estero

L Associazione Culturale Università delle Generazioni ha ribadito la necessità di «censire e contattare gli scrittori e gli artisti calabresi che vivono all’estero, per emigrazione o perché figli o nipoti di nostri emigrati».

Una richiesta fatta più volte ai vari governi regionali al fine di realizzare una Unione degli Scrittori e degli Artisti che dovrebbe fare capo non soltanto alla Regione (Presidenza o assessorati alla cultura e all’emigrazione) ma anche alla Biblioteca Calabrese di Soriano (VV) e/o all’Università della Calabria ma anche al Museo dell’emigrazione di San Nicola da Crissa (VV), alla Fiera del Libro di Vibo Valentia o ad analoga manifestazione oppure a Locri Città della Cultura.

«L’idea è quella di radunare almeno una volta – viene spiegato in una nota – l’anno tutti coloro che, nati o originari calabresi, praticano la scrittura o altra arte, di modo che possano portare ancora di più la Calabria nel resto d’Italia e del mondo. Una doppia efficacia, a costo zero: quella promozionale e quella identitaria per tenere uniti coloro che amano (spesso in modo struggente) i luoghi di provenienza o di ispirazione. Inoltre potrebbero essere da tramite per utili investimenti socio-economici».

«Un esempio tra tutti – dice la nota –. Giuseppe Mungo è un affermato scrittore calabro-francese nato a Squillace (CZ) nel 1947. Quando aveva appena tre anni, la sua famiglia emigrò prima in Sardegna (dove il padre ha lavorato in quelle miniere) e poi definitivamente in Francia dove, seguìto dai suoi due figli maschi, ha fatto l’operaio metalmeccanico nella famosa fabbrica siderurgica Schneider, nella città di Le Creusot sita nella regione della Borgogna – Franca Contea, tra Lione e Torino, quasi al confine con la Svizzera».

«Da questa esperienza di lavoro – continua la nota – è nato il libro più recente: “La ville à l’odeur d’acier” (La città ha odore d’acciaio) pubblicato proprio la scorsa estate 2022 da L’Harmattan di Parigi che ha edito pure gli altri due libri: “On a fait des nous des immigés” (2009) che ha pure una traduzione italiana “Hanno fatto di noi dei migranti” (2011 – pagine 112) e “Peppino et le secret des oliviers” (2015 – pagine 88 – Peppino e il segreto degli ulivi). Per questa sua pregevole attività letteraria e per il suo grande amore per la terra d’origine, il primo maggio 2009, l’Università delle Generazioni ha assegnato a Giuseppe Mungo il Premio “Gigante della Calabria”».

«Giuseppe Mungo, infatti – riferisce l’Associazione –  è talmente innamorato delle sue origini calabresi che non solo ne parla in tutti i suoi libri ma torna spesso nella natìa Squillace, dove ha ancora parenti diretti e dove ha presentato la sua prima autobiografia data alle stampe nel 2009. L’ambizione di questo scrittore calabro-francese è quella di poter presentare i suoi libri e la sua storia esistenziale nelle scuole della Calabria, mentre già lo fa in Piemonte, in Svizzera e in tutta la Francia. Sarebbe felicissimo di poter fare parte di un’associazione che raduni scrittori ed artisti calabresi residenti all’estero, specialmente perché la nostra regione è molto presente in loro e ne fanno sempre una grande pubblicità quando hanno modo di raccontarla in giro per il mondo».

«Concorda con l’idea-proposta dell’Università delle Generazioni – conclude la nota – di realizzare una vera e propria “Letteratura dei calabresi residenti all’estero”. E sarebbe assai lieto di poter avere incontri culturali, specialmente in concomitanza con la sua presenza annuale in Calabria». (rrm)

In copertina, lo scrittore Giuseppe Mungo

IL RECORD DELLA CALABRIA ALL’ESTERO
SONO TANTISSIMI I CALABRESI NEL MONDO

di GIUSEPPE DE BARTOLO – L’Italia, fino alla metà degli anni ’70 del secolo scorso, è stato un paese profondamente segnato dall’emigrazione. In questo lungo periodo di tempo si sono avute due ondate emigratorie. La prima, composta in prevalenza da spostamenti oltre oceano, si contraddistinse per l’alta intensità degli espatri. La seconda, a partire dalla metà degli anni ’50, si distinse per una più contenuta intensità e con prevalenza dei flussi verso l’Europa.

Agli inizi degli anni ’70, l’Italia, per la prima volta nella sua storia, registra un saldo migratorio positivo che aumenta nel tempo, e si trasforma via via da paese di emigrazione in paese in prevalenza di accoglienza, anche se i trasferimenti di residenza degli italiani all’estero, pur rimanendo modesti, non si esauriscono del tutto, superando le 100 mila unità annue solo di recente. Nello stesso tempo però si osservano importanti cambiamenti nel profilo di coloro che trasferiscono la loro residenza all’estero.

I nuovi emigranti hanno infatti un livello d’istruzione sempre più elevato; compaiono nuove figure come quella dei nonni-genitori che trascorrono periodi sempre più lunghi all’estero con figli e nipoti; quella del migrante maturo rimasto disoccupato e lontano dalla pensione che si trasferisce per lavoro; del migrante di rimbalzo, cioè colui che dopo anni vissuti all’estero ripercorre per vari motivi la via inversa; il migrante previdenziale che risiede per lunghi periodi in paesi dove esiste una politica di defiscalizzazione e condizioni sociali, economiche e climatiche più favorevoli. Questo processo ci ha consegnato uno stock di italiani residenti all’estero importante sia dal punto di vista numerico che sociale e economico, la cui conoscenza resta ancora parziale perché le fonti statistiche e amministrative di riferimento sono lacunose e disomogenee fra di loro.

Le principali sono: l’Archivio delle Anagrafi consolari (titolarità Ministero Affari Esteri); la rivelazione degli italiani all’estero (titolarità Ministero Affari Esteri); l’Archivio centrale dell’Anagrafe degli italiani residenti all’estero – Aire (titolarità Ministero dell’interno). Quest’ultima è lo strumento di riferimento più importante per studiare questo fenomeno ed è stato il supporto statistico di  tutti i Rapporti Italiani nel Mondo elaborati dalla Fondazione Migrantes, l’ultimo dei quali, il XVII, è stato presentato al pubblico proprio in questo mese di novembre.

La mobilità degli italiani che si trasferiscono all’estero presenta un trend crescente dal 2014 al 2019, anno in cui gli espatri raggiungono il valore di 131mila unità. Ad emigrare sono in prevalenza i maschi e i giovani dai 18-34 anni. Nel 2020 e nel 2021 la pandemia ha causato una sensibile riduzione degli espatri, riduzione che ha interessato in modo particolare la fascia dei giovani. Nel corso del 2021 il 78,6% di chi ha lasciato l’Italia per espatrio è andato in Europa, il 14,7% nelle Americhe (con particolare preferenza per l’America latina, 61,4%), mentre il restante 6,7% si è diviso tra continente asiatico, Africa e Oceania. Nello contempo lo stock degli italiani residenti all’estero è aumentato dell’86,9% in quindici anni (cioè da 3.106.251 del 2006 a 5.806.068 della fine del 2021). 

Se l’esame si sposta ora a livello regionale, constatiamo che la Calabria è una tra le regioni con un’importante comunità di residenti all’estero (437.447 iscritti all’Aire al 1/1/2022, metà dei quali vivono in Argentina, Germania e Svizzera) e, anche se ciò deriva in parte dalla sua storia migratoria, su questo dato ha  comunque inciso la nuova mobilità, che è cresciuta nel tempo e ha interessato soprattutto la fascia giovanile. Confrontando le strutture delle popolazioni regionali residenti all’estero si osserva che quella calabrese è la più matura – 27,5% di ultra 65enni, percentuale che raggiunge il 47% con gli ultra cinquantenni – a conferma che su di essa hanno inciso i flussi emigratori avvenuti dopo la fine della Seconda guerra mondiale, mentre non è trascurabile il peso dei giovani (19,7%, 18-34 anni). La Calabria, inoltre, occupa il terzo posto nella graduatoria delle regioni per incidenza del fenomeno (32,5%), rapporto tra gli iscritti all’Aire e la popolazione residente, preceduta solo da Basilicata (25,9%) e Molise (32,5%). 

I Comuni calabresi che hanno comunità di residenti all’estero numericamente importanti, superiori alle 5mila unità, sono Corigliano Rossano, Lamezia Terme, Reggio Calabria e San Giovanni in Fiore, Montalto Uffugo, mentre nella graduatoria per incidenza spicca Paludi con popolazione residente all’estero più che doppia rispetto alla sua popolazione residente (incidenza del 212,9%); seguono poi molti piccoli comuni interni come San Pietro in Amantea, Scala Coeli, Torre Vecchia, Torre di Ruggiero, Mammola, Santa Domenica Talao, Carfizzi, Staiti, Belmonte Calabro, Bocchigliero, Pizzoni, Simbario, Dinami, Cardinale, Orsomarso, Savelli, Fiumara, Candidoni, Aiello Calabro, Alessandra del Carretto, Mottafollone, con una incidenza del 100% e oltre ed altri ancora con elevata incidenza, a dimostrazione di quanto l’emigrazione passata e quella più recente, soprattutto giovanile, abbiano contribuito a rendere la Calabria terra con un forte spopolamento e con un acuto malessere demografico.

Tratti ai quali è difficile porre rimedio senza attivare incisive politiche sociali e economiche di lungo periodo che abbiano come obiettivo quanto meno temperare lo spopolamento dei piccoli centri, ed evitare così che, dopo tre secoli, sia ancora valida l’affermazione di Giuseppe Maria Galanti che nel 1972, visitando la regione, scriveva che essa era un “vero stato di deserto”. (gdb)

[Giuseppe De Bartolo è già Ordinario di Demografia all’Unical]