Anche Rende a fianco delle donne irianiane “con il vento nei capelli”

A Rende si è espressa la piena solidarietà alle donne iraniane venerdì pomeriggio dinanzi la casa municipale, con la manifestazione Con il vento nei capelli, dove sono state raccolte piccole ciocche di capelli che, ordinatamente confezionate, saranno fatte pervenire all’Ambasciata iraniana a Roma in segno di pacifica protesta.

L’iniziativa è stata promossa da Auser Rende, Consulta Pari opportunità e diritti umani del Comune di Rende, Centro di Women’s Studies dell’Università della Calabria, Comune di Rende, EOS Arcigay Cosenza, Arci Cosenza, Emily Cosenza, Centro contro la violenza alle donne “R. Lanzino”, Associazione Pro-re-active, Nova Associazione, Democrazia e lavoro – Sinistra CGIL, UIL Cosenza, Anpi Provincia di Cosenza sezione “Paolo Cappello”.

«Mahsa è il nome persiano della giovane curda iraniana uccisa per mano della polizia morale di Teheran. Mahsa è il suo nome persiano perché i nomi curdi sono vietati, tanto in Iran che in Turchia. Il suo vero nome è Jina, da Jin che in curdo vuol dire donna. Anche il tragico simbolismo della ciocca di capelli fa parte della medesima lunga storia del controllo patriarcale-religioso sul corpo stesso e sulla sessualità della donna», ha sottolineato l’assessora alla cultura Marta Petrusewicz.
«Dopo l’uccisione di Mahsa l’onda straordinaria delle manifestazioni di protesta e di solidarietà è una voce universale contro  tutte le autocrazie e i regimi che basano la loro forza sulla repressione dei diritti e delle libertà. Ora più che mai le associazione, e gli enti a tutti i livelli sono chiamati a fare Rete per per la tutela dei fondamentali diritti umani. Rende è presente, con le donne iraniane fino all’ultimo capello», ha aggiunto l’assessora alle pari opportunità Lisa Sorrentino. (rcs)

 

RENDE (CS) – Venerdì il presidio “Con il vento nei capelli” per le donne iraniane

Si intitola Con il vento nei capelli il presidio in programma venerdì 14 ottobre a Rende, nella Piazza antistante il municipio dalle 17.30.

Con la manifestazione, promossa da Auser, Consulta Pari opportunità e diritti umani del Comune di Rende, Centro di Women’s Studies dell’Università della Calabria, Eos Arcigay Cosenza e Arci Cosenza, il comune di Rende: «appoggia pienamente il presidio in solidarietà con le donne iraniane».

«É atto politico dovuto e speriamo si aderisca, uniti, alla grande mobilitazione nazionale. Non c’è tempo da perdere, bisogna far fronte alla grave crisi umanitaria che si sta consumando in queste ore in Iran a danno delle donne, tra i  bersagli più vulnerabili e devono essere tutelate nel loro diritto all’autodeterminazione», ha dichiarato il sindaco Marcello Manna.
Come in altre città italiane su iniziativa di associazioni e movimenti: «Rende vuole essere idealmente vicina alle donne iraniane con una raccolta di piccole ciocche dei nostri capelli, che ordinatamente confezionate, saranno fatte pervenire all’Ambasciata
iraniana a Roma in segno di pacifica protesta. Ci ritroviamo catapultati dinanzi un passato che credevamo ormai superato a favore di una idea di libertà e uguaglianza. Per questo siamo convinti che bisogna dare il proprio contributo per affrontare l’emergenza, sia per costruire percorsi comuni di solidarietà», ha sottolineato l’assessora alle pari opportunità Lisa Sorrentino.
«La morte della giovane donna di origini curde, Mahsa Amini, 23 anni, – hanno dichiarato gli organizzatori – ha fatto esplodere la rabbia delle donne iraniane trascinando la protesta popolare nelle piazze contro  il regime teocratico. La  lotta dei giovani e delle giovani iraniane è una lotta per le libertà civili, sociali, economiche e democratiche che il regime reprime. Esprimiamo sostegno e solidarietà alle donne iraniane e al popolo iraniano, ribadiamo il nostro impegno e azione in Italia, in Europa e nel mondo per l’affermazione dell’autodeterminazione delle donne, della democrazia, dei diritti civili, sociali, economici e culturali universali fondamentali per la convivenza, il benessere, la sicurezza e la pace, consapevoli che alla giustizia sociale si arrivi soprattutto attraverso la liberazione delle donne in tutto il mondo». (rcs)