La sindaca di Isola C. R. Vittimberga scrive ai ministri: Intervenire per crisi idrica

In una lettera inviata ai ministri, al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, al presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, all’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo e al prefetto di Crotone, Franca Ferraro, il sindaco di Isola Capo Rizzuto, Maria Grazia Vittimberga ha chiesto un «intervento deciso e coordinato per garantire un accesso immediato all’acqua  potabile, un diritto fondamentale per ogni individuo».

«Questa non è solo una questione locale – ha aggiunto – ma un problema che richiede l’attenzione delle autorità a livello nazionale e  regionale. È vitale unire gli sforzi e risolvere questa crisi in modo tempestivo per  proteggere la salute e il benessere della comunità di Isola di Capo Rizzuto».

«Isola di Capo Rizzuto è attualmente alle prese – ha spiegato – con una crisi idrica che sta minacciando  seriamente la salute e il benessere della comunità. La situazione è drammatica: l’approvvigionamento idrico è limitato e ciò che sgorga nei rubinetti nelle case è  inutilizzabile, presentandosi grigia e maleodorante». 

«Già da anni il Comune di Isola Capo Rizzuto – ha ricordato – è stato estromesso dalla gestione del  servizio idrico, più precisamente con la legge Galli è stata attribuita ad un gestore unico  la gestione e la responsabilità, pertanto ci troviamo con le mani legate. La Regione  Calabria, attraverso le società di gestione, non sta erogando il servizio e dunque mi  sento obbligata a rivolgere un appello urgente alle istituzioni nazionali e regionali, in  particolare ai ministri Francesco Lollobrigida e Roberto Calderoli, delegati  rispettivamente all’agricoltura e agli affari regionali, al Ministro alla Salute Orazio  Schillaci, al dott. Nicola Dell’Acqua, commissario straordinario per l’emergenza idrica, e  al Presidente della Regione Roberto Occhiuto».  

«Senza la risorsa idrica – ha proseguito – diventano vani gli sforzi fatti dalla nostra amministrazione nel  cercare soluzioni, come interventi al potabilizzatore, nuove condotte e pompe di  sollevamento con importanti investimenti economici. In tutto questo c’è da considerare  che i lavori a lago, tanto necessari, non sono ancora iniziati. Cosa accadrà quando il lago  sarà completamente svuotato, se già ora sperimentiamo questi gravi problemi?». 

«Questa è una comunità di 18 mila abitanti – ha concluso – con famiglie, anziani, persone diversamente  abili e individui con problemi di salute: una situazione insostenibile. È evidente che  siamo sull’orlo di un’emergenza sanitaria e la salute dei cittadini è in pericolo». (rkr)

Lo Schiavo interroga l’assessore Gallo per crisi idrica nelle coltivazioni della Cipolla rossa di Tropea

Il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo ha presentato una interrogazione scritta all’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo, in merito alla crisi idrica nelle coltivazioni della Cipolla rossa di Tropea.

Lo schiavo, quindi, ha chiesto «quali iniziative urgenti intenda assumere per il ripristino delle opere realizzate sul torrente Murria al fine di scongiurare la grave carenza idrica per le coltivazioni; quali interventi di bonifica sono previsti sull’omonimo bacino idrico per rendere l’acqua conforme e salubre per l’irrigazione e riportare all’effettiva operatività il bacino stesso; quali interventi di sostegno economico si intendono attivare a tutela delle imprese agricole ed ortofrutticole della zona, danneggiate dagli eventi in questione, onde evitarne il fallimento. La Regione non lasci sole le realtà produttive del territorio di Briatico ma intervenga con misure concrete, aiuti economici e soluzioni idonee e durature che non vengano spazzate via al primo acquazzone».

«La coltivazione della Cipolla rossa di Tropea Igp nell’area di Briatico, nel Vibonese – ha spiegato – rischia di essere fortemente compromessa dalla grave carenza idrica che interessa la zona. Carenza dovuta soprattutto all’impossibilità di utilizzare il bacino idrico Murria che alimenta i campi in cui si produce questa eccellenza calabrese, punta di diamante e vanto della nostra tradizione gastronomica nel mondo. L’impianto, già interessato da contaminazioni fognarie, risulta oggi ulteriormente compromesso dai danneggiamenti subiti, a seguito delle forti piogge, dal bypass appena realizzato che avrebbe consentito l’uso di acque pulite per l’irrigazione».

«A causa dell’ondata di piena che ha interessato il torrente Murria, entro il quale era stato posizionato il bypass – ha proseguito Lo Schiavo –, tutte le opere e le condutture messe in opera risultano ora divelte dalla forza delle acque e quindi gravemente danneggiate. Si pensi che questo intervento era stato terminato appena pochi giorni fa con fondi della Regione Calabria. Ora sarà necessario rifare tutto daccapo e, di conseguenza, le risorse economiche fin qui impegnate sono state letteralmente gettate nel fiume».

«Tralasciando le modalità con le quali sono stati realizzati gli interventi e le prevedibili conseguenze della scelta di posizionare il bypass nel letto del torrente – ha evidenziato – la vera urgenza è ora assicurare ai coltivatori della zona una celere risoluzione del problema che permetta loro di scongiurare cali di produzione e relative perdite che già sarebbero da quantificare nell’ordine di diversi milioni di euro. Gli agricoltori riuniti in comitato e le associazioni di rappresentanza oggi parlano di “disastro annunciato” ma da tempo chiedono interventi risolutivi al Consorzio di bonifica competente e alla Regione Calabria. Dopo gli eventi meteorici dei giorni scorsi, gli stessi ripiombano inesorabilmente nell’incertezza e vedono materializzarsi sempre di più il rischio di dover rinunciare al raccolto». (rrc)

LA GRANDE IMMENSA SETE DELLA CALABRIA
OGNI ANNO 200 MLN DI METRI CUBI IN MARE

di ANTONIETTA MARIA STRATI – L’acqua è tornata nei campi del Catanzarese, ma la Calabria continua a essere ‘assetata’. Ogni anno, infatti, ci sono 200 milioni di metri cubi d’acqua che, inevitabilmente, finiscono in mare. Una gravissima situazione che è stata registrata dall‘Anbi – Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue su indicazione del Consorzio di Bonifica Ionio Catanzarese e che, in parte, è stata risolta, almeno, per quanto riguarda il Catanzarese, grazie all’intervento della Regione Calabria che ha imposto alla società A2A, di rilasciare 155mila cubi d’acqua al giorno, anche per uso potabile, a valle della centrale idroelettrica di Magisano.

«È il quantitativo minimo, sufficiente ad evitare la perdita dei raccolti, già flagellati dalla siccità – ha ricordato Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi–. Siamo ancora lontani dai 280mila metri cubi, previsti dalla convenzione, ma è un primo segnale, frutto dell’impegno dell’assessore all’Ambiente della Calabria, Sergio De Caprio e della mediazione regionale, fortemente sollecitata dall’azione congiunta delle organizzazioni professionali agricole e del Consorzio di Bonifica Ionio Catanzarese, costretto addirittura a rivolgersi alla magistratura per vedere affermato un proprio diritto. È questo un aspetto fondamentale della vicenda, esempio per superare la logica dei commissariamenti senza fine in atto in Sicilia e Puglia: solo l’autogoverno è in grado di garantire le legittime aspettative dei consorziati, cui bisogna rispondere anche al Sud con crescente efficienza e determinazione».

Ma, se per il Catanzarese la situazione sembra essersi risolta – o almeno in parte -, nel Crotonese, invece, la situazione non è delle migliori: è lo stesso presidente del Consorzio di Bonifica Ionio – Crotonese, Roberto Torchia, a denunciare che, nella giornata del 18 agosto, «l’azienda A2A, dalle 13,00 circa di mercoledì 18 agosto, ha interrotto gli scarichi idrici nel fondo Tacina, a valle dell’invaso di Orichella».

Il consorzio ha tuttavia ricevuto rassicurazioni sulla riapertura dell’acqua, veicolata “dall’erogazione con la tagliola degli anticipi rispetto ai rilasci del prossimo anno”, ma per Torchia “si sposta, così, la cultura dell’emergenza ai prossimi anni che, tra l’altro, verranno sempre più colpiti dai cambiamenti climatici”.

«I coltivatori – ha detto Torchia – sono privi della fornitura così come tutte le altre utenze servite dagli impianti che, così come oramai arcinoto, non riguardano “solamente” il settore agroalimentare. Il disagio e l’allarme sociale è elevatissimo».

«Il territorio, gli agricoltori e le utenze – ha detto ancora – risulteranno devastati e gravemente compromessi dall’assenza di acqua”, prosegue Torchia che continua facendo riferimento agli accordi presi “nel corso dell’ultima video conferenza anche alla presenza dei rappresentanti Regionali e del Prefetto di Crotone», ai quali non sarebbero «seguiti fatti concreti».

A Reggio, la situazione è ancora peggiore: ad Arghillà, così come in molte altre zone della Città Metropolitana, l’acqua fatica ad arrivare, creando non pochi disagi ai cittadini.

Giuseppe Votano, del coordinamento di quartiere di Arghillà, alla Gazzetta del Sud ha parlato di «zona franca” e di un territorio in cui l’acqua non arriva».

«Ai piani alti l’acqua se la sognano ormai da mesi – ha aggiunto –. Tantissima gente sta soffrendo e se non hanno l’autoclave l’acqua non arriva. Il problema è strutturale, perchè il serbatoio non sopporta il fabbisogno di un quartiere che nel frattempo ha avuto una forte espansione demografica e nel quale abitano 6mila persone».

«La situazione è drammatica – ha proseguito Votano – e non si è mai riusciti a risolvere il problema. Ci hanno detto che saranno stanziati dei soldi per fare un nuovo serbatoio, ma da mesi ormai il problema perdura. Ripeto, il problema è strutturale perchè il serbatoio Alfieri, vicino al carcere, servito dai pozzi di San Cono e di Petto Gallico non riesce alla necessità di un quartiere nato per mille persone. Ora l’aumento di persone, tra abitazioni abusive ed assegnate irregolarmente, fa di Arghillà un vero e proprio comune nell’arco di un km quadrato».

Sulla crisi idrica, è intervenuto anche Franco Germanò, già assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Reggio Calabria che, su un post su Facebook, spiegando che «rispetto alla drammatica e colpevole carenza idrica a Reggio, credo che l’assessore Rocco Albanese disconosca alcuni fatti importanti. Asserisce, infatti, l’assessore, a nome immagino del Sindaco e dell’intera Giunta, che purtroppo la rete idrica è vetusta, i tubi registrano continue perdite e quindi anche l’acqua del Menta che arriva a pressione alta paradossalmente provoca più disagi che benefici».

«Ritengo opportuno – ha scritto ancora – fare alcune precisazioni e puntualizzazioni rispetto a tale assunto. Quasi tutta la rete idrica è stata rifatta in ghisa con i fondi del decreto Reggio. Iniziò la giunta di Italo Falcomatà con l’assessore Giuseppe Falduto e completammo poi noi con la prima giunta di centro-destra. Con un progetto fatto quando ero assessore ai lavori pubblici e con la consulenza del geometra Sera, già responsabile dell’ufficio acquedotti, provvedemmo a realizzare gli allacci alle nuove condotte. Il progetto naturalmente prevedeva la contestuale dismissione delle vecchie condotte».

«La mia esperienza, come ai più noto – ha proseguito – terminò in anticipo e quando i lavori non si erano ancora conclusi e, da quel che mi risulta, le dismissioni delle vecchie condotte non furono realizzate, con la dispersione dell’acqua in due condotte e con le perdite che si verificano nelle condotte vecchie non dismesse. A nulla è servito negli anni esporre questa situazione ai vari assessori e consiglieri delegati e per ultimo al sindaco in carica. Del perché penso sia facilmente intuibile. Ora si proclamano lavori di rifacimento di condotte già sostituite anziché chiedere conto ai responsabili dei lavori passati e verificare la reale situazione. Non è la prima volta purtroppo che a Reggio si finanziano lavori per opere peraltro già realizzate, duplicando le spese senza risolvere il vero problema. Esistono poi altri due problemi».

«Il primo sono gli allacci abusivi nelle aree periferiche per innaffiare orti e giardini – ha detto ancora –. Non bastano le belle parole, servono fatti, serve cioè realizzare un’intesa con Prefettura, Questura e Magistratura e avviare una reale ricerca di tali situazioni procedendo agli arresti dei colpevoli. Ai miei tempi così facemmo e in un mese le forze dell’ordine arrestarono quasi 50 persone con il risultato che in quelle zone l’acqua tornò abbondante».

«Il secondo – ha detto ancora – riguarda i manovratori, ai quali non dovrebbe essere lasciata alcuna autonomia decisionale su come e quando aprire e chiudere le saracinesche, ma dovrebbero eseguire precise disposizioni dei vertici amministrativi e politici. Inoltre andrebbero ruotati e destinati ognuno in zone diverse da quella di residenza. Questo è il mio pensiero e spero che possa essere utile a chi oggi ha responsabilità di governo della Città perché ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, se ne è capace, altrimenti abbandoni il campo».

«C’è una grande questione culturale sul futuro delle risorse idriche e l’insensibilità, che denunciamo in Calabria, è lì a dimostrarlo: si può per mero profitto penalizzare risorse vitali come il cibo e l’ambiente?» ha chiesto Francesco Vincenzi, che chiede, ancora, «per il bene della collettività e nel rispetto delle normative di legge, di cui chiediamo l’applicazione».

Anche Massimo Gargano, presidente direttore generale Anbi, ha ribadito come «le normative sull’utilizzo del bene pubblico acqua attribuiscano priorità all’uso agricolo dopo quello per fini umani», dando «piena disponibilità e consapevolezza a ricercare le necessarie compatibilità fra i crescenti interessi gravanti sulle risorse idriche».

«Per questo, già da tempo – ha concluso – le progettualità dei Consorzi di Bonifica ed Irrigazione rispondono a criteri di multifunzionalità in sintonia con le esigenze del mondo agricolo: dalla produzione idroelettrica alla fruizione ambientale e turistica. E’già così per gli 858 progetti definitivi, presentati da Anbi per essere inseriti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza; al Sud ne sono previsti 277 per un investimento di quasi 1 miliardo e 900milioni di euro, capaci di attivare circa 9.500 posti di lavoro».

A ribadire la necessità di lavorare «ad una strategia per l’acqua» è Franco Aceto, presidente di Coldiretti Calabria, spiegando che ciò si potrebbe realizzare «ottimizzando la distribuzione dei grandi invasi esistenti e finanziando la realizzazione di invasi più piccoli per accumulare la risorsa quando è troppa e per distribuirla quando manca e distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione».

«I Consorzi di Bonifica – ha concluso – sono la punta di diamante nella gestione e realizzazione. Ormai, non si può più parlare di rischio di cambiamento climatico. Siamo già dentro un cambiamento cronicizzato. Le risorse europee del Pnrr – conclude -servano ad affrontare questi tempi nuovi e ad innescare percorsi virtuosi, evitando di finanziare speculazioni come il fotovoltaico sul suolo fertile». (ams)

Crisi idrica in Calabria, Calabretta (Sorical): C’è uso improprio dell’acqua potabile

«Il luogo comune che “la Calabria è ricca di acqua” si infrange di fronte al disastro a cui stiamo assistendo in questi mesi» ha dichiarato Cataldo Calabretta, commissario della Sorical, aggiungendo che «se si continua con il massiccio utilizzo dell’acqua potabile in modo improprio, difficilmente ne usciremo».

«Ribadisco – ha aggiunto – in Calabria manca l’acqua non potabile per irrigare giardini e piccoli orti, nonostante le reti duali siano previste da una legge del 94, ma non sono state previste dai Piani regolatori dei Comuni».

« Ciò è grave perché la Calabria – ha concluso Calabretta – è una regione a vocazione agricola. La prossima Programmazione Comunitaria deve tenere conto di queste esigenze, occorre programmare per tempo invasi e reti idriche, fognarie e depurative efficienti, per consentire alle future generazioni l’accesso all’acqua alla luce di cambiamenti climatici in atto».

La situazione, in Calabria, per quanto riguarda l’acqua, non è delle migliori: prelievi di acqua non autorizzati dai fiumi Lese e Trionto, a Sud Tuccio, unitamente al calo delle sorgenti, stanno mettendo in crisi l’erogazione idrica in diversi Comuni del Crotonese, del Basso Jonio e Presila Cosentina e a Sud della città di Reggio. L’Ente, nel corso dell’incontro in Prefettura a Cosenza, ha ribadito che «il ripristino sarà possibile solo attraverso una repressione dei prelievi».

«La Sorical – si legge in una nota – per scongiurare l’interruzione dell’erogazione del servizio idrico in diversi comuni della Calabria, ha interessato diverse Prefetture e  forze dell’ordine della problematica che, solo in alcuni casi, è da mettere in relazione alla siccità e carenza idrica. In molti casi, invece, viene meno la disponibilità di risorsa idrica per i prelievi non autorizzati, documentati dalla Sorical, attuate da alcune aziende agricole che in questo periodo coltivano patate».

«In particolare – continua la nota – la crisi degli schemi Lese e Trionto,  destano molta preoccupazione: per molte ore al giorno (dal pomeriggio a tarda sera) manca oltre il 50% di acqua grezza in ingresso agli impianti di potabilizzazione, proveniente dalle opere di prese sui fiumi Lese- Cannavò e Trionto. Al momento, per alimentare i comuni sottesi agli impianti, non ci sono fonti di approvvigionamento alternative. In particolare al potabilizzatore Savelli, che alimenta i Comuni di Savelli, Verzino nel Crotonese, Campana, Scale Coeli, Pietrapaola, Terravecchia, Cariati nel Cosentino, per tutto il pomeriggio manca oltre il 50% dell’acqua disponibile che si riflette sull’erogazione del mattino perché i serbatoi nella notte non si riescono a riempire. Stessa situazione accade, sempre in Sila, all’opera di presa dell’Ipot Trionto che alimenta da un versante Acri, Bisignano, Luzzi e Rose e dall’altro Vaccarizzo Albanese, San Giorgio Albanese, San Cosmo e San Demetrio Corone».

«E, nei prossimi giorni – prosegue la nota – si arriverà ad un calo delle forniture anche dei Comuni dello schema Lida Baaidela e Pulitrea- Brigante per il forte calo della sorgente Rigola e Pulitrea che alimentano i comuni di Crotonei, San Giovanni in Fiore, Verzino, Castelsilano, Cerenzia e Caccuri».

«A Sud di Reggio Calabria – conclude la nota – lo schema Tuccio è in forte calo stagionale rispetto agli anni precedenti: la portata di questa mattina è di 120 litri al secondo rispetto ai 180 litri della portatadello stesso periodo dello scorso anno, mentre la portata negli altri periodi dell’anno è di 280/300 litri al secondo. Sorical nel frattempo sta supplendo la carenza idrica con lo schema della Diga del Menta con il ramo Sud fino ai serbatoi di Pellaro, Ribergo e Nocille». (rcz)