L’OPINIONE / Filippo Mancuso: Le bare a Crotone interrogano le coscienze della comunità internazionale

di FILIPPO MANCUSOLe bare allineate al PalaMilone di Crotone annebbiano lo sguardo e smorzano il fiato.

La visione di uomini, donne e bambini, per i quali la speranza di una vita migliore è precipitata nella tragedia, non può lasciare nessuno nell’indifferenza. Ma non è con la strumentalizzazione politica, imbarazzante di fronte al disastro umanitario di domenica, che si onorano le vittime del naufragio a poche centinaia di metri dalla costa calabrese.

È necessario, se non si vuole che tutto finisca con le rituali commemorazioni, che questa ennesima strage di migranti sia uno spartiacque tra il passato e il prossimo futuro. E ciò sarà possibile se l’Unione europea, i singoli Stati aderenti e la comunità internazionale, decideranno di governare il fenomeno migratorio e si assumeranno la responsabilità di evitare che le morti nel Mediterraneo si ripetano.

Si chiede, come sta facendo il Governo italiano e come ha sollecitato il presidente Mattarella, che Europa si doti di una strategia rigorosa, per sostenere la cooperazione allo sviluppo dei Paesi devastati da guerre e povertà da cui le persone fuggono. Soltanto così si potrà incidere sulle cause di un fenomeno epocale e complesso. Smantellando, al contempo, la rete dei trafficanti di esseri umani e organizzando l’accoglienza in una logica che coniughi la solidarietà con la necessità di assicurare i diritti primari dei migranti nel rispetto della legalità. (fm)

[Filippo Mancuso è presidente del Consiglio regionale della Calabria]

Gettonopoli, l’avv. Iacopino sul rinvio a giudizio del presidente Mancuso

Francesco Iacopino, avvocato del presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso, in una nota stampa ha commentato la decisione del Tar di Catanzaro di rinviare a giudizio Mancuso nella vicenda di Gettonopoli.

«Pur rispettando il provvedimento giurisdizionale – ha scritto – – non si può fare a meno di evidenziare, per la rilevanza sociale e politica assunta dalla vicenda, come la decisione del Tribunale si risolva in un trattamento ‘orizzontale’ di situazioni tra loro differenti».

«Occorre, preliminarmente – ha spiegato – sgombrare il campo da un possibile equivoco: al dottor Filippo Mancuso non è contestato alcun delitto di falso, dal momento che tale originaria ipotesi investigativa (peraltro riguardante tutti i Consiglieri) è stata ritenuta inconsistente dallo stesso Pm, già in fase di indagini, tanto da essere stata accantonata dallo stesso Ufficio di Procura. Il cuore dell’accusa, allora, ha riguardato (e riguarda) – oggi – esclusivamente una ipotesi di truffa (per poche centinaia di euro) legata alla diversa lettura del dato relativo alla “effettiva partecipazione” dei politici alle Commissioni consiliari».

«Secondo la Procura – ha continuato – occorreva (ed occorre) avere riguardo ad un dato “quantitativo” e, pertanto, non sarebbe stato possibile considerare “effettive” le partecipazioni non “totalitarie” o di durata inferiore all’intera seduta, con la conseguenza che, in siffatte ipotesi, il Comune non avrebbe dovuto riconoscere alcun “gettone” (parliamo, come detto, di somme esigue) ai Consiglieri». 

«Secondo le difese, invece, la partecipazione “effettiva” andava (e va) intesa in senso “qualitativo” – si legge ancora nella nota –, sia perché anche l’assenza temporanea dalla seduta – in occasione della trattazione di un determinato argomento – assume una valenza politica (sicché il dato della presenza non può essere collegato solo a un criterio “temporale”), sia perché non vi era (come non vi è, ancora oggi) alcun regolamento comunale specifico che fissi i limiti di durata, quanto alla determinazione della “effettiva partecipazione” alle sedute». 

«A conferma di ciò – ha detto ancora – basti considerare che, nella prassi, si è sempre applicato per analogia il regolamento adottato per la partecipazione ai Consigli comunali, nei quali, invece, anche la presenza discontinua del Consigliere (e se ne comprende agevolmente la ragione) è ritenuta idonea a integrare il requisito della “effettiva partecipazione”».

«Peraltro, la lettura “qualitativa” del predetto criterio, è stata recentemente sostenuta anche dalla stessa Corte di Cassazione – ha concluso –. In particolare, in un caso identico, i Giudici Supremi hanno escluso che la partecipazione “non totalitaria” possa assumere rilevanza penale, tanto da confermare l’assoluzione disposta dalla Corte di appello di Messina per insussistenza del fatto. Per tale motivo, ad avviso della difesa, la vicenda avrebbe potuto (e dovuto) trovare un suo esito liberatorio già nella odierna fase dell’Udienza preliminare, avendo il Presidente Mancuso operato sempre nel pieno rispetto di norme e prassi. Forte di queste ragioni, sostenute dal diritto e dal buon senso, il Presidente è assolutamente sereno e certo che nel dibattimento, luogo deputato alla verifica in contraddittorio dell’ipotesi giudiziale, la Sua posizione sarà chiarita definitivamente». (rrc)

Nomine in Consiglio regionale: Corecom, Fincalabra e Consulta Professioni

Arrivate le nomine in Consiglio regionale per il Comitato regionale per le comunicazioni della Calabria (Co.re.com), Fincalabra e la Consulta delle Professioni. Il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso ha scelto Fulvio Scarpino come presidente del Corecom che sarà affiancato da due componenti Mario Mazza e Pasquale Petrolo.

«Il Corecom – ha detto il presidente Mancuso – svolge delicate funzioni di governo, garanzia e controllo in materia di comunicazioni e, oltre a fornire consulenze sul settore alla Regione, è titolare di funzioni proprie e delegate dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom). La questione della tutela dei diritti e delle libertà fondamentali in rete e il ruolo assegnatogli nella risoluzione di controversie in materia di web e di liti tra utenti e operatori, che spesso possono essere risolte più velocemente e in modo economico con la via stragiudiziale, rendono il Corecom un organo prezioso a cui la Regione annette particolare rilevanza».

Il presidente Mancuso, attivando i poteri sostitutivi, in base alle previsioni della legge regionale 39 del 1995,  ha effettuato anche  le nomine dei due componenti nel Consiglio di amministrazione di Fincalabra Spa: Giuseppe Monteleone e Nicola Daniele. E il presidente e il membro effettivo del suo collegio sindacale: Antonio Pagano e Domenico Pisano.

Fincalabra: è lo strumento tecnico ed operativo per l’attuazione delle politiche di sviluppo economico. Tra le sue priorità strategiche ha lo sviluppo del sistema produttivo e delle piccole e medie imprese operanti su territorio.

Il presidente Mancuso ha, inoltre, nominato i tre rappresentanti nella “Consulta regionale per la difesa e tutela delle professioni”: Giuseppe Strongoli, Michele Marcianò e Claudio Le Piane. (rcz)

Il Presidente Mancuso: «Il Porto di Gioia priorità assoluta»

«Lo sviluppo del Porto di Gioia Tauro è un tema di priorità assoluta per la Calabria e per l’agenda regionale, tanto da essere inserito dal presidente Occhiuto tra i 5 punti della ‘Vertenza Calabria’, documento st: lo afferma Filippo Mancuso, presidente del Consiglio regionale della Calabria, al termine dell’incontro che si è tenuto al Porto di Gioia Tauro, alla presenza dell’on. Raffaella Paita, presidente della IX Commissione della Camera dei deputati (Trasporti, poste e telecomunicazioni) e del presidente dell’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio, Andrea Agostinelli. 

«Il Porto di Gioia Tauro è un hub in costante crescita negli ultimi anni, ma dalle potenzialità inespresse ancora enormi. Non dimentichiamo che grazie alla Zes è possibile attrarre ingenti risorse economiche, oltre al tema di attualità in queste settimane relativo al rigassificatore che ci permetterebbe di produrre 1/3 del gas che attualmente importiamo dalla Federazione Russa.

Da parte del Consiglio regionale non può che esserci il massimo supporto e la condivisione di progetti mirati a creare sviluppo per un’infrastruttura vitale per la Calabria e di importanza cruciale per  il Sud Italia. Quando si vuole sottolineare la centralità del Porto di Gioia Tauro, i numeri sono inequivocabili: Il 90% del commercio estero dell’Unione Europea e il 40% di quello interno alla stessa UE segue le vie del mare. Tra i porti del Mediterraneo, quello di Gioia Tauro è il più importante per collocazione geografica, infrastrutture e efficienza. Da solo, rappresenta più del 50% del Pil calabrese. 

Il Porto di Gioia Tauro – conclude Mancuso – costituisce già oggi il più grande terminal per il transhipment italiano e del Mediterraneo ma ci sono tutte le possibilità per assicurare a questa infrastruttura ulteriori margini di crescita in termini di livelli occupazionali ed economici» (rrc)

Politica regionale al via: rischio balcanizzazione con i maldipancia del centro-destra

La Giunta regionale calabrese guidata da Roberto Occhiuto ha tenuto la sua prima riunione il 12 Novembre, annunciando che la prossima si terrà o il 15, nella sede del Consiglio regionale a Reggio, oppure al più tardi il giorno successivo e cioè il 16 nella propria sede istituzionale a Catanzaro (in Calabria, infatti si assiste alla pratica in uso nelle Istituzioni Europee, divise tra Bruxelles e Strasburgo, ovvero Catanzaro e Reggio in questo caso, nonostante la miseria economica della terra che si rappresenta).
Ma al di là delle apparenze, cova sotto una labile cenere un incendio molto focoso, che rischia di spazzare via le conclamate e sbandierate – quasi fanfaronescamente – dichiarazioni di onnipotenza e vittoria della Lega e di Fratelli d’Italia, in salsa locale.
I due partiti che rappresentano la destra, seppur con diverse declinazioni (e che al loro interno, come nel caso della formazione di Salvini, vivono pulsioni moderate, sognando il PPE), si trovano ad affrontare una balcanizzazione dei loro Gruppi consiliari e della dirigenza autoctona, in preda ad un delirium tremens dovuto a frustrazioni, delusioni e mancate nomine o riconferme, come nel caso di Nino Spirlì.
Si parte dalla Lega, nella quale domina l’anima di riferimento dell’unico parlamentare eletto in Calabria, Domenico Furgiuele, in alleanza con il Segretario Regionale, Giacomo Francesco Saccomanno, i quali guardano con sospetto (e nel caso di Furgiuele, malcelata insofferenza), il designato Presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, che a sua volta è destinatario della richiesta di rinvio a giudizio per la “Gettonopoli” del Comune di Catanzaro, quando questi era Consigliere comunale.
Tanto basta, ovvero la notizia della richiesta del P.M., giunta nei confronti di Mancuso l’11 Novembre, nello stesso giorno della visita di Salvini in Calabria che ufficializzava la scelta del Partito in suo favore, per dare il via al fuoco amico – mai troppo poco evidentemente – che ha ripreso a sollevare perplessità sotterranee, ammantate con la formula rituale dell’opportunità politica, da parte del designato, per scongiurare l’assurgere alla poltrona più alta del consesso legislativo calabro.
Tutto quanto, se filasse liscio, sarebbe uno scambio in corso d’opera, avvenuto a seguito del derubricato ticket Occhiuto/Spirlì, visto che l’ex Presidente facente funzioni leghista  sarebbe stato ipercontestato dalla maggioranza dei maggiorenti del suo stesso Partito, anche se Capitan Salvini, pure per non passare come colui il quale smentiva se stesso – che lo aveva imposto come Vice dell’attuale Presidente della Regione – ha addolcito la pillola dichiarando che lo avrebbe coinvolto in un impegno sia locale che nazionale.
Insomma stessa la pratica che adottò il PD in Sicilia per fare fuori Crocetta: similitudini speculari, seppur a diverse latitudini, ripetute e ripetitive!
Tornando alle guerre per bande, non è un mistero però che il succitato Filippo Mancuso non sia nelle grazie di Domenico Furgiuele e Giacomo Saccomanno, i quali preferirebbero valorizzare l’altro Consigliere regionale eletto nella stessa circoscrizione dell’indicato Presidente dell’Assemblea calabrese, ovvero Pietro Raso, ex Sindaco di Gizzeria e comune dell’hinterland di Lamezia Terme, città che ha dato i natali, proprio al deputato Furgiuele.
Mancuso è visto come un corpo estraneo al corpaccione locale leghista e non fa mistero di voler essere autonomo nella sua attività politica, poiché si ritrova tra destra e sinistra ad essere l’ unico Consigliere regionale espressione della città capoluogo di Regione, ovvero Catanzaro, la cui Amministrazione cittadina ritornerà al voto proprio in primavera, senza la possibilità che l’attuale sindaco Sergio Abramo possa ricandidarsi, essendo alla fine del secondo mandato consecutivo.
Se Sparta (la Lega) piange, Atene (Fratelli d’Italia) non ride, anzi è pure più triste che mai!
Dalle parti meloniste le cose vanno ancora peggio, poiché il recordman elettorale Giuseppe Neri, si vede “soffiare” la poltrona di Assessore regionale, benché si sia imposto, a furor di preferenze, con una rielezione al Consiglio Regionale, che in questa tornata ha lasciato sul campo un big del  Partito, cioè Filippo Pietropaolo, il Capogruppo della scorsa legislatura, iniziata con la Santelli Presidente regnante e proseguita con Spirlì’ Presidente reggente.
Bene, chi è stato nominato nella Giunta in quota Fratelli d’Italia, assieme ad un altro ras fratellista e neo rieletto Consigliere (Fausto Orsomarso, in questo caso)? Ma è ovvio, proprio il trombato Filippo Pietropaolo, che gode della protezione della coordinatrice meloniana in terra calabra, l’on. Wanda Ferro, la quale non tollera un’altra eletta, Luciana De Francesco, ma qui si tratta di competizioni femminili, oltre a scontare la De Francesco, al pari di Neri,  l’essere esponente di un’area non ortodossamente di destra, bensì proveniente da storie risalenti a culture moderate.
Qui si innesta il cuore del problema, in quanto Neri ha pubblicizzato direttamente o tramite suoi elettori di punta, il proprio malessere, la personale delusione e soprattutto l’intima insoddisfazione, per il mancato riconoscimento e benché dal punto di vista ufficiale i maggiorenti romani abbiano gettato acqua sul fuoco e dato ad intendere che tutto è rientrato, l’insubordinazione non è piaciuta – dalla Meloni in giù – anzi è l’ennesima riprova, che politicamente non ci si può fidare, viste le tradizioni familiari democristiane (non proprio un buon viatico per chi proviene dal MSI).
La guerra tra Neri e il suo “momentaneo” Partito è appena iniziata, tanto è vero che il Consigliere regionale minaccia di presentare assieme ad un suo collega di Gruppo consiliare, cioè Antonio Montuoro, la sfiducia in Aula contro l’assessore Pietropaolo, quindi ciò sarà il preludio dell’addio a Meloni e camerati vari, per imbarcarsi in altro hotel ad ore, come è diventato ormai il panorama degli attuali Partiti in Italia, ma soprattutto in Calabria, pure in riferimento, come in questo caso, alle estreme del centrodestra.
Veleni, ripicche, recriminazioni, rendono la convivenza intossicata dai risentimenti e dal fatto che chi si ribella o non è in linea con i diktat del big, non ha possibilità di recupero.
Su ciò, sulla balcanizzazione calabrese delle estreme, si staglia lo sguardo compiaciuto del Presidente Occhiuto, l’unico a godere del triste spettacolo crepuscolare dei finti muscolosi alleati, poiché quest’ultimo è sempre più intento a rafforzare la parte moderata e se tal disegno provoca scompensi e mugugni chi se frega… tanto la legislatura è appena iniziata e lui ha ben cinque anni davanti per gestire e fare il gestore. (rp)

AL VIA LA GIUNTA OCCHIUTO: ADDIO SPIRLÌ
IL PRIMO CONSIGLIO IL 15, CON 3 INCOGNITE

di SANTO STRATI –A una prima valutazione delle scelte del Presidente Roberto Occhiuto per la sua Giunta, il giudizio non può che essere positivo, fermo restando che bisognerà vedere all’opera le singole deleghe e capire se il “modello del fare” che il neogovernatore ha mostrato di voler adottare sarà seguito in toto. Già, perché risulta evidente che abbiamo (finalmente, dopo quasi un anno di precarietà governativa) un presidente “politico” che realizza le cose nel momento stesso in cui le pensa: non è piaggeria, ma evidenza che proviene dalle prime mosse che hanno caratterizzato la dodicesima legislatura, quella di Roberto Occhiuto. Il tempo di dire che voleva farsi assegnare il commissariamento della sanità della regione per restituirla ai calabresi ed ecco, d’incanto, che Draghi gliel’ha concesso subito, d’intesa con il Consiglio dei ministri. Ha detto che non voleva perdete tempo per la Giunta, ed ecco, nei tempi previsti, il nuovo governo. Sicuramente, Occhiuto, mostra di conoscere a menadito come funziona la politica (nazionale) e come va gestita quella regionale. Manca solo una pedina: l’assessore all’ambiente, ma Occhiuto lo presenterà a breve.

Le sue scelte per la Giunta si caratterizzano soprattutto per due elementi. Il primo riguarda il mancato rispetto dell’accordo pre-elettorale con Salvini circa la riconferma di Spirlì. Avevamo facilmente pronosticato, diversi mesi fa, che i patti in politica spesso durano lo spazio di una notte e che l’imbarazzante riconferma del facente funzioni avrebbe creato un grande disagio a un governo che ha bisogno di competenze e di capacità che si mettano a disposizione dei calabresi e della Regione. Così, Nino Spirlì esce di scena (con molta malcelata contentezza dei suoi stessi sodali di partito) e al suo posto va una donna, che dovrà difendersi da un pregiudizio parentale: è cugina del deputato Francesco Cannizzaro, quindi il pensiero corrente sarà quello che l’onorevole ha piazzato non solo una sua pedina, ma persino una parente. Niente di più sbagliato. Giuseppina Princi, meglio conosciuta da tutti come Giusy, è una donna con gli attributi, che in dieci anni ha trasformato il Liceo Scientifico Leonardo da Vinci di Reggio in un modello imitato, con grande soddisfazione, da molti istituti. Basta solo l’indirizzo biomedico inventato dalla Princi per preparare gli studenti orientati verso medicina a sostenere i test di ammissione all’università. Guardate che è un’idea geniale, tanto che l’hanno subito presa a modello persino a Milano. Certo gestire una Regione non è come gestire un istituto scolastico, ma la Princi ha temperamento, capacità e talento e saprà dimostrarlo. Dimentichiamoci, quindi, della parentela e valutiamo serenamente quanto la vicepresidente sarà in grado di fare per i calabresi.

Il secondo elemento caratterizzante della Giunta Occhiuto è una delega nuova, quanto coraggiosa: “Azioni di sviluppo per la Città Metropolitana di Reggio Calabria”, affidata anche questa alla nuova vicepresidente Princi. Ebbene, si consideri che Reggio era l’unica Città Metropolitana a non avere ancora ricevuto dalla Regione le necessarie deleghe. Non c’era riuscito Falcomatà durante il governo di Mario Oliverio (pur militando nello stesso partito), ci ha pensato Occhiuto. Mostrando, oltretutto, di avere ben chiara una visione di futuro che non può dimenticare o lasciare indietro alcuna città calabrese e men che meno la MetroCity alla quale fanno riferimento il Porto di Gioia Tauro e il progetto (che Occhiuto sostiene con convinzione) del Ponte sullo Stretto.

È un segnale evidente che l’azione del nuovo governo sarà orientata a sovvertire le sonnecchiose pratiche che creavano figli e figliastri nella stessa regione: bisogna remare tutti insieme per governare non solo il territorio ma anche le prospettive di sviluppo, le istanze di crescita irrinunciabili che il PNRR potrebbe permettere di accogliere e realizzare. Certo, servono competenze e talenti (lo scouting del Presidente Occhiuto probabilmente ci sorprenderà ancora) non soltanto per ridare la sanità ai calabresi, il giusto diritto di curarsi a casa propria, il giusto diritto di avere cure adeguate, attrezzature moderne, ospedali e case della salute in linea con le altre realtà del Paese. Il personale medico è di eccellente livello, qualcuno tornerà in Calabria dal Nord e dal Centro, per dare il suo utile e fondamentale aiuto per garantire la salute dei calabresi. Servono, appunto, capacità e talento, personalità in grado di affrontare e demolire il debito monstre che si è via via consolidato, ma anche professionisti della sanità, in grado di interpretare le esigenze terapeutiche insieme con quelle amministrative e ridare fiducia a una popolazione avvilita e delusa. Già fermare i “viaggi della speranza” (anche per una semplice appendicite) significa risparmiare più di 300 milioni di trasferimenti alle altre regioni per pagare le prestazioni, ma anche far risparmiare una somma probabilmente pari al doppio ai malati e ai familiari al loro seguito: viaggi, soggiorni, etc. E in questa nuova progettualità che riguarda la sanità serviranno risorse umane in tutti i campi professionali e, soprattutto, servirà un’opposizione che faccia adeguatamente la sua parte. Nessuna necessità di cercare inciuci o accordi trasversali, ma un serio contributo per un fine comune.

Tornando a parlare della Giunta, Occhiuto ha voluto riconfermare nel loro precedente ruolo sia Gianluca Gallo (Agricoltura) che Fausto Orsomarso (Turismo). Gallo, oltre ad essere il più votato in Regione, ha lavorato in modo “pesante” a favore degli agricoltori e del comparto agro-alimentare, scontentando forse gli olivicultori, ma facendo arrivare subito gli aiuti necessari a superare la crisi dovuta alla pandemia. Gallo dovrà rinforzare il suo staff e proseguire nell’impegno già dimostrato perché tutto il comparto può usufruire in modo adeguato delle risorse del PNRR e giocare un ruolo principe nel processo di sviluppo. Analoga scelta per Fausto Orsomarso, già assessore al Turismo, sovraccaricato di troppe deleghe nella passata Giunta. Sul Turismo – ci permettiamo di suggerire – occorre investire più sul capitale umano che su azioni spot e comparsate in manifestazioni che non creano attrazione turistica. Evitiamo nuove “muccinate” e progetti fatti solo di belle parole. Per intenderci, La terra dei padri  è un progetto di turismo del ritorno che dovrebbe – e non lo ha fatto – sfruttare la grande risorsa dei calabresi nel mondo: la Consulta c’è, attende di essere riconfermata – e può fornire tutto l’aiuto necessario senza bisogno di nominare “ambasciatori” che girino per le comunità, spendendo soldi che possono essere utilizzate in modo diverso. La risorsa dei calabresi all’estero è, però,ben presente nei programmi di Occhiuto, sia per quel che riguarda il turismo delle radici, sia per l’utilizzo dei testimonial (illustri) che la Calabria si ritrova in ogni angolo del pianeta: tutti innamorati della propria terra, pronti a fare quel che serve per combattere preconcetti e ricreare quella buona reputazione di cui non si può più fare a meno.

Da segnalare nella “ripescata” (non è stata eletta) Tilde Minasi una delega importante, quella delle Politiche sociali: è un’avvocato esperto di diritto amministrativo e vanta un’ampia competenza a difesa delle disabilità e delle pari opportunità. Precise anche le sue prese di posizione per l’aeroporto di Reggio Calabria: sicuramente avrà modo di far pesare in Giunta l’assurda situazione dello scalo reggino, destinato a un vergognoso abbandono. Filippo Pietropaolo è un altro ex consigliere non rieletto: a lui va l’organizzazione della burocrazia regionale e dovrà inoltre occuparsi delle risorse umane. È un commercialista con esperienza gestionale: potrebbe anche fare miracoli nelle tante incongruenze della Regione nei bandi e nelle procedure. Infine la new entry, Rosario Varì, avvocato di Vibo, a cui Occhiuto ha assegnato le deleghe dello Sviluppo economico e agli Attrattori culturali: non avrà di che annoiarsi, c’è tantissimo da fare nell’ambito della promozione culturale, a partire da Vibo, capitale italiana del Libro, occasione che va immediatamente presa in carico dalla Regione e il 50° (nel 2022) del ritrovamento dei Bronzi, tanto per citare due grandi importanti scadenze culturali.

Il Presidente ha trattenuto per sé deleghe pesanti come Legalità e sicurezza, ma anche le Azioni di sviluppo del Porto di Gioia e la Valutazione degli investimenti pubblici. Presentando il suo governo, Occhiuto ha parlato di «un mix di politici e di figure esterne che penso possa fare un buon lavoro per cambiare la nostra Regione». Occhiuto ha parlato anche delle formazioni politiche della coalizione che «non avranno purtroppo rappresentanza in giunta, e me ne dispiace, perché tutti hanno contribuito al massimo delle proprie forze per conseguire la grande vittoria del centrodestra alle scorse elezioni. Penso a Coraggio Italia, a Forza azzurri e all’Udc. Questi partiti chiaramente avranno la priorità nell’indicare le figure che riterranno le migliori per i ruoli chiave nell’Assemblea legislativa. Ad eccezione della presidenza del Consiglio regionale, che per decisione della coalizione di centrodestra, sarà guidata da un rappresentante della Lega».

A questo proposito, è pressoché scontata l’elezione a Presidente del Consiglio regionale di Filippo Mancuso (Lega, di Catanzaro) nel ruolo cui aspirava Giuseppe Neri (Fratelli d’Italia). Il Consiglio farà la prima riunione lunedì 15 novembre con le incognite che riguardano tre consiglieri la cui elezione pare in bilico per la manifesta ineleggibilità. Sembrerebbe non siano state rispettate le norme di aspettativa e relative dimissioni obbligatorie prima della consultazione elettorale. Si tratta di due esponenti di Forza Italia, Michele Comito e Valeria Fedeli, e della candidata a presidente Amalia Bruni. Per tutti e tre esisterebbero fondati motivi di ineleggibilità a norma della vigente legislazione per chi occupa incarichi pubblici e intende presentarsi alle elezioni. Mentre nel caso di Comito e Fedeli, qualora fosse accertata l’ineleggibilità, è automatico il subentro dei primi non eletti, per la Bruni si creerebbe una situazione assolutamente inedita. Il suo ingresso in Consiglio è nella qualità di “miglior perdente”: se dovesse venire accertata la sua ineleggibilità, chi prenderà il suo posto? La risposta, per nulla scontata – visto che non ci sono precedenti – appare una sola: il secondo miglior perdente. Ovvero toccherebbe a Luigi De Magistris? Non sarà una cosa breve dirimere la questione. Né facile, come la domanda che sorge spontanea: ma si può mai peccare di tanta ingenuità (con ignoranza della legge elettorale) cercando un’elezione (poi centrata) al Consiglio regionale? (s)