IL MARE VIOLATO: LA CALABRIA È QUINTA
SI DEVE TUTELARE DI PIÙ IL TESORO BLU

di ANTONIETTA MARIA STRATI – In Calabria c’è ancora illegalità nel mare. Nella classifica del mare violato in Italia 2022, la nostra regione è quinta con 84.303 controlli, 1490 reati (7,6%), 1630 persone denunciate e arrestate, 380 sequestri penali, 3405 illeciti amministrativi e 3320 sanzioni amministrative. Per quanto riguarda gli illeciti per km di costa, se ne contano il 6,8% del totale.

È la fotografia desolante emersa dal report Mare mostrum di Legambiente, in cui sono stati accertati, solo nel 2022, 19.530 reati ambientali accertati nel 2022 lungo le coste italiane, con un +3,2% rispetto al 2021, mentre gli illeciti amministrativi, 44.444, sono cresciuti del 13,1%.Diminuiscono, anche se di poco (-4%), il numero delle persone denunciate e arrestate (19.658) e in maniera più significativa quello dei sequestri (3.590, con una riduzione del -43,3%).

Sommando reati e illeciti amministrativi in Italia è stata accertata, grazie ad oltre un milione di controlli (esattamente 1.087.802, +31% rispetto al 2021) svolti dalle Capitanerie di porto e dalle forze dell’ordine,una media di 8,7 infrazioni per ogni km di costa(erano state 7,5 nel 2021), una ogni 115 metri.

Per quanto riguarda i reati ambientali lungo le coste, nel 2022 a farla da padrone è il ciclo illegale del cemento (dalle occupazioni di demanio marittimo alle cave illegali, dagli illeciti negli appalti per opere pubbliche fino all’abusivismo edilizio) che rappresenta da solo il 52,9% dei reati (10.337),seguito dai diversi fenomeni d’illegalità (dalla mala-depurazione allo smaltimento dei rifiuti) che Legambiente classifica con la voce “mare inquinato” con 4.730 illeciti penali e dalla pesca di frodo, con 3.839 reati.Infine, ammontano a624 le violazioni del Codice della navigazione relative alla nautica da diporto, anche in aree protette,un dato in netta crescita rispetto ai 210 del 2021 (+197,1%), con 286 persone denunciate/ arrestate e 329 sequestri. Le diverse filiere delle illegalità ambientali hanno anche un forte impatto economico: il valore dei sequestri e delle sanzioni amministrative è stato nel 2022 di oltre 486 milioni di euro (in calo del -22,3% rispetto al 2021).

La Calabria è quinta, tra le regioni costiere, nel ciclo illegale del cemento ( 8,4% ), quarta nella classifica del mare inquinato ( 7,3% ), settima per pesca di frodo ( 6.8%) e nona nella violazione del Codice della navigazione e nautica di diporto anche in aree protette ( 2,1%). Questi ultimi dati, vista la rilevanza del sistema costiero calabrese, inducono riflessioni sulla necessità di ancora maggiori controlli.

Una situazione su cui bisogna intervenire. Per questo l’Associazione ha suggerito otto proposte per tutelare, in modo più efficace, il patrimonio ambientale contro l’abusivismo, la maladepurazione e le illegalità.

Nello specifico, Legambiente propone di ripristinare, se necessario anche con modifiche normative, l’efficacia dell’art. 10bis della legge 120/2020 che affida ai Prefetti il compito di demolire le costruzioni abusive oggetto di ordinanze di abbattimento emesse ma non eseguite dai Comuni;  rafforzare l’attività di contrasto delle occupazioni abusive del demanio marittimo; rilanciare a livello nazionale e su scala locale la costruzione e l’adeguamento e/o messa in regola dei sistemi fognari e di depurazione, migliorando in generale l’intero sistema di gestione, integrando il ciclo idrico (collettamento fognario e depurazione) con quello dei rifiuti (gestione fanghi di depurazione).

Ancora, efficientare la depurazione delle acque reflue, valorizzandole come risorsa e permettendone il completo riutilizzo in settori strategici come l’agricoltura, superando gli ostacoli normativi nazionali (DM 4 185/2003) con l’attuazione del regolamento UE 741/2020; migliorare e rendere più efficienti ed omogenei i controlli delle Agenzie regionali di protezione ambientale messe in rete nel Sistema Nazionale di protezione ambientale coordinato da Ispra (SNPA), approvando i decreti attuativi della legge 132 del 2016; regolamentare in maniera stringente lo scarico in mare dei rifiuti liquidi (acque nere ed acque grigie, acque di sentina, ecc.), istituendo, per esempio, delle zone speciali di divieto di qualsiasi tipo di scarico, anche oltre le 12 miglia dalla costa; promuovere politiche attive per la prevenzione nella produzione di rifiuti e per la migliore tutela del mare e della costa; attuare da parte del governo e del Parlamento adeguati interventi normativi contro la pesca illegale, non dichiarata e non documentata.

Proposte che, tuttavia, devono essere accompagnate «da un impegno decisamente più significativo da parte di tutte le istituzioni coinvolte, dai singoli comuni alle Regioni, dal parlamento al governo», ha sottolineato Enrico Fonata, responsabile dell’Osservatorio Ambiente e Legalità dell’Associazione.

Lo scorso agosto, Legambiente plaudiva l’iniziativa de Governatore, Roberto Occhiuto, per il commissariamento da parte della giunta regionale dei Comuni che non eseguono le ordinanze di demolizione, lanciando l’appello affinché «la Calabria dia l’esempio per liberare il Mezzogiorno da un fenomeno illegale che l’Istat definisce insostenibile».

«Un cambio di passo importante – scriveva l’Associazione – rispetto al passato rispetto al quale ribadiamo il “meglio tardi che mai”, sottolineato lo scorso dicembre all’annuncio di un provvedimento atteso e necessario poiché la Calabria, per come reiteratamente segnalato da Legambiente nei propri dossier, è interessata da un persistente e grave fenomeno di abusivismo edilizio a cui non sono estranei interessi riconducibili alla criminalità organizzata».

«L’Istat, nel suo ultimo “Rapporto Bes 2022” – ha ricordato Legambiente – sul benessere equo e sostenibile definisce come “insostenibile” l’abusivismo edilizio nel Mezzogiorno, con un’incidenza di 42,1 case illegali ogni 100 costruite nel rispetto della legge (la media nazionale è di 15) e segnala una crescita netta dell’abusivismo del 9,1%, come non si riscontrava dal 2004».

«Dall’ultimo report pubblicato nel 2021 nell’ambito della campagna di Legambiente “Abbatti l’abuso” – si legge ancora – che monitora le ordinanze di demolizione emesse dai Comuni per verificare quante ne siano state effettivamente eseguite, emerge, sulla scorta dei dati comunicati dalle amministrazioni, che le demolizioni in Calabria sono state pari solo all’11,2% delle ordinanze emesse».

«L’abusivismo edilizio – ha dichiarato Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria – è un fenomeno grave che molto spesso compromette luoghi di straordinaria bellezza e pregio ambientale e contro il quale servono, anche in funzione di deterrenza e prevenzione degli abusi, azioni efficaci di rispristino della cultura della legalità, con l’abbattimento degli immobili non sanabili. Si tratta di interventi essenziali non solo per tutelare l’ambiente ma anche per porre in sicurezza il territorio, frenare il consumo di suolo, affermare economie locali trasparenti e salvaguardare l’incolumità delle persone».

Quindi, come si sono fatti passi avanti per quanto riguarda l’abusivismo edilizio, è tempo che in Calabria si faccia altrettanto anche sul lato del mare violato, in modo da non vedere più la nostra bella regione sempre tra i primi in questi rapporti desolanti. ν