La Minasi spinge sull’internazionalizzazione dei prodotti calabresi

Il prossimo 15 novembre, alle 17:30, nella prestigiosa Sala Nassiriya del Senato a Roma, si terrà la conferenza di presentazione del progetto “Internazionalizzazione ed Eccellenze: valorizzazione dei prodotti Calabresi sul mercato estero, con Focus su formazione e promozione”.

L’evento su iniziativa della senatrice Tilde Minasi è ideato dall’imprenditore & Ceo – Esperto in Internazionalizzazione e Presidente del Com.it.es di New York, New Jersey, Connecticut e Bermuda, Alessandro Crocco, e coadiuvato dall’associazione “Brutium”.

L’obiettivo principale di questa iniziativa è promuovere l’internazionalizzazione dei prodotti “Made in Italy”, con particolare attenzione alla regione Calabria. Le attività pianificate includono seminari di sensibilizzazione sull’importanza dell’internazionalizzazione, la discussione di sfide e strategie per l’accesso ai mercati internazionali, offerta di formazione specializzata, opportunità di incontri B2b internazionali, collaborazioni istituzionali, e partnership strategiche.

Questi momenti saranno fondamentali per sensibilizzare e formare le Piccole e Medie Imprese calabresi sulle opportunità e le sfide dell’espansione internazionale, facilitare accordi commerciali e partnership strategiche, e promuovere una stretta collaborazione con Enti e Istituzioni a livello regionale, nazionale e internazionale.

L’obiettivo finale è incrementare significativamente le capacità esportatrici dei prodotti calabresi verso i mercati internazionali, favorendo l’innovazione, la formazione, la collaborazione e la crescita economica della Calabria attraverso l’espansione delle Pmi sui mercati esteri e lo sviluppo di solide relazioni commerciali internazionali.

Prenderanno parte, con un loro intervento, il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio, la presidente dell’associazione “Brutium”, Gemma Gesualdi, e Francesco Napoli, presidente di Confapi Calabria e vicepresidente nazionale Confapi. (rrm)

INTERNAZIONALIZZARE IL “MADE IN ITALY”
PER RILANCIARE L’ECCELLENZA CALABRESE

di ALESSANDRO CROCCO Nel panorama globale odierno, caratterizzato dalla rapida evoluzione dei mercati e dalla sempre crescente interconnessione tra le economie, l’internazionalizzazione dei prodotti Made in Italy emerge come un trampolino di lancio essenziale per promuovere l’eccellenza economica e culturale.

Questo non è più soltanto il trasferimento di merci attraverso i confini, ma piuttosto una complessa sfida multidimensionale che richiede una profonda comprensione delle dinamiche commerciali internazionali, delle esigenze e delle preferenze dei consumatori in diversi mercati. Ed è un intricato processo che richiede l’adattamento minuzioso delle strategie di produzione, marketing e distribuzione per rispondere in modo adeguato alle esigenze specifiche dei mercati di destinazione.

Ciò significa che un prodotto di successo in un contesto potrebbe richiedere modifiche significative per essere accettato in un altro. Questa capacità di adattamento è cruciale per garantire che i prodotti italiani mantengano la loro autenticità e l’alta qualità mentre soddisfano le richieste dei consumatori globali.

L’internazionalizzazione dei prodotti Made in Italy è molto più di una semplice opzione, è diventata una necessità strategica, specialmente per regioni ricche di risorse e prodotti di alta qualità come la Calabria. In questo contesto, la Calabria si distingue come una regione straordinariamente ricca di patrimoni, le sue eccellenze culinarie, agricole e artigianali sono rinomate per la loro autenticità e peculiarità. Ogni prodotto rappresenta un capitolo nella ricca storia della regione e riesce a catturare l’anima dei vari territori calabresi. Tutto questo, perciò, esige una preparazione accurata e la capacità di  intercettare i mercati di destinazione. 

In questo contesto, gli Stati Uniti emergono come un mercato straordinario. I consumatori americani sono noti per la loro apertura a nuove esperienze culinarie e la loro volontà di spendere per prodotti autentici e di alta qualità. Gli Stati Uniti offrono un’enorme opportunità per le eccellenze calabresi di distinguersi e farsi apprezzare da una vasta e diversificata base di clienti. 

Le Pmi, in particolare quelle calabresi, possono avere risorse limitate per affrontare linternazionalizzazione e poco conoscenza dei mercati, pertanto, è essenziale che ricevano il sostegno necessario. Questo può includere consulenza specializzata, accesso a finanziamenti agevolati e l’opportunità di partecipare a programmi di promozione internazionale e formazione.

Per ottenere successo in questo mercato e contesto è, infatti, indispensabile una padronanza completa delle normative internazionali, delle regolamentazioni locali, dei trend di consumo e delle preferenze dei consumatori nelle diverse parti del mondo. Inoltre, plasmare le strategie di marketing in stretta conformità con i dettami culturali e garantire che i prodotti superino le aspettative dei consumatori diventa essenziale in un contesto così complesso.

Niente deve essere lasciato al caso quando si cerca di conquistare i mercati internazionali, è essenziale anche sapersi presentare con strategie di marketing studiate e con un packaging accurato. Questo non è solo un involucro per il prodotto, ma una parte integrante dell’esperienza del consumatore, ma deve comunicare il valore, l’autenticità e la qualità del prodotto in modo efficace e attraente. 

La creazione di una strategia di branding che trasmetta il valore, l’autenticità e la qualità dei prodotti calabresi è fondamentale per attirare l’attenzione dei consumatori internazionali. Questo coinvolge non solo il design del packaging, ma anche l’efficacia dello storytelling nel racconto della storia dei prodotti, delle tradizioni locali e delle emozioni che li circondano. La narrazione rende i prodotti più di semplici beni di consumo, li trasforma in veicoli della cultura e della vita quotidiana italiana.

Il successo in questo percorso, quindi, dipende non soltanto dalla qualità del prodotto, ma anche dalla capacità di raccontare la sua storia, di condividere le emozioni che lo circondano e di farlo diventare parte della cultura e della vita quotidiana dei consumatori.

Questo è particolarmente importante per gli italiani all’estero, che spesso cercano nei prodotti un legame con le loro radici e un pezzo di casa lontano da casa.

In sintesi, il marchio “Made in Italy” costituisce un patrimonio inestimabile da preservare e valorizzare e linternazionalizzazione si configura come un elemento imprescindibile per il progresso economico e culturale e la Calabria, con la sua autenticità e le sue eccellenze, è pronta a competere globalmente. 

Per conseguire questo obiettivo, è imperativo adottare un approccio mirato e focalizzato, ponendo al centro dell’attenzione un’analisi dettagliata dei mercati dell’esportazione. Questa strategia richiede una preparazione robusta e specifica, in grado non solo di identificare chiaramente le opportunità, ma anche di affrontare con decisione le sfide di questo ambiente altamente competitivo. È imperativo sottolineare come l’allocazione di risorse significative risulta di importanza critica per sostenere appieno queste iniziative.

La chiave vincente, in conclusione, risiede nell’abilità di capitalizzare appieno queste straordinarie opportunità nel panorama dell’internazionalizzazione. In particolare, gli investimenti mirati nel settore dell’internazionalizzazione e della formazione specializzata rappresentano la chiave per sbloccare appieno il potenziale di crescita e sviluppo delle imprese calabresi in un contesto globale sempre più competitivo. (ac)

[Alessandro Crocco è presidente del Comites New York]

LA CALABRIA DICE NO AL CIBO SINTETICO
E ABBRACCIA LA CAMPAGNA DI COLDIRETTI

di ANTONIETTA MARIA STRATI – In Calabria cresce il fronte del “no” contro il cibo sintetico. Una battaglia lanciata da Coldiretti e che, nelle ultime settimane, sta raccogliendo sempre più adesioni da parte delle istituzioni, dei cittadini e delle Associazioni.

Una battaglia «sacrosanta a favore della qualità e della sicurezza dei prodotti» e contro un «cibo Frankestein», come l’ha definito Coldiretti, che mette a «rischio il futuro dei nostri allevamenti e dell’intera filiera del cibo Made in Italy», come ha ribadito il presidente di Coldiretti Calabria, Franco Aceto.

La petizione, infatti, vuole promuovere una legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione del cibo sintetico in Italia, dalla carne prodotta in laboratorio al latte “senza mucche” fino al pesce senza mari, laghi e fiumi. Prodotti che potrebbero presto inondare il mercato europeo sulla spinta delle multinazionali e dei colossi dell’hi tech – ha scritto Coldiretti in una nota –. Già ad inizio 2023 potrebbero essere, infatti, introdotte a livello Ue le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio che coinvolgono Efsa e Commissione Ue, mentre entro il primo semestre 2023 negli Usa potrebbero entrare in commercio i primi prodotti sintetici. Una pericolosa deriva degli alimenti creati in laboratorio iniziata con la finta carne della società americana Beyond Meat e sostenuta da importanti campagne di marketing che tendono a nascondere i colossali interessi commerciali e speculativi in ballo per esaltare invece il mito della maggior sostenibilità rispetto alle tradizionali attività di allevamento e pesca».

A firmare la petizione, l’arcivescovo di Catanzaro, mons. Claudio Maniago, sottolineando che «senza agricoltura non c’è né turismo né tutela dell’ambiente».

Dello stesso parere anche il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, che ha sottoscritto la petizione «per promuovere una legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione del cibo sintetico in Italia. Una sacrosanta battaglia, al fianco dei nostri agricoltori, a favore del cibo naturale e del made in Italy».

Anche il sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, ha messo la sua firma nella petizione.

«Il cibo sintetico – ha detto il primo cittadino – rappresenta una minaccia concreta per la salute e per l’economia di un territorio già fragile come Catanzaro e la Calabria, costretto a subire l’avanzata delle multinazionali anche in questo settore. Al contrario, la nostra filiera agroalimentare può garantire prodotti di qualità che si innestano perfettamente nel tessuto sociale e culturale della terra che abitiamo e che dobbiamo rispettare. Crediamo fortemente nell’idea che l’imprenditoria agricola e la biodiversità siano beni preziosi che, come amministrazione comunale, dobbiamo difendere e promuovere».

«Sosteniamo il made in Italy ed il made in Calabria difendendo il nostro immenso patrimonio agroalimentare, la nostra invidiabile biodiversità, il nostro territorio unico», ha detto il consigliere comunale di Catanzaro, Vincenzo Capellupo, anche lui firmatario della petizione.

«Si tratta di un enorme patrimonio che, negli ultimi anni – ha aggiunto – tanti giovani italiani e calabresi hanno deciso di valorizzare con investimenti, innovazione e passione. Questa è la strada giusta da percorrere insieme ad i consumatori che devono continuare a scegliere nelle loro case e nelle attività commerciali prodotti con queste caratteristiche. Grazie a Coldiretti per la capacità di tenere sempre alta l’attenzione su queste tematiche con azioni ed iniziative concrete».

Anche l’Amministrazione comunale di Cropani ha aderito alla petizione, con una delibera approvata dalla Giunta comunale e portata dagli uffici di Coldiretti dall’assessore Maria Borrelli.

«Un’ulteriore testimonianza – ha dichiarato il direttore interprovinciale Pietro Bozzo – della grande condivisione su questa nostra battaglia da parte delle Istituzioni locali ma anche del mondo accademico e della scuola, cittadini, rappresentanti delle Istituzioni nazionali e regionali, rappresentanti del mondo delle imprese e della Chiesa e altre categorie».

«La consegna della delibera “brevi manu” da parte dell’assessora Maria Borrelli – ha continuato – assume un significato importante; lei stessa insieme alla famiglia sono testimonial autorevoli e diretti poiché  conducono un’azienda agricola con annesso spaccio aziendale di carni genuine da loro prodotte e commercializzate oltre a gestire in un’ottica multifunzionale, una fattoria didattica che ospita tanti ragazzi e ragazze delle scuole ai quali fanno toccare con mano i valori e le esperienze agricole».

Tra gli ultimi firmatari, il Comune di Tropea, guidato dal sindaco Giovanni Macrì. La Giunta, infatti, con apposita delibera ha aderito alla petizione lanciata dalla Coldiretti e finalizzata a combattere il dilagare del cibo artificiale.

«Combattere la diffusione del cibo sintetico significa non solo tutelare l’ambiente, ma anche salvaguardare il patrimonio di conoscenze e saperi alla base delle produzioni agroalimentari d’eccellenza, vere e proprie icone del Made in Italy e del Made in Calabria – ha detto Macrì –. Significa difendere le specificità territoriali e tradizionali legate alla biodiversità, la salute e l’agricoltura. Su questo percorso e su questo impegno che è di responsabilità nei confronti dello sviluppo delle nostre comunità, l’Amministrazione Comunale a partire dal 2023, per rafforzare la percezione esperienziale ed emozionale di Tropea come destinazione anche del turismo enogastronomico, metterà in campo iniziative finalizzate a promuovere innanzitutto nella ristorazione locale il valore della filiera corta, il recupero in chiave moderna dei piatti della memoria e l’esaltazione della biodiversità agroalimentare della nostra terra, attraverso l’innovazione e la sperimentazione di cui si stanno già facendo interpreti, con successo, i giovani chef stellati calabresi».

«Il cibo sintetico – sono le motivazioni condivise dalla Giunta – è prodotto in bioreattori; non salvaguarda l’ambiente perché comporta un maggiore consumo di acqua ed energia rispetto agli allevamenti tradizionali e soprattutto è meno efficiente di quelli oggi più performanti. Limita la libertà dei consumatori e omologa le scelte sul cibo; favorisce gli interessi di pochi operatori, monopolizzando l’offerta di cibo nel mondo; spezza lo straordinario legame che unisce cibo e natura; non tutela la salute non essendoci garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare e l’esperienza maturata è ancora troppo limitata per giungere a conclusioni differenti; non aiuta a perseguire gli obiettivi di giustizia sociale, in quanto prodotto sulla base di brevetti e tecnologie con alti costi di ingresso e sviluppo, nelle mani di pochi grandi investitori multinazionali».

Il cibo sintetico «può avere impatti socio-economici molto pericolosi, in quanto frutto di una fascinazione ecologica che non ha finora consentito riflessioni ben più approfondite; atteso che il raffronto con i sistemi più avanzati e sostenibili per la produzione del cibo, propri dell’agroalimentare italiano, consente di valutare correttamente gli esiti pregiudizievoli per l’ambiente del cibo sintetico fabbricato a mezzo di bioreattori».

«Per tutte queste ragioni non possiamo che essere a sostegno della campagna nazionale di Coldiretti – ha concluso Macrì – nella consapevolezza che non frenare l’avanzare di queste alternative al cibo naturale, equivale a distruggere progressivamente lo stesso appeal identitario distintivo delle nostre destinazioni turistiche». (ams)

 

Il 21 febbraio l’evento online “Made in Sud: tra tradizione e innovazione”

Il 21 febbraio è in programma l’evento online dal titolo Made in Sud: tra tradizione e innovazione, organizzato dal Cluster Tecnologico Nazionale Made in Italy (Cluster MinIT) in collaborazione con l’Università della Calabria, l’Università degli Studi di Palermo, l’Università degli Studi della Basilicata.

Questo appuntamento vuole offrire punti di vista di partenza e spunti di riflessione, creando un’azione sistemica indirizzata all’intrecciare una sinergia fra la pluralità di soggetti e attori di riferimento che costituiscono il Made in Italy del meridione, con il fine di stimolare una visione ed un’azione a 360 gradi sulle politiche manifatturiere “Made In”.

Si tratta di un evento, che si può seguire su zoominteramente dedicato alle potenzialità manifatturiere del meridione. Le tavole rotonde presentate durante l’incontro coinvolgeranno accademici, imprenditori e importanti soggetti del Made in Italy nel Sud Italia. 

La prima tavola rotonda della giornata sarà L’innovazione nel Sud Italia: il ruolo dei vari attori e la funzione di associazioni e cluster di settore. Ne discuteranno Alessia Bivona di Confindustria Sicilia, Luca Colacicco di Falegnameria Colacicco, Giuseppe Iacobelli del Cluster MinIt, Edoardo Imperiale/Claudia Florio della Stazione Sperimentale per l’Industria delle Pelli e Raffaele Vitulli del Cluster Basilicata Creativa. Modererà la conversazione Pietro Pantano dell’Università della Calabria. 

Sinergie tra territori: tra tradizione, identità e innovazione, il secondo incontro della mattina, vedrà ospiti Fortunato Amarelli di Confindustria Cosenza/DIH Calabria, Fausto Orsomarso della Regione Calabria, Antonella Guida dell’Università degli Studi della Basilicata, Carmelo Frittitto della Regione Sicilia e Nino Scarcella di Egoitaliano. A moderare il workshop Viviana Trapani dell’Università degli Studi di Palermo.

Il Made in Italy porta con sé valori di gusto, saper fare e tecnica. Questa convergenza di saperi incorpora dentro di sé la cultura e la conoscenza dell’Italia, l’intersezione fra arte, scienza e tecnologia che produce e costruisce un valore unico e riconoscibile in tutto il mondo. 

Nel corso degli anni il sistema socio-economico del Made in Italy ha subito evoluzioni che hanno impattato su produzioni e mercati nelle varie aree, creando divergenze interne fra le aree produttive del nostro Paese. In quest’ultimo periodo di sconvolgimento, dovuto all’emergenza globale del Covid-19, pare estremamente importante effettuare una lettura chiara e obiettiva delle peculiarità del made in Italy nelle aree del Sud Italia e proporre interventi adeguati ad un nuovo ed efficace sviluppo. 

Made in Italy nel Sud vuole promuovere confronti e analisi degli scenari e delle modalità di fare Made in Italy nei territori del meridione, concentrando la sua attenzione sull’importanza che rivestono cluster e associazioni di settore per i territori coinvolti, sulle possibilità di sinergie che possono nascere fra diversi settori e filiere e sulle opportunità che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza offre per l’imprenditoria italiana. (rcz)