Consiglio regionale: il ritorno di Mimmo Tallini (come consigliere) con l’applauso dell’Aula

Il rientro in Consiglio regionale dell’ex presidente Mimmo Tallini, dimessosi dopo il provvedimento (poi revocato) di custodia cautelare per l’inchiesta Farmabusiness, è stato accolto con un applauso dall’Aula. Tallini è tornato a sedere tra gli scranni di Palazzo Campanella come consigliere regionale. Il presidente del Consiglio regionale Giovanjni Arruzzolo lo ha riammesso in aula, dopo aver citato l’annullamento della custodia cautelare disposto dal  Gip.

Tallini ha chiesto di intervenire e, tra commozione ed emozione, ha parlato delle «tristi vicende che mi hanno riguardato, che hanno lasciato un segno profondo con effetti devastanti nel fisico e nella psiche, avendo toccato la mia persona e gli affetti più cari: una vicenda surreale, un brutto incubo, un film dell’orrore che non auguro a nessuno. Ma nemmeno l’assurdità ha piegato la mia volontà di difendermi da accuse infamanti e senza fondamentoı Tallini ha rimarcato di essere «lontano anni luce dagli ambienti criminali, disprezzo la ‘ndrangheta che considero la principale fonte di arretratezza della nostra regione». e ha sottolineato di non essere animato da nessun spirito di rivalsa, «nemmeno nei confronti di chi ha emesso e richiesto per me l’umiliante misura degli arresti domiciliari sulla base di accuse inconsistenti, discutibili, superficiali, di conclusioni investigative basate sul nulla». Con un’avvertenza precisa: «Guai a delegittimare l’operato della magistratura nemmeno quando si rimane vittima: parlo di errori, di abbagli, di mancati approfondimenti, di erronee interpretazioni facendo salva la buona fede della procura tralasciando le accuse di giustizia ad orologeria, mettendomi a disposizione e al giudizio del Tribunale della libertà che non solo mi ha restituito la libertà, ma ha annullato in toto la misura cautelare. Ora attendo con fiducia le motivazioni del giudice terzo che ha ritenuto insufficienti se non inesistenti gli elementi che hanno indotto la procura a provvedimenti tanto duro quanto umiliante».

«È stato – ha commentato poi Tallini – un momento altamente emozionante. L’applauso dell’Aula mi ha restituito la fiducia che, in quest’ultimo periodo, è stata minata da eventi giudiziari – rispetto ai quali continuo a dichiararmi totalmente estraneo – che hanno destabilizzato, psicologicamente e fisicamente, la mia persona. La vicinanza manifestatami da tanti colleghi – ammette il consigliere regionale Domenico Tallini –, nel corso della seduta di martedì, si ricongiunge con le diverse attestazioni di stima e di affetto ricevute nel momento più difficile della mia storia politica e personale. A volte bastano pochi secondi per distruggere quanto costruito lungo una vita con impegno e passione, senza mai tradire gli ideali, il rispetto del prossimo e delle leggi. Per indole, non mi sono mai arreso dinnanzi alle avversità e non lo farò certamente in questa circostanza. La difesa della mia onorabilità rappresenta oggi la mia principale ragione di vita, a cui dedicherò ogni energia e sforzo per fare trionfare la verità. Lo devo – conclude Tallini-, in primis, alla mia famiglia e alle migliaia di calabresi che mi hanno onorato con la loro fiducia». (rrc)

Il Tribunale del riesame annulla l’ordinanza: revocati gli arresti all’ex presidente Tallini

Revocati dal Tribunale del riesame di Catanzaro gli arresti dell’ex presidente del Consiglio regionale Mimmo Tallini: bocciata l’ordinanza di custodia cautelare disposta il 19 novembre scorso. Le accuse per Tallini erano di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio nell’ambito dell’inchiesta Farmabusiness.

Gli avvocati di Tallini, Vincenzo Ioppoli, Carlo Petitto e Valerio Zimatore, in un’articolata memoria difensiva avevano presentato precisi riferimenti temporali e documentali per contrastare l’ipotesi accusatoria, escludendo categoricamente che Tallini avesse avuto rapporti con la criminalità organizzata e che fosse consapevole del coinvolgimento della famiglia mafiosa dei Grande Aracri di Cutro nell’iniziativa imprenditoriale Farma Italia. I legali di Tallini hanno negato, inoltre, ingerenze del loro assistito, all’epoca dei fatti contestati assessore al Personale, nella nomina del dirigente regionale Brancati che, secondo l’accusa, avrebbe agevolato la pratica che interessava al clan. Quanto al presunto appoggio elettorale da parte di esponenti della criminalità organizzata, la difesa ha sostenuto che Tallini non ha mai né chiesto, né ricevuto alcun appoggio da associazioni criminali, potendo contare, invece, sui molti voti di tanti sostenitori.

Probabilmente, ai fini della richiesta di revoca della misura, e quindi dell’insussistenza di esigenze cautelari, ha pesato anche l’annuncio fatto in udienza da Tallini, uno dei principali protagonisti della politica catanzarese e di Forza Italia non solo in Calabria: «Non mi ricandiderò mai più».

Tornato in libertà l’ex Presidente ha dichiarato all’AdnKronos: «Sto meglio, ma è stata una brutta avventura per una cosa che non sta né in cielo né in terra». Mimmo Tallini respinge ogni addebito: «Hanno voluto fare delle forzature che non avevano nessuna logica, sono assolutamente innocente, totalmente, non esiste nella maniera più assoluta l’ipotesi che io abbia avuto rapporti o contatti con qualcuno di questi. Loro basano le loro ipotesi su questo antennista, Scozzafava, una persona ‘normale’ che a Catanzaro conoscono tutti e che aveva per cavoli suoi una doppia vita, nel senso che aveva rapporti con questo mondo. Ma pure un magistrato poteva conoscerlo, però non significa che quel magistrato è delinquente. Lui, Scozzafava, a me non ha mai fatto capire nulla, ovviamente, perché sapeva come la pensavo su certi temi. Non esiste nella maniera più assoluta, non c’è la minima possibilità che io possa nemmeno tollerare che uno con queste amicizie sia amico mio».

Tallini ha spiegato la posizione dei giudici: «Loro dicono che io ero consapevole dei rapporti di Scozzafava, ma gli ho dimostrato che non lo ero, ed è la verità. Loro non hanno un elemento a supporto della loro tesi, perché grazie a Dio tutto il materiale che hanno tirato fuori non prova che io avessi la minima consapevolezza. Altrimenti non ero tanto cretino da continuare ad avere relazioni con uno che aveva questo tipo di rapporti. Questo era un antennista, lo chiamavi, ti metteva antenna e decoder. Questo era il lavoro che faceva, una persona ‘normale’, e che avesse rapporti con questa gente non sono il solo ad averlo scoperto ora. Ma sono problemi loro. Ma se chi ha condotto le indagini lo sapeva, perché non l’hanno arrestato subito? Otto anni fa, 10 anni fa, perché non l’hanno arrestato, così evitavano che la gente venisse a contatto con questa persona?».

Secondo Tallini «Si tratta di un abbaglio grande quanto una casa da parte della procura. Secondo loro, ripeto, io indirettamente ero consapevole che dietro questa iniziativa a cui ho dato un aiuto c’erano interessi criminali, e che lo facevo per avere in cambio dei voti. Ma quando questa cosa è avvenuta, nel 2013, io a Crotone non potevo nemmeno essere votato, perché a Crotone non c’erano i collegi che ci sono oggi. Sono stati modificati successivamente. Insomma, si tratta di tesi costruite su una teoria che alla fine doveva per forza arrivare a dimostrare questo».

L’ex presidente del Consiglio regionale ha ribadito all’AdnKronos: «Ma io con i fatti, argomento su argomento, ho dimostrato che non esiste la minima possibilità di una cosa del genere. Il Tribunale del Riesame, infatti, non mi ha solo ridato la libertà, ma ha annullato l’ordinanza. Ora vedremo le motivazioni, ma hanno annullato l’ordinanza, praticamente tutto ciò che è stato fatto per arrestarmi è stato annullato. Ora aspettiamo. Io mi sono difeso dicendo che non c’erano i presupposti, e se hanno accolto le nostre ragioni, vuol dire che non c’erano le condizioni per arrestarmi». (rcz)

SENZA VERGOGNA CONTRO LA SANTELLI,
MORRA NON SI SCUSA: LASCI L’ANTIMAFIA

di SANTO STRATI – Non è la prima volta che Nicola Morra, genovese eletto a Cosenza, senatore Cinque Stelle, presidente della Commissione Antimafia, si lascia andare a frasi inappropriate e offensive. Finché le allusioni e gli insulti fanno parte dell’abituale dialettica-scontro della politica, ci può pure stare, anche se il ruolo ricoperto da Morra consiglierebbe un minimo di contenimento e di prudenza. Invece Morra ama fare il protagonista, come quei presidi perfidi di una volta che umiliavano a fasi alterne insegnanti e studenti, solo per rimarcare la posizione di potere, senza curarsi se le umiliazioni ferissero o facessero danni di natura psicologica. L’importante è prevalere, intimidire per farsi notare, senza curarsi delle conseguenze.

Ma questa volta il sen. Morra ha passato il segno, scatenando una vera e propria rivolta, anche dei suoi colleghi di partito, contro le spregevoli espressioni riservate alla povera Jole Santelli. Accusando i calabresi di averla votata sapendo che era malata di cancro. La battuta, orrida, che offende non solo la defunta presidente ma tutti i malati oncologici, trattati come appestati senza diritto e, privati dall’illogica spocchiosità del sen. Morra anche del diritto alla speranza. Di cancro si può guarire, ogni giorno ci sono formidabili progressi della scienza che lanciano ai malati oncologici quei segnali che permettono loro di guardare al futuro. Quello che è incurabile e, ahimé, inguaribile è la stupidità e, soprattutto, la coglioneria umana. Con tutto il rispetto per il sen. Morra, che ci piace pensare non appartenga a nessuna delle due categorie, al quale ci permettiamo di suggerire una qualche moderazione, salvo che non lo diverta provocare, continuamente, indignazione con le sue parole.

Come avviene abitualmente in casi come questo, il sen. Morra, costretto alle scuse dal suo stesso Movimento, ha detto subito dopo di esser stato frainteso: «Chiedo scusa a chi si è sentito offeso da parole che sono state volutamente tagliate e cucite per far intendere ciò che non ho mai pensato. Io mi batto per una sanità pubblica universale che intervenga per chi è più debole e chi è più debole è il malato». Ma per correggere la gravità delle sue affermazioni («La Calabria è irrecuperabile»), ha usato le scuse per colpire di nuovo con una violenza verbale inaccettabile l’ex presidente del Consiglio regionale Domenico Tallini (ieri si è dimesso e ha rinunciato anche all’incarico di vicecoordinatore regionale di Forza Italia), sputando letteralmente una sentenza di colpevolezza assoluta che non tocca al Presidente Antimafia emettere. E comunque non c’è stata alcuna manipolazione delle sue parole, ma le frasi sono state raccolte in diretta da Radio Capital e chiunque può ascoltare sul web le scellerate dichiarazioni.

In altri tempi, le dimissioni sarebbero stata un’onorevole uscita di scena, ma il sen. Morra difficilmente le presenterà, con la vergognosa copertura dei suoi compagni di partito: per i parlamentari grillini calabresi ad esclusione di Dalila Nesci, evidentemente, non è successo nulla. Un’anonima nota dei pentastellati dice asetticamente: «Le affermazioni del senatore Nicola Morra sulla presidente Santelli, i cittadini calabresi e i malati oncologici non rispecchiano il pensiero del Movimento 5 Stelle, che ne prende le distanze». Distanze prese anche dalla Rai che, con ammirevole presa di posizione, ha cancellato la partecipazione del sen. Morra al programma di Rai3 Titolo V a causa delle sue dichiarazioni inaccettabili espresse pubblicamente contro i calabresi e contro la defunta Jole Santelli.

Qualcuno dovrebbe spiegare al sen. Morra che è presidente della Commissione Antimafia (e non di un discutibile quanto inaccettabile Comitato di Giustizialismo sfrenato), che la nostra Costituzione (art. 27, secondo comma) garantisce la presunzione d’innocenza fino alla condanna definitiva. E non è tollerabile che si alimenti la macchina del fango che mediaticamente stritola tutti, colpevoli (presunti fino alla condanna) e innocenti (presunti fino all’assoluzione definitiva), delegittimando ruoli, funzioni, istituzioni, rovinando – spesso ingiustamente – vite, carriere e famiglie. Con quasi sempre lunghissime (e non sempre necessarie) custodie cautelari: quanti sono i detenuti (anonimi) in attesa di giudizio che, dopo molti anni, si vedono riconosciuta l’assoluta estraneità ai fatti delittuosi che erano stati loro imputati? E chi ripaga reputazioni e vite distrutte?

È più che giusto che chi ruba, chi delinque, chi commette un reato sia giudicato e condannato (con ragionevoli tempi dei processi), ma non è accettabile che, soprattutto dai giornali, dalla tv, dalla testate online, si emettano condanne mediatiche che, troppo spesso, sono molto più dannose dell’eventuale condanna definitiva. Significa gettare fango, facendo diventare il contenuto delle ordinanze di custodia cautelare come verità assoluta. La pubblica accusa, per mestiere, deve disegnare il profilo criminale dell’indagato, esasperando spesso i toni, ma sono accuse, non sono sentenze. Nelle 357 pagine dell’ordinanza del Tribunale ordinario di Catanzaro firmata dal giudice delle indagini preliminari si leggono accuse terribili anche nei confronti dell’ex presidente del Consiglio regionale. Toccherà ai giudici valutarle e determinare la colpevolezza o l’innocenza di tutti gli imputati, ma la stampa smetta di condannare con palate di fango chiunque finisce in un’indagine giudiziaria. Serve giustizia e chi esulta solo sulla base di accuse – non importa se circostanziate o basate sul nulla – non vuole giustizia, ma difende il giustizialismo più bieco che è il nemico numero uno della civiltà e della democrazia. Il nostro Paese e, soprattutto, la Calabria fanno volentieri a meno dei giustizialisti da strapazzo che non hanno la minima idea del concetto di libertà e di giustizia. (s)

È legge la preferenza di genere per le prossime elezioni regionali

È legge la preferenza di genere: il Consiglio regionale della Calabria ha votato, tra i suoi ultimi atti prima di chiudere la legislatura, il provvedimento che sana una grave carenza nella normativa regionale. La Calabria era rimasta con il Piemonte, la Valle d’Aosta e, il Friuli Venezia Giulia, la Liguria e la Puglia una regione che non prevedeva la doppia preferenza di genere per l’elezione del Consiglio regionale. Per Liguria e Puglia aveva provveduto il Governo a settembre, nella scadenza elettorale regionale, a introdurre la preferenza di genere e avremmo avuto lo stesso provvedimento in assenza della legge licenziata oggi.

Grande soddisfazione della commissione Pari opportunità, dei movimenti femminili, delle associazioni che. si sono battute con tutte le forze, dopo la vergognosa bocciatura nella passata legislatura del progetto di legge presentato da Flora Sculco. Questa volta non ci sono stati ripensamenti o mugugni, la legge è realtà.

Il presidente del Consiglio Mimmo Tallini ha spiegato, introducendo il provvedimento, che la Calabria non poteva subire la stessa umiliazione di Liguria e Puglia: «Intendiamo licenziare  – ha detto – autonomamente questo testo che, nelle nostre intenzioni, dovrebbe favorire una maggiore presenza femminile in questa Aula. Una considerazione importante: la normativa, da sola, non basterà ad alzare la percentuale di presenza femminile in Consiglio regionale. Sicuramente è uno strumento prezioso ed essenziale, ma deve esser accompagnato anche da un cambio di mentalità, un cambio culturale, da parte di tutti i partiti che devono valorizzare senza esitazione l’enorme potenzialità delle donne. Noi cominciamo a fare la nostra parte. Sicuro di interpretare il sentimento di tutti i consiglieri, dedico questo testo alla memoria di Jole Santelli, la prima donna nella storia del regionalismo calabrese ad assumere la carica di Presidente. E ringrazio ovviamente, per la spinta che hanno dato al provvedimento, le colleghe Flora Sculco e Tilde Minasi, alle quali auguro di essere riconfermate nelle prossime elezioni, così come mi auguro che in questa Assemblea il numero delle elette sia molto più alto di quello attuale».

«Una conquista normativa e culturale – secondo il consigliere regionale Giacomo Pietro Crinò (CdL) –. Il Consiglio regionale della Calabria ha adeguato la legge elettorale al quadro normativo vigente in materia di rappresentanza di genere, con l’obiettivo di assicurare la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive ed anche di allinearsi alle previsioni legislative presenti in altre realtà regionali. Si tratta di una conquista normativa e culturale che acconsentirà la partecipazione attiva delle donne alla politica calabrese. Ci dotiamo, finalmente, recuperando il colpevole ritardo della passata Assise, di uno strumento fondamentale per garantire qualità nella democrazia e nella rappresentanza e per valorizzare, ancor più, la funzione delle donne nelle Istituzioni. Nel corso della seduta ho relazionato sulla modifica delle disposizioni transitorie sui requisiti strutturali e organizzativi delle strutture socio-educative per la prima infanzia, di cui all’articolo 23 della L.R. 15/2013 approvata dal Consiglio regionale della Calabria con specifico riguardo alla proroga del termine di adeguamento.

«Con l’articolo 23, così come modificato dalla L.R. n. 7/2020 – ha detto Crinò –, è stato fissato al 31 dicembre 2020 il termine assegnato alle strutture socio-educative, sia pubbliche che private per adeguare i requisiti strutturali ed organizzativi previsti dalla legge e dal successivo regolamento. L’adeguamento comporta, tuttavia, una serie di modifiche strutturali, nonché misure organizzative complesse, che diverse strutture hanno ancora in corso e non hanno del tutto completate anche per i costi di non poco conto da sostenere. Pertanto, si rende necessario fissare un nuovo ed ultimo termine (‘entro il 30 giugno 2021’) in modo che tutti coloro che gestiscono questi servizi possano mettersi in regola ed evitare, in caso di mancato adeguamento, la chiusura e la conseguente interruzione delle attività con conseguenze anche sui lavoratori e sulle famiglie che verrebbero private di questi importanti servizi. Mi dispiace che la modifica normativa appena varata, non abbia registrato il voto dell’opposizione che ha preferito abbandonare l’Aula non ritenendo l’argomentazione indifferibile ed urgente. Invero, anche la categoria interessata dalla novella legislativa è stata decisamente colpita dagli effetti della pandemia in atto che ha reso impraticabile l’adeguamento ai requisiti strutturali ed organizzativi previsti. Diverse strutture calabresi hanno ancora in corso i lavori di adeguamento e i costi da sostenere sono indubbiamente elevati. La proroga del termine di adeguamento, quindi, si è resa doverosa per dare la possibilità di adempiere con più tranquillità, magari evitando la cessazione o l’interruzione delle attività, con logici risvolti negativi sui lavoratori e sulle famiglie che verrebbero private di questi servizi essenziali».

Fra i primi commenti, quello del commissario regionale del Partito Democratico on. Stefano Graziano: «Finalmente la Calabria approva la modifica alla legge elettorale che istituisce la doppia preferenza di genere, peccato però che questa pagina di buona politica sia macchiata dal resto dell’ordine del giorno imposto dalla maggioranza. Provvedimenti che non avrebbero dovuto proprio essere portati all’attenzione dell’aula e che danno una pessima immagine della politica, che in piena pandemia pensa ad alimentare clientele». (rp)

LA SANITÀ CALABRIA TORNI AI CALABRESI
È MOBILITAZIONE CONTRO IL COMMISSARIO

di SANTO STRATI – La grande mobilitazione che si sta registrando in Calabria contro la proroga del decreto Sanità e contro la nomina del supercommissario è un importante segnale che qualcosa sta veramente per cambiare. I calabresi si sono rotti le scatole dei giochi partitici che perpetuano l’idea di una sanità calabrese sottoposta al Governo e a interessi politici e non a rispondere agli interessi dei calabresi. La nomina del dott. Giuseppe Zuccatelli, attualmente commissario dei due ospedali catanzaresi, dopo la rovinosa e imbarazzante intervista dell’ex commissario generale Cotticelli, è venuta con una rapidità talmente sorprendente che ha lasciato interdetti molti calabresi. E meno male che proprio nel pomeriggio di sabato c’era stata la bella e civile manifestazione in piazza Italia a Reggio con tutti i 97 sindaci della Città metropolitana che intendevano farsi portavoce del disagio dei loro concittadini. Tra le poche cose, chiedevano una scelta condivisa, ma i giochi partitici hanno avuto, come al solito, il sopravvento. Non sappiamo quanto abbia giocato a favore del “compagno” Zuccatelli la vicinanza a Pier Luigi Bersani e a LiberieUguali (che è poi il partito del ministro della Salute Roberto Speranza), ma a pensar male – diceva Giulio Andreotti – si fa peccato però spesso ci s’azzecca. E il sospetto d’una scelta che risponde esclusivamente a interessi partitici (o politici, se volete) cresce di ora in ora e fa ribollire il sangue dei calabresi.

Dieci anni di commissariamento hanno provocato semplicemente voragini amministrative e lutti evitabili dovuti a reparti chiusi, mancanza di medici e personale specializzato, frutto di una schizofrenica corsa al risparmio sulla pelle dei calabresi. Costretti a recarsi fuori regione per curarsi (uno “scherzo” che costa ai calabresi quasi 300 milioni l’anno) o a rinunciare a cure essenziali. Queste sono responsabilità politiche da cui nessuno può pensare minimamente di allontanarsi. E prima o poi arriverà il momento dei conti con l’unica arma che possiede il citatdino, il voto.

Una cosa appare evidente: i calabresi sono stufi di essere commissariati e vogliono gestire da soli, in proprio, la sanità. Vogliono fare le scelte che riterranno adeguate per garantire il benessere e la salute dei propri figli, dei propri cari, di loro stessi. Dunque, occorre dire basta al commissariamento e dire un NO, grande quanto un palazzo, alla proroga dello scellerato decreto a firma pentastellata dello scorso anno. Un provvedimento di legge che ha portato ulteriori disastri, peggiorando i conti e dequalificando totalmente l’offerta dei servizi per la salute. La proroga del decreto, decisa, anche questa, con una rapidità insolita è la risposta sbagliata del Governo centrale alle istanze dei calabresi. Occorre opporsi, con tutti i mezzi legittimi, alla sua conversione in legge, tenendo a mente che, se il decreto non riesce a finire entro 60 giorni sulla Gazzetta Ufficiale, decade e con esso si ovviamente annulla la misura del commissariamento.

Il ministro Speranza, ci rendiamo conto, si è trovato già ai primi di marzo con una cosa inaspettata, una patata bollente che avrebbe messo in difficoltà scienziati e specialisti, figuriamoci per un laureato di tutto rispetto della Luiss (ma in Scienze Politiche) che di medicina immaginiamo sappia quanto un idraulico sulle valvole cardiache. Non sarebbe la prima volta di un “incompetente” (non è offensivo, ministro, sia ben chiaro) al ministero sbagliato: ci sono i consiglieri, i consulenti, i funzionari, i burocrati che fanno tutto, ma hanno pur sempre bisogno di una guida. E questa guida, ahimè, ha mostrato troppe incertezze nella prima fase della pandemia e sta rivelandosi ancora più debole in questo secondo girone dei supplizi dove emerge l’incapacità di chi sta al governo (non solo del ministro della Salute) di prendere provvedimenti e scelte che non siano dettate dall’improvvisazione o da mere finalità politiche.

Scegliere il nuovo commissario (al quale il decreto “prorogato” assegna poteri superiori persino a quelli del presidente della Regione) per sostituire il buon “vecchio” generale Cotticelli tradito dal suo candore e dalla spietatezza di chi gli stava accanto, meritava quanto meno una riflessione più appropriata. Ma nel coro di contrarietà da parte della destra (non aspettavano altro per fare propaganda elettorale) si sono levate voci perplesse anche dalla sua stessa parte politica, a partire da Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana che ha detto, con molta onestà «capisco l’urgenza, ma così non si può fare». E lo stesso sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà, eletto dal centrosinistra ed esponente dem, non ha esitato da prendere le distanze: «Pur non esprimendo giudizi sulla qualità della persona individuata – ha dichiarato–, non possiamo che constatare, con grande rammarico, che il metodo utilizzato sia esattamente lo stesso che come sindaci abbiamo contestato. Nonostante la richiesta di coinvolgimento avanzata da tutti i sindaci della Città Metropolitana, assistiamo all’ennesima nomina calata dall’alto, senza alcuna concertazione, senza alcuna condivisione, senza il coinvolgimento del territorio e di chi quotidianamente lo rappresenta».

Sono parole che pesano come macigni e indicano chiaramente che l’indignazione ha raggiunto livelli ormai non più controllabili. Tutti contro il decreto, contro il commissariamento e l’iniziativa dei sindaci calabresi con la campagna “La Calabria non ci sta” – siamo certi – porterà a una mobilitazione di massa di cui il Governo e il Parlamento dovranno tenere conto. Ma non basta dire no al dcreto, no al commissariamento, bisogna andare oltre e pretendere a titolo di risarcimento danni che venga cancellato il debito della sanità e si possa ripartire da zero. Con professionisti e manager locali, seri e preparati (e non ne mancano) con cui garantire non solo i Livelli essenziali di assistenza, ma le cure e l’attenzione che ogni calabrese ha diritto di ricevere.

Massimo Giletti, ieri sera, ha ospitato il generale Cotticelli perché spiegasse il senso dell’orribile figuraccia: la toppa, a volte, si sa, può essere però peggiore del buco. L’ex commissario ha mostrato tutta l’inadeguatezza con cui ha portato avanti l’incarico (assegnato – ricordiamolo – dallo stesso premier Giuseppe Conte che gliel’ha levato, con il plauso di Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio, che oggi lo contesta). Ma, dopo diciotto mesi di inazione, s’è dovuto attendere una trasmissione televisiva per capire a che punto fosse precipitata la situazione della sanità calabrese?

Bisogna dire grazie a Massimo Giletti che, con passione e convinzione, porta avanti battaglie a volte impossibili, ma svelare gli altarini o rivelare i retroscena non serve solo a far crescere la rabbia e l’indignazione (e Lino Polimeni di Calabria.Tv ospite della serata, non ha mancato di farlo notare, unitamente al sindacalista di Reggio Nuccio Azzarà). A volte lo svelamento di sotterfugi e brogli per via giornalistica vellica la sensibilità di qualche giudice che non ama apparire distratto e apre un fascicolo ove s’intravvedano ipotesi di reato. Ma non dobbiamo arrivare a pensare di risolvere con la magistratura (ben vengano comunque le inchieste e le giuste punizioni per ladroni e mascalzoni) i problemi del territorio. Occorre ricominciare e l’occasione – tremenda ma unica – del coronavirus ce ne offre l’opportunità. Ricominciare il processo di crescita sociale proprio dalla crisi covid. Pensando al futuro dei nostri figli, alle prospettive che non stiamo lasciando loro. In una terra difficile, maledetta, ma unica e di cui ogni calabrese è innamorato pazzo. E in amore, come in guerra, ogni arma è permessa per giungere al risultato. (s)

Tallini: il ricordo di Francesco Fortugno, per onorare anche la presidente Jole

Oggi il presidente dle Consiglio regionale Mimmo Tallini sarà a Locri per rendere omaggio alla figura di Franco Fortugno, il vicepresidente del Consiglio regionale ucciso 15 anni fa dalla ‘ndrangheta.

«Franco Fortugno – ha detto il presidente Tallini – resta nel cuore di chi lo ha conosciuto, ma resta soprattutto un riferimento alto per tutti i calabresi che rifiutano la ‘ndrangheta e si oppongono ai suoi sistemi. Sono passati quindici anni, ma il ricordo del barbaro assassinio del vicepresidente del Consiglio Regionale è impresso nitidamente nella mia mente. È per questo – prosegue Tallini – che il  16 ottobre che segna il quindicesimo anniversario di quel feroce delitto, sarò a Locri in rappresentanza del Consiglio Regionale per rendere omaggio alla figura indimenticabile di Franco, nella semplice cerimonia che anche quest’anno la sua coraggiosa moglie, Maria Grazia Laganà, ha voluto confermare per tenere alta la fiammella del ricordo e della speranza».

«Sono certo – sottolinea il presidente del Consiglio regionale – che sarà anche questo il modo migliore per onorare l’immenso patrimonio ideale che Jole ci ha lasciato in eredità per la legalità e la lotta a qualsiasi forma di criminalità».

Ricorda Tallini: «Avevo conosciuto Franco sui banchi dell’Assemblea regionale nella mia prima esperienza in quell’Aula. Ne ricordo la compostezza, la serietà, la correttezza. Era un eccellente medico, un difensore della sua categoria professionale, un politico appassionato che amava infinitamente la sua terra, la bellissima Locride. Era diventato evidentemente un ostacolo da abbattere per la criminalità organizzata. Ricordo come fosse oggi lo sgomento che si leggeva sul volto di tutti i Consiglieri regionali, le lacrime di ognuno di noi, la consapevolezza di trovarci davanti ad un fatto di enorme gravità. Ho ancora impressa l’immagine dei funerali alla presenza delle più alte autorità dello Stato. La reazione dei ragazzi della Locride, che ebbero il coraggio di sfidare pubblicamente i poteri criminali, fu esemplare, un autentico raggio di luce e di speranze per la Calabria».

«Oggi  – conclude il presidente dell’Assemblea di Palazzo Campanella – possiamo dire che la lotta alla mafia ha compiuto passi da gigante. C’è maggiore fiducia nello Stato e nei suoi poteri, la gente che si ribella e che denuncia è sempre più numerosa, magistratura e forze dell’ordine si sentono meno sole e combattono con più efficacia le cosche. L’esempio di uomini come Franco Fortugno ha aiutato molto questo processo. Sappiamo tutti che la battaglia sarà ancora lunga e senza esclusione di colpi, ma questa è davvero la strada giusta per fare della Calabria una terra libera dalla criminalità. La Calabria che Jole tanto sognava e voleva si potesse affermare». (rrc)

 

Preferenza di genere, il presidente Tallini: «Entro l’anno m’impegno per approvare la legge»

Dopo la richiesta del consigliere regionale Mimmo Bevacqua (Pd) sull’urgenza di predisporre il testo di legge sulla doppia preferenza di genere, il presidente del Consiglio regionale Mimmo Tallini ha assicurato tutto il suo impegno perché la legge venga portata in Consiglio e approvata entro l’anno.

«Concordo – ha detto il presidente Tallini – con il consigliere Mimmo Bevacqua sulla necessità di approvare entro la fine dell’anno una modifica alla legge elettorale regionale che introduca la doppia preferenza di genere. Lo ringrazio per la sollecitazione e per avere ricordato che tale impegno è stato assunto all’unanimità dalla conferenza dei capigruppo. Proprio in sede di conferenza dei capigruppo conto di presentare al più presto un testo di base su cui sviluppare un approfondimento in modo da giungere successivamente in Aula con una proposta largamente condivisa.

«Già nel mio discorso d’insediamento avevo segnalato il forte limite di una ridotta presenza femminile in Consiglio regionale. È evidente che dovremo studiare un testo che favorisca effettivamente tale partecipazione, superando – sostiene Tallini – gli oggettivi ostacoli che impediscono alle donne di partecipare con eguali chances alle competizioni elettorali regionali.
In Calabria, assumo questo impegno. Non ci sarà bisogno di azionare alcun potere sostitutivo del Governo, come accaduto per la Puglia. La legge sulla parità di genere sarà approvata dall’Assemblea nella sua sovranità». (rrc)

 

La crisi della società Abramo Customer Care, Tallini: si salvino i 107 posti di lavoro

Anche il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Domenico Tallini, è intervenuto sulla questione che vede a rischio 107 posti di lavoro nel call center crotonese della Società Abramo Customer Care, indicando una “via” per risolvere la questione.

«Si faccia – ha spiegato il presidente Tallini – come a Casarano un anno fa e si salvino i 107 posti di lavoro del call center di Crotone. In Puglia, l’applicazione della ‘clausola sociale’ permise un accordo soddisfacente con il passaggio dell’intera forza lavoro impegnata sulla commessa ‘Enel Mercato Libero’ da ‘Call&Call’ al colosso ‘Covisian’. Ben 423 operatori hanno così mantenuto l’articolo 18, gli scatti di livello, l’anzianità di servizio, il monte ore individuale».

«E, cosa di non poco conto – ha aggiunto – il posto di lavoro vicino all’abituale sede di lavoro, nella zona industriale di Casarano. Per Crotone bisogna fare allo stesso modo. Governo, aziende e sindacati possono trovare rapidamente una soluzione. E anche il sindaco di Roma, Virginia Raggi, non si giri dall’altra parte perché rappresenta la stazione appaltante del servizio che è passato dalla ‘Abramo Customer Care’ al Consorzio Leonardo. Faccia rispettare gli accordi».

«Non entro nel merito della decisione aziendale – ha proseguito il presidente del Consiglio regionale della Calabria – poiché questa è stata dettata dalla perdita della commessa ‘Roma Capitale’ a cui sono legati questi posti di lavoro. A me interessa il futuro di più di un centinaio di famiglie che corrono il serio pericolo di perdere il lavoro e la fonte di sostentamento proprio in uno dei periodi più difficili del Paese a causa del Covid».

Dobbiamo scongiurare un dramma collettivo che impoverirebbe il già debole tessuto economico ed occupazionale di Crotone e della Calabria. Gli strumenti per risolvere la crisi ci sono. Occorrono solo determinazione e volontà. Rivolgo un appello, in tal senso, ai ministri del Lavoro Nunzia Catalfo e dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli. Si faccia come a Casarano. E presto». (rrm)

Riapre Palazzo Campanella. La soddisfazione di Tallini

Da lunedì 24 agosto, a Palazzo Campanella, sede del Consiglio regionale della Calabria, riprendono, in tutta sicurezza, le attività istituzionali e amministrative.

Lo ha reso noto Domenico Tallini, presidente del Consiglio regionale della Calabria, che ha parlato di un «piccolo miracolo di efficienza amministrativa che ha consentito di riaprire a tempo di record la Casa dei Calabresi».

A soli 24 giorni dal drammatico crollo del tetto dell’Auditorium “Calipari”, che aveva imposto il fermo di tutte le attività a titolo precauzionale, si è riusciti a verificare le condizioni di assoluta sicurezza dei corpi A1, A2, A3, B1 e B2 che sono nettamente separati dall’Auditorium.

«Il crollo – ha precisato il presidente Tallini – fortunatamente non ha interessato le strutture portanti e murarie degli altri corpi di fabbrica, così come è stato accertato dai minuziosi sopralluoghi e verifiche effettuati in questi giorni a cura dell’ufficio tecnico del Consiglio Regionale. Ovviamente, restano confermati i divieti assoluti di accesso agli spazi perimetrati dalle Autorità competenti, tanto nella zona dell’Auditorium, tanto nel piano seminterrato dei corpi B1 e B2».

Sempre da lunedì 24 agosto sarà nuovamente operativo il sistema informatico e in particolare il registro di protocollo che era stato messo fuori uso dalle infiltrazioni di acqua piovana.

Il servizio mensa sarà invece riattivato a partire da lunedì 31 agosto. Restano ferme ovviamente anche le prescrizioni imposte dall’emergenza Coronavirus.

Le disposizioni operative relative ai lavori urgenti effettuati e quelli relativi alla ripresa delle attività sono state coordinate dal Direttore Generale di Palazzo Campanella, avvocato, Maria Stefania Lauria.

Il presidente Tallini ha voluto ringraziare il personale del Consiglio Regionale che si è prodigato per il ritorno alla normalità e le imprese che sono state impegnate in questa delicata operazione, la Vierredil Costruzioni e la Ecotec Sistemi di Telecomunicazioni.

«Si tratta di un segnale molto significativo – ha sottolineato il presidente Tallini – che consente intanto la ripresa della normale attività istituzionale del Consiglio e nel contempo di rimettere in moto la macchina burocratica dell’Ente. Si pensi che anche gli stipendi dei dipendenti avrebbero potuto registrare dei ritardi nell’erogazione. È un passo fondamentale, ma non l’unico. La nostra precisa volontà è quella di ripristinare l’Auditorium “Calipari” che resta una struttura fondamentale per la città di Reggio Calabria e dell’intera Regione».

«Siamo molto fiduciosi – ha aggiunto – sull’andamento dell’inchiesta condotta dalla Procura reggina che certamente porterà all’individuazione delle cause ed alle eventuali responsabilità del disastro. Finché il “Calipari” non sarà ricostruito e finché le responsabilità di un crollo che poteva provocare una strage non saranno state accertate, resterà aperta una ferita». (rrc)

Palazzo Campanella, il presidente Tallini: riapertura imminente ai lavori del Consiglio

È imminente la riapertura di Palazzo Campanella, con la ripresa di tutte le attività del Consiglio regionale. Lo ha assicurato il presidente del Consiglio regionale Mimmo Tallini: «Non va in vacanza – ha detto – l’impegno a far luce, per quanto di competenza, sulle responsabilità del crollo disastroso della copertura dell’Auditorium “Calipari”, né a sostenere e coadiuvare attivamente il lavoro dei magistrati della Procura e nemmeno, ci tengo a rimarcarlo, a risanare questa ferita gravissima e ad avviare al più presto la ripresa di tutte le attività istituzionali del Consiglio regionale nella sua sede di Palazzo Campanella. 

È deciso, risoluto ma allo stesso tempo non nasconde il suo ottimismo, il presidente Domenico Tallini per quanto riguarda, soprattutto, l’agibilità della sede istituzionale. «Sono in grado di rassicurare – afferma – i colleghi consiglieri, specie quanti ricoprono incarichi di responsabilità negli organi dell’Assemblea, tutti i dipendenti del Consiglio e i cittadini calabresi, circa la prospettiva imminente della riapertura della nostra sede istituzionale che è stata chiusa dopo il crollo del 31 luglio per comprensibili esigenze di cautela e per poter compiere gli adeguati, indispensabili controlli di staticità.

«Contestualmente – aggiunge il presidente del Consiglio regionale – ho avviato un’inchiesta amministrativa interna che, in parallelo con quella penale della Procura di Reggio, accerterà presumibili violazioni, irregolarità, eventuali omissioni, ecc e individuerà le relative responsabilità che saranno sanzionate secondo le leggi e i regolamenti”.

Ha già aperto un “fascicolo”, insomma, il presidente Tallini avviando la redazione di una minuziosa, dettagliata relazione analitica recante le specifiche procedure adottate per l’affidamento di tutti lavori riguardanti l’Auditorium, nonché una copiosa documentazione che ripercorrerà la realizzazione dell’opera e tutti gli interventi effettuati. 

“Passo dopo passo – precisa Tallini – verranno esaminati progetti, varianti, imprese appaltatrici e modalità di assegnazione dei lavori, direzione dei lavori, collaudatori, interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, interventi edilizi e tecnici che hanno interessato negli anni l’Auditorium, compresa la dotazione tecnologica (come i pannelli fotovoltaici), con particolare riguardo alla copertura dell’immobile. Oltre a questa ‘radiografia’, ho disposto, una disamina di tutte le eventuali indagini diagnostiche e di monitoraggio effettuate negli anni con relativi esiti e l’indicazione dei professionisti incaricati, in particolare l’ultimo controllo effettuato con relativa documentazione. E non basta: ho, inoltre, prescritto che la relazione sia corredata voce per voce, dei relativi costi. 

«Intendo così – conclude il presidente – promuovere sull’accaduto un’azione duplice: da una parte, l’operazione-verità che faccia luce sulla vicenda dal punto di vista amministrativo ma pure un’operazione-trasparenza in quanto sarà mia cura informare dei risultati i cittadini calabresi presentando un vero e proprio ‘rapporto’ su tutto il lavoro che verrà svolto». (rrc)