«Nel fosco avvio del secolo presente le certezze della civiltà industriale si sono sgretolate: è sempre più palese infatti che i costi del sistema, per i 4/5 dell’umanità, stiano pesando molto più dei benefici. Sotto i colpi dell’avvelenamento dell’ambiente, della disgregazione degli ecosistemi, dell’esaurimento delle risorse, dello sradicamento e dell’impoverimento crescente di individui e gruppi sociali la vita delle persone si è trasformata in un’avventura pericolosa; eppure le più agghiaccianti espressioni del linguaggio degli affari continuano a carambolare nei mezzi di comunicazione di massa e a scorrere impetuose nelle litanie dei politicanti di ogni risma: alle nostre orecchie perviene la musica quotidiana intonata da locuzioni come Volano di sviluppo, Valore aggiunto, Attrattivo per gli investimenti, Opera strategica. Gli stessi ingredienti che hanno provocato gli attuali problemi planetari vengono proposti in salse nuove ma indigeste come le vecchie, e in particolare il massacro del territorio (con il collaudato ciclo intervento dannoso/successivo intervento per fronteggiare il danno) è diventato il motore drogato della crescita economica. Questo circolo infernale va spezzato, e il futuro di ciascun posto della Terra sarà garantito dall’armonia tra gli umani e il loro ambiente d’insediamento, dal recupero della bellezza che le generazioni precedenti, quelle non ancora infettate dal delirio di onnipotenza, avevano saputo cogliere e integrare con le loro opere veramente grandi (muri a secco, sistemazioni idrauliche, sentieri, impianto di vegetali, case rurali, etc…)».
Questo l’attacco espresso in una nota congiunta da Movimento Terra e libertà Calabria e Anpi Laureana – Galatro – Serrata contro il fotovoltaico nei terreni agricoli.
«Invece – continuano – per tornare al disperato dolor che il cor ci preme, le centrali eoliche stragiste e i pannelli fotovoltaici sui terreni agricoli sono un volano di sottosviluppo e un valore sottratto a comprensori non più in grado, dopo l’avvento di simili tragedie, di supportare un’economia al servizio dell’uomo. La macelleria da fonte rinnovabile deturpa il paesaggio, smonta equilibri ecosistemici e collettori ecologici, riduce in tutte le aree in cui si abbatte le capacità di assorbimento della co2 e rafforza l’esercito degli uomini schiavi dell’economia. Alla politica regionale noi chiediamo di cessare le ostilità nei confronti del suolo, del territorio, del paesaggio e di conseguenza del futuro dei calabresi, ascoltando anche altre voci, più autorevoli della nostra, che si stanno levando da schieramenti ideali tra loro molto diversi, accomunate però dalla sensatezza nel merito della questione che, a proposito dell’eolico nei boschi delle Serre, dovrebbe essere ormai definitivamente impostata dall’articolato e ferratissimo diniego ministeriale al progetto “Primus”».
E ancora: «Recentemente Alice Rohrwacher, grande regista cinematografica italiana legata alla nostra regione, ha dichiarato che … non si può vedere nella terra e nell’ecosistema una cava da cui estrarre denaro. Fino a che non si sviluppa una coscienza della complessità degli ecosistemi, fino a che la progettualità di un territorio non viene condivisa con chi lo abita, si farà sempre il bene di pochi e il male di molti. Adesso ad esempio si specula anche sulle energie rinnovabili, che dovrebbero essere una cosa bella per tutti, ma si sono trasformate in un sinistro campo di battaglia per branchi di speculatori e imprenditori perché adesso i soldi sono lì … Non si aiutano i piccoli a rendersi autonomi dal punto di vista energetico, ma si finanziano i grandi magnati per distruggere un territorio riempendo ettari di terra fertile di centinaia di pannelli solari o mega-impianti eolici che forse neanche entreranno mai in funzione. Mi si spezza il cuore. Purtroppo, parole come “resilienza” e “green economy” vengono usate in maniera del tutto utilitaristica. Il fine ultimo è sempre il guadagno di pochi e l’impoverimento di tanti (da “Alice Rohrwacher. Un cinema irresponsabile”, intervista di Nicola Villa, Altreconomia, numero 258 dell’aprile 2023)».
«E proprio ieri in Calabria Vittorio Sgarbi, critico d’arte e uomo politico – conclude la nota – ha sferrato un altro attacco allo scempio dei luoghi provocato dalla corsa all’energia cosiddetta pulita: Nella conservazione dei luoghi, nelle loro tradizioni, nella memoria c’è un futuro importante e occorre salvare la Calabria, anche se ormai è molto difficile, dalle pale eoliche e dalla mafia che continuano a distruggere il paesaggio … tutti quelli che promuovono, comprando la terra dei contadini, le pale eoliche in realtà non amano la Calabria e la vogliono distruggere, sono veri e propri mafiosi e non ho paura di quello che dico. Siccome si combatte tanto la mafia esorto Gratteri a muoversi nella direzione delle inchieste sull’eolico in Calabria che distrugge il paesaggio di uno dei luoghi più belli del mondo». (rrc)