Corale condanna della guerra: solidarietà al popolo ucraino

Anche Palazzo Campanella – sede del Consiglio regionale della Calabria – è stato illuminato con i colori della bandiera della Repubblica Ucraina. 

«È una scelta che abbiamo condiviso con tutti i Presidenti delle Assemblee regionali italiane e che associa – ha detto il presidente Filippo Mancuso – anche il Consiglio regionale calabrese ai sentimenti di ferma condanna dell’aggressione premeditata, unilaterale e in violazione del diritto internazionale, della Russia nei confronti dell’Ucraina. I colori giallo e blu che illuminano Palazzo Campanella, interpretano la sincera vicinanza e la solidarietà del Consiglio regionale al popolo ucraino. La sopraffazione della sua libertà che mina la coesione pacifica dei popoli riguarda anche noi!». 

LA CAMPAGNA DIGITALE DEL MAARC

Di sicuro effetto la campagna digitale promossa dal Ministero della Cultura per ricordare il dolore della guerra e il valore della pace. 

Su tutti i social del Museo Archeologico Nazionale di Reggio, infatti, saranno pubblicate le immagini dei reperti del Museo accompagnati dagli hashtag ufficiali #laculturaunisceilmondo e #museumagainstwar, per esprimere la condanna dell’invasione russa e piena e incondizionata solidarietà al popolo ucraino. 

«Abbiamo deciso di avviare la campagna social con i Bronzi di Riace che esprimono, in tutto il pianeta, il valore identitario della Calabria – commenta il Direttore Carmelo Malacrino. Possano le due statue assumere, nel cinquantesimo anno dalla loro scoperta, il valore di simboli della pace e dell’unione tra i popoli. Quanto sta accadendo in questi giorni in Ucraina ci lascia sgomenti – aggiunge Malacrino. Oggi più che mai siamo qui per ribadire che l’umanità non ha bisogno di guerre. Ci auguriamo che le tristi immagini che i media ci stanno sottoponendo in queste ore, possano essere sostituite da quelle della speranza. Il Museo e i reperti d’arte che custodisce, possano, attraverso la bellezza, ricordarci sempre i valori dell’unità e della fratellanza». 

Nei prossimi giorni sulle pagine social sarà possibile ammirare i reperti più celebri delle collezioni del Museo con l’invito, già proposto dal Ministro Dario Franceschini, a tutti i follower di condividere i post, i feed e i tweet con gli hashtag ufficiali della campagna non solo in lingua italiana, ma anche in inglese: #CultureUnitesTheWorld  e #Museumagainstwar.

L’iniziativa, in queste ore, ha già coinvolto non solo i musei, ma anche le biblioteche, gli archivi e istituti culturali statali. Molti, tra questi, hanno deciso di illuminare le facciate o gli edifici simbolici con i colori blu e giallo della bandiera ucraina.  

A REGGIO IL PRESIDIO PROMOSSO DALL’ANPI

Oggi dalla 16.30 alle 18.30 in piazza Italia a Reggio presidio promosso dall’ANPI all’insegna di “L’umanità al potere. No alla guerra sì alla pace”. Il presidio è organizzato dalle articolazioni reggine di ANPI, ARCI, Legambiente, NUDM, Equosud, Agedo, Il Cuore di Medea e Rete 25 NOVEMBRE e ARCIGAY  contro la guerra in Ucraina.

Le associazioni, infatti, hanno fatto proprio l’appello lanciato dall’Anpi nazionale per esortare le piazza pacifiste ed antimilitariste italiane. Obiettivo del presidio, condannare un atto di guerra che nega il principio dell’autodeterminazione dei popoli; fa precipitare l’Europa sull’orlo di un conflitto globale; impone una logica imperiale che contrasta col nuovo mondo multipolare; porta lutti, devastazioni e la fuga di decine di migliaia di civili e per chiedere che non si avvii una ulteriore escalation militare come reazione all’invasione; che si lavori per l’immediato cessate il fuoco riaprendo un canale diplomatico;  che l’Italia rimanga fuori da ogni operazione bellica nel pieno rispetto dell’art. 11 della Costituzione; che l’Unione Europea affermi la sua vera forza con la capacità di proporsi come messaggero di pace e collaborazione fra i popoli; che la Russia, gli Stati Uniti d’America e la Nato ripensino criticamente ad una politica che negli ultimi 15 anni ha determinato crescenti tensioni e incomprensioni; che si avvii una trattativa sotto l’egida dell’ONU, che deve tornare ad esercitare un ruolo centrale e autorevole nelle mediazioni internazionali; che si esca una volta per tutte dal “ricatto dell’energia” utilizzato come arma di guerra, con nuove politiche energetiche che puntino sulle fonti rinnovabili e sul risparmio.

LA CONDANNA DELL’UNIVERSITÀ MEDITERRANEA

Con una nota, l’ L’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria ha fatto sapere di essere «attivamente impegnata a promuovere una cultura della pace attraverso la formazione. L’Università condanna con fermezza l’aggressione della Federazione Russa contro l’Ucraina e sostiene l’appello della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane per un immediato cessate il fuoco e una nuova azione diplomatica per risolvere la crisi in atto. Esprime solidarietà agli studiosi e agli studenti ucraini ed auspica che possano riprendere presto le quotidiane attività di insegnamento e apprendimento».

LA SOLIDARIETÀ DEL COMUNE DI BIANCHI (CS)

Il sindaco Pasquale Taverna a nome dell’Amministrazione comunale di Bianchi, in   segno di solidarietà ha espresso «piena solidarietà al popolo ucraino e alla consigliera comunale Tanya Kovalenko, condannando fortemente la violenta aggressione subita dalla Repubblica ucraina.  

«Auspica, al contempo, un energico intervento da parte delle Nazioni Unite per una iniziativa risolutiva al ristabilimento della Pace e della Sovranità ucraina sul proprio territorio. 

Il Consiglio Comunale, insieme alla sua concittadina Kovalenko s’impegna a far sentire al popolo ucraino la vicinanza dei cittadini italiani e la più forte condanna morale e politica all’azione di guerra». 

CORAGGIO ITALIA È CON DRAGHI

«Noi stiamo, senza se e senza ma, con i nostri alleati storici, con l’Europa, con chi vince con la democrazia, con la diplomazia, e non ha bisogno dei carri armati per imporre le proprie idee».

Lo affermano i deputati di Coraggio Italia Marco Marin, capogruppo alla Camera dei Deputati, e Felice Maurizio D’Ettore, tra l’altro anche coordinatore regionale del partito in Calabria, in merito al conflitto Russia – Ucraina.

«Le immagini che abbiamo visto in tv non avremmo mai voluto vederle – aggiungono i due -. Testimoniano di un attacco proditorio e violento, in violazione del diritto internazionale contro uno stato che nel 2014 aveva scelto la democrazia. 

Da una parte ci sono le idee, i principi e le libertà; dall’altra l’autocrazia. 

Marin e D’Ettore, che si schierano apertamente con il presidente del consiglio Mario Draghi «qualunque decisione assumerà per il Paese» e contro ogni attacco «che dovessero subire in componenti del Governo», invitano all’unità del Paese, «che difendiamo e difenderemo sempre, anche facendo leva sulle parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella». 

I due parlamentari, inoltre, parlano di «una storia di vecchia data:  a  chi sceglie la libertà si contrappone chi, non solo non sa attuarla nei propri confini, ma non la riconosce agli altri ed intervenie militarmente tra l’altro in un momento già di per sé drammatico dell’umanità a causa dell’emergenza sanitaria». 

Marin e D’Ettore sottolineano anche che «dopo essere stati in guerra per il Covid, oggi in Europa ripiombiamo in una, nuova, vera emergenza che ci mette di fronte a una scelta drammatica che coinvolge la politica energetica e le risposte che l’Europa unita darà a Putin e alla Russia». 

«Risposte  – concludono –  che vanno in direzione del senso di responsabilità e di scelte coraggiose, impattanti sul nostro Paese, con la consapevolezza che le sanzioni colpiscono anche i sanzionatori. 

Mettere in piedi un meccanismo per difendere l’Italia non significa debolezza ma solo, come insegna la nostra storia, schierarsi per la libertà e la democrazia».  (rrm)

IDEE / Del mio dolore, dei ragazzi, della scuola, e della guerra che fa schifo

di FRANCO CIMINO – Sono alla tastiera per il mio solito appuntamento con la scrittura. Fermo, però. Le dita ancora non partono. Non si muove neppure il pensiero. E dire che io scrivo talmente tanto che ormai mi stanco prima di scrivere. Di più, mi affatica il pensare, la cosa più agevole che vi sia. La più leggera, di peso. La meno impegnativa, per qualità, per il suo modo di volare alto e di scendere piano, senza farti pagare nulla. Neppure la responsabilità di rappresentarlo. Pensare è la resistenza della libertà nell’uomo. La forza insopprimibile che lo lascia libero anche dentro le più dure prigioni. E che lo salva, quando si raccoglie nelle allucinazioni, dalla follia. Scrivere, poi, è la “liberazione” della libertà. Una cosa talmente bella e purificatrice che del dovere-piacere di farlo assillo i miei ragazzi. Ai quali non mi stanco mai di dire:”se, come è vero, leggere migliora la qualità della vita, scrivere la salva”. Scrivere di tutto di sé e del sé, quale sentire, si tiene dentro. Il sentire che ammutiamo. Il sentirsi che assordiamo. E quell’io profondo che continua a essere lo sconosciuto con cui camminiamo a fianco tutta la vita, salvo poi, per non molti accorgersene quando, però, ormai è troppo tardi. Quell’io, per nulla nascosto, che ci bussa in petto e scambiamo (tutti lo scambiamo) per rumore. 

“Scrivete ragazzi, scrivete! Scrivete poesie!” Questo, prima di iniziare il programma delle diverse discipline che mi sono state assegnate. Specialmente, nelle classi prime. E, poi, ancora: “ragazzi miei scrivete un pensiero ‘filosofico’. Dai su, scrivetelo!” E loro inizialmente a resistere. Dapprima con il silenzio sbarrato, quindi con le frasi tipiche:” ma prof che dice, poesia, filosofia, ma qui siamo per studiarle, non per farle!” E quel loro sguardo, i nuovi, verso quel prof pazzo, che sfortunatamente gli é stato assegnato (è proprio a loro, poverini!). E gli altri ragazzi e ragazze, avanzati di corso, i miei vecchi studenti, diciamo, a pensare ciclicamente: “vuoi vedere che in estate il prof non sia uscito di testa o che non abbia preso a bere di primo mattino?” Infine, tutti a cedere generosamente dopo la risposta alla due domande. La prima: “ma come si scrive una poesia, prof?” La seconda:” come si pensa in “filosofico”?( estremizzazione mia personale del loro concetto). La mia risposta è sempre stata quella più incoraggiante, anche se la meno competente. Questa: “per scrivere una ‘poesia’, che sia la tua senza che della poesia ne abbia la pretesa, devi aspettare che il cuore batta. E forte. Tanto forte di emozione che sarà esso stesso a importi di scrivere.” Per la filosofia: “lasciare che, nel pieno silenzio, il pensiero si involi fino a quel punto del cielo in cui l’uomo sin dal suo nascere pensante, ha attaccato le domande a cui ha paura di rispondere. Anzi, ha paura di porsi. Sono le stesse tue, le mie, e quelle di tutti, che nascondiamo sotto il cuscino, esorcizziamo con i sogni, contrastiamo nel bagno della nostra preparazione mattutina, magari gettandovi sopra qualche canzone stonata a squarciagola o aspettando che la mamma ci bussi forte alla porta per denunciare il ritardo   della nostra uscita”. E aggiungo ciò che sostengo da sempre. Soprattutto, ora. “Noi siamo tutti poeti e filosofi e, perché no ?anche psicologi. Come il corpo è fatta per i tre quarti d’acqua, il resto di noi è composto di pensiero e sentimenti, di emozioni e sensazioni. La poesia è in noi, la poesia siamo noi. E così nel pensare è l’uomo che si eleva dalla finitezza della materia che lo copre”. 

Vabbè, l’ho fatta lunga anche questa volta. Lunga e noiosa, con una ridondanza che forse rappresenta lo sterile tentativo di coprire la mia difficoltà di scrivere oggi qualsiasi cosa. Eppure, il cuore mi batte fortissimo che quasi non riesco a trattenerlo in petto. E la mente a stento riesce a contenere questa forza inarrestabile che le si muove con più intensità dentro. Inquieta, nervosa, spaventata, si muove. Pensoso delle gravi difficoltà della Città, vieppiù gravata dalle pesanti sofferenze da Covid, preoccupato per lo stato in cui versa la politica, qui da noi, arrabbiato per il modo in cui forze politiche di destra centro e sinistra e i numerosi sedicenti possessori di pacchetti di voti, stanno trattando le imminenti scadenze elettorali e con una disinvoltura “privatistica” che neppure nei condomini si registra più, avrei voluto parlare delle cose nostre. Sì, di Catanzaro. E a Catanzaro. Alla Città prima che ai cittadini. Avrei voluto avvertirla dei pericoli che corre in questo nuovo abbandono della politica. In questo completo abbandonarsi della politica alle beghe dei piccoli giochi di potere, tutti indifferenti alla umanità che soffre dentro il corpo ferito del sempre più incerto capoluogo. Avrei voluto dirle di me e dei miei propositi per poterla aiutare ancora. E più fortemente. E per poterla sostenere secondo i suoi bisogni e i miei sogni per lei. Lo farò domani. 

La mia penna è andata dove più oggi batte il cuore. All’Ucraina, che da due giorni tiene anche me attaccato al televisore. Le immagini che arrivano dalle dirette televisive, solo interrotte, e disturbate dal parolaio dei numerosi esperti nei salotti “antagonisti”, sono dure. Devastanti. Sono anch’io con il fiato sospeso dinanzi alla paura che si compia la minaccia della Russia di dare l’assalto finale alla popolosa Città di Kiev, con le migliaia di morti che copriranno di corpi e di sangue le strade della capitale. Impressiona il coraggio del giovane presidente della Ucraina, cui le truppe russe danno la caccia per toglierlo di mezzo nell’avanzata dell’esercito invasore. Commuove la sua rinuncia alla salvezza per lui e la sua famiglia, che gli USA gli hanno offerto con una operazione al bisturi, che lo vedrebbe prelevare per portarlo in Inghilterra o negli stessi States. Commuove la resistenza in armi degli uomini e delle donne che sono rimasti in quella terra per difendere, con il proprio stesso corpo, la patria aggredita. Commuove, fino alle lacrime, quel pellegrinaggio verso la salvezza di centinaia di migliaia di famiglie e persone che tentano di fuggire dalla guerra per poter mettere in salvo i vecchi e i bambini. E commuovono assai di più proprio loro, i bambini. La guerra, lo ripeterò fino alla noia, è sempre un delitto contro l’umanità. E non c’è ragione mai che la giustifichi in chiunque la porti, specialmente nei confronti dei deboli e dei popoli che vogliono essere liberi. La guerra fa schifo. E dobbiamo dirlo anche a quanti, con sottigliezze incomprensibili, di tipo ideologico, mettono sullo stesso piano aggressori e aggrediti. La guerra non si combatte con le ragioni della guerra. Ma con quelle della Pace, e non perché essa sia la sua faccia opposta. Come per il bene, il male e per la bellezza il brutto, la Pace è un valore assoluto che annulla a priori tutti gli elementi negativi. Il mio pensiero particolare oggi è ai bambini ucraini, a quelli che sono costretti a fuggire, ai tanti che sono già morti e il cui numero non sapremo mai. Ai loro genitori che ne piangono il distacco. Ai loro padri che rischiano la vita per difendere il loro paese. Il mio pensiero va alle donne ucraine, e a quelle polacche e bielorusse, che con eguali sentimenti, vivono nella nostra Città una sofferenza indicibile. È per tutte loro che chiedo il nostro massimo impegno, quello del Comune in particolare, la massima vicinanza, materiale e morale, per sostenerle pienamente. Adesso che, finalmente, Catanzaro potrà vederle e riconoscerle oltre le pareti di quelle abitazioni nelle quali svolgono un lavoro indispensabile per la buona tranquillità delle nostre vite. E per tornare ai nostri ragazzi delle scuole, domani, lunedì, gli si dica loro:” dai su, scrivete una poesia!” Quanto dolore vero e quanto amore leggeremmo! Un primo passo verso la Pace. Da qui. (fci)