A Bovalino il presepe che racconta la memoria contadina della comunità

ABosco Sant’Ippolito di Bovalino, cuore pulsante della Parrocchia di San Martino guidata da don Rocco Agostino, il presepe non è soltanto una tradizione: diventa un racconto collettivo, uno specchio della storia e delle radici del territorio. Quest’anno l’allestimento, realizzato con cura e passione da Maria Logozzo, Angela Tallura e Paola Giorgi, tre donne della comunità che hanno trasformato la loro dedizione in un’opera corale, ha scelto di rappresentare uno spaccato della società rurale di un tempo, riportando alla luce il mondo contadino che per generazioni ha segnato la vita quotidiana della Locride. Strumenti di lavoro, oggetti artigianali, materiali semplici e autentici: ogni elemento è stato pensato per evocare un passato che rischia di perdersi, ma che continua a parlare con forza a chi lo osserva. L’allestimento è stato possibile grazie alla collaborazione delle famiglie di Bosco, che hanno messo a disposizione materiali, oggetti e ricordi. Il percorso del presepe, volutamente lungo e articolato, invita il visitatore a camminare, a lasciarsi guidare in un viaggio nella memoria.

«Ogni attività in parrocchia – sottolinea don Rocco – diventa un’occasione per stare insieme. La comunità di Bosco trova nella parrocchia il suo punto di riferimento, il luogo dove ci si ritrova e ci si riconosce».

«Il messaggio che abbiamo voluto trasmettere – spiega don Rocco – è il confronto tra il modo in cui si viveva prima e il modo in cui viviamo oggi. Il vecchio richiama la storia, la memoria. È bello vedere come molti visitatori, guardando il presepe, si sorprendano nel ritrovare oggetti che non ricordavano più. Anche un semplice attrezzo diventa occasione di racconto, di ricordo, di vita vissuta».

In un territorio così articolato, il presepe diventa anche un simbolo di unità, un ponte tra comunità che condividono storia, fede e tradizioni. «Lì dove vediamo la periferia – afferma il parroco – dobbiamo cercare sempre più motivi per creare unione, per costruire ponti. È ciò che facciamo sia a livello pastorale, con cammini catechetici comuni, sia a livello parrocchiale, con attività che coinvolgano tutte le zone».