Tonino Perna lancia l’idea della ‘Regione dello Stretto’

«Sogno la regione dello Stretto». Lo ha dichiarato il vicesindaco di Reggio Calabria, Tonino Perna, spiegando che «il mio modello ideale sarebbe la nascita di una Regione dello Stretto in ragione dei profondi legami che uniscono reggini e messinesi. Certo, è necessario trovare la giusta formula e sintesi anche in chiave istituzionale, basti pensare alle potenzialità delle due città metropolitane messe insieme».

 

Il vicesindaco, poi, ha illustrato le vari ricordato che «viviamo un momento storico particolare per il sistema Paese e per la nostra città, e questa Amministrazione vuole portare avanti un programma di governo ambizioso». A cominciare dal rilancio degli spazi pubblici cittadini. «Sul versante dei parchi urbani – ha aggiunto – abbiamo iniziato nuovo percorso per l’area del Baden Powell con la concreta prospettiva di riaprilo già in estate. Grande attenzione è rivolta anche al tema dell’assegnazione delle opere e quindi alla connessa garanzia di avere un’adeguata manutenzione del bene pubblico».

Gli indirizzi politici risentono inevitabilmente anche della qualità dell’azione amministrativa. In questa direzione, evidenzia il vicesindaco, «auspico che il nuovo governo Draghi possa mettere in atto un autentico intervento rigenerativo in questo delicato e fondamentale settore. È importantissimo cambiare passo nella pubblica amministrazione – ha detto Perna – specie alla luce delle prospettive legate agli ingenti finanziamenti europei previsti anche per la nostra città». Elemento cruciale per il buon funzionamento della macchina amministrativa è la digitalizzazione, «perché innovazione e sviluppo camminano sullo stesso binario. Anche su questo versante stiamo mantenendo alta l’attenzione perché esistono risorse dedicate a questo asset strategico».

La partecipazione è un altro tema caro a questa amministrazione, evidenzia il vicesindaco Perna, «e il confronto che stiamo avendo con tutte le associazioni iscritte all’albo e i comitati di cittadini delle ex circoscrizioni, dimostra che c’è tanta voglia di essere protagonisti dei processi di governance. Guardiamo ad una forma di partecipazione autentica, che non sia solo un momento di dibattito fine a se stesso, ma uno strumento in grado di produrre proposte e azioni concrete».

Reggio guarda anche ai grandi appuntamenti culturali, «e quest’anno – ha affermato il vicesindaco Perna – ricorderemo Dante con un’iniziativa in programma il prossimo maggio, nell’ambito delle attività previste dal comitato nazionale per i 700 anni del sommo poeta. Sarà un momento suggestivo che vivremo sullo Stretto, a bordo di una nave, accompagnati da alcune testimonianze che racconteranno come i miti tra le due sponde entrano nella Divina Commedia. E, in serata, al Planetario, per unire Dante e l’astrologia. Un evento di grande spessore che, insieme ad altre iniziative a cui stiamo lavorando, sottolinea la centralità dello Stretto anche nelle dinamiche culturali». (rrc)

Regione dello Stretto, magnifica suggestione.
L’irrealizzabile conurbazione Reggio-Messina

di SANTO STRATI – La proposta di “fondere” Reggio e Messina in una conurbazione intelligente, per creare la Regione dello Stretto è suggestiva e potrebbe rivelare alcuni aspetti positivi. Ma non è originale, è vecchia di 50 anni fa, e continua, come negli anni 70 a scontrarsi con una realtà che confligge a tutto spiano con la fusione soft di due municipi (che manterrebbero comunque l’autonomia) avendo in comune soltanto la tragedia del terremoto del 1908 e il mare dello Stretto. Difficile pensare alla fusione di due città troppo diverse tra di loro e molto distanti, nonostante la lingua di mare che le unisce, soprattutto in assenza di una realtà di infrastrutture e trasporti che non esiste. Come si fa a pensare a una nuova regione, quella dello Stretto, se manca – oggi – una ragionevole frequenza di collegamenti, se sono assenti trasporti degni di questo nome e se l’ipotesi ponte, che poteva pur far immaginare una grande unica area dello Stretto, è praticamente tramontata? L’idea poteva avere senso se si fosse sviluppata tutta un’altra politica infrastrutturale con lo sviluppo dell’area dello Stretto unita (anche fisicamente) dal ponte e con piena funzionalità bidirezionale di porti, aeroporto e ferrovie. La Città metropolitana di Messina si è appena “appropriata” dei porti di Villa e Reggio (che dipendono dalla nuova Authority dello Stretto) senza che qualcuno a Roma o nei posti dove si decide abbia fatto qualcosa. Sono stati accontentati i grillini messinesi, ignorando le reali aspettative che la Zes di Gioia Tauro (che comprende anche i porti di Reggio e Villa) lasciava supporre. E con questa classe politica inetta c’è qualcuno disposto a credere che Messina sia pronta a condividere il suo futuro con la sua dirimpettaia? A parole sembra facile, ma ci sia consentito un po’ di scetticismo. Lo storico Gaetano Cingari, nel suo bel libro (Laterza) parlava di Reggio «sempre in fuga dalla Calabria verso la vicina Messina», ma la “sicilianità” dei reggini è argomento buono giusto per uno sfottò da bar.

Non vorremmo apparire cattivi profeti, però la proposta sembra poggiata più su spirito indipendentista che su criteri razionali. La dichiarazione programmatica che spiega la proposta formulata dai docenti universitari Tonino Perna (sociologo) e Daniele Castrizio (storico), dallo scrittore Fabio Cuzzola e dal responsabile locale del Touring Club avvocato Francesco Zuccarello è suggestiva e punta diritto al cuore dei reggini (più che sui messinesi): «Reggio e Messina – affermano i promotori della Regione dello Stretto – stanno morendo. Una è completamente marginale in Calabria, l’altra in Sicilia. Non hanno voce in capitolo, non hanno chance di sviluppo. Noi stiamo proponendo questo Referendum per dare un futuro alle due città, che sono sempre state vicine. Ci sono millenni di pagine di storia che parlano per l’Area dello Stretto, è un processo naturale, è solo questione di tempo. Vogliamo questo Referendum, anche se il risultato sarà solo di bandiera, perché vogliamo capire cosa pensa la gente e deve essere un messaggio forte. Se sta bene lo status quo, questo degrado, questa decadenza, questa marginalità regionale, allora teniamoci tutto così com’è. Se invece vogliamo cambiare, abbiamo la possibilità di farlo con l’istituzione di una nuova Regione, la Regione dello Stretto. È quello che chiederemo con il Referendum». 

A Messina cosa dicono? Per ora nessuna voce ufficiale s’è alzata per aderire o contestare la proposta di unificazione. Anzi, secondo il prof. Perna, ci sarebbero sull’altra sponda almeno una quindicina di docenti universitari pronti a fare un’analoga proposta. «Messina – ha detto Perna – più di Reggio sente la marginalità della Sicilia, retta da almeno trent’anni sull’asse Palermo-Catania». Per questo serve consultare la popolazione di Reggio, ma a cosa serve se un’analoga iniziativa non si sviluppa a Messina? In Sicilia, in realtà, sulla questione sembrano distratti e poco interessati

Il referendum propositivo – proposto da Perna e Castrizio – può essere indetto da un terzo dei consiglieri comunali oppure, in alternativa, da 7500 cittadini che firmano la richiesta. Secondo Perna e Castrizio servono più quesiti perché in primo luogo si parla di “unione” delle due città metropolitane e non di fusione con l’obiettivo di andare a costituire una nuova regione, la Regione dello Stretto. Una proceduta in linea con il dettato costituzionale. Ha spiegato il prof. Perna: «il primo passo è l’unione dei comuni che è prevista dalla legge, che crea un ente che coordina le attività dei due comuni, che rimangono, non vengono eliminati. Il passo successivo riguarda il coinvolgimento dei comuni delle due città metropolitane perché basta che un terzo dei consigli comunali delle 2 città metropolitane, se vota a favore della Regione, come previsto dall’articolo 123 della Costituzione va fatta una nuova regione. Ci muoviamo all’interno dell’ordinamento costituzione che dice che si possono creare nuove regioni a queste condizioni. Chiaro che sarà necessaria la legge al parlamento che la istituisce».

I quattro "moschettieri" dello Stretto: Zuccarello, Perna, Castrizio e Cuzzola
I quattro “moschettieri” dello Stretto: Francesco Zuccarello, Tonino Perna, Daniele Castrizio e Fabio Cuzzola

«L’unione tra Reggio e Messina – afferma il prof. Castrizio, apprezzato archeologo e studioso di grecità – è da sempre stata florida poiché nasce da una storia identitaria,» insistendo sulle le differenze e le distanze, non tanto fisiche, piuttosto naturali, radicate con Cosenza e Catanzaro, le altre parti della Calabria. Reggio e Messina le due cenerentole nei confronti degli altri capoluoghi? Sembra abbastanza esile come argomentazione. La storia racconta che l’unione delle due città sullo Stretto ha portato esiti generalmente positivi, ma non ci sono più i Messeni e la grande Rheghion è un ricordo lontano.

Castrizio chiarisce subito che non ci sono mire politiche: «Né da parte mia che del professor Perna, c’è la volontà di entrare politicamente in città – spiega il professore Castrizio – Siamo due docenti e, sinceramente, non vedo l’ora di tornare a fare le mie ricerche e togliermi di mezzo ma il problema è che noi dobbiamo cercare di aprire una stagione progettuale su Reggio e si può fare solo, trovando chi ha i nostri stessi problemi per risolverli. Io reggino come i messinesi, ho lo stesso problema dell’aeroporto, non ce l’ho con quelli di Catanzaro e Cosenza ma non voglio pensare che in questa città, tutti i figli che sono andati via e non possono nemmeno tornare per le vacanze, non abbiamo nemmeno un aereo per rincasare. Da reggino, devo trovare una risposta ai miei problemi ma prima di trovare le risposte, dovremmo cercare le domande perché questa città le domande giuste non se le è mai fatte». Per l’archeologo Castrizio «occorre dare un segno forte e non c’è più bisogno di venderci alla prepotenza delle città egemoni della Calabria perché qui, noi abbiamo già tutto ciò che serve. O noi cominciamo a ragionare per risolvere i problemi mostrando la parte migliore che abbiamo o siamo spacciati. Dobbiamo creare un tavolo progettuale che metta insieme tutti per trovare soluzioni non estemporanee ma stilare un quadro complessivo che tenga presente l’intera nostra area dello Stretto».

«È una provocazione la nostra? – ha detto Castrizio – Come volete, ma noi andremo avanti per trovare dei riscontri, vittorie, per poter scalzare un sistema che è fermo e che la politica reggina, già dagli anni Sessanta aveva individuato: non abbiamo nulla da spartire con Cosenza o Catanzaro. Questo è ciò che chiediamo alla città. Cercheremo di indire un referendum: o nella forma della raccolta della firme o con un terzo dei consiglieri comunali che può chiedere un referendum propositivo e vedremo che succede. L’importante è che la città parli con una sola voce e non si lasci travolgere dalla burocrazia. La politica è la scienza del possibile, tutto ciò che viene pensato da un essere umano la politica può metterlo in atto».

Il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà ha commentato positivamente la proposta di Perna e Castrizio. «È un’idea da valutare con vivo interesse – ha detto – l’ipotesi della creazione di un’unica grande Città Metropolitana dello Stretto. In questi anni, grazie all’impegno messo in campo dalle amministrazioni territoriali di Reggio Calabria e Messina, sono stati avviati decisi passi in avanti in questa direzione. Ma adesso è giunto il momento di avviare, con coraggio, una fase operativa, attraverso una spinta univoca che coinvolga le due comunità territoriali con l’obiettivo di creare un’unica entità geopolitica, con una visione strategica capace di mettere insieme risorse e peculiarità comuni di un’area caratterizzata storicamente da innumerevoli affinità e poche differenze. Reggio e Messina – ha dichiarato Falcomatà – da sempre sono caratterizzate da un percorso contiguo e la loro unione andrebbe a generare un interesse superiore nelle dinamiche di governance del territorio, ricostituendo definitivamente quel ruolo baricentrico che lo Stretto, crocevia strategico nell’alveo del Mediterraneo e punto di incontro ideale tra i Paesi che su di esso si affacciano, ha assunto storicamente. D’altronde lo status di Città Metropolitana, per i territori di Reggio Calabria e Messina, va inserito proprio in questa dinamica, nella prospettiva di una progressiva autonomia territoriale, rispetto al ruolo tradizionale delle Regioni, che potesse sfociare nel tempo in un dialogo sempre più serrato, in tutti gli ambiti, tra le due sponde dello Stretto. E nei giorni in cui in Europa si consuma lo strappo definitivo della Brexit, convinti che il compito di una classe politica lungimirante sia quello di unire e non di dividere, di aggregare ed alimentare le energie positive e non di soffiare sui venti della chiusura e della divisione, non possiamo che dar seguito a questo percorso». Falcomatà parla anche a nome del sindaco di Messina? Non risulta.

Siamo, dunque, solo all’inizio, ma non occorre la palla di vetro per prevedere che la “provocazione” di Perna e Castrizio, pur con la benedizione di Falcomatà, non troverà adeguata accoglienza. La città è lacerata da mille problemi e non ha bisogno di ulteriore divisività per cercare il suo riscatto. Gli indipendentismi del nuovo millennio potrebbero al più indurre al sorriso, se solo ci fosse da sorridere, ma non è aria. Al peggio – ricordiamolo – non si trova mai limite. (s)