Roy Biasi (Lega): Il Mezzogiorno ha bisogno di politiche rivoluzionarie

Roy Biasi, membro della Segreteria nazionale della Lega nonché responsabile degli amministratori dell’Italia meridionale, ha dichiarato che «il Mezzogiorno ha bisogno di una rivoluzione positiva, di politiche di sviluppo finalmente adeguate e studiate per il Sud».

«Il Sud – ha spiegato Biasi – necessita innanzitutto di un’analisi della situazione che dimentichi le chiavi di lettura del secolo scorso. Tutto ciò che è accaduto all’inizio di questo terzo millennio, tra globalizzazione e tragedia economico-sociale della pandemia, ci impone di cambiare completamente visione e quindi approccio alle emergenze che siamo chiamati ad affrontare. Le politiche e i provvedimenti che hanno caratterizzato i decenni che ci siamo lasciati alle spalle, troppo spesso hanno partorito azioni inconsistenti, sperperi colossali di risorse finanziarie, nonché nuove sacche di emarginazione e degrado».

«Dobbiamo cambiare marcia – ha evidenziato – e la Lega di Matteo Salvini ha tutti gli strumenti culturali, politici e d’esperienza per farlo. È per questa ragione che ho abbracciato la sfida della Lega, perché il Sud ha bisogno di un’inversione di rotta epocale, facendo leva sul pragmatismo tipico di un partito post-ideologico qual è quello guidato da Matteo Salvini».

Roy Biasi annuncia, quindi, l’avvio di un lavoro paziente ma intenso di consultazione di tutti gli amministratori locali del Sud Italia, al fine di costruire una piattaforma programmatica completa che – spiega – «porterò all’attenzione del partito a livello nazionale.

«Se il Sud non riparte l’Italia non riparte – ha ribadito –. Siamo il primo mercato per le produzioni dell’industria manifatturiera del Nord del Paese, e il nostro sviluppo sostenibile può contribuire a garantire quei punti di Pil che servono all’Italia per uscire dalla crisi e per saldare i debiti che stiamo continuando a contrarre. Non lo dico da tifoso del Sud, ma da amministratore locale coscienzioso: se si scatena l’enorme potenziale di cui il Mezzogiorno dispone ad ogni livello, dall’agricoltura all’artigianato, dal turismo alla cultura, dalla produzione di energia pulita alla massima valorizzazione delle immense risorse identitarie, tutta l’Italia potrà beneficiarne riprendendosi quel ruolo di guida dell’Europa che le spetta».

«Agli amministratori del Sud Italia – ha concluso Biasi – proporrò una base di ragionamento che parte da alcuni pilastri di fondo politico-culturali e ideali. Con il contributo di tutti costruiremo una piattaforma programmatica concreta che sottoporremo all’attenzione di Matteo Salvini. Lo faremo con la passione e l’entusiasmo che caratterizza la gente del Sud». (rrc)

Lega Calabria, Roy Biasi: I fondi europei base di sviluppo per il Mezzogiorno

Roy Biasi, componente della Segreteria nazionale della Lega e responsabile degli amministratori del Sud Italia, nonché membro della segreteria regionale calabrese e sindaco di Taurianova, ha auspicato che gli ingenti finanziamenti europei possano tradursi in azioni potenti di sviluppo, atte al superamento degli annosi ritardi accumulati sul fronte delle infrastrutture primarie e dei servizi essenziali.

«Il Sud – ha dichiarato Roy Biasi – anche grazie alla forte spinta della Lega, meriterà grande attenzione su scelte di natura strategica, a partire dal Ponte sullo Stretto di Messina, per passare all’alta velocità ferroviaria, alla statale jonica 106, all’elettrificazione della linea ferrata jonica, agli interventi per il dissesto idrogeologico, al sostegno reale alle piccole e medie imprese con le leve della decontribuzione, della sburocratizzazione e dell’abbattimento della pressione fiscale. Non appena l’emergenza Coronavirus lo consentirà, incontrerò, regione per regione, tutti gli amministratori leghisti meridionali per costruire una rete forte di sostegno alle grandi battaglie politiche che da anni conduce il nostro leader Matteo Salvini».

Inoltre, Biasi ha ricordato che «la Lega pensa che le elezioni siano il fondamento della democrazia, e quindi auspica che quanto prima il popolo italiano possa esprimersi sul proprio futuro. Al contempo, però, la Lega non rimane sorda all’appello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e si confronterà con il presidente incaricato, prof. Mario Draghi, senza pregiudizi di sorta e guardando alle azioni concrete di Governo».

«La Lega, proprio perché partito pragmatico post-ideologico – ha precisato Roy Biasi – mette sempre al centro gli interessi reali del popolo, delle aziende, dei lavoratori, degli artigiani, degli agricoltori e dei commercianti, dei professionisti, dei giovani e delle donne. Pertanto, ascolteremo con grande interesse e disponibilità le proposte che verranno dal professor Draghi al quale riconosciamo un curriculum di grande levatura, e come sempre in maniera unitaria ci muoveremo compatti nella direzione che verrà esplicitata dal segretario Matteo Salvini».

«La Lega è una, unita e forte – ha concluso – sicura di milioni di consensi reali che giungono da tutti i territori del Paese». (rrc)

A TAURIANOVA VINCE L’UOMO NON LA LEGA
SALVINI SCONSOLATO E SINISTRA CONFUSA

di SANTO STRATI – La medaglia di cartone che il leader della Lega Matteo Salvini è corso a ritirare a Taurianova è l’unica consolazione per la Lega che esce con le ossa rotte dalla mancata “conquista” della Calabria, avamposto di una ingloriosa quanto impossibile avanzata sudista. Ma in realtà anche la “vittoria” (4.000 voti !) di Taurianova non è merito della Lega né del suo impegno a conquistare le simpatie del Mezzogiorno: il voto ha premiato l’uomo e il suo territorio. Il nuovo sindaco Roy Biasi, ex Forza Italia ora neoleghista, conosce la sua città e, soprattutto, è conosciuto dalla sua città. Ed è un segnale che tutti i partiti, in Calabria, dovrebbero tenere a mente: non si deve e non si può trascurare il territorio se si vuole recuperare la gente alla politica. Purtroppo, passate le elezioni tutto torna come prima e ci si dimentica di promesse e mancate attenzioni, almeno fino al successivo ritorno alle urne.

A Taurianova è avvenuto il contrario di quanto successo a Reggio con l’«uomo del ponte» Minicuci, voluto a ogni costo da Salvini, che lo ha imposto alla città e agli alleati senza curarsi dell’appeal che il candidato avrebbe suscitato. La “batosta” calabrese (non dimentichiamoci della clamorosa vittoria del civico Vincenzo Voce a Crotone) indica che il “modello Salvini” non funziona. Il leader non ne sta azzeccando una, dall’agosto dello scorso anno al Papeete, quando aprì la crisi al buio con l’uscita dal Governo.

Un’elezione comunale non può avere il parametro del voto nazionale: contano la persona e il territorio. Contano la conoscenza l’uno dell’altro e viceversa. Salvini non ne ha tenuto conto e la sua smargiassata è riuscita in un colpo solo non soltanto a spegnere ogni velleità leghista sullo Stretto (ma questo sarebbe il meno) ma anche a lacerare un centrodestra reggino (calabrese) già logorato da continue crisi di nervi. Anche le intemperanze del vicepresidente regionale, Nino Spirlì – scelto anche in questo caso direttamente da Salvini –, giocano in senso contrario, provocando imbarazzi e giustificate preoccupazioni sulla sua compatibilità con una carica istituzionale così rappresentativa. La Lega, sia ben chiaro, possiede personaggi di elevata intelligenza e provata cultura politica: non si capisce perché il vertice lasci annaspare il Capitano in mezzo ai marosi di una politica che gli sta presentando il conto. Ovvero, la spiegazione – politica – ci sarebbe ma nessuno ha voglia di svelare le trame del Palazzo verde con i due protagonisti che aspettano soltanto che si completi il suicidio politico di Salvini. Bobo Maroni punta a raccogliere il testimone con occhio a Palazzo Chigi – in vista di un’improbabile sterzata destro-leghista alla prossime elezioni politiche, con il trionfatore del Veneto Luca Zaia, nelle azzeccate vesti di un facondissimo Richelieu. Per quale ragione non dovrebbero permettere a Salvini di scavarsi la fossa politica da solo con le sue cazzate?

Parliamo di Lega e dell’insuccesso calabrese di tutta la coalizione di centrodestra,  ma non è che la contrapposta parte politica abbia molto da scialare (e non solo in Calabria). Il timore dei cittadini di sinistra è che i “vincitori” si rilassino, credendo di aver vinto tutto, e che venga meno quella sana dialettica destra-sinistra da cui – volendo – possono anche venire importanti riforme e iniziative importanti per il bene della regione. I calabresi hanno mostrato con la loro partecipazione al voto – alta quanto inattesa – che vogliono partecipare alla politica, vogliono essere protagonisti e non pedine che qualche parlamentare pensa di avere a disposizione per spostare voti. La sinistra calabrese è in una peggiore situazione della coalizione di centrodestra: sconfitta clamorosamente alle regionali, ad arginare il disastro crotonese, c’è oggi il significativo risultato reggino che, però, non deve ingannare. I voti di Falcomatà non sono voti della sinistra, sono la risposta – ovvia e scontata dei reggini – di fronte alla paventata “invasione” leghista (al 4%, roba da far ridere i polli). Però, la strategia ha funzionato e, soprattutto, ha permesso di mettere in evidenza che in Calabria – in particolar modo a Reggio – la sinistra è sì in gran parte sonnnecchiosa e divisiva, ma riesce a reagire. Non va allora sprecata questa opportunità di portare avanti personaggi che vanno valorizzati. In vista di un congresso ormai non più rinviabile per un Partito democratico che non riesce nemmeno a presentare il simbolo a Crotone e che in Calabria è immeritatamente commissariato da troppo tempo.

Giuseppe Falcomatà e Antonino Minicuci
Il sindaco Falcomatà riceve a piazza Italia gli auguri dello sfidante Minicuci

Tutte queste cose le sanno benissimo Falcomatà e i suoi compagni di viaggio che hanno riconquistato Palazzo San Giorgio, ma, capita spesso, che dopo l’euforia della vittoria ci si dimentichi del territorio e delle istanze dei cittadini. Reggio chiede un secondo tempo anche per la politica, svillaneggiata, mercificata, svenduta in nome di interessi particolari (e a volte personali): occorre che destra e sinistra ripensino il percorso che – nel parallelismo dei rispettivi ruoli e diversi obiettivi – la città, ma diremmo meglio la Regione, chiedono con ansia e profonda convinzione. Ci vuole il coraggio da parte dei politici locali di individuare prima il bene comune, poi attuare quelle politiche di coesione il cui peso si valuta di fronte alle urne.

Lo stesso Governo regionale ha subito, senza discutere, imposizioni e suggerimenti di Salvini, in un’epoca (sono appena trascorsi otto mesi) che pare assai lontana, accettando posizioni non più sostenibili. Il caso di Spirlì – sul quale è stato chiesto un confronto in Consiglio regionale – è la cartina di tornasole per la presidente Santelli che deve smettere di pagare “cambiali” elettorali agli alleati. La posizione del vicepresidente – che sta ridicolizzando la Calabria e facendo passare un messaggio sbagliato di intolleranza, quando è proprio tutto il contrario – va definita e chiarita non con un sorriso e un’alzatina di spalle come ha fatto la presidente Jole. Il vicepresidente, da libero pensatore, intellettuale e cittadino italiano, è libero di esprimere dovunque e comunque le sue personali opinioni, anche quando siano politicamente incorrette. Che, però, diventano istituzionalmente inaccettabili quando si ricopre una carica pubblica. Poiché “il signor Spirlì” (come si firma nel suo profilo facebook) insiste, l’unica via non sono le dimissioni (che non darebbe mai) ma il ritiro della nomina e delle deleghe. Presidente Jole, un ingrato compito che tocca solo a lei. (s)

—————

Il video della manifestazione leghista di Taurianova: https://www.facebook.com/avvroybiasi/videos/333968577868994

Il video di Luigi Palamara della proclamazione di Giuseppe Falcomatà a Reggio: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10217014400772366&id=1237628419