SAN LUCA (RC) – Klaus Davi verso la presidenza del Consiglio comunale

Klaus Davi, imprenditore della comunicazione e apprezzato opinionista, al prossimo consiglio assumerà la carica di presidente del Consiglio comunale di San Luca.

Ciò è possibile grazie alla pubblicazione, sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria, del cambio di Statuto del Comune di San Luca.

La decisione, inoltre, è stata annunciata durante la campagna elettorale del sindaco, Bruno Bartolo, sfidato nelle scorse elezioni per la carica da sindaco dallo stesso Davi, che ne uscì sconfitto. Tuttavia, il suo impegno per la locride non è passato inosservato, convincendo la maggioranza a procedere per la nomina.

Ora, spetta al sindaco Bartolo indire il prossimo Consiglio comunale, a cui Klaus Davi parteciperà – si deduce – via Skype, in quanto momentaneamente bloccato a Milano per l’emergenza sanitaria.

Intanto Davi ha chiesto un incontro ‘immediato’ al neo assessore alle infrastrutture, Domenica Catalfamo a cui il giornalista fa i ‘migliori auguri’ per affrontare il dossier ‘strada di Polsi’.

«Spero – ha dichiarato Klaus Davi – di avere una rapida risposta perché al MIT sia il ministro  Paola de Micheli che il sottosegretario  Salvatore Margiotta sono stati estremamente collaborativi. Sono certo che anche i neo consiglieri calabresi saranno altrettanto disponibili e veloci. Per me la Locride e San Luca vengono prima di tutto. Chi collaborerà avrà la massima collaborazione. Chi rallenterà si misurerà con tutta la mia ‘carica creativa’». (rrc)

 

Passione, entusiasmo e coraggio: il bel film su San Luca di Ambrogio Crespi

Presentato in anteprima al Senato, con la partecipazione della capogruppo azzurra sen. Anna Maria Bernini, il bel film di Ambrogio Crespi Terra mia – Non è un paese per santi. Un intenso docufilm, vincitore a Salerno al Festival Internazionale del Cinema, dopo l’incomprensibile esclusione (per ragioni di spazio) a Venezia. Terra mia è girato a San Luca ma è lo specchio della Calabria che non si arrende alla mafia e al malaffare, in un panorama di sopraffazione e violenza che investe tutta la malavita organizzata: ‘ndrangheta, mafia siciliana, camorra, sacra corona unita. Il Sud ha tante piaghe, in una ferita comune, ma la gente ha cominciato a reagire, a ribellarsi. È questa la grande forza di chi vuole il riscatto della propria terra, per offrire un futuro migliore ai giovani. Il film, però, rivela una grande verità: i giovani non sono il domani, sono il presente. Bisogna puntare su di loro per disabituarli (ove necessario) dai modelli negativi e dal cattivo esempio, per coinvolgerli in un progetto di crescita, di civiltà e sviluppo. Ci vuole – dice uno dei protagonisti, don Luigi Merola – passione entusiasmo e coraggio. Lo stesso che ci ha messo il regista, Ambrogio Crespi, coinvolgendo nel suo disegno Klaus Davi, alcuni testimoni di giustizia che si sono ribellati alla mafia come Gaetano Saffioti, Benedetto Zoccola, Michele Inserra; il tenente dei carabinieri Cosimo Sframeli, e Luciana Careri la sfortunata fidanzata del carabiniere Carmine Tripodi, trucidato dalla ‘ndrangheta, e la magnifica preside della scuola di San Luca Mimma Cacciatore, che ha saputo coinvolgere i propri ragazzi in un progetto di formazione contro la violenza e la mafia. La colonna sonora è affidata a due rapper napoletani, Michele Sbam e Kiaman, con l’intervento della giovane attrice Ludovica Pedetta.

Risultati immagini per terra mia crespi

Un’ora di film che documenta la forza di chi ha saputo dire basta alla mafia, lasciando un messaggio chiaro e forte: occorre reagire, non accettare la sopraffazione. È una storia di Calabria, quella Calabria grande e amara, raccontata da Corrado Alvaro e Leonida Repaci, con immagini suggestive e meravigliose della nostra terra. Un racconto-verità che coinvolge e appassiona. Un film che bisognerà far vedere ai ragazzi delle scuole calabresi, ma non solo a loro: è un messaggio di civiltà e una lezione sul perché è importante e necessario denunciare la criminalità organizzata, guardando con fiducia al riscatto che solo la cultura può dare. Un progetto culturale che merita la massima attenzione e un grande plauso va a Crespi e a tutto lo staff della produzione. Un documentario che è film-verità, che racconta le infamie subite da gente per bene che crede in quello Stato troppe volte assente, eppure rappresentato dai suoi uomini migliori. Quelli che hanno offerto la propria vita in nome della legalità e del vivere civile. Un gran bel film che onora i suoi protagonisti e fa onore alla Calabria, quella che ha alzato la testa e non ha alcuna voglia di riabbassarla. (s)

Nella foto di copertina: il saluto della sen. Annamaria Bernini, con Luigi Crespi, l’on. Piero de Luca e la sen. Isabella Rauti. Al tavolo erano presenti anche l’on. Gennaro Migliore e don Luigi Merola parroco anti-camorra.

San Luca, un paese normale: eletto il sindaco. Vanno 2 calabresi a Bruxelles: Ferrara e Sofo

di SANTO STRATI – Un paese normale: benvenuti a San Luca che ha, di nuovo, dopo 11 anni, un sindaco democraticamente eletto, Bruno Bartolo, infermiere di 70 anni, sanluchese al 100%. Bisogna dire grazie al mass-mediologo Klaus Davi che ha sposato l’incredibile situazione del paese natìo di Corrado Alvaro, più volte commissariato e con le urne deserte per mancanza di candidati da molti anni, creando un movimento d’opinione i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti. È il segnale più bello e significativo di queste elezioni di metà primavera, che passeranno alla storia per le tante contraddizioni, soprattutto in Calabria, dove l’ex sindaco di Riace, Mimì Lucano, è stato “tradito” dalla sua stessa città, non venendo rieletto nemmeno come consigliere comunale. Hanno preferito la lista vicina a Salvini, bocciando, a questo punto, il cosiddetto modello Riace.

Inaspettatamente, la Calabria si è rivelata la regione più grillina d’Italia (e dire che i calabresi non hanno accolto con entusiasmo l’elemosina del reddito di cittadinanza, chiedendo, invece, concrete opportunità di lavoro) e la Lega ha colto a piene mani in una terra che ha sempre guardato con (giustificato) sospetto le sue lusinghe. E che dire del PD che si rivela il primo partito in provincia di Reggio, recuperando a piene mani una situazione che pareva destinata al disastro. Il vero exploit – questo aspettato, vista la frenetica attività del coordinatore provinciale on. Francesco Cannizzaro e del sen. Marco Siclari – è stato il risultato di Forza Italia nella Città Metropolitana di Reggio: il doppio della media nazionale. Altro risultato positivo – anche questo prevedibile – hanno riportato Fratelli d’Italia: una crescita costante, che attira sempre più “profughi” del centro-destra attirati dal sovranismo ultradestrorso di Giorgia Meloni. Da non dimenticare, in questa rapida sintesi di risultati, il successo “storico” a Cinquefrondi della Sinistra (21,48%).

Laura Ferrara
Laura Ferrara

La Calabria manda a Bruxelles due europarlamenti. Laura Ferrara (M5S) e Vincenzo Sofo (Lega). La Ferrara è stata premiata con 77.970 preferenze: i calabresi hanno riconosciuto il grande impegno della giovane napoletana di origini cosentine durante il precedente mandato a Bruxelles. Laura Ferrara ha meritato la riconferma: si è dimostrata molto attiva e sempre presente per la Calabria in Europa. Il suo lusinghiero successo personale, peraltro, spariglia il quadro delle prossime elezioni regionali. Il Movimento Cinque Stelle, fino ad oggi, era rimasto in religioso silenzio sulle eventuali candidature grilline per la poltrona di Germaneto, lasciando cadere, en passant, l’eventualità di candidare Laura Ferrara.Tutto era stato rinviato ai risultati del 26 maggio. Nemmeno i deputati grillini calabresi si aspettavano un en plein di voti, in controtendenza ai risultati nazionali, ma ieri mattina hanno brindato alla regione più grillina d’Italia (26,69% in Calabria, primo partito alle Europee).

Adesso, il quadro si fa molto più nitido: Laura Ferrara (sempre che non preferisca restare a Bruxelles) sarà la candidata ufficiale di Cinque Stelle, portando non poca angoscia alle due formazioni (Forza Italia e PD) che davano per scontato una sfida a due per il governo della Regione. I Fratelli di Giorgia, in Calabria, col 10,26% dei voti, non hanno la forza per imporre la, pur ottima, candidata Wanda Ferro nella sfida per la Regione, salvo a voler suicidare tutto il centro-destra con una lista di disturbo. L’offensiva – a tanti sembrata decisamente esagerata – della magistratura nei confronti dei due candidati, il governatore uscente Mario Oliverio e l’aspirante azzurro Mario Occhiuto, attuale sindaco di Cosenza, non ha smorzato gli entusiasmi e l’ottimismo dei due papabili. Con una evidente differenza, però. Oliverio vede un partito in risalita che non sembra intenzionato a giocarsi la sua carta per un rinnovo (che si preannuncia difficile), Occhiuto, invece, ha dalla sua il positivo risultato degli azzurri nella regione e ha coinvolto un gran numero di liste civiche pronte a sostenere la sua candidatura, ma dovrà fare i conti in casa leghista dove dovranno decidere se sostenerlo o presentare un proprio candidato (altro suicidio garantito).

Vincenzo Sofo e Marion Le Pen
Vincenzo Sofo e Marion Le Pen

Per tornare a parlare di Europa, c’è da dire che l”altro prossimo inquilino di Bruxelles è Vincenzo Sofo, un milanese con origini calabresi, più famoso per essere il fidanzato di Marion Le Pen che per le sue idee politiche. Imposto, pare, da Salvini ha prevalso sul crotonese Giancarlo Cerrelli, che, comunque, può registrare un’ottima affermazione personale. È comunque un altro calabrese che siederà in Europa e c’è da augurarsi che due parlamentari a Bruxelles possano dare un ottimo impulso al rilancio della Calabria, in chiave europea, innanzitutto difendendo a spada tratta le tipicità regionali, troppo presse di mira da falsi e produzioni taroccate (pecorino, ‘nduja, bergamotto di Reggio Calabria) e intollerabili importazioni di agrumi che danneggiano gli agricoltori locali. Senza contare i milioni di euro dell’Europa, restituiti al mittente, per mancato utilizzo. La Calabria, che crede nell’Europa, ha bisogno dei suoi rappresentanti, gli elettori che hanno premiato Laura Ferrara e Vincenzo Sofo ci contano. (s)

Nella foto di copertina: Klaus Davi, il sen. Marco Siclari  e il neo-sindaco di San Luca Bruno Bartolo. Il sen. Siclari (FI), in una nota ha voluto rimarcare il ruolo di Davi: «Dopo anni torna la democrazia con l’elezione del sindaco Bartolo. Un grazie per aver permesso che si tornasse al voto va a Klaus Davi che, sono certo, anche dai banchi della minoranza continuerà la sua battaglia di legalità per riscattare questa terra».

Polemiche per il tv-film Rai su Duisburg: ha offeso la Calabria

Il tv-film RAI sulla strage di Duisburg, trasmesso in occasione della giornata della legalità sulla prima rete, ha offeso la Calabria e i calabresi. Un prodotto scadente e superficiale che non rende un buon servizio al paese e tantomeno ai calabresi, come se la ‘ndrangheta fosse nel dna di tutti. Una visione manicheista e intollerabile.

Il sen. Marco Siclari (FI), prima della trasmissione aveva dichiarato di sentirsi «amareggiato, da calabrese, per aver letto dichiarazioni, da parte del Produttore e della Direzione Rai, che lanciano un’ombra sulla mia terra. Si parla, addirittura, di pressioni subite che avrebbero costretto a spostare le riprese. Comunque apprezzo il lavoro fatto dalla produzione, ma su temi così delicati occorre fare chiarezza. Ad affrontare di petto per evitare che si gettino ombre su una terra già martoriata dai pregiudizi è il senatore Siclari che intende presentare interrogazione parlamentare per chiarire i fatti.

«Presenteremo, come Forza Italia, un’interrogazione alla commissione vigilanza per capire che tipo di pressioni sono state fatte e qualora fossero concrete, perché non sono state denunciate. Un tema così sensibile non può essere liquidato con questa superficialità. Mi dispiace che la Rai abbia perso la possibilità di far conoscere i nostri territori e le bellezze dei nostri luoghi a tutto il Paese, queste fiction oltre a raccontare storie verosimili, potrebbero essere la vetrina ideale per dire al mondo che la Calabria non è sinonimo di ‘Ndrangheta, ma al contrario che e un luogo, un’opportunità dove fare sviluppo e turismo», ha concluso il senatore azzurro.

Il Presidente del Consiglio Regionale della Calabria, Nicola Irto, ha inviato una lettera ad Eleonora Andreatta, direttore di Rai Fiction, in cui si legge che la trasmissione «ha destato gravi perplessità in seno alla comunità calabrese, contrariamente ad altre precedenti occasioni nelle quali il servizio pubblico ha fornito un contributo positivo alla promozione dell’immagine della nostra regione».

«Le devo dire, con grande franchezza – si legge nella missiva del presidente Irto – che condivido pienamente il sentimento diffuso nell’opinione pubblica calabrese, riguardo ad un film che nel complesso trovo malriuscito, soprattutto per la rappresentazione della Calabria spesso distante dalla realtà. La nostra è una comunità composta, nella sua stragrande maggioranza, da persone orgogliose, oneste e lavoratrici, che con la ‘ndrangheta non hanno nulla a che vedere. Una sottolineatura doverosa oggi più che mai, nel giorno in cui ricordiamo la strage di Capaci e il sacrificio del giudice Falcone, della moglie e degli uomini della scorta».

«Sono convinto – prosegue la lettera di Nicola Irto – che la produzione messa in onda ieri sera non abbia fornito un buon servizio né alla mia regione, di cui viene proposta una narrazione infedele e forzata, né al Paese, che della Calabria rischia di farsi, ancora più di quanto non sia avvenuto nel passato, un’idea totalmente sbagliata. E’ su questo che intendo soffermarmi, sorvolando sugli altri limiti di ‘Duisburg’: in Calabria si parla il calabrese e non il siciliano; e alcuni dialoghi, me lo conceda, sono ai limiti dell’offensivo. Non possiamo ammettere che si dica: ‘Duisburg è piena di calabresi’ quasi a voler sostenere che ‘i calabresi’ tout court siano soggetti pericolosi o criminali».

«Voglio rassicurarla – prosegue la lettera – questa non è una lettera di piagnistei. Noi siamo fieri di essere figli di una terra che una personalità straordinaria come suo padre, Beniamino Andreatta, il ‘trentino meridionalista’, ha amato come pochi, essendo stato il fondatore dell’Università della Calabria. Ma, Direttore, sono certo che converrà con me sulle criticità di una fiction che della mia terra dice poco e male e che aveva già creato aspettative negative alla vigilia, alla luce delle non documentate affermazioni della responsabile della produzione, riguardo a non meglio precisate ‘minacce’ che avrebbero determinato lo spostamento della location del film in Puglia».

«Mi preme appellarmi – si legge nella lettera – alla sua sensibilità per sollecitare da parte delle produzioni maggiore attenzione e rispetto verso questa magnifica terra, nella quale mi pregio di invitarla alla scoperta dei tesori archeologici, culturali e naturalistici che la caratterizzano».

Anche il rappresentante degli industriali reggini Giuseppe Nucera ha polemizzato con le affermazioni della produttrice Laurentina Guidotti circa le intimidazioni ricevute prima della lavorazione del film: «Dimostri di aver denunciato le presunte minacce, altrimenti per quanto ci riguarda potrebbe essere candidata alla vittoria del prossimo Oscar come migliore attrice non protagonista. È un trucco vecchio come il mondo, quello di tirar fuori questa scusa ‘a effetto’ per ottenere due risultati: creare un po’ di attesa attorno al film e giustificare il motivo per il quale la scelta dei luoghi non è ricaduta sulla nostra regione».

Nucera ha espresso “sconcerto, incredulità e una dose di sana rabbia per l’ennesimo tentativo di screditare l’immagine della nostra meravigliosa terra sulla quale stiamo lavorando duramente. Guidotti perché non ha denunciato pubblicamente quanto sostiene, all’epoca dei fatti? Esiste un esposto alle forze dell’ordine e alla magistratura rispetto a quanto accaduto? Qual era il contenuto delle lettere? Interrogativi che stabiliscono il limite assai labile che divide la realtà dalla fiction, la tragedia dalla farsa. Confindustria Reggio Calabria, in questi anni, ha condotto una lunga e dura battaglia per ripristinare la giusta reputazione della nostra comunità, a cominciare da realtà straordinarie come San Luca, dove la nostra associazione ha aperto lo sportello ‘Informa Impresa&Lavoro’ che sta dando ottimi risultati».

Il massmediologo Klaus Davi (candidato a sindaco a San Luca), dal canto suo, ha presentato un esposto alla procura della Repubblica dopo le affermazioni della produttrice sulla necessità di girare altrove e non in Calabria il film per presunte minacce di mafia.

 

Ruggero Pegna
Il promoter e scrittore calabrese Ruggero Pegna

Anche il promoter e scrittore Ruggero Pegna, calabrese e attento conoscitore della sua terra, ha espresso la sua indignazione per il film trasmesso dalla Rai. «Ho visto – ha commentato Pegna – il film trasmesso da Rai1 sulla strage di Duisburg, rimanendone sconcertato innanzitutto per la pessima qualità cinematografica, al di sotto di ogni standard possibile per la prima rete della Rai. Un film brutto, dilettantistico, d’infimo livello, che ha solo messo insieme ogni tipo di bruttura per offendere un’intera regione; un film talmente mal scritto, diretto e recitato, da diventare a tratti una grottesca caricatura della ‘ndrangheta e della Calabria. La ’ndrangheta esiste, ma è il cancro della Calabria, non la Calabria! Peraltro, oramai è un cancro che non parla solo calabrese (peraltro il dialetto di ieri sera era inquietante quanto inverosimile), ma anche milanese, bolognese, romano e perfino molte lingue del mondo; le lingue e i dialetti di tutti i colletti bianchi dell’imprenditoria, della politica, dell’affarismo che, grazie alle loro collusioni, consentono che questo male sopravviva. Un cancro che, seppur rappresentato da poche cellule impazzite, minaccia e sopravvive alla Calabria onesta, operosa e accogliente, alla magistratura coraggiosa, alle battaglie di tanti giovani che, anche e soprattutto con la cultura, lottano per estirparla, alla Calabria della ricerca e di Università assurte a modelli mondiali come quella di Arcavacata, alla Calabria dell’arte in tutte le sue forme, dell’umanità in ogni sua espressione dell’animo, della fede e dei sentimenti».

«Un film di pessima qualità come quello che ho visto, a tratti ridicolo e inguardabile, non ha alcun senso, se non quello di fare cassetta, dipingendo in modo vergognoso un’intera regione piena di gente perbene, professionisti, intellettuali, artisti, sportivi, scienziati. Stupisce che una rete come Rai1 non selezioni ciò che trasmette, innanzitutto, in base alla qualità dei prodotti. Un simile film, dal punto di vista tecnico, non avrebbe superato nemmeno l’esame all’asilo del cinema!. Mi chiedo: come mai non si esita a trasmettere continuamente pellicole malfatte, umilianti di un’intera regione e della sua gente, mentre un film come quello su Mimmo Lucano e Riace, che mostra i veri valori della Calabria ammirati in tutto il mondo, rimane chiuso in un cassetto? Come mai non si producono opere sulla storia millenaria di questa regione, da sempre al centro di scambi artistici e culturali con tutti i centri della Civiltà del Mediterraneo e del mondo intero, esaltandone figure storiche e territori unici per bellezza e potenzialità turistiche?».

«La ‘ndrangheta – ha concluso Pegna – non si estirpa con libri e pellicole dozzinali, utili solo a nutrire la morbosità  di appassionati del genere, ma con la presenza dello Stato, troppo spesso lontano da questa regione, abbandonata a se stessa; una regione con strade e infrastrutture inadeguate, con un’autostrada fintamente inaugurata ma ancora non finita, con una rete ferroviaria da terzo mondo. La parodia di ieri, perfino girata altrove, può servire soltanto a improbabili gare di audience televisive, non certamente a creare coscienze e rendere giustizia a un pezzo d’Italia che merita di essere rappresentata per le sue tante e indiscutibili eccellenze e positività.  I calabresi sono stanchi di queste ‘farsificazioni’, termine inesistente ma che in questo caso rende bene l’idea di becere operazioni commerciali tra il falso e la farsa, come quella andata in onda ieri».

Gianluca Gallo, Consigliere Regionale e capogruppo della Cdl, la definisce «un’offesa alla Calabria». «Sorvolo sui giudizi critici su attori e regia – premette il capogruppo della Cdl – ma non credo sia giusto né possibile cancellare la sensazione di profonda amarezza lasciata dall’assistere alla riproposizione, coi soldi del canone e dunque degli italiani, di una sequenza infinita di luoghi comuni».

«Che in Calabria ci sia la ‘ndrangheta è noto. – ha proseguito il consigliere Gallo – Che la Calabria sia tutta ‘ndrangheta, come racconta il film in parola, è cosa fuori dal mondo. La nostra è stata ed è, nonostante tutto, una terra di grandi civiltà, fini intellettuali, grandi talenti. Fissare le telecamere solo sulle zone d’ombra può anche essere legittimo, ma spingersi a lasciar intendere che null’altro vi sia oltre quelle è assurdo, scorretto, falso».

Un atteggiamento, sottolinea ancora l’esponente della Cdl, «negativo anche sotto il punto di vista del messaggio che passa sul piano della lotta alla ‘ndrangheta: sostenere che la Calabria sia tutta e solo coppole e lupara vuol dire fare un grande favore ai clan, dal momento che dove tutto è ‘ndrangheta nulla è ‘ndrangheta. Noi pensiamo che la Calabria sia altro, e che la lotta alle ‘ndrine, anche attraverso il cinema e la tv, siano altro. Per questo ci ribelliamo ad una rappresentazione buona soltanto a deridere un intero popolo per chissà quale interesse».

«Trattandosi di produzioni – ha concluso il Consigliere Gallo – in genere sostenute anche dalla Regione, sarebbe opportuno che la giunta regionale chiarisse la portata del sostegno garantito e la propria posizione di fronte ai frutti avvelenati del film: il silenzio del governatore di fronte all’ennesima mortificazione ingiustificata inflitta ai calabresi è davvero assordante. Presenterò un’interpellanza perché della questione si discuta in Consiglio regionale, valutando anche la possibilità di adire le vie giudiziarie per ottenere un risarcimento da destinare al finanziamento di progetti di educazione alla legalità nelle scuole».

Per il sindaco metropolitano di Reggio Giuseppe Falcomatà «La fiction RAI racconta una Calabria rassegnata che non esiste. Sempre la solita solfa. Sempre la Calabria dipinta in maniera arcaica, arretrata, asfissiata dalla mafia, abulica, apatica, rassegnata, senza volontà, senza coraggio, senza voglia di riscatto e di emancipazione dal male. Una Calabria che Calabria non è, considerato che il set era in Puglia. Insomma, per svariati motivi, non c’è piaciuta la fiction andata in onda ieri sera su “Rai uno” dedicata alla strage di Duisburg, un fatto di sangue tanto efferato quanto complesso trattato con una superficialità ed una teatralità da lasciare attoniti».

Afferma Falcomatà: «Così, mentre attori improvvisano un dialetto – che è qualsiasi idioma fuorché calabrese – e mangiano pasta con la ‘nduja, ancora una volta viene tramandata una realtà distorta e fuorviante di una terra che ha davvero bisogno di ogni cosa tranne che dell’immagine stereotipata emersa dagli schermi tv in prima serata. E non è un inedito. Potremmo dire che “Duisburg linea di sangue” è un film noiosamente e pericolosamente già visto. Altre pellicole, ricordo “Il miracolo”, quella sul rapimento Getty o “Lo spietato”, hanno trasmesso l’idea di una Calabria tribale, fatta solo di capre sgozzate, patti di sangue o giuramenti celebrati dando alle fiamme santini religiosi. Nuovamente, dunque, all’Italia è stata raccontata una storiella che offende, umilia e rischia di isolare un popolo che, ogni santo giorno, lotta in trincea contro un male che per primo subisce sulla propria pelle. Una battaglia che, purtroppo, diventa più difficile se non si esce dalla narrazione del “Lì è tutto ‘ndrangheta”. No, permettetemi, ma non è così. Qui la ‘ndrangheta c’è, ma non è il tutto!».

«Chiaramente – spiega Falcomatà – sarei un ipocrita se dicessi che la criminalità è un fenomeno marginale. Anzi, è pervasiva e ci fa stare sempre “sul chi va la”. È l’impegno costante della magistratura e delle forze dell’ordine che ci dice quanto sia difficile nascere, crescere e vivere in certi territori. Centinaia di inchieste e migliaia di arresti, negli anni, hanno dimostrato, però, che solo uniti si può vincere. Ma serve il contributo di tutti, compreso quello di produttori, sceneggiatori e registi che hanno voglia di cimentarsi con i nostri problemi che sono, al tempo stesso, i problemi dell’intero Paese».

«Alla Napoli raccontata da Gomorra – continua l’inquilino di Palazzo San Giorgio – preferisco di gran lunga quella degli uomini e delle donne di “Pollici verdi”, i volontari di un’associazione civica che hanno ridato decoro, dignità e speranza ad un quartiere difficile come Scampia. Qualcuno conosce le loro storie? Pochi. Perché lo storytelling del buono, forse, è meno efficace nel bucare lo schermo di quanto non possa fare il male. Ed esempi simili, nella nostra realtà, ne esistono a centinaia: imprenditori che resistono, gente sotto scorta per essersi ribellata al pizzo, maestre che insegnano il buono ed il giusto ai bambini, amministratori pubblici che sfidano i mafiosi a viso aperto, ragazzi e ragazze impegnati nel volontariato, in politica, nelle parrocchie, nelle associazioni civiche, nelle società sportive. Sono persone che quotidianamente, con forza, abnegazione e con coraggio, mettono anima, corpo e cuore per affermarsi in quei luoghi che oggi ci vengono descritti come “luoghi senza scampo”. Già, i luoghi: «Inviterei le persone rimaste colpite dal film Rai a visitare le bellezze dell’Aspromonte, la casa di Corrado Alvaro a San Luca, i paesaggi onirici che, dall’entroterra al mare, sin dai tempi di Edward Lear, lasciano i visitatori ammaliati e quasi senza fiato per la loro unicità e bellezza».

«Il mio mandato da sindaco – aggiunge Falcomatà – è il primo dopo lo scioglimento del Comune per infiltrazione mafiosa, un fatto che mi responsabilizza ulteriormente rispetto all’impegno preso davanti ai miei concittadini. L’azione della nostra amministrazione è completamente improntata sulle prassi di trasparenza, legalità e lotta costante e incessante ad ogni forma di corruzione, sopraffazione e malaffare. Per primi, in Italia, ci siamo dotati di un Regolamento per l’utilizzo dei beni comuni e confiscati raccogliendo il plauso di Libera e delle altre associazioni antimafia. Oggi, a Reggio Calabria, le ville dei boss sono abitate dalle persone in difficoltà e bisognose di un alloggio popolare. E’ un lavoro duro, ma indispensabile. Ne siamo coscienti. Ecco perché, nella lotta per l’affermazione della legalità e per la libertà dalla ‘ndrangheta, ognuno deve fare la sua parte».

«Fa ancora più male – incalza il sindaco – dover commentare questo film nel giorno dell’anniversario della strage di Capaci, quando si creò definitivamente uno spartiacque fra il bene ed il male in un Paese che, in quel momento, conobbe il volto più devastante della mafia. In questa data, avrei soltanto voluto ricordare Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, ovvero le vittime di un’ideale, sognatori di un mondo senza più mafie e mafiosi, eroi autentici che fattivamente hanno segnato un solco e su quello noi ci siamo incamminati per affermare i sacri valori della giustizia e della legalità. Ahimè, di nuovo, ci troviamo costretti a spostare la nostra attenzione anche su chi narra la ‘ndrangheta rischiando, forse inconsapevolmente, di affossare un intero territorio. La prossima volta – conclude il primo cittadino – ci piacerebbe poter assistere pure alla Calabria che resiste, vorremmo che la gente ed i telespettatori ci conoscessero per quello che siamo: una stragrande maggioranza di persone per bene, orgogliose e testarde nell’abitare la terra dei nostri nonni, felici di poter operare accarezzati dall’aura mistica dello Stretto di Messina, respirando il profumo morbido del mandorlo, della zagara, del bergamotto, certi che un giorno saremo finalmente liberi dalla ‘ndrangheta e da ogni stereotipo».

Una dura presa di posizione viene anche dalla deputata Wanda Ferro, componente della Commissione Antimafia: «Basta con la narrazione alla Saviano di una Calabria che non è terra di ‘ndrangheta, ma una regione meravigliosa, che offre infinite bellezze paesaggistiche, natura incontaminata, luoghi ricchi su storia e preziosi giacimenti culturali. Una regione abitata da gente onesta, laboriosa e ospitale, che non ha nulla a che spartire con i pochi criminali che cercano di soffocarne le potenzialità di crescita e di riscatto». L’on. Wanda Ferro considera «non meno dannoso della ‘ndrangheta il racconto che della Calabria ha fatto il servizio pubblico della Rai con la fiction sulla strage di Duisburg. Il Sud è stanco di una industria editoriale e cinematografica che fa soldi compromettendo l’immagine dei territori e affossandone le opportunità di sviluppo anche turistico. Chi come me fa parte della commissione antimafia sa bene quanto la ‘ndrangheta sia potente e pervasiva nei territori calabresi, ma sa anche quanto forte sia lo spirito di ribellione e il rifiuto delle logiche criminali da parte della stragrande maggioranza della popolazione. I calabresi hanno forse le scarpe sporche di fango, ma le mani pulite, si spezzano la schiena ogni giorno per competere nel lavoro, nelle professioni, nell’impresa e in ogni altro settore della vita sociale rispetto a chi, nelle altre regioni, gode di una condizione di evidente vantaggio geografico e infrastrutturale. L’equazione ‘Calabria uguale ‘ndrangheta’ sarà forse suggestiva e proficua per l’industria cinematografica, ma è totalmente falsa.  La Calabria positiva, che è la Calabria reale, è stata completamente ignorata e offesa dalla tv pubblica. Anche la scelta di girare in Puglia le scene della fiction ambientate in Calabria è di estrema gravità, ed invito la Rai, come ha già fatto in un esposto Klaus Davi, a chiarire e denunciare davanti gli organismi competenti e alla opinione pubblica quali siano state le minacce che hanno impedito alla produzione di lavorare in Calabria, o se piuttosto questa scelta non sia stata dettata da ragioni economiche e dal sostegno della Film Commission pugliese, e da eventuali inefficienze della Film Commission calabrese. In Calabria sono state girate decine di produzioni cinematografiche internazionali senza che sia mai successo nulla, ora i calabresi pretendono di sapere quali episodi criminali hanno impedito alla produzione di girare in Calabria». L’on. Ferro ha annuncia una interrogazione parlamentare «perché – spiega – da queste accuse la Calabria ha subito un gravissimo ed intollerabile danno di immagine, ma soprattutto un’offesa ai suoi cittadini e al loro spirito di accoglienza». (rrm)

Il Premio “Alvaro” a Catanzaro: lo scrittore è tornato al suo liceo

27 ottobre 2018 – Ha un doppio significato la scelta di tenere a Catanzaro la cerimonia del XII Premio Corrado Alvaro che si è svolta ieri. Da un lato la “presenza” istituzionale della Regione a un Premio che è diventato maturo e importante e che merita di essere ulteriormente valorizzato a livello nazionale, dall’altro il “ritorno” al suo liceo dello scrittore, che proprio al Galluppi di Catanzaro ha fatto gli studi liceali. Per questo la giornata dedicata a Corrado Alvaro ha suscitato tanta emozione insieme con una sentita partecipazione degli ospiti e del pubblico intervenuto.
È la prima volta che il Premio, ideato dalla Fondazione Corrado Alvaro che ha sede a San Luca ed è presieduta da Aldo Maria Morace, un italianista di chiara fama, si svolge a Catanzaro: in questa città lo scrittore conseguì nel 1931 al Galluppi la maturità classica e il “suo” liceo ha voluto festeggiarlo all’Auditorium Casalinuovo con la partecipazione di studenti provenienti da vari istituti cittadini e una rappresentanza dell’istituto Comprensivo San Luca, accompagnata dalla dirigente scolastica Carmela Rita Serafino.
Morace ha aperto i lavori ricordando la molteplicità della produzione di Corrado Alvaro dal teatro, al giornalismo e alla narrativa sottolineando quanto all’estero, tra gli intellettuali, la figura e l’opera di Corrado Alvaro sono molto note e intrinsecamente legate alla Calabria. A sottolineare l’importanza della manifestazione l’Assessore regionale all’Istruzione e alle Attività culturali, Maria Francesca Corigliano, che ha rimarcato la centralità di Alvaro per la nostra identità e l’attività di promozione che la Giunta regionale sta attuando sugli autori calabresi di ieri e di oggi.
«Questa giornata – ha detto la Corigliano – si inserisce pienamente nel quadro complessivo di valorizzazione della letteratura calabrese che con il Presidente Oliverio abbiamo avviato puntando a coltivare la memoria verso i protagonisti della narrativa del Novecento e intensificando il confronto con gli autori calabresi di oggi che hanno raggiunto un notevole successo tra il pubblico e contribuiscono a narrare la Calabria oltre gli stereotipi. E di questi autori, alcuni sono anche membri della Giuria di questo prestigioso Premio, di cui va dato merito alla Fondazione Corrado Alvaro, che lavora con dedizione in un contesto complesso, decisamente difficile eppure centrale per il rilancio della nostra terra».
L’Assessore, inoltre, ha ricordato che sono diverse le attività che la Regione promuove nell’ambito del programma del diritto allo studio in ottica di valorizzazione culturale, per avvicinare i più giovani al retaggio storico della Calabria. La Giuria del Premio, nominata dalla Fondazione, è stata presieduta da Carmine Abate e composta da, Domenico Dara, Marisa Fasanella, Cataldo Perri e Corrado Calabrò, che non ha potuto prendere parte alla giornata per sopravvenuti impegni.
Il Presidente Mario Oliverio, insignito dalla Fondazione Alvaro di un riconoscimento per la vicinanza istituzionale, ha voluto inviare un messaggio ai partecipanti al Premio, in cui ripercorre le attività che la Regione ha intrapreso per valorizzare la figura di Alvaro ed evidenzia: «il suo monito celeberrimo “La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile” resta come un monumento nella nostra coscienza collettiva ed è destinato a perdurare sempre valido nel tempo futuro».
Lo scrittore Carmine Abate ha annunciato e presentato i vincitori delle due sezioni del Premio, presenti in sala, e che hanno ritirato le targhe realizzate dal maestro Rosario La Seta, dopo aver ascoltato le motivazioni esposte da Dara e Fasanella. A Giuseppe Lupo è andato il premio per la sezione Narrativa col romanzo “I giorni del nostro incanto” (Marsilio) e a Salvatore Maira il premio per la sezione Narrativa opera prima con “Diecimila muli. Romanzo di uomini e bestie” (Bompiani).
Agli scrittori vincitori, gli alunni del Liceo Classico “P. Galluppi” hanno rivolto quesiti e riflessioni dopo aver approfondito la lettura dei loro testi, animando un dibattito proficuo e interessante, tra modernità e tradizione, a cui ha contribuito la Preside del Liceo, Elena De Filippis, la quale, inoltre, ha offerto a tutti le suggestioni degli anni giovanili passati da Alvaro tra i banchi della scuola catanzarese e nella società cittadina dell’epoca, sottolineando come lo scrittore abbia saputo narrare la Calabria arcaica che ha incontrato nella sua giovinezza con grande forza evocativa.
Un premio di studio è stato assegnato dalla Fondazione alla giovane Rosalba Peronace per la tesi di laurea dal titolo “Gente in Aspromonte: la geografia dell’Aspromonte nell’opera di Corrado Alvaro”, discussa all’Università di Pisa.
Nel foyer dell’Auditorium la Biblioteca Comunale De Nobili ha allestito una mostra libraria con numerose edizioni delle opere alvariane, una delle quali con dedica e autografo di Corrado Alvaro al bibliotecario dell’epoca Filippo De Nobili, a cui la biblioteca stessa è intitolata. In rappresentanza dell’Amministrazione comunale di Catanzaro era presente il vicesindaco Ivan Cardamone, che ha ringraziato l’Assessore Corigliano e ha evidenziato la sinergia tra istituzioni in ambito culturale che a Catanzaro, grazie all’intervento della Regione Calabria, sta producendo fatti positivi, tra cui la giornata dedicata ad Alvaro, le mostre al Complesso del San Giovanni, i grandi eventi e i festival. L’assessore alla Cultura e vicesindaco del Comune di Catanzaro aveva già espresso la soddisfazione per l’evento: «La città di Catanzaro è orgogliosa di poter ospitare la XIII edizione del Premio letterario nazionale “Corrado Alvaro”, un appuntamento di alto profilo culturale che conferma il ruolo e la dimensione della Città Capoluogo di regione quale sede privilegiata dei grandi eventi». Cardamone ha insistito sulla valenza dell’iniziativa nei confronti delle nuove generazioni: «La manifestazione ha offerto l’occasione agli studenti della città di confrontarsi con scrittori calabresi insigniti del prestigioso riconoscimento. Proprio il coinvolgimento dei più giovani costituisce il valore aggiunto di questa iniziativa che intende non solo rendere omaggio alla figura di Corrado Alvaro, ma anche coinvolgere il mondo della scuola in un percorso mirato a promuovere la conoscenza della letteratura calabrese e dell’identità locale».
Alla Città di Catanzaro la Fondazione Alvaro ha simbolicamente attribuito un riconoscimento in memoria degli anni vissuti dallo scrittore e per l’attenzione che da molti anni la comunità catanzarese tributa all’autore di “Gente in Aspromonte”.
Presenti alla manifestazione anche il consigliere regionale Arturo Bova, presidente della Commissione antindrangheta e il Commissario prefettizio di San Luca, Salvatore Gullì, intervenuto nel corso della cerimonia. Un momento speciale della mattinata è stato dedicato al ricordo di Alessandro Leogrande, giornalista prematuramente scomparso a cui è stato assegnato un riconoscimento postumo alla memoria per il romanzo “La frontiera” (Feltrinelli).
La lunga e bella giornata dedicata ad Alvaro è proseguita nel pomeriggio in Auditorium con un reading letterario di Carmine Abate e con musiche di Cataldo Perri, Checco Pallone, Enzo Naccarato e Piero Gallina. (rcz)

Nella foto di copertina: Gli scrittori Domenico Dara e Carmine Abate, il vincitore Giuseppe Lupo e l’assessore Maria Francesca Corigliano

SALVINI IN ASPROMONTE: SAN LUCA AVRÀ UN SINDACO, PAROLA DI MINISTRO

16 agosto – Nonostante la tragedia di Genova, il ministro Salvini non è mancato all’appuntamento previsto a San Luca per mostrare la presenza dello Stato nel giorno di ferragosto, in quella che – a torto – viene spesso identificata come “capitale della ‘ndrangheta”. A San Luca Salvini ha trovato una popolazione che lo ha accolto con calore, a volte con entusiasmo e non ha mancato di rimarcarlo: «L’accoglienza che ho trovato a San Luca – ha detto – è stata inaspettata e commovente anche per la storia del movimento che rappresento».

Foto di Franco Cufari, dalla sua pagina Facebook

Pochi i rappresentanti istituzionali presenti: il sen. Marco Siclari (FI) e la sen. Gelsomina Silvia Vono (M5S), il consigliere regionale Mimmo Tallini (FI) e il coordinatore regionale della Lega on. Domenico Furgiuele. Il ministro è stato accolto dal prefetto di Reggio Michele di Bari. Tra le autorità presenti anche il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri.

Il ministro Salvini, il prefetto di Reggio Michele di Bari e la sen. Silvia Vono

Parlando alla popolazione Salvini ha detto: «La ‘ndrangheta è una schifezza e rappresenta il passato. San Luca e la Calabria possiedono tante energie positive ed è su queste che bisogna puntare per dare un futuro a questa terra bellissima e ricca di cultura ed arte». Ha poi sottolineato la situazione di un paese “dove non si vota mai”: «A San Luca  – ha detto – la mia non è una toccata e fuga. Ci torno e ci tornerò, perché il mio obiettivo è quello di permettere che qui ci siano elezioni comunali normali. Dopo anni di mancate elezioni è giunto il momento che a San Luca ci siano consultazioni regolari. Verrò personalmente a seguire la campagna elettorale e parteciperò alle elezioni comunali di San Luca. E questo vuole essere un segno. C’è un commissario prefettizio che ha fatto tanto, ma i cittadini meritano di avere quello che hanno tutti gli altri italiani».


Il ministro ha reso omaggio a Carmine Tripodi, Brigadiere dell’Arma dei Carabinieri, vittima della ‘ndrangheta, con la deposizione di una corona d’alloro alla stele di Ponte Cucuzza che ricorda il valoroso carabiniere. «Onore agli uomini e alle donne che hanno sacrificato la loro vita per lo Stato» ha detto Salvini visibilmente commosso.
Quindi ha provveduto a consegnato nelle mani del vescovo Francesco Oliva una villa sequestrata alla ‘ndrangheta: «Sono particolarmente orgoglioso di annunciare, – ha detto – proprio in questo edificio confiscato ad una cosca di ‘ndrangheta, che nell’ultimo anno sono triplicati gli arresti di mafiosi in Calabria. Abbiamo valutato – ha aggiunto Salvini – che nel corso dell’ultimo anno le azioni di contrasto contro la criminalità organizzata hanno portato, in Calabria ed in tutto il territorio nazionale, a risultati lusinghieri». Per correre a Genova, Salvini ha rinunciato alla visita al Santuario di Polsi. (rrc)

IL MINISTRO DELL’INTERNO SALVINI A FERRAGOSTO A SAN LUCA

14 agosto – Assume un particolare significato la visita del ministro dell’Interno Matteo Salvini a San Luca, domani per Ferragosto. Secondo la tradizione il capo del Viminale avrebbe dovuto trascorrere la giornata ferragostana nella sala operativa del dicastero, invece Salvini ha preferito far sentire la presenza dello Stato nel luogo simbolo della ‘ndrangheta. Alle 9 deporrà a San Luca, una corona al monumento commemorativo dell’agguato al brigadiere dei Carabinieri Carmine Tripodi in località Ponte Cucuzza quindi visiterà la sede del Municipio e la Caserma dei Carabinieri. Alle 9,45 nella villa confiscata alla famiglia Pelle, in località Giardino, firmerà la consegna dell’immobile alla Curia Vescovile e successivamente presiederà la riunione del Comitato Nazionale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica. Al termine della riunione il Ministro Salvini terrà una conferenza stampa e illustrerà i dati sull’ultimo anno di attività del Ministero dell’Interno. La visita si concluderà al santuario della Madonna di Polsi, dove sarà accolto dal Vescovo, Mons. Francesco Oliva.

L’on. Domenico Furgiuele con Matteo Salvini

Secondo l’on. Domenico Furgiuele Lega) «La scelta del ministro degli interni Matteo Salvini di trascorrere il ferragosto  in quei territori di Calabria dove lo Stato , in più di un’occasione, ha brillato per inesistenza riuscendo  ad essere  più latitante dei latitanti, è motivo di grande fierezza, e non credo per i soli militanti e simpatizzanti della Lega, il cui numero peraltro continua a crescere nella nostra regione. Matteo Salvini non è persona che si accontenta delle dritte di autorevoli consiglieri istituzionali o, peggio, delle solite narrazioni ( dossieristiche e letterarie) quando c’è da leggere e capire  una realtà complessa come quella dei territori di frontiera della Calabria. Il nostro leader predilige un approccio diretto, uno studio costante e personale dei fenomeni che impediscono ad una terra nobile di affrancarsi dallo strapotere mafioso.
«I mesi a venire – ha detto ancora Furgiuele – dimostreranno la rude concretezza (rude perché quando c’è da affrontare la ‘ndrangheta bisogna essere tosti, non ‘convegnistici’ o fighetti) del modus operandi di Matteo Salvini e della Lega nei confronti del cancro mafioso»

Il sen. Marco Siclari

Il sen. Marco Siclari (FI) che sarà presente a San Luca a proposito della visita del ministro Salvini ha detto: «La lotta alla criminalità non va in ferie e questo lo dimostra, soprattutto, chi ogni giorno lotta sul territorio per porre fine a una delle principali piaghe della nostra terra.  Apprezzo e condivido l’iniziativa di Ferragosto del Ministro dell’Interno contro la ndrangheta, da sempre consapevole che questa battaglia non ha e non deve avere colore politico».
«Questa è una lotta – ha dichiarato il sen. Siclari – che interessa tutti e la mia presenza non è puramente politica. Voglio rappresentare la voglia di riscatto di tanti calabresi stanchi di essere etichettati, stanchi di vedersi sopprimere e sottrarre linfa economica da realtà corrotte. La mia generazione, in particolare, sta ancora pagando le brutture inflitte dalle realtà criminali che per anni hanno sottratto lavoro, costretto la gente onesta a scappare per cercare di sopravvivere e obbligato gli imprenditori a non crescere. Questo cancro ha piegato in due il futuro dei nostri giovani e della nostra terra soggiogandola a logiche criminali che non appartengono alla maggioranza di cittadini calabresi che dimostrano di essere onesti e che chiedono solo di realizzarsi onestamente senza dover scappare. Dobbiamo lottare per dare finalmente l’opportunità a tutti i giovani di restare in Calabria e sviluppare l’enorme potenziale inespresso della nostra terra benedetta da Dio e maledetta da alcuni uomini».

Mimmo Tallini

Il segretario-questore del Consiglio regionale, Mimmo Tallini, ha così commentato: «La scelta del ministro dell’interno di presidiare il Paese nel giorno di Ferragosto non dalle comode stanze del Viminale, com’è ormai prassi consolidata, ma da San Luca, il “paese che non vota mai”, è un segnale forte che le Istituzioni calabresi non debbono sottovalutare. Se il ministro a cui è demandata la sicurezza dei cittadini e il coordinamento della lotta alla criminalità organizzata decide di fare partire da San Luca la sua sfida contro la ‘ndrangheta, ebbene questo atto non può e non deve essere catalogato come mera propaganda. Sarebbe un gravissimo errore, a mio parere, non fare sentire al ministro dell’interno – che in questo caso spoglia le sue vesti di leader della Lega – la solidarietà e la vicinanza delle Istituzioni. Non può e non deve essere la battaglia solitaria di Salvini, ma deve essere la battaglia collettiva della Calabria onesta contro un cancro che corrode ogni prospettiva di sviluppo della nostra terra. Non bisogna nemmeno nascondersi dietro un dito o fare vuota demagogia. San Luca, nell’immaginario collettivo degli italiani, non è il paese natale di Corrado Alvaro, bensì un luogo che evoca efferati fatti di sangue e l’orrenda pratica dei sequestri di persona degli anni Ottanta. D’altro canto, la circostanza che da tre anni non vengano tenute elezioni comunali contribuisce a rafforzare questa immagine di paese di frontiera. Proprio la presenza delle istituzioni locali deve contribuire a riequilibrare questo giudizio troppo netto e in buona parte ingiusto. San Luca deve tornare ad essere solo la patria di Corrado Alvaro e il Santuario di Polsi, che Salvini visiterà, dovrà essere indicato solo come il centro della religiosità e della pietà popolare della Calabria. Per questi motivi, superando ogni pregiudizio di natura ideologica o di schieramento, penso che sia assolutamente indispensabile che tutti coloro che ricoprono cariche istituzionali siano idealmente a Ferragosto accanto al ministro dell’interno, alle forze dell’ordine, alla magistratura antimafia, tutti impegnati a debellare il grande male che tormenta la Calabria». (rp)