A GUARIRE L’ANTICO MALESSERE DI REGGIO
BASTERÀ LA CURA DEL MEDICO LAMBERTI?

di SANTO STRATI – Il grande malessere di Reggio ha radici antiche, almeno dalla nascita delle regioni, più di 50 anni fa, con la breve parentesi della Primavera di Italo Falcomatà. La città è malata (non “morta” come sostenuto nei cartelli di una affollata manifestazione dello scorso sabato), richiede quindi una terapia drastica, ma può guarire. Basterà un medico?

Il noto e apprezzato professionista reggino Eduardo Lamberti Castronuovo ha annunciato la sua disponibilità a candidarsi a futuro sindaco: mancano tre anni, ma un sussulto di dignità da parte degli attuali amministratori potrebbe portare a nuove elezioni. E allora Lamberti Castronuovo, l’editore di Reggio Tv, stimato reumatologo e direttore di uno dei più avveniristici istituti di diagnostica medica del Mezzogiorno, rompe gli indugi, con largo anticipo, e fa sapere di essere pronto a mettersi in gioco e a candidarsi per Palazzo San Giorgio.

«Offro ai miei concittadini – ha detto – la possibilità di approfittare della mia esperienza, della mia passione, per tentare di restituire alla città quanto le hanno tolto. Compresa la dignità». 

Lamberti Castronuovo, in un’intervista a Piero Gaeta della Gazzetta del Sud, ha esposto la sua amareggiata riflessione: «C’è bisogno di un nuovo Umanesimo, che pensi alla qualità della vita dei cittadini. La nuova compagine amministrativa dovrà avere ciò che la manifestazione di sabato ha gridato: una città viva, persone valide e disinteressate a prebende personali, scevra da vicinanze discutibili e disposta a rinunciare a ogni compenso. La politica è passione e impone la gratuità del servizio. Ma è la città nel suo insieme che deve scegliere da chi vuole essere am-ministrata liberamente, senza condizionamenti o peggio, imposizioni».

Con ammirevole umiltà, il dott. Lamberti precisa che «non significa che farò il sindaco» ma sottolinea che in tantissimi chiedono il suo coinvolgimento: «mi sono giunte oltre 23mila mail negli ultimi due anni». Il che, sia ben chiaro, non equivale a 23mila voti certi, è semmai il segnale che una parte della città condivide la sua amarezza e la voglia di riscatto.

Il problema è appunto la città: Reggio ha bisogno di un sindaco forte, autorevole, capace, indipendente, svincolato da logiche partitiche, non condizionabile dalle lusinghe del potere, di sani principi e, soprattutto, di specchiata moralità (detto meglio, incorruttibile). Senza voler sembrare parteggiare per Lamberti Castronuovo, per onestà intellettuale occorre dire che è un profilo che si attaglia perfettamente al medico reggino. Il suo amore per la città è smisurato, Lamberti Castronuovo è ricco di suo (e non ha bisogno di arricchirsi  con i classici compromessi che, per fortuna, mandano spesso in galera amministratori poco onesti) e ha, inoltre, mostrato con le sue attività di sapere come si amministra un’azienda. Non è uno sprovveduto dal punto di vista dell’esperienza manageriale (e Reggio ha bisogno di un sindaco manager), ha una vasta e invidiabilissima cultura e lo si è visto negli anni in cui alla Provincia faceva l’assessore proprio alla Cultura e non gli mancano né competenza né capacità. Bene, fosse così semplice, andrebbe eletto per acclamazione, con la città in festa per aver trovato il sindaco giusto. Ma, purtroppo le complicazioni ci sono e sono tante.

Le elezioni amministrative prossime venture non cambiano pelle: non è una questione di rituale politico-partitico da rispettare, bensì il risultato è la somma di uno o più compromessi, è bene dirlo, checché  sia indigeribile.

Non basta il consenso popolare (che comunque porta voti), serve che venga messo in moto l’apparato politico di ogni elezione, con la conta dei probabili (e sperabili) consensi, secondo il classico schema destra-sinistra-centro. Uno schema, che, in realtà, non esiste più, perché è desueta la classificazione destra-sinistra, almeno se la si guarda dal punto di vista ideologico-partitico, e gli schieramenti sono sempre da costruire. Si guardi a cosa è successo a Catanzaro per l’elezione del sindaco, con l’imprevedibile vittoria di Fiorita (sinistra) contro il presunto supervincente Donato (area centro-destra).

Così la prima domanda che bisogna porsi è dove si colloca Lamberti Castronuovo? Non a sinistra, né a destra, né a centro (secondo il vecchio schema di cui sopra): è un civico atipico che raccoglie il malcontento dei cittadini e se ne fa portavoce, con idee e programmi (merce rara nelle passate amministrazioni) e ha buone probabilità di consenso. Ma gli mancano i numeri.

Già, perché mezza città (per invidia e gelosia) non lo ama e non lo voterà mai, salvo che non sia “costretta” da indicazioni di area politica-partitica. E ritorniamo alla casella del via: da solo Lamberti Castronuovo, pur con la simpatia e gli apprezzamenti dell’alta metà della città che non gli è contro (sempre per gelosia e invidia sociale), non ce la può fare. Gli servono i voti, che l’apparato (di destra o di sinistra) è in grado di gestire (nel senso più democratico e onesto del termine).

Lamberti Castronuovo ha l’entusiasmo (sogna di fare il sindaco da quando aveva i calzoni corti) e le capacità, ma non ha la macchina che raccoglie i voti, cosa che solo i partiti (pur nella loro evanescenza) riescono ancora a raggranellare per far eleggere i propri fidi rappresentanti. 

Chi appoggerebbe Lamberti Castronuovo? Francesco Cannizzaro, deputato di Forza Italia, che alle passate elezioni per il sindaco gli aveva promesso mari e monti per poi cedere alle logiche (suicide) imposte da Salvini? Abbiamo qualche dubbio. Il simpatico parlamentare reggino cova da tempo l’idea di candidarsi direttamente a sindaco di Reggio, ma non è sufficientemente convinto di lasciare Montecitorio. In assenza di un candidato forzista (e dove sta?) potrebbe, in buona sostanza avere un’illuminazione e schierare le sue truppe (e soprattutto l’apparato) a sostegno di Lamberti Castronuovo, sempre che Fratelli d’Italia non torni alla carica con l’ipotesi femminile (l’avv. Giovanna Cusumano sta affilando i coltelli contro eventuali concorrenti di genere), e lì sono dolori. Perché nemmeno la destra dei fratelli di Giorgia ha i numeri – da sola – per conquistare Palazzo San Giorgio (e, naturalmente la Città Metropolitana). 

Dalla sinistra, del resto, ci sono tiepide reazioni alla discesa in campo di Lamberti Castronuovo e pur in assenza di un candidato “forte” (non ce l’ha) la sinistra reggina ha piena coscienza che saranno elezioni a sconfitta piena.

E allora? Permetteteci un sogno. A Reggio serve un’intesa trasversale che vada oltre i simboli partitici e riesca a combinare una squadra di uomini e donne che abbiano un solo obiettivo, quello della rinascita della città e del bene comune. Una grosse koalition alla tedesca che superi gli steccati ideologici e lavori esclusivamente per riportare il sorriso sui volti dei reggini, risolvendo problemi antichi e trovando soluzioni adeguate alle tante opportunità che l’Europa (ancora per poco) continua a offrirci. 

Una coalizione che metta insieme persone perbene, anche di diversa estrazione partitica, e lavori con una guida autorevole e capace. Il regista non può essere un avventizio che prima faceva il datore di luci (scusate l’esempio banale, ma rende l’idea) né un consumato protagonista della politica, condizionabile per gli ovvi legami di partito o di area. 

Serve un personaggio al di sopra delle parti che abbia voglia (e capacità) di prendersi quest’ambascia. Lamberti Castronuovo sarebbe un ottimo sindaco, ma la sua campagna elettorale deve partire col piede giusto.

Servono risorse umane, prima di tutto per formare una squadra che i cittadini possano valutare per tempo come probabile giunta comunale), e serve organizzazione (con cospicuo investimento di denaro, non si scappa) con professionisti in grado di sezionare il territorio e far cambiare idea a quanti – per le su indicate ragioni, tipicamente reggine, di invidia – non amano Lamberti Castronuovo.

Le sue dichiarazioni sono ammirevoli e la sua visione di futuro dovrebbe essere guardata con ottimismo e fiducia dai reggini, ma il consenso a parole e l’impegno di voto non bastano. Torniamo sempre lì: servono i numeri e questo solo un’adeguata e super professionale organizzazione di management elettorale potrà essere in grado di produrle.

Fatte queste premesse, ci permettiamo qualche gratuito suggerimento a Lamberti Castronuovo: si rilegga Il Principe di Machiavelli e prenda atto che per “regnare” bene il principe ha bisogno di collaboratori capaci oltre che fedeli, quindi si deve circondare di una squadra di persone competenti che sappiano cosa fare: senza di loro il “regno” non funziona proprio. 

Non si fermi alla dichiarazione di disponibilità a candidarsi, riunisca le teste pensanti della città – indipendentemente dalla loro appartenenza politica – e proponga un’insolita coalizione trasversale, da presentare anzitempo alla città e registrare le reazioni. Ci sono personaggi di alto spessore mesi da parte che aspettano solo di poter offrire il loro contributo (disinteressato) alla città. Superi le antipatie personali (che, inevitabilmente, non mancheranno) e giochi d’anticipo sui tradizionali giochi di potere dei partiti che tenteranno di prendersi (o riprendersi) Reggio.

Questa città non è amministrata: basta guardarsi in giro e non è che proponendo 100 eventi natalizi si risolvono le criticità che sono sotto gli occhi di tutti. L’amministrazione attuale non è “facente funzione” (con tutto il rispetto per i sindaci Versace e Brunetti) è piuttosto – scusate il termine – fancazzista. E i risultati si vedono ogni giorno. Abbiano la dignità di andare tutti a casa: le dimissioni non si annunciano, si danno (a cominciare dal sindaco sospeso Falcomatà che da quest’orecchio non ci sente proprio) per il bene della città, se davvero la si ama. 

Purtroppo, aveva ragione il poeta dialettale reggino Nicola Giunta (molto apprezzato da Lamberti Castronuovo): «Nani su’ iddi e vonnu a tutti nani». Lamberti lo sa e la sua irriducibile battaglia sarà contro questi “nani”: non è impossibile castigarli e costringerli ad apprezzare chi è capace o chi sa cosa fare, ma non è facile. Tutt’altro e non basta solo auspicare che crepi l’invidia. (s)