L’OPINIONE / Francesco Napoli: Come creare sviluppo se non si spendono fondi Pnrr?

di FRANCESCO NAPOLI –  Il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede per l’Italia le risorse più ingenti, 191 miliardi di euro. Tantissimi soldi, gran parte a prestito, che però il nostro Paese fa fatica a spendere: appena il 14%.

Gli economisti milanesi Boeri e Perotti hanno osservato che «si è voluto portare a casa più soldi possibili per porsi il problema di come spenderli».

Al contrario si sarebbero dovute definire «le nostre esigenze e le nostre priorità, le nostre capacità di realizzare e decidere di conseguenza quanto prendere a prestito».

Entro quest’anno l’Italia avrebbe dovuto spendere 60 miliardi, siamo a meno della metà. Se si dovesse continuare su questa strada ovvero ad avanzare a ritmo di 500 milioni di spesa al mese non solo l’economia non ripartirà ma difficilmente si chiuderà il piano entro giugno 2026.

Il Pnrr è nato per rilanciare l’economia e avviare le transizioni verde digitale ed aumentare, come effetto a medio e lungo termine, la resilienza del tessuto economico rispetto alle sfide del mercato globale

È urgente, in un periodo di crescita zero per l’intero territorio nazionale con una situazione allarmante per il Sud, accelerare semplificazioni e snellimenti della macchina burocratica, azioni necessarie per mettere a terra subito le risorse, aprire i cantieri e, sul fronte privato, far decollare un grande piano di sviluppo economico. (fn)

[Francesco Napoli è presidente di Confapi Calabria]

Il presidente Mancuso: L’Europa valorizzi il potenziale Sud

«L’Europa valorizzi il potenziale Sud». È quanto ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, nel corso del seminario dell’Ammi sull’area Mediterranea, sottolineando come «se il Sud ha bisogno del Paese, per abbattere i divari di sviluppo, e dell’Europa, per affrontare il fenomeno migratorio che lo coinvolge direttamente, il Paese e l’Europa hanno bisogno di valorizzare il potenziale del Sud, quale ponte strategico dell’Europa con l’Africa e l’Asia, e per dotarsi di una politica per il Mediterraneo che non è soltanto un mare carico di problematiche, ma un mare di cerniera che offre grandi opportunità».

«La tutela degli ecosistemi terrestri e marini nel Mediterraneo – ha detto ancora – culla della biodiversità, è un tema centrale nella società contemporanea alle prese con continui cambiamenti climatici».

«L’attenzione straordinaria, da parte del Consiglio regionale della Calabria – ha proseguito – riservata al tema dell’ambiente, in linea con le nuove sensibilità che si registrano in tutto l’Occidente e coerenti con l’obiettivo della transizione ecologica, è testimoniata dalla legge-quadro in materia di aree protette e biodiversità che abbiamo approvato di recente».

«Una legge-quadro innovativa, quella sulle aree protette e la biodiversità, che consentirà alla Calabria di agire – ha proseguito – con una visione di sistema e il cui obiettivo è la protezione dei beni ambientali di una regione che per patrimonio boschivo è la quarta d’Italia».

«Per promuovere sviluppo bisogna coniugare la protezione dell’ambiente con la realizzazione di nuove infrastrutture materiali come il Ponte sullo Stretto – ha concluso – l’Alta velocità ferroviaria e la modernizzazione della 106. Soprattutto dobbiamo tutti impegnarci per fare del Sud dell’Italia la piattaforma logistica del Mediterraneo». (rcz)

L’OPINIONE / Angelo Sposato: Il Governo Meloni sta impoverendo il Paese e cancellando il Sud

di ANGELO SPOSATO – Tra una smentita e l’altra da parte del governo che continua nella sua propaganda, il Sud rischia di perdere 8 miliardi di investimenti del Pnrr e l’ulteriore agenda di programmazione dei fondi di coesione. Non è tutto attribuibile all’incapacità di fare spesa della pubblica amministrazione, così come dicono dalla politica nazionale regionale, ma è una precisa responsabilità del governo a definanziare interventi già programmati al fine di penalizzare il Sud.

I temi del Pnrr, dei fondi europei e degli investimenti non possono eludere un indirizzo e un’azione strategica di rafforzamento amministrativo con assunzioni nella pubblica amministrazione e il rilancio di politiche industriali tanto nel Paese quanto nel Sud.  Questo governo, in questo primo anno, ha dimostrato di non avere alcuna visione sulle politiche dell’amministrazione pubblica, di sviluppo, coesione e rilancio del Mezzogiorno. È una precisa scelta politica  che schiaccia il governo tra spinte ideologiche come l’autonomia differenziata e opere bandiera che non hanno nulla di strategico.

La Calabria è la Cenerentola d’Italia per questo governo ed i divari con il resto del Paese sono decuplicati. Definanziamenti di opere strategiche che erano anche punto della Vertenza Calabria, disimpegni della partecipazione pubblica da investimenti strategici come, ad esempio, la centrale a idrogeno di Rossano, chiusura di 79 autonomie scolastiche dal 2024, situazione sanitaria devastante, Zes unica completamente inutile se non c’è una strategia di investimenti pubblici attraverso le società partecipate o una quadro di sostegno degli interventi, rischiano di essere alcuni dei fallimenti del governo nazionale e di conseguenza, quello regionale che subisce, suo malgrado, scelte imposte dall’alto. Se a questo aggiungiamo la ripresa delle emigrazioni soprattutto dei giovani (la Calabria ne ha perso centomila in dieci anni), lo spopolamento e la denatalità, il sistema della competitività delle imprese a dir poco imbarazzante, il quadro che emerge per la Calabria è da allarme rosso. Il nostro Paese è in recessione e la Calabria rischia un declino irreversibile.

Mancano scelte strutturali e strategiche per aumentare retribuzioni e pensioni e una vera lotta all’evasione fiscale, con risorse da prendere dove si sono prodotte ricchezze sulle spalle dei cittadini, dai grandi colossi dell’energia, alle case farmaceutiche, ai grandi sistemi finanziari e tecnologici che in questi anni di crisi hanno fatto enormi profitti.

Porteremo  la Vertenza Calabria nelle piazze, saremo a Roma il 7 ottobre forti anche del consenso delle lavoratrici e dei lavoratori che in questi giorni stanno partecipando alle nostre assemblee e votando la piattaforma per dare al nostro Paese un nuovo orizzonte, per mettere al centro il lavoro dignitoso, contro lo sfruttamento e la precarietà, per la salute e sicurezza, per il futuro, per dare all’Italia un nuovo orizzonte ed una nuova “via maestra”. (as)

[Angelo Sposato è segretario generale Cgil Calabria]

L’OPINIONE / Angelo Sposato: Nel decreto del Governo del Sud c’è solo il titolo

di ANGELO SPOSATO – Il Governo ha completamente cancellato il Sud sui temi dello sviluppo, del lavoro, della salute, delle infrastrutture. Il decreto Sud porta solo il nome e la Zes unica è un modo per cancellare gli interventi nelle regioni più svantaggiate come la Calabria. In questo contesto la nostra regione, dopo aver subito definanziamenti sulle infrastrutture strategiche, revoche di progetti sull’ idrogeno dalle partecipate (Enel Rossano), mancata possibilità di fare assunzioni nella sanità, abbandono degli oltre 30000 beneficiari del reddito di cittadinanza, rischia di rimanere schiacciata dalla propaganda della lega sull’autonomia differenziata e ponte sullo stretto, entrambe irrealizzabili per mancanza di risorse.

Di fatto hanno detto al Presidente della regione Occhiuto di arrangiarsi da solo. E la giunta regionale, invece di creare condizioni di sviluppo e lavoro annuncia di voler chiudere gli unici impianti energetici ecosostenibili esistenti come la centrale a biomasse del Mercure.

Anche nella nostra regione avevamo da tempo chiesto di discutere di un piano straordinario del lavoro, facendo leva sui fondi di coesione, sul Pnrr e sulle diverse misure di finanziamento. Era un dei temi principali della vertenza Calabria che presto porteremo in piazza. Al governo regionale vogliamo dire di non fare propaganda sul precariato e sullo stato di bisogno di lavoro. Anche sui tirocinanti ci vuole chiarezza ed evitare di creare illusioni o false promesse. Se il governo regionale ha promesso ai tirocinanti la stabilizzazione nella pubblica amministrazione lo dica con chiarezza e lo faccia se ne ha le risorse e la norma lo consente.
Ma non dica ai lavoratori che il sindacato confederale a differenza di quello autonomo è da ostacolo al processo. Questo non è onesto. Lo faccia se ne è capace altrimenti non soffi sul fuoco della propaganda o saremo noi che manifesteremo con i lavoratori tirocinanti sotto la cittadella regionale.
Ci vediamo a Roma, il 7 ottobre per #laviamaestra del lavoro e della costituzione, contro le scelte sbagliate del governo. (as)
[Angelo Sposato è segretario generale di Cgil Calabria]

Saccomanno (Lega): In 10 anni spariti 400 mila giovani, Ponte sullo Stretto ultima speranza

Secondo il politico della Lega, Giacomo Saccomanno, ben 400.000 giovani sono “spariti” da queste regioni, lasciando un vuoto demografico che rappresenta una sfida per il futuro. In questo contesto, il ponte sullo Stretto di Messina viene considerato come l’ultima opportunità per invertire questa tendenza negativa.
Saccomanno sostiene che il Ponte potrebbe rappresentare una svolta per il ripopolamento demografico della Sicilia e della Calabria, offrendo nuove opportunità di lavoro e sviluppo economico. Tuttavia, Saccomanno critica coloro che si oppongono al progresso e al ponte sullo Stretto, accusandoli di volere solo il male delle proprie comunità meridionali. Secondo il politico, questa opposizione al progresso è disastrosa e antidemocratica, poiché impedisce lo sviluppo e la crescita delle regioni del Sud.
Il ministro Matteo Salvini viene elogiato per la sua visione lungimirante, in grado di comprendere l’importanza di investire nel progresso e nel collegamento tra le due regioni.
Il ponte sullo Stretto, secondo Saccomanno, potrebbe rappresentare un’opportunità unica per rilanciare l’economia e attrarre nuove risorse e investimenti nelle regioni meridionali. In conclusione, il ponte sullo Stretto di Messina viene considerato come l’ultima speranza per invertire la tendenza alla diminuzione della popolazione giovanile in Calabria e Sicilia. Saccomanno sostiene che coloro che si oppongono al progresso stanno danneggiando le proprie comunità, mentre il ponte potrebbe rappresentare una svolta per il ripopolamento e lo sviluppo economico delle regioni meridionali. (rcz)

Festa Unità a Vibo, Elly Schlein: Non ci può essere riscatto dell’Italia senza il riscatto del Sud

«Crediamo che non ci può essere riscatto dell’Italia senza il riscatto del Sud». È quanto ha dichiarato la segretaria del Pd, Elly Schlein, nel corso della Festa dell’Unità di Vibo Valentia.

«Siamo qui per l’attenzione che dobbiamo dare a questa regione, a partire dalla battaglia che il Pd sta facendo in tutto il Paese sulla manovra per chiedere più finanziamenti per la sanità pubblica e universalistica, perché non è giusto che vediamo tagli ai servizi alle persone e liste di attesa infinite», ha detto Schlein, accompagnata dal senatore del Pd e segretario regionale Nicola Irto, sottolineando che «non è questa l’Italia che disegna la nostra Costituzione e noi ci batteremo quindi per chiedere maggiore finanziamenti per la sanità pubblica perché anche le calabresi e i calabresi hanno diritto a una sanità di qualità».

La segretaria, poi, ha parlato dell’autonomia differenziata, «un progetto che vuole dividere ulteriormente un paese che invece deve essere ricucito, perché abbiamo visto dai dati Invalsi  che non è la stessa cosa avere una istruzione di qualità in una terra come la Calabria e in altre regioni con altri servizi».

Da qui il bisogno del riscatto del Sud, che «passa dalla capacità di creare le condizioni ai ragazzi e alle ragazze che studiamo qui di restare qui, opportunità di lavoro di qualità, stiamo facendo una battaglia per il salario minimo».

La segretaria, poi, ha parlato dei tagli al Pnrr, una «scelta scellerata scelta di far passare 10 mesi di incertezza sugli investimenti del Pnrr. A esempio rischiano di saltare alcuni progetti di rigenerazione urbana, uno per 15 milioni a Catanzaro. Ecco, questa è l’attenzione che questo governo riserva al Sud. E’ un errore madornale. Il governo fa il gioco delle tre carte: sta cancellando da Pnrr dopo 10 mesi di attesa 16 miliardi di progetti soprattutto destinati ai Comuni, che stanno spendendo bene e in fretta le risorse, e questo è sbagliato».

«Noi non lo accettiamo – ha ribadito – e ci stupisce che i governatori di centrodestra facciano prevalere l’interesse di partito e di appartenenza politica all’interesse della comunità, in questo caso calabrese».

Per  la leader del Pd, poi, «Salvini  dovrebbe accorgersi, dopo i roghi di questi mesi che hanno segnalato la grave carenza infrastrutturale, che prima di investire in un progetto anacronistico e che ci metterà moltissimo tempo a essere realizzato, c’è bisogno subito di risposte infrastrutturali per migliorare la viabilità e la mobilità in regioni come la Sicilia e la Calabria».

«Ci aspettiamo questo e non certo i tagli che stanno facendo anche sulle infrastrutture in questa regione», ha detto, ribadendo che «la priorità è non indebolire i presidi di legalità, anzi alzandoli, è sbagliato il segnale della riforma del codice degli appalti o del contante».

«Dobbiamo alzare i presidi di legalità alle altre forze del centrosinistra dico che dobbiamo metterci insieme su alcuni temi interrogandosi anzitutto sul perché tanti cittadini, anche in Calabria, non votano».

«La sanità deve essere pubblica e per tutti», ha detto dal palco Irto, dicendo «basta con le diseguaglianze tra ricchi e poveri, tra Nord e Sud».

«C’è tanto ancora da fare – ha detto ancora il senatore – ma c’è un grande senso di appartenenza a una comunità politica che si riconosce nei valori della solidarietà, dell’impegno civile, della democrazia; che considera la diversità una ricchezza, il confronto un elemento irrinunciabile e il partito lo strumento per costruire una società migliore e la Calabria del futuro».
«Sono contento ed orgoglioso – ha concluso –. Dobbiamo proseguire con questa stessa energia, allargando il centrosinistra e lavorando sul terreno delle proposte e dell’esempio per essere alternativi al centrodestra, che vuole dividere l’Italia, distruggere il Servizio sanitario nazionale, deprimere il Sud e reprimere il dissenso, le differenze individuali e le libertà sancite dalla Costituzione».

«Serve una battaglia nazionale per avere maggiori risorse e arrivare alla ricontrattazione del debito». È l’appello lanciato dall’ex candidata a governatore della Calabria e responsabile per la sanità in Consiglio regionale, Amalia Bruni, nel corso della seconda giornata di dibattito e confronto alla Festa regionale dell’Unità del Pd a Vibo Valentia.

Tema dell’incontro, Sanità in Calabria. Proposte oltre la crisi, a cui hanno preso parte anche Franco Mammì, Antonio Billari, Francesca Dorato, Giovanni Oliverio, Giusy IemmaNico Stumpo.

«Noi siamo l’estrema punta della sofferenza della sanità italiana che  sta soffrendo nel suo complesso – ha detto Bruni –. La battaglia da fare è di natura nazionale ed è stato costituito per questo un tavolo nazionale che messo insieme tutti gli esponenti che si occupano della materia nei Consigli regionali per fronteggiare l’emergenza. Serve una scelta politica di allocazione delle risorse che questo governo non sta facendo, tanto che continuano a mancare i quattro miliardi che il ministro Schillaci chiede da tempo».

«Servono risorse per eliminare il tetto alle assunzioni – ha evidenziato – perché abbiamo bisogno di medici e di personale sanitario in generale, così come va fatta la ricontrattazione del debito della sanità calabrese. Invece la prima legge che ha approvato la maggioranza di centrodestra in Consiglio è quella che ha istituito Azienda zero, una legge pessima nella quale non c’è scritto nulla di come questa struttura debba funzionare e nonostante cinque modifiche legislative ancora non lo sappiamo».

Il deputato dem Nico Stumpo, nel corso del suo intervento, ha sottolineato la necessità per il partito di «impegnarsi a formulare una proposta che porti gli elettori a votarci alla prossima tornata sapendo come gestiremo la sanità negli anni futuri. Serve un progetto serio e articolato per potenziare la sanità territoriale in modo da avere tanti punti di assistenza in modo che diventi efficace in tutta la Regione. Un servizio fondamentale da affiancare agli hub nei centri più grandi e facilmente raggiungibili. Fondamentale è poi abbattere gli ingressi inutili in ospedale».

Altro tema toccato nel corso della manifestazione è la Legalità e libertà d’informazione. a Questo panel sono intervenuti Maria C. Chiodo, Maria Locanto, Lucio Musolino, Emiliano Morrone, Alberto Cisterna, Michele Albanese e Sandro Ruotolo.

Il giornalista Michele Albanese, nel corso del suo intervento, ha lanciato una sfida al Pd incrociando legalità e informazione.

«Molti temi di attualità – ha detto Albanese – come il traffico di droga e il business che rappresenta per la malavita sono argomenti che non interessano giornalisti e politica. Perché? Eppure muovono risorse maggiori a quelle di una manovra finanziaria. Lancio una sfida al Pd: serve un partito che si occupi di informazione nelle terre di confine con il coraggio di spostare il dibattito anche nelle sedi centrali. Si tratta di un elemento fondamentale per il futuro della Calabria».

Il magistrato Alberto Cisterna ha indicato come fondamentale anche un risveglio dei cittadini che troppo spesso decidono di non informarsi scegliendo una sorta di “cecità colpevole”. «Esiste un problema strutturale dell’antimafia che è quello di non riuscire ad agganciare il nemico. Pochi hanno la capacità di individuare i settori in cui svolgere davvero le indagini».

«E la stessa miopia – ha proseguito – riguarda anche il diritto all’informazione e il diritto ad essere informato e ad essere bene informato. Un diritto che il cittadino deve esercitare e pretendere, anche perché un cittadino che non si informa è un cittadino che non vuole partecipare e poi non va a votare. Temo che grandi fette della nostra popolazione vogliano abbracciare questa “cecità colpevole”, questa cultura del non volere vedere e sapere, ritagliandosi il proprio angolo di correlazioni e amicizie. Questo consente il consolidarsi di poteri opachi e delle infiltrazioni».

Legalità e informazione vanno di pari passo e il governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni sembra averlo completamente dimenticato. Nelle sue conclusioni il responsabile di Informazione e Cultura della segreteria nazionale dem Sandro Ruotolo ha rivendicato lo sforzo intrapreso dal partito e ha ringraziato il segretario regionale Nicola Irto per il lavoro fin qui svolto e per avere scelto di occuparsi di un tema così importante.

«Questo è l’unico partito che ha posto nel suo programma e nel suo agire quotidiano la lotta alle mafie. Avvertiamo, con preoccupazione, questo calo di tensione sul principio di legalità come si può vedere anche dalla recente riforma del codice degli appalti. Stesso ragionamento vale per l’informazione che deve servire ai governati e non ai governanti».

«A Ravenna alla festa dell’Unità nazionale e poi con i gruppi parlamentari presenteremo la nostra proposta di riforma della governance della Rai – ha annunciato – per invertire il trend. Gli assetti proprietari dell’informazione stanno in mano a proprietari che fanno tutt’altro nella vita e non possono rendere un servizio ottimale e, per questo motivo,  insieme alla riforma della governance occorre anche una legge che regoli il conflitto di interesse».

Il segretario regionale del Pd Nicola Irto ha espresso la propria solidarietà e vicinanza, insieme a quella di tutto il partito, al giornalista di Rtv Cesare Minniti dopo la vile aggressione subita. «Episodi come quello registrato nelle scorse ore che hanno visto l’aggressione al giornalista Cesare Minniti, colpevole solo di svolgere il proprio lavoro con attenzione e serietà, non sono degni di una città moderna e civile. Ferma la condanna del Pd e la solidarietà al cronista e a tutta la redazione, con la certezza che la magistratura farà piena luce sull’accaduto e che il giornalista proseguirà, insieme ai colleghi, la sua preziosa attività di informazione con la consueta professionalità».

Di Salari e occupazione. I benefici del salario minimo per i calabresi ne hanno discusso Marwa El Afia, Gino Murgi, Anna Pittelli, Raffaele Mammoliti, e Jasmine Cristallo, gli esponenti delle altre forze della coalizione di centrosinistra Antonio Lo Schiavo (Forza Civica di centrosinistra), Ferdinando Pignataro (Sinistra Italiana), oltre ai segretari regionali di Cgil e  Uil Angelo Sposato e Santo Biondo.

Assente per motivi di salute Riccardo Tucci, che avrebbe dovuto rappresentare i Cinque Stelle che, tuttavia, ha pienamente condiviso l’iniziativa voluta dal segretario regionale Nicola Irto.

Il consigliere regionale Raffale Mammoliti ha rivendicato il ruolo e il merito del Pd nell’avere riportato l’attenzione sui temi del lavoro. «Siamo davanti a un progressivo indebolimento delle tutele dei diritti dei lavoratori che va avanti da anni – ha detto Mammoliti – Ad oggi dobbiamo così confrontarci con un problema salariale, un problema relativo ai lavoratori poveri e con quello relativo all’occupazione, dati difficili in Italia, ma che in Calabria diventano disastrosi. Il merito del Pd è stato quello di rimettere al centro del dibattito la questione ricompattando l’opposizione. In Calabria dobbiamo proseguire sulla strada intrapresa arrivando ad avanzare una proposta concreta per chiedere al governo regionale un piano straordinario per il lavoro».

Antonio Lo Schiavo ha evidenziato la necessità per le forze politiche alternative alla destra di «unirsi su temi fondamentali per evitare di essere autoreferenziali, ma in grado di costruire un’alternativa di governo alle destre». 

E sulla stessa lunghezza d’onda si è espresso anche Pignataro di Sinistra Italiana: «guardiamo con attenzione al Conferenza programmatica annunciata dal segretario del Pd Nicola Irto per compiere ulteriori passi in questa direzione per evitare le divisioni che in passato ci hanno fatto perdere le elezioni. Serve rafforzare il percorso avviato sul salario minimo magari avviando una sorta di coordinamento delle forze che si ritrovano in un programma comune».

Le conclusioni affidate ai sindacalisti Sposato e Biondo. 

Per Sposato bisogna «mettere al centro la lotta alla povertà, introdurre un salario minimo, aumentare subito salari e pensioni, reintrodurre le conquiste sociali smantellate, abrogando le leggi che hanno prodotto la precarietà con l’alibi della flessibilità, può essere la via maestra per una nuova stagione dei diritti. La mobilitazione è necessaria per fare cambiare le politiche sbagliate di questo governo».

«Ed anche sulla legge Fornero – ha aggiunto – andrebbe fatta una riflessione per un referendum abrogativo. L’emergenza climatica, demografica, la pandemia salariale sono temi che vanno affrontati con il consenso delle parti sociali. Il 7 ottobre saremo a Roma per una nuova lotta sociale. Siamo pronti a portare la vertenza Calabria in piazza e ad aprire una nuova vertenza Mezzogiorno».

Santo Biondo si è detto sicuro: «questa serata rappresenta un momento fondamentale non solo per il Pd, ma per l’intero centrosinistra. Il tema del lavoro è centrale per costruire una vera alternativa al governo e oltre al salario minimo si dovrà eliminare la precarietà dal mondo del lavoro italiano e calabrese».

A chiudere la Festa dell’Unità, il dibattito dedicato al ruolo delle donne, dal titolo Il presente delle donne. Politica, libertà e welfare.

Hanno partecipato al confronto voluto dalla Conferenza delle donne democratiche: Vladimira Pugliese, Lidia Vescio, Barbara Panetta, Rosy Caligiuri, Annagiulia Caiazza, Teresa Esposito e Cecilia D’Elia

Barbara Panetta, nel ringraziare militanti e iscritti al partito che hanno organizzato la festa, ha sottolineato l’importanza della scelta del segretario Nicola Irto di inserire il dibattito sulla condizione e sul ruolo della donna per concludere la tre giorni di Vibo prima dell’intervento della segretaria nazionale. Panetta ha chiesto maggiore attenzione del partito sul tema delle violenze e in particolare delle violenze sulle donne con disabilità.

Teresa Esposito, coordinatrice regionale delle Donne Democratiche, ha riferito del lavoro svolto insieme ai referenti nazionali per fare in modo che la Calabria diventi una regione “a misura di donna”.

Le conclusioni sono state affidate alla senatrice dem Cecilia D’Elia che è anche portavoce della Conferenza nazionale delle donne democratiche: «Sappiamo che muore una donna ogni tre giorni, ma questa estate ci ha messo davanti ad una situazione ancora più drammatica, un estate della disumanità per i femminicidi, per le violenze e per il dramma dei migranti. La rivoluzione passa dal restituire dignità alla donna e metterla al riparo non solo dalla violenza fisica, ma anche da quella psicologica e in grado di essere autonoma, realizzando effettive opportunità di lavoro che la rendano libera e non sottomessa. Una rivolta culturale di questo tipo non si fa solo con le leggi, ma ha bisogno della politica, quella che evidentemente non è in grado di mettere in campo la destra attualmente al governo». 

A chiudere la tre giorni, la presentazione del libro di Pino Soriero Andata in porto. Gioia Tauro una sfida vincente, alla presenza del presidente dell’autorità portuale di Gioia Tauro, Andrea Agostinelli(rvv)

 

L’INTERVISTA / Aldo Ferrara: Non bisogna fermarsi solo al Pnrr per il futuro della Calabria

di ARISTIDE BAVAL’incontro con Aldo Ferrara, presidente regionale di Unindustria Calabria avviene a Gerace in occasione di una importante manifestazione organizzata dal Cenacolo della cultura e delle Scienze. Parlare con lui del futuro del territorio e della  Calabria alla luce delle possibilità offerte dal Pnrr è quasi una scelta obbligata. Di seguito l’intervista esclusiva nella sua versione integrale.

Qual’è il futuro della Calabria?

«Abbiamo la nostra grande occasione – ci dice – per quella che viene considerata la programmazione in Italia legata al Pnrr, ma, a mio avviso, non bisogna fermarsi solo per quanto riguarda il Pnrr. Anche la programmazione 2021/2027 e parte della rimodulazione 2018/2020 possono costituire, con i grossi fondi disponibili, delle buone occasioni. È necessario, però, mettere a terra queste risorse con una visione di futuro ben precisa. Noi abbiamo tentato di farlo come Confindustria con la redazione della cosiddetta Agenda Calabria che è indirizzata a mettere insieme investimenti pubblici e investimenti privati per puntare ad una adeguata programmazione. Soprattutto una programmazione temporale. Riteniamo che per quanto riguarda gli investimenti pubblici siano indispensabile una tempistica avanzata e fatti e dati concreti».

Qui si vive in un territorio difficile con grosse carenze e scarsità di infrastrutture. Che futuro ci può essere?

«Partiamo dalla prevista realizzazione del Ponte sullo Stretto. Noi siamo per la realizzazione del Ponte; ma non pensiamo che la realizzazione del ponte debba essere un cattedrale nel deserto. Il ponte deve essere un attrattore di infrastrutture. Parliamo di infrastrutture ad alta velocità ma anche a tutto ciò che riguarda la costa ionica a partire dalla SS. 106, di elettrificazione della linea ferrata che va da Sibari a Reggio Calabria, e sappiamo che purtroppo sembra sia stata definanziata dal Pnrr per essere rimodulata su altri fondi. Dopodichè insieme alle infrastrutture pubbliche di cui la nostra Calabria  ha molto bisogno per colmare il gap con le altre Regioni c’è la necessità di investire  sul sistema economico.

«Noi nell’agenda Calabria abbiano indicato una serie di idee e di proposte  molte delle quali hanno trovato accoglienza nelle linee guida che sono state licenziate ai primi di agosto dalla giunta regionale. Si punta su innovazione, sulla sostenibilità e su un sistema produttivo che sia di alta innovazione e quindi di tecnologia, di capitale umano con elevate competenze, digitale, sostenibile e soprattutto internazionalizzato».

Da anni si parla delle Zes come possibile volano economico di sviluppo ? 

Come Confindustria assieme al sindacato abbiamo sviluppato un memorandum con il commissario Zes Calabria, Giuseppe Romano.  Sappiamo, perché lo abbiamo appreso dal Ministro Fitto, che le Zes riguarderanno non solo alcune zone ben precise delle altre regioni ma anche l’intero Meridione e quindi pure la Calabria dove, ad esempio, il Porto di Gioia Tauro costituisce un nostro grande punto di forza. Ma ci sono altre possibilità e credo che la Zes calabrese possa diventare una forza trainante per lo sviluppo. Ovviamente questo è un fatto positivo ma aspettiamo di leggere i contenuti prima di fare delle considerazioni che potrebbero cozzare con la realtà».

Per la Calabria la situazione in questo momento sembra positiva ma, viste le esperienze del passato, quali possono essere i rischi che si corrono e quali, se ci sono,i fattori positivi per la nostra Regione?

«I fattori che potrebbero far perdere le risorse sono la debolezza della macchina amministrativa. Ho sostenuto e sostengo che spostare i fondi del Pnrr ad altri finanziamenti non è la stessa cosa. Il Pnrr obbliga a serrare i tempi e rispettare i protocolli. Nel passato tutti gli altri fondi non hanno dato grandi risposte e molti sono andati perduti. Ci possono essere, quindi, fattori negativi sia nella progettazione sia nella messa a terra. Bisogna, quindi fare affidamento a un necessario drastico cambiamento della situazione e non sarebbe male chiedere al Governo la possibilità di farci dotare delle figure neessarie anche utilizzando dei nuclei di progettazione e dei professionisti validi per fare in modo che si possano colmare le carenze dei Comuni e si possano superare le problematiche legate alla fase di progettazione e alla eventuale fase di realizzazione delle opere. Questo è un rischio che la Calabria ha e che noi dobbiamo scongiurare. D’altra parte questa è l’opportunità che ci può consentire non dico di colmare il Gap con le altre Regioni ma almeno di poter fare un salto di spesa nel nostro sistema produttivo ed economico. Abbiamo assolutamente bisogno di avere una  crescita economica soprattutto per frenare l’emorragia dei giovani».

«Noi purtroppo stiamo perdendo i nostri cervelli migliori e questo pesa enormemente. Per quanto riguarda i punti di forza posso dire che siccome siamo la Regione a maggior ritardo di sviluppo, siamo anche quella che ha le maggiori possibilità di crescita. Una grande risorsa sono le bellezze naturali e di conseguenza lo sviluppo del Turismo legato alle sue grandi potenzialità. In questo momento ci troviamo in una splendida località che può fare la differenza. Ovviamente possimo puntare sulle attività culturali, sull’agriturismo, sulle tradizionali  risorse enogastronomiche. Soprattutto ci si può, e si deve, concentrare sulle “fabbriche” del futuro, su quelle sostenibili, su quelle digitalizzate, su quelle per i giovani, ma che non siano di natura contingente. Risorse ci sono ma bisogna saperle cogliere».

«Sono anche convinto – questa è una visione prettamente personale – che alcune risorse del Pnrr produrranno benefici solo per brevi periodi. Noi dobbiamo adattarli, invece, ad una visione del futuro».

A proposito di questo qual’è la sua convinzione personale sul futuro? 

«Io non conosco pessimisti di successo, bisogna essere ottimisti ma con un ottimismo della ragione. Ciò anche perché finalmente abbiamo le risorse per fare un reale cambiamento; quindi dobbiamo essere ottimisti per forza e, soprattutto trasmettere questo ottimismo, per quanto è possibile, a tutti i calabresi. Il cambiamento nel nostro Paese ci può essere e la Calabria può realmente recitare un ruolo fondamentale. Non dimentichiamo che siamo situati in una zona strategica, un luogo di eccellenza che è il Mediterraneo. Possiamo quindi recitare un ruolo fondamentale ma bisogna essere consapevoli che tutto dipende da noi stessi». (ab)

L’INCAPACITÀ DI SPENDERE NON GIUSTIFICA
I “FURTI” DELLE REGIONI PIÙ RICCHE AL SUD

di PIETRO MASSIMO BUSETTAMatteo Salvini: Robin Hood al contrario? Toglie risorse alle parti deboli per destinarle a quelle ricche?

«Una scelta sbagliata, quella di togliere proprio a chi ha ritardi storici infrastrutturali, il tutto per sostenere solo una parte del Paese», dice  il deputato del Pd, Marco Simiani, che ha sollevato il caso e presentato una interrogazione parlamentare.  In particolare si tratta di oltre 2 miliardi destinati a opere del Centro Nord.  

L’attenzione che si dedica alla distribuzione delle risorse é meritevole di attenzione, se non diventa solo strumentale rispetto all’agone politico.

Perché é vero che l’elettorato italiano si contraddistingue per la sua memoria corta, ma se oggi siamo ad uno “scippo” annuale di circa 60 miliardi – se la spesa pro capite fosse uguale nelle due parti del Paese- le responsabilità vanno equamente divise tra Centro-Destra e Centro Sinistra.

E se oggi combattiamo contro la autonomia differenziata “il  merito” é dell’inseguimento fallimentare del Pd sui temi della Lega Nord. 

L’impegno meridionalista di un partito non può essere racchiuso in una denuncia, facilmente catalogabile come “strumentale”, quanto invece in una visione complessiva che mi pare oggi non abbia nessuno. 

Assistiamo ad interventi parcellizzati sui vari temi, che hanno come risultato quello di  una mancata visione che vede nell’emigrazione l’unico sviluppo possibile. Un mancato confronto con i dati veri del sottosviluppo del Sud, in una visione nella quale i 100 mila che oggi sono costretti ad emigrare per mancanza di opportunità sono quasi irrilevanti. 

Ghost, fantasmi, che non torneranno più, che costano alle Regioni del Mezzogiorno 20 miliardi.

Non abbiamo assistito a nessun grido di dolore quando Mario Monti cancellò, con una gomma da matita, l’investimento di poco meno di due miliardi sul ponte sullo stretto, rubando il futuro euromediterraneo al Paese e al’Europa, e ritardando l’ammodernamento ferroviario e stradale da Napoli a Palermo, sacrificando per i successivi perlomeno 10 anni il porto di Augusta, per spostarli su investimenti al canale di gronda di Genova. 

Né mi pare ci siano prese di posizione determinate contro  la costruzione di una alta velocità farlocca che vede una Palermo Catania che va al Massimo a 200 km orari e una Palermo Messina che rimane a binario unico. 

Per essere credibili non basta che Bonaccini rinunci, a parole, all’autonomia differenziata, sciogliendosi dall’abbraccio mortale che lo ha stretto per anni a Zaia e Fontana. 

Ci vuole un impegno serio su un tema che non é mai diventato, in realtà, centrale per nessun partito, preoccupati tutti   di perdere il consenso di un ricco Nord attentissimo a difendere quelli che ritiene i propri interessi, ma che in realtà sta destinando tutto il Paese a crescite molto contenute, rinunciando a quel ruolo di piattaforma logistica,  che intanto i greci con il Pireo, ma anche i marocchini con Tanger med, ci hanno già sottratto. 

A noi che stiamo collegando finalmente Gioia Tauro al sistema ferroviario, mentre Augusta rimane ancora sentinella muta a guardare passare le migliaia di navi porta containers che si sperava scegliessero Genova o Trieste, ma che invece proseguono per Rotterdam, portando in Olanda traffico ed occupazione aggiuntiva.

In totale la rimodulazione vale 2,5 miliardi di euro, soldi che saranno subito dirottati per altre opere: 1,1 miliardi di euro andranno per la linea ad Alta velocità Verona- Padova e per l’attraversamento di Vicenza. Altri 462 milioni per il nodo Terzo Valico di Genova. E, ancora, 563 milioni per coprire cantieri e gare in corso nel 2023. I restanti 500 milioni sono divisi a pioggia, tra gli altri, per il nodo di Bolzano (15 milioni) per la linea Torino-Padova (50 milioni) o per l’adeguamento infrastrutturale e tecnologico del nodo di Firenze dell’Alta velocità (80 milioni) e i sottopassi della Merano-Bolzano (15 milioni di euro). Su Roma aumentate le risorse per 21 milioni per il «potenziamento della Roma- Tuscolana». Per il Mezzogiorno nell’elenco dei beneficiari c’è solo il bypass ferroviario di Augusta per 68 milioni di euro e una tratta della Foggia- Lecce per 12 milioni.  

Probabilmente le ragioni di tale rimodulazione stanno nella impossibilità tecnica di utilizzare le risorse al Sud, perché non dimentichiamo che la cosa peggiore della rimodulazione non é la perdita delle risorse per una parte, ma  i ritardi infiniti nella spesa, che bisogna cominciare a capire che sono costi vivi, e che é un problema che riguarda tutto il Paese.

Sentiremo cosa avrà da dire il Ministro Salvini, che si é intestata la battaglia del ponte, attirandosi tante critiche anche all’interno della sua parte politica e opposizione e sberleffi infiniti. Anche se lo aspettiamo alla posa della prima pietra e al rispetto del timetable annunciato.

Ma per rispondere alle critiche formulate é necessario che il Ministero delle infrastrutture faccia chiarezza e pubblichi il progetto che ha per il  Paese in termini infrastrutturali, portuali, autostradali e ferroviarie a lungo termine  (2032) a medio (2028) e a breve (2025). 

Perché per esempio a breve, come si intende collegare Agrigento capitale della cultura nel 2025? Con un aeroporto provvisorio? Visto che certamente né ferrovia né sistema stradale la renderanno raggiungibile nei tempi necessari. O vogliamo perdere questa grande opportunità per la provincia con il più alto tasso di emigrazione, di neet, ma anche di beni ambientali e culturali? Forse sarebbe il caso di coinvolgere l’esercito come si fa per le aree che sono isolate da un evento naturale. 

Così come in attesa che Augusta, con Gioia Tauro, diventi  un hub portuale naturale, collegata con l’alta capacità ferroviaria, cioè in attesa del ponte, vogliamo rilanciare il porto rendendolo adeguato per un traffico importante?

Intanto di “complice silenzio, sullo scippo, di presidenti di Regione e di troppi parlamentari meridionali” parla lo scrittore Pino Aprile che, da presidente onorario dell’intergruppo parlamentare Sud, sta preparando un’iniziativa a settembre che raccordi le rivendicazioni dei sindaci e quelle dei deputati e senatori che invece vogliono far sentire la loro voce in difesa del Mezzogiorno.

Farsi sentire é d’obbligo per il Sud ma a patto che distinguiamo chi é credibile da chi non lo é più. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

L’OPINIONE / Luigi Sbarra: Colmare i divari che frenano la crescita del Sud e di tutto il Paese

di LUIGI SBARRACome mai in passato, la partita dello sviluppo si vince al Sud, nel riscatto delle nostre aree interne e sottoutilizzate, nella capacità di colmare quei divari occupazionali, economici e infrastrutturali che feriscono la giustizia sociale e frenano la crescita non solo del Mezzogiorno, ma del Paese e dell’intero continente.

Le grandi priorità che oggi abbiamo davanti possiamo sintetizzarle nella necessità di aumentare retribuzioni e pensioni per fronteggiare il carovita e l’inflazione, rinnovare tutti i contratti pubblici e privati, tagliare le tasse sul lavoro, cambiare le pensioni, rafforzare l’occupazione, investire sulla sanità pubblica, darsi un grande piano nazionale per la formazione e la crescita delle competenze. Oggi abbiamo un’opportunità decisiva e imperdibile: quella del Pnrr, che va ‘messo a terra’ in modo completo e veloce per spezzare le diseconomie delle nostre aree deboli.

Dobbiamo lavorare coesi, pancia a terra, per realizzare infrastrutture materiali, digitali e sociali, per connettere la nostra Calabria, il nostro Mezzogiorno, al continente e renderlo finalmente uno strategico ‘collettore’ euro- mediterraneo di interscambio culturale, commerciale, economico.  

La parola d’ordine è ‘insieme’. Come è stato negli anni della Programmazione negoziata. Come deve essere oggi, di fronte a opportunità irripetibili che devono vederci tutti remare nella stessa direzione. (ls)

[Luigi Sbarra è segretario nazionale di Cisl]

L’OPINIONE / Piernicola Pedicini: La nuova guerra ai cittadini del Sud

di PIERNICOLA PEDICINIÈ una guerra fredda, non dichiarata, quella che il Sud sta subendo ogni giorno da anni. 

L’autonomia differenziata è solo uno dei temi nell’agenda di questo Governo, nell’ambito di una strategia tesa a indebolire il Mezzogiorno a vantaggio delle regioni del Nord. Una guerra fatta di atti e iniziative, spesso nascosti tra le righe di un provvedimento o di un disegno di legge.  

Ecco cosa sta succedendo: Il Pnrr, ottenuto per eliminare le diseguaglianze territoriali, di giorno in giorno viene sempre più dirottato dal Sud verso l’industria del Nord Italia. La prova più recente sono i 16 miliardi che il ministro contro il Sud Raffaele Fitto ha spostato dai Comuni alle grandi imprese del Nord Italia. Il reddito di cittadinanza avrebbe dovuto essere perfezionato per farne una misura di inserimento nel mercato del lavoro. 

Ma lo hanno volutamente eliminato, lasciando centinaia di migliaia di famiglie del Meridione in stato di povertà e senza prospettive occupazionali.

Hanno fatto saltare il progetto per la costruzione di 2.190 asili nido per 264 mila bambini. Un diritto essenziale negato, oltre che un danno per tantissime mamme lavoratrici al Sud e un’opportunità di #lavoro mancata per insegnanti, personale scolastico e addetti ai trasporti. 

È appena stato rinviato di 60 giorni (meglio godersi l’estate) il dibattito sul salario minimo, che coinvolge tre milioni e mezzo di lavoratori con stipendi da fame, oltre un milione dei quali vive e lavora in regioni del Mezzogiorno.

A Milano inaugurano le linee metro più veloci d’Europa, mentre in Basilicata chiude ogni tipo di trasporto su rotaia, il nuovo treno “veloce” Bari-Napoli è più lento di quello vecchio e in Sicilia per andare da Siracusa e Trapani (266 chilometri) si impiegano 11 ore e 21 minuti.

Sono solo alcuni degli esempi di una guerra di logoramento ai danni del Mezzogiorno, combattuta grazie e soprattutto alla complicità di donne e uomini nati al Sud ed eletti al Sud.

Solo chi non vuol vedere non vede quello che sta accadendo e in che modo, ogni giorno, ai cittadini meridionali e ai propri figli stanno sottraendo il futuro un pezzo dopo l’altro. (pp)

[Piernicola Pedicini è europarlamentare Greens/Efa e segretario del Movimento Equità Territoriale]