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Tiriolo celebra la Giornata Internazionale dei diritti della donna con un doppio appuntamento

Tiriolo celebra la Giornata Internazionale dei diritti della donna con un doppio appuntamento

Sono due gli appuntamenti organizzati dalla città di Tiriolo per celebrare la Giornata Internazionale dei diritti della donna. Il primo è un dibattito dal titolo Donne custori Donne combattenti – La signoria della ‘ndrangheta su territori e persone, in programma alle 17.30 alla Casa delle Culture.

Partecipano il sostituto Procuratore generale di Catanzaro dott.ssa Marisa Manzini, moderato dalla docente e conduttrice radiofonica Elisa Chiriano, e con l’accompagnamento musicale di Felice D’Alta e Martina Vatalaro

L’evento, promosso dal Comune di Tiriolo, vedrà la partecipazione di numerose associazioni quali Tiriolo antica, Co.Ri.S.S, Astarte, I fili di Arianna, Attivamente coinvolte, Avviso pubblico, Anpi, Soroptimist, Fidapa e Centro aiuto donna.

Alle 21.15, lo spettacolo teatrale FM con testo di Franco Corapi e la messa in scena di Claudia OlivadeseVincenzo Lazzaro e con le voci in Modulazione di Frequenza di Sara Laura Raimondi e Gianpaolo Negro.

Lo spettacolo è il secondo appuntamento della rassegna “Teatro al Museo” organizzata dalla Cooperativa Scherìa – Tiriolo Antica con la direzione artistica di Pasquale Rogato della Cooperativa Edizione Straordinaria ed il patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Tiriolo.

Un urlo che si perde in un silenzio colpevole di una società che avrebbe potuto vedere e non lo ha fatto, un urlo che imbratta di sangue il bianco di una tela che avrebbe potuto ospitare un racconto sereno, un urlo che solamente chi non ha orecchie non vuole ascoltare, l’urlo di mille persone sopraffatte da una più che millenaria educazione dedita alla sottomissione, al bullismo della violenza di genere. Ecco cosa è FM non solo un acronimo che può ricordare l’universo femminile con accanto la parola Morte, non solo una modulazione di frequenza che disegna nell’etere canzoni d’amore eterno in cui il “non ci lasceremo mai” la fa da padrone.

“Finché morte non vi separi”, le “cinquecento catenelle d’oro” che hanno legato i cuori gli uni agli altri e che vengono spezzate nella maggior parte dei casi dal disagio dell’incomprensione che si sottomette nella facile via di fuga della sopraffazione violenta. Come sarebbe bello se la emme di FM fosse la emme di maschio e non di morte e la effe acronimo di felicità e non di fine. Come sarebbe bello leggere FM come Femmina e Maschio uniti in una pari dignità, crescita insieme, rispetto reciproco. Ma è la sfida che nasce sin dall’infanzia che diventa difficile da superare in un mondo in cui ci si dimentica di essere persone ancor prima di nascere uomini o donne.

Qual è quindi la colpa di chi uccide? Essere nato inutilmente in un corpo maschio? Qual è la colpa di chi muore? Essere nati inutilmente in un corpo femmina? Qual è la colpa di tutta la società che rimane lì a guardare dei corpi esanimi che hanno perso il valore unico di essere umano, di persone? Le responsabilità non sono mai da una parte sola, si dice, ma si dovrebbe anche capire una volta per tutte che le responsabilità sociali sono le più importanti, che si cresce nell’educazione del poco rispetto e del sopruso che si ha gli uni sugli altri; e dal sopruso all’abuso il passo è breve; e sarà sempre la parte più debole quale che essa sia ad avere la peggio. 

FM è un racconto che rimane al di sopra di una mattanza quotidiana che percorre le vene dello spettatore colpevole e innocente allo stesso tempo, giudice e accusato testimone di un macrocosmo che vede sopraffatto e sopraffattore figli di un’educazione sbagliata che dobbiamo imparare a cambiare.

Compito dell’attore in scena è far sì che quell’urlo non rimanga strozzato in gola. (rcz)