di PINO NANO – Oggi mercoledì, 17 novembre, per iniziativa della Pro Loco a Vibo Marina si ricorda una delle tragedie più pesanti della storia ferroviaria calabrese, il crollo del ponte della Littorina Mediterranea-FCL. Era esattamente il 17 novembre 1951. Questa mattina una stele commemorativa verrà posta in Contrada Sant’Andrea presso la piazzola di sosta Strada Provinciale 95, Vibo Marina-Pizzo, adiacente al ponticello ex tracciato delle ferrovie, per ricordare le vittime di quel disastro.
«La manifestazione – sottolinea il Presidente della Pro Loco di Vibo Marina, Enzo De Maria – si avvale del patrocinio del Comune di Vibo Valentia e della Provincia, ma con noi hanno collaborato moltissimo anche la Pro Loco di Pizzo Calabro, l’Istituto Amerigo Vespucci di Vibo Marina e la Parrocchia Maria Santissima del Rosario di Pompei di Vibo Marina».
A settant’anni esatti da quell’incidente ferroviario, avvenuto nel tratto tra Pizzo Calabro e Vibo Marina, a causa del crollo del ponte Ciliberto e che arrecò tanto dolore e laceranti ferite, ancora aperte oggi – dice il medico scrittore Enzo De Maria che alla tragedia ha dedicato l’ultimo suo saggio storico – «vorremo contribuire ad onorare le persone, le famiglie e le comunità di appartenenza, conservare la memoria dell’evento e fornire stimoli per eventuali approfondimenti e ricerche per una piena giustizia, per il dovere della verità. Crediamo, inoltre, che questo piccolo lavoro possa inserirsi in quel processo di mantenimento dell’identità locale, in una prospettiva di crescita e di stimolo all’impegno civile per salvaguardare in ogni tempo il bene comune».
Di tutto questo parla I ponti non dovrebbero crollare mai, racconti e documenti sul disastro ferroviario della Littorina Mediterranea-FCL nella Calabria del 1951, 134 pagine, Editore Meligrana, scritto appunto dal medico-scrittore Enzo De Maria. Il saggio ricostruisce e rimette finalmente a fuoco i dettagli assolutamente inediti di una delle tragedie ferroviarie più drammatiche degli anni 50 in Calabria, era la mattina del 17 novembre 1951, e alla fine il bilancio fu davvero molto pesante, 9 morti e 41 feriti.
«Che tenerezza quel pezzetto di umanità in cammino, in una notte fredda, su un piccolo treno del Sud! L’automotrice “Emmina M1-36” della ferrovia Mediterranea-FCL, partita con il buio da Mileto quel sabato 17 novembre 1951, avanza lentamente su piccoli binari, nel fragore del suo motore diesel. Accoglie a bordo umili persone fermandosi in stazioncine e caselli. Il suo compito è arrivare all’alba al porto di Vibo Marina, prima dell’apertura delle fabbriche, in tempo per la coincidenza con i più grandi treni elettrici delle Ferrovie dello Stato che collegano Vibo a Reggio o a Napoli. Quel trenino, però, a Vibo Marina non vi giungerà mai!».
I 9 passeggeri deceduti nel disastro ferroviario – ricorda ancora il medico scrittore – vennero accolti nella Chiesetta della “Madonnella” di Vibo Valentia.
Enzo De Maria ne ricorda i nomi di ciascuno: Carbone Giuseppe di anni 31 di Delianuova carabiniere scelto alla stazione CC di Rombiolo, Vero Berardo di anni 35 di Sorbo San Basile residente a Vibo Valentia insegnante, Gradia Clementina di anni 45 di Vena Media, casalinga (accompagnava la figlia insegnante), Mazzitelli Francesco di anni 44 di Vena Media operaio del Cementificio, Comito Michele di anni 39 di Vibo Valentia operaio del Cementificio, Fresca Giuseppe di anni 36 di San Costantino Calabro operaio del Cementificio, Mamone Francesco di ani 31 di Vena Media, operaio del Cementificio, Francolino Giuseppe di anni 28 di Vibo Valentia insegnante deceduto durante il trasporto in Clinica Banna; Cichello Antonio di anni 34 di San Costantino Calabro, operaio del Cementificio, in gravi condizioni decedeva a S. Costantino dopo alcuni giorni. Chiarella Gregorio di anni 44 di Vena Media, operaio del Pastificio Gargiulo di Vibo Marina ricoverato in gravi condizioni per diversi mesi alla clinica Teti di Sant’Onofrio. (pn)