Le attiviste del Centro Antiviolenza “R. Lanzino” hanno annunciato che quello di domani «sarà, come sempre, un otto marzo dedicato all’autodeterminazione delle donne, alla rivendicazione di spazi e parità».
Una ricorrenza vissuta ancora all’insegna della precarietà della sede che non ha impedito, grazie all’impegno delle attiviste del Cav, l’interruzione delle accoglienze e delle attività di supporto alle donne che attraversano la violenza, un servizio che da più di trent’anni il Centro Antiviolenza svolge a Cosenza.
«Oggi, più che mai – ha spiegato la presidente Roberta Attanasio – è necessario ribadire che il lavoro dei centri antiviolenza si integra con l’impegno politico per favorire riflessioni e cambiamenti a livello regionale. Sulle istituzioni, che rappresentano il governo eletto, ricade la responsabilità di fornire supporto strutturale ai centri antiviolenza in quanto presidi di libertà che accolgono donne che subiscono o sono minacciate da qualsiasi forma di violenza».
«Spesso le risorse finanziarie – ha aggiunto – restano appese alle scadenze delle manovre politiche di bilancio, rendendo incerto il futuro di questi presidi così importanti».
Il CAV in questi anni ha rappresentato e rappresenta un punto di riferimento per le donne non solo sul territorio, ma a livello nazionale essendo tra i primi centri antiviolenza nati in Italia.
«In questi giorni il nostro impegno – ha proseguito Attanasio – è dedicato all’aggiornamento della normativa regionale al fine di prevedere adeguate coperture finanziarie per la realizzazione degli interventi previsti e richiesti ai centri antiviolenza. Da anni portiamo avanti l’idea di una società più equa, scevra da pregiudizi e libera dagli stereotipi del patriarcato».
«La nostra mobilitazione non si è mai arrestata – ha continuato – ed è per questo che, in occasione della Giornata internazionale della donna, aderiamo alla iniziativa “Riprendiamoci la città” scendendo in piazza impadronendoci della capacità di immaginare gli spazi che abitiamo e rivendicare un ruolo attivo nella definizione dei servizi e luoghi pubblici».
«La città deve essere uno spazio di libertà, di desiderio e non di paure. Creare una rete tra cittadine e cittadini può davvero fare la differenza», ha concluso Roberta Attanasio.