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I Comuni Asmenet tirano le orecchie al Ministero degli Interni

Approvato all’unanimità, nel corso dell’Assemblea Asmenet che raggruppa 329 Comuni, oltre l’80% della Regione, un ordine del giorno di dura contrapposizione con il Ministro degli Interni Piantedosi che ha trasmesso una Circolare ai Prefetti per porre all’attenzione dei Sindaci una delibera Anac, pubblicata il giorno precedente.

Un comportamento irrituale, si legge nel documento approvato in Assemblea. Non rientra tra le funzioni del Ministero, protestano i Sindaci, farsi megafono di un’Autorità indipendente. E sottolineano che la delibera non contiene nulla di urgente o di interesse generale, da poter giustificare l’intervento massiccio di tutti i Prefetti d’Italia.

«Senza entrare nel merito della questione – chiarisce Francesco Pinto, segretario generale Asmel – l’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali, va rimarcato che Il Ministro non si accorge che la delibera contiene una sintesi di una diatriba decennale tra noi e l’Anticorruzione. La quale confonde la messa in Rete dei Comuni per gestire i loro servizi in forma associata come un modo di aggirare le regole del Codice. Un esempio è proprio il Centro servizi Asmenet, per il quale essi pagano mediamente una quota 2500 euro all’anno, con un massimo di 6000 euro, per ottenere una vasta gamma di servizi digitali. Secondo Anac i Comuni dovrebbero mettere a gara questa spesa, abbondantemente sotto soglia. Oppure iscriversi all’Elenco delle Società in house, abilitate a ottenere affidamenti diretti senza gare».

«Il problema – incalza Gennaro Tarallo amministratore di Asmenet Calabria – è che il nuovo Codice ha ormai abrogato questo Elenco per cui la delibera, con cui ANAC ha negato l’iscrizione di Asmenet a questo Elenco arriva fuori tempo massimo e dunque i Prefetti sollecitano con immediatezza i Sindaci a rispettare una delibera che perde ogni valore dal 1° luglio prossimo, data in cui diventa efficace l’abrogazione dell’Elenco».

«La verità – sostiene Giovanni Caggiano presidente Asmel – è che la nostra Associazione promuove la gestione associata dei servizi comunali in contrapposizione con Anci, la principale associazione, che propugna invece la gestione associata, attraverso le Unioni dei Comuni, delle funzioni. Ma queste ultime rappresentano le prerogative e le potestà in capo ai Comuni. Perché mai gli amministratori locali dovrebbero candidarsi, se poi devono cedere le proprie funzioni alle Unioni, nemmeno elette direttamente dai cittadini?».

«Inoltre – rimarca Pinto – attraverso le Unioni vengono associati massimo qualche decina di Comuni e non si raggiungono economie di scala significative. Al contrario, i Comuni Asmel utilizzano servizi in Rete con gestioni associate che vanno dalle centinaia, fino al migliaio di partecipanti riuscendo ad abbattere i costi in modo significativo. È un problema di ANAC se da anni non riesce a comprendere i vantaggi e la legittimità di questo modello. I Comuni lo apprezzano moltissimo, tanto vero che le adesioni crescono in continuazione e Asmel ha raggiunto quota 4167 Soci, divenendo la seconda Associazione dei Comuni italiani».

Con una lettera aperta indirizzata al Ministro, si invita Piantedosi a prendere atto che ormai si è affermato il pluralismo della rappresentanza dei Comuni, che arricchisce il confronto e il dibattito. Mentre la rappresentanza unica non serve a nessuno, perché una gestione monopolista indebolisce e non rafforza gli interessi dei Comuni. L’ascolto di più voci da parte del Ministero, conclude il documento, non solo consente di evitare di diventare megafono inconsapevole di altri, ma soprattutto permette di raccogliere tutte le istanze e le esigenze delle realtà territoriali. (rcz)