«La Calabria fa rete con i grandi gestori nazionali e, dopo anni di ritardi, è iniziato il percorso per razionalizzare e rendere efficiente il servizio idrico su tutto il territorio regionale». È quanto ha dichiarato Cataldo Calabretta, amministratore unico di Sorical, tra i firmatari del Patto per l’Acqua.
Si tratta di un’iniziativa che punta a compiere ogni azione utile a sostegno di politiche nazionali di tutela ambientale e della risorsa, di resilienza delle reti e dei sistemi di approvvigionamento, per garantire ai cittadini universalità e qualità dei servizi offerti e gestioni all’altezza delle future sfide.
Le prime imprese ad aver siglato il “Patto per l’Acqua” sono: A2A, Acda, Acinque, Acqua Campania, Acqua Novara VCO, Acque di Caltanissetta, Acquedotto Lucano, Acquedotto Pugliese, Aida Ambiente, Aimag, Amag, Amap, Amir SpA, Ascopiave, Cafc SpA, Calso SpA, Consac gestioni idriche SpA, CVA, Eco Center, Gran Sasso Acqua, Gruppo Acos, Gruppo Cap, Hera, Iren, MM, Montagna 2000, Nuove Acque, Publiacqua, Rdr SpA, Romagna Acque, Savl, Sicilia Acque, Smat, Sorical, Suez, Gruppo Tea, Talete SpA, Valle Umbra Servizi, Viva Servizi e Viveracqua.
Per il direttore generale della società Giovanni Marati, «Sorical è pienamente coinvolta negli obiettivi del Patto, essendo impegnata, quale gestore dell’Ambito Unico della regione Calabria, ad aggregare sotto unica gestione del servizio idrico integrato gli oltre 400 comuni calabresi, ove il servizio è in massima parte oggi svolto in economia e con la consapevolezza che la regione è dotata di importanti risorse idriche e di invasi che rappresentano una grande opportunità nell’ottica di un’ottimizzazione dell’uso plurimo della risorsa idrica».
«Le aziende che hanno operato e reso possibile la crescita del comparto in questi anni – ha spiegato il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini – si impegnano a fare un passo avanti per garantire investimenti adeguati alle sfide del climate change e chiedono al Governo di accompagnare questo percorso, fondamentale affinché anche i territori senza gestore integrato possano crescere».
Dal 2012 ad oggi gli investimenti nel settore sono aumentati del 227%, raggiungendo i 4 miliardi annui e i 56 euro medi per abitante. Ma il gap con la media europea di 82 euro annui per abitante (che sale fino a 100 euro nel Paesi più virtuosi) resta ampio, soprattutto nei territori nei quali non operano soggetti industriali: nelle gestioni comunali in economia, che interessano ancora 1.519 Comuni e 8 milioni di cittadini, si continuano a investire mediamente solo 8 euro l’anno.
In questo quadro, Utilitalia e le aziende associate evidenziano che, per poter dispiegare la piena efficacia del Patto, all’impegno delle imprese vanno affiancate 4 azioni di riforma tese alla riduzione della frammentazione, all’introduzione di parametri di verifica gestionale, al consolidamento industriale del settore e a un approccio integrato tra i diversi usi dell’acqua.
Il patto prevede quattro punti. Superare le gestioni in economia. Ossia completare il trasferimento delle funzioni alle Regioni e garantire il mantenimento delle stesse per tutta la durata dell’affidamento, oltre che impegnare le imprese a intervenire a supporto dei territori ancora non gestiti a livello industriale.
Rafforzare le capacità gestionali introducendo un chiaro processo di verifica periodica della qualità e dell’efficienza della gestione e della capacità di finanziamento e di realizzazione degli interventi, sulla base dei parametri Arera. Le Imprese si impegnano a mettere le proprie competenze a disposizione di enti e gestori per garantire ai cittadini servizi di qualità.
Favorire le aggregazioni, facilitando i processi di aggregazione tra le aziende, mettendo al centro la gestione ottimale della risorsa idrica. Le imprese, dunque, si impegnano a consolidare le capacità industriali e gestionali per elevare il complessivo livello di investimenti e di qualità del servizio.
Sostenere un approccio integrato, abilitando la gestione industriale delle Imprese del SII, in coordinamento con gli altri settori, fino alle infrastrutture a servizio dei diversi usi della risorsa, da quello agricolo a quello dell’industria. Le Imprese si impegnano a realizzare e rafforzare le infrastrutture necessarie al riuso delle acque, alla gestione sostenibile delle acque meteoriche, al recupero di energia e di materia, al drenaggio urbano e agli invasi ad uso plurimo. (rcz)