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L’OPINIONE / Michele Conia: Perché il SSN rischia il collasso se l’autonomia fosse approvata

di MICHELE CONIA – Nella mia audizione del 14 marzo scorso in Commissione Affari costituzionali della Camera, nell’ambito dell’esame del Ddl Calderoli, ho ribadito con coerenza e profonda convinzione le motivazioni per cui vada portata avanti la lotta iniziata nel 2018, rimarcando con fermezza la contrarietà al disegno di legge sull’Autonomia differenziata. Inoltre ho illustrato in che modo questo progetto possa approfondire il solco delle diseguaglianze territoriali già esistenti, prendendo in esame l’aumento della mobilità sanitaria, le liste di attesa sempre più lunghe, la carenza di personale medico e paramedico che, in quest’ultimi anni, è andato in pensione.

Incrociando i dati della Fondazione Gimbe e del rapporto Svimez – Save the children si evince che è la Calabria ad avere il triste primato della migrazione sanitaria con una mobilità oncologica che raggiunge il 43%. Considerando il fenomeno dei cosiddetti “viaggi della speranza”, ovvero dei flussi di pazienti che si spostano fuori regione per curarsi, si scopre che nei primi quattro posti per saldo positivo si trovano le 3 Regioni che hanno richiesto le maggiori autonomie Emila Romagna, Lombardia, Veneto (+ 10,7 miliardi) mentre 13 Regioni, quasi tutte del Centro-Sud, hanno accumulato un saldo negativo pari a 14 miliardi di euro.

La Calabria è anche maglia nera per le cure palliative e risulta sotto la media per l’assistenza degli anziani nelle rsa. È inaccettabile, che nel 2022, il 7,2% dei calabresi abbia rinunciato a curarsi dichiarando di non disporre di soldi per far fronte alle spese mediche presso le strutture private per ridurre i tempi di attesa, con una diminuzione della spesa annuale delle famiglie calabresi calata del 15% in un anno. Critico anche l’aumento della migrazione sanitaria dei pazienti in età pediatrica con punte del 23,6% in Calabria che è ultima anche per le prevenzione oncologica dove solamente il 42,5% delle donne tra i 50 e i 69 anni si è sottoposta ai controlli.

Tra un bambino nato nel 2021 in provincia di Bolzano, che ha un’aspettativa di vita in buona salute di 67,2 anni, e uno nato in Calabria, con un’aspettativa di vita di 54,2 anni, esiste un gap di ben 12 anni che si approfondisce a 15 se ci si riferisce alle bambine, stando alle rilevazioni della XIII edizione dell’Atlante dell’Infanzia (a rischio) 2022, dal titolo Come stai? di Save the Children.

Insostenibile, protesta il sindaco, la situazione dei piccoli pazienti per i quali i posti letto di terapia intensiva pediatrica sono pochi e mal distribuiti: si oscilla dai 6 posti in Calabria ai 46 della Lombardia e un bambino su 4 è ricoverato in reparti per adulti. Da recentissimi dati si apprende che in Calabria nel 2026 ci saranno 135 medici di medicina generale in meno e da gennaio 2023 mancano 24 pediatri di libera scelta.

È appena il caso di ricordare che, avendo intuito i gravi rischi per la democrazia e la vita economica e sociale del Paese, Cinquefrondi è stato il primo comune in Italia che, nel dicembre 2018, ha adottato una delibera contro l’attuazione del federalismo fiscale e nell’aprile successivo ha avviato il ricorso contro il sistema di perequazione del Fondo di solidarietà comunale, invitando gli altri comuni a fare altrettanto e raccogliendo 600 adesioni.

A pagarne le conseguenze non solo chi non vedrà rispettato il proprio diritto alla salute costituzionalmente garantito, ma anche medici e personale che rischiano di veder indeboliti i propri diritti di lavoratori e lavoratrici.

L’idea di autonomia regionale differenziata rischia di compromettere in modo irreparabile il principio di universalità dei diritti soprattutto in ambiti particolarmente delicati quale quello sanitario e non tiene conto delle enormi differenze oggi esistenti nelle diverse aree del Paese e soprattutto del divario in termini di ricchezza, infrastrutture e servizi. L’impegno dei sindaci, conclude Conìa, su questa partita è essenziale: non bisogna dimenticare che, una volta ratificate dal Parlamento, le intese governo-regione avranno durata decennale e non sono reversibili, se non per un recesso da parte delle regioni stesse. (mc)

[Michele Conia è sindaco di Cinquefrondi]