1° luglio – Continua fino al 20 agosto 2018, il MARCA – Museo delle Arti di Catanzaro, diretto da Rocco Guglielmo, ospita l’antologica di Marco Petrus (1960), una mostra assolutamente da non perdere.
La rassegna dal titolo Antologica 2003 – 2017, curata da Elena Pontiggia, organizzata dalla Fondazione Rocco Guglielmo e dall’Amministrazione Provinciale di Catanzaro, in collaborazione con M77 Gallery di Milano, presenta 35 opere di grandi dimensioni che coprono oltre un decennio di attività, dell’artista milanese, tra cui alcuni dipinti inediti della serie Dalle Belle Città del 2012.
“Il Marca di Catanzaro, afferma Rocco Guglielmo, è davvero lieto di ospitare la personale di una delle voci più interessanti della pittura contemporanea italiana. La rassegna copre l’ultimo decennio di produzione di Marco Petrus. È bello pensare che storia dell’artista si sia sviluppata in parallelo con quella del Marca, che compie i suoi primi dieci anni di attività. La mostra quindi diventa un momento di celebrazione reciproca e di attestazione di una crescita comune sul palcoscenico dell’arte”.
“Petrus, ricorda Elena Pontiggia, attraverso la raffigurazione dei capolavori di Muzio o Terragni, di Varisco o Portaluppi (per citare solo alcuni nomi tra i tanti che ha toccato e interpretato), ha dipinto non solo quelle architetture, ma anche l’equilibrio o, più spesso, lo squilibrio in cui siamo immersi. Ha dipinto l’ordine, la capacità costruttiva, la vocazione propositiva, ma anche le torri di Babele che incontriamo nella nostra vita. L’architettura, nei suoi quadri, diventa anche qualcosa di pericolante, quando con la fine degli anni Novanta i suoi edifici iniziano a inclinarsi, a pendere obliquamente come moderne torri di Pisa. Oppure diventa qualcosa di enigmatico e di incongruente”.
Il percorso espositivo si muove a ritroso, inizia con una selezione di opere presentate per la prima volta alla rassegna Matrici del 2017, tenuta nella sede delle Gallerie D’Italia di Banca Intesa di Napoli, tra cui spicca M21, una particolare visione delle Vele di Scampia, nella quale Petrus decontestualizza l’elemento architettonico arrivando a una estrema sintesi formale del paesaggio urbano contemporaneo.
A seguire, un’intera sala è dedicata a cinque dipinti della serie Atlas, esposti nel 2014 alla Triennale di Milano, che ruotava attorno alle sue interpretazioni delle possibili geografie architettoniche della “Città ideale”. Con questo ciclo, Petrus ripercorre tipologie, particolarità, scorci, simbologie e caratteristiche dello spazio urbano costruito nel corso della sua indagine geografico-simbolica attraverso le diverse città del mondo, e in particolare Milano, formando così un “atlante urbano” immateriale e idealmente diffuso, quasi una moderna Enciclopédie métropolitaine.
Nella grande sala centrale del Marca si alternano quindi gli inediti Dalle Belle Città con diversi Upside Down, tra cui due ammirati a New York in occasione del Columbus day del 2005.
Chiude l’esposizione, una selezione di lavori ispirati alle architetture di diverse città europee: Budapest, Lubiana, Praga, oltre Napoli e Trieste.
Marco Petrus lavora da più di vent’anni, a livello squisitamente pittorico, sulla rielaborazione delle architetture metropolitane, con una fortissima e progressiva stilizzazione di elementi che tende a volte, nell’estrema ricerca di sintesi di linee e toni cromatici, a sfiorare l’astrazione.
Col tempo, il suo lavoro si è sempre più schematizzato dal punto di vista compositivo e si è “raffreddato”, in un processo di graduale e progressiva sottrazione di elementi realistici o narrativi, in favore di una sempre maggiore geometria compositiva e strutturale.
Il lavoro di Petrus sul paesaggio urbano parte inizialmente dalle suggestioni della città in cui è sempre vissuto, Milano; in seguito si sposta anche su altre città, italiane e non solo. Ecco allora, soprattutto in occasione di mostre all’estero – a volte in gallerie private, altre volte in importanti spazi pubblici nei quali è invitato a esporre – che la ricerca dell’artista si concentra sui palazzi di Londra, su quelli di New York, di Shanghai o di altre grandi capitali europee ed extraeuropee, a seconda del luogo nel quale il suo lavoro verrà in seguito presentato.
La sua diviene così, sempre di più, un’ideale ricognizione degli elementi caratteristici e fondanti delle strutture urbane, indipendentemente dal luogo in cui esse nascono e si sviluppano; quasi un vero e proprio “atlante diffuso” nel quale sia possibile rintracciare, sottotraccia, tutte le caratteristiche, le linee di base, le strutture portanti dell’architettura moderna e contemporanea.
In occasione della mostra, è stata pubblicata una monografia Marsilio editori (pagg. 144, 70 immagini a colori) che approfondisce l’attività artistica di Petrus, tra il 2003 e il 2017, e che presenta i saggi di Elena Pontiggia, Domenico Piraina, Roberto Dulio e una ricca antologia critica con testi di Francesca Alfano Miglietti, Guido Canella, Francesco Cataluccio, Michele Bonuomo, Fulvio Irace e altri. Il volume completa idealmente il percorso editoriale iniziato nel 2003 con il volume (Electa) che proponeva il primo momento di riflessione sul lavoro di Marco Petrus, tra il 1996 e il 2002. (rcz)