Cordoglio in Calabria per la scomparsa di Mario Brunetti, giornalista professionista, scrittore e meridionalista di ispirazione gramsciana.
Cordoglio è stato espresso dal presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri e dal Consiglio regionale, per la scomparsa del collega, «che ha rappresentato un pezzo importante di storia del giornalismo e della politica calabrese. Ai familiari le sentite condoglianze dell’Ordine».
Profondo cordoglio è stato espresso dal sindaco di Cosenza, Franz Caruso, sottolineando come «con Mario Brunetti scompare una delle figure più rappresentative del mondo politico calabrese, che ha attraversato un pezzo importante della storia politica regionale e nazionale e che può, a giusta ragione, essere considerata una delle menti più illuminate espresse dal nostro territorio».
«Non va dimenticata – ha sottolineato Franz Caruso – la sua convinta e costante battaglia per la salvaguardia delle minoranze linguistiche e, in particolare, di quella arbëreshe e per la quale presentò alla Camera dei deputati una proposta di legge ad hoc. Con Mario Brunetti la Calabria perde un insostituibile punto di riferimento, ma anche una figura emblematica di politico d’altri tempi e di intellettuale raffinato e colto, pronto ad intraprendere ogni forma di battaglia necessaria alla tutela dei diritti dei più deboli e dei diritti umani».
Professionista dal 17 marzo 1965, Mario Brunetti era nato a Plataci il 20 ottobre 1932 e viveva a Cosenza. Protagonista della storia politica e sociale italiana e del Mezzogiorno dagli anni Cinquanta. Ha fondato, nella seconda metà degli anni cinquanta, il periodico “La sinistra”; successivamente, ha dato vita a “Prospettiva socialista”. Ha fondato ed è stato direttore di una delle poche riviste meridionaliste, “Sinistra Meridionale”. È stato presidente del Centro Studi di Politica ed Economia della Calabria (Cespe.Ca). Dirige l’Istituto Mezzogiorno Mediterraneo (MeMe), trasformato successivamente in “Fondazione Brunetti”.
Ha coordinato una ricerca sulle origini calabro-albanesi della famiglia di Antonio Gramsci (Plataci), documentando la provenienza dal comune italo-albanese dell’Alta Calabria. Ha fatto parte del Consiglio Generale della Cgil. Ha partecipato attivamente al movimento di lotta per le occupazioni delle terre. Nel 1964, con l’entrata al Governo di Pietro Nenni, è tra i fondatori del Partito Socialista di Unità Proletaria (Psiup) di cui è stato membro dell’Esecutivo Nazionale e responsabile del settore meridionale. Alla decisione della maggioranza autonomista di scioglimento del Partito, nel 1972, rifiutò la confluenza sia nel Psi che nel Pci e, con altri, organizzò la “resistenza” allo scioglimento con la costituzione “Nuovo Psiup”. Da lì a poco, fu tra i promotori del Partito di Unità Proletaria – DP, facendo parte del Gruppo Nazionale di Direzione Ristretto. Con Foa, Pintor, Rossanda, Magri, Ferraris, Miniati, Migone, Russo, Spena ed altri, ha dato origine al tentativo sfortunato di unificazione PdUP-Manifesto.
È stato eletto, giovanissimo, nel Consiglio Comunale di Plataci, paese arbëresh dell’Alta Calabria Jonica, ed è stato poi eletto consigliere Comunale nella città di Cosenza dal 1970 al 1980, determinando con il suo solo voto la costituzione della prima e unica giunta di sinistra. È stato Consigliere della Regione Calabria, dal 1975 all’1980, È stato eletto per la prima volta al Parlamento Italiano, col sistema proporzionale e le preferenze, nelle elezioni politiche del 5-6 aprile 1992 nella Circoscrizione Catanzaro – Cosenza – Reggio Calabria. Nella XI legislatura ha fatto parte della Commissione Affari Costituzionali, della Presidenza del Consiglio e dell’Interno, oltre che della Commissione Speciale per l’esame dei progetti di legge concernenti la riforma dell’immunità parlamentare; sostenne la necessità di dichiarare il patrimonio dei parlamentari all’entrata e al termine del mandato.
È stato relatore di minoranza contro la modifica della Legge elettorale proporzionale. È stato membro della Commissione interparlamentare, presieduta da Giulio Andreotti. È stato rieletto al Parlamento nelle elezioni politiche del 1994 nel Collegio uninominale nr.3 della circoscrizione calabrese (Corigliano Calabro), con 20.689 voti. Alle elezioni del 21 aprile 1996 è stato rieletto per la terza volta, come capolista del suo Partito, nella lista proporzionale di “Campania 2”.
Ha contribuito all’inserimento nello Statuto regionale della Calabria, del diritto alla tutela delle minoranze linguistiche regionali, formalizzato nell’art.56-lettera r. È stato presentatore della prima proposta di legge regionale, negli anni Settanta, di istituzione delle scuole prescolari per la salvaguardia della minoranza arbëreshe. Ha presentato, alla Camera dei Deputati, la proposta di legge sulla salvaguardia delle minoranze linguistiche (in occasione del dibattito sulla approvazione, ha parlato in Aula nella lingua arberesh). Alla fine del 1999 il Parlamento Italiano, unificando le proposte, ha approvato la Legge 482/99 di attuazione dell’art. 6 della Costituzione, che si attendeva dall’entrata in vigore della Carta Costituzionale, con la quale si introduce, tra l’altro, l’insegnamento della lingua albanese nelle scuole dell’obbligo dei paesi di origine arbëreshe. Nell’ultima legislatura cui ha partecipato, ha presentato alla Camera la proposta di legge per la ratifica della Carta Europea delle lingue regionali e minoritarie.