Il massmediologo e giornalista Klaus Davi ha ribadito che «le elezioni amministrative, svoltesi a Reggio Calabria il 20 e il 21 ottobre, vanno annullate senza se e senza ma».
«Al netto dell’inchiesta della magistratura che seguirà il suo corso – ha spiegato – sono agli atti tutte le denunce che avevamo documentato con la Lista Klaus Davi già ad urne aperte, e prima ancora durante la campagna elettorale. Le manipolazioni dei voti dei presidenti di seggio di Archi con il ricorso a matite farlocche, l’invio sistematico e sinistro ad urne aperte ai seggi di ‘miliziani’ di Giuseppe Falcomatà, vale a dire di soggetti che intimidivano le persone ‘suggerendo’ per chi votare e ricorrendo, addirittura, all’aiuto dipendenti comunali e consiglieri comunali all’uopo; la denuncia, indiretta, ripetiamo, di alcuni cittadini di Arghillà – in una terra in cui le istituzioni continuano a lamentare che in pochi denunciano il malaffare – secondo cui alcuni emissari avrebbero offerto ad elettori soldi in cambio di voti».
«Per non parlare – ha proseguito Davi – della “Commissione Elettorale” che ha diffuso dati falsi e fuorvianti, la cui fiacca vigilanza ha condizionato non poco le scelte politiche dei soggetti in corsa nella competizione elettorale. In ultimo, il dossier dettagliato da noi diffuso sugli orrori e le manipolazioni avvenute in molti seggi che hanno inquinato palesemente l’esito del voto. Solo per questo torniamo a chiedere, a gran voce, che si azzeri la Giunta e si torni a votare».
«Anche perché – ha spiegato Davi – di questa cozzaglia di ‘veline’ è ‘velini’ (a proposito avete notizie dell’assessora al turismo e del suo piano di promozione dell’immagine della città?) etero diretti da Nino De Gaetano e Sebastiano Romeo (i veri sindaci di Reggio!) non sappiamo che farcene: l’unica opera in cui si sono distinti è stata quella di inondare la Perla dello Stretto di rifiuti e sterco».
«Reggio – ha rimarcato – ha bisogno di amministratori seri, che tirino fuori la città dal baratro non di cacofonici ventriloqui».
Davi, poi, ha criticato il sindaco Falcomatà, che «in tutti questi mesi di nostre continue denunce, il sindaco di Reggio Calabria è stato zitto, muto, silente. Non una parola su quanto trapelava abbondantemente dai giornali in merito ai brogli presuntamente messi in atto dai suoi uomini di fiducia».
«Non una riflessione sul degrado della città – ha detto Davi –. Non un’esternazione sulla gestione molto discutibile delle elezioni da parte dei suoi uffici comunali. Posso capire che in una terra come la nostra, attanagliata dal malaffare e di cui gran parte della popolazione è vittima, la ‘ndrangheta stia zitta e incassi un dividendo politico dall’omertà diffusa. Ma un sindaco no. Il suo beffardo, menefreghistico e inquietante silenzio l’ho trovato aberrante e offensivo per i cittadini».
«Nondimeno – ha aggiunto – la sua non è stata una linea politica sempre coerente, perché in altre occasioni invece si sono sprecati i ‘complimenti’ per l’ottimo lavoro svolto, per esempio, dalla ‘Commissione Elettorale’ il giorno della proclamazione. “Una garanzia”, ha scandito a favore di telecamere.»
«Lì è stato largo di manica – ha concluso Davi –. In quel caso il senso istituzionale è riemerso. Ma, poi, silenzio totale. Me lo aspetto dalla ‘Ndrangheta, ma non da un sindaco appena rieletto da una città che chiede trasparenza». (rrc)